FOCUS SULLE ALLERGOPATIE PROFESSIONALI

12 Settembre 2019

Intervista alla Professoressa

Gianna Moscato 

Presidente Associazione Italiana di Aerobiologia (AIA)
Direttore s.c. Servizio Autonomo di Allergologia e Immunologia Clinica
Fondazione Salvatore Maugeri, Istituto Scientifico di Pavia

dal sito: https://www.allergopharma.it

Professoressa quali sono i settori professionali  più esposti?

Molte attività lavorative comportano un’esposizione a fattori in grado di provocare un’allergia professionale. Per quanto concerne le malattie respiratorie, ossia l’asma e la rinite correlata al lavoro, i settori più a rischio sono attualmente quelli dei panettieri e pasticceri, gli addetti alle pulizie, i laboratoristi, i carrozzieri, i lavoratori del legno, i parrucchieri, i lavoratori sanitari. Oltre ai lavoratori, non va dimenticata la categoria degli apprendisti; anch’essi infatti sono esposti a rischi professionali, ma spesso sono meno considerati e protetti rispetto ai lavoratori

Che frequenza hanno le allergopatia professionali?

La frequenza delle varie patologie dipende dalle attività produttive e dai fattori di rischio specifici in esse contenuti. In generale, per quanto concerne l’asma si ritiene che il 10-15% di tutte le asme dell’adulto siano correlabili a fattori professionali. Per la rinite i dati sono meno certi, ma si ritiene che essa possa addirittura avere una frequenza doppia rispetto all’asma bronchiale.

Dopo quanto tempo possono comparire?

Dipende dal tipo di sostanza e dalle caratteristiche sia dell’esposizione che dell’ambiente di lavoro.

Se l’agente in causa è una sostanze chimica di solito i sintomi compaiono dopo qualche mese dall’inizio dell’attività lavorativa, nel caso invece di sostanze proteiche, come i derivati di animali di laboratorio o le farine, i sintomi possono comparire anche dopo qualche anno (ma raramente più di due) dopo l’inizio dell’esposizione. La rinite di solito compare circa 6-12 mesi prima dell’asma. Il periodo di massimo rischio per la comparsa di un’allergia professionale riguarda i primi due anni di esposizione, nei quali va intensificata al massimo la sorveglianza sanitaria dei lavoratori e dei giovani apprendisti.

Ci sono dei soggetti predisposti? Ci sono differenze nei due sessi?

I soggetti atopici, ossia con una predisposizione genetica a sviluppare una malattia allergica, hanno un più elevato rischio di sviluppare un’allergia professionale quando esposti a sostanze professionali proteiche ad alto peso molecolare, come ad esempio le farine o il latice di gomma. Anche la presenza di una forma di asma o rinite da allergeni comuni, come ad esempio pollini o acari domestici, preesistente all’esposizione lavorativa è un fattore di rischio per sviluppare una malattia allergica professionale. Il livello dell’esposizione in ambiente di lavoro è anch’esso importante per l’insorgenza delle patologie. Negli ultimi anni si è reso sempre più evidente che le donne hanno un più elevato rischio di sviluppare un’asma grave o non controllata, e diversi dati sembrano dimostrare un’associazione fra queste forme di asma grave e l’uso professionale (o anche individuale) di prodotti per le pulizie.

Quali sono le sostanze più pericolose e i principali allergeni? Come agiscono?

Fra le sostanze proteiche ad alto peso molecolare gli allergeni più pericolosi sono quelli derivati dalle farine di cereali, da animali usati nei laboratori di ricerca come ratti o topi, o dal latice di gomma che si usa in ambiente sanitario. Queste proteine allergeniche agiscono con meccanismi immunologici, inducendo nei soggetti esposti una sensibilizzazione con produzione di anticorpi (immunoglobuline E), i quali, ad ogni successiva esposizione, provocano lo scatenamento dei sintomi. Fra le sostanze chimiche restano molto importanti composti come gli isocianati, usati nell’industria plastica o presenti nelle vernici in uso nelle carrozzerie, o i persolfati usati dai parrucchieri per la decolorazione dei capelli, o gli spray a base di ammonio quaternario presenti nei prodotti per le pulizie. Queste sostanze agiscono a volte con meccanismi immunologici, altre volte con meccanismi di tipo irritativo.

Quali sono i sintomi? Ci sono dei segni spia?

I sintomi della rinite professionale sono starnuti, senso di prurito e di ostruzione al naso, secrezione dal naso, cui possono essere associati sintomi agli occhi (congiuntivite) come arrossamento, prurito, lacrimazione, fotofobia (fastidio in presenza di luce).

I sintomi bronchiali invece sono tosse secca o con catarro, e/o mancanza di fiato, e/o senso di chiusura al torace, e/o i caratteristici fischi espiratori. A volte i sintomi nasali e quelli bronchiali possono presentarsi contemporaneamente, più spesso i sintomi di rinite precedono quelli dell’asma bronchiale.

Come si fa a sospettare una allergia professionale? Quando è bene rivolgersi allo specialista?

Un paziente può sospettare di avere un’allergia correlata al lavoro quando inizia a lamentare sintomi nasali o bronchiali come quelli sopra descritti in relazione a una specifica attività lavorativa. E’ importante sapere che questi sintomi possono presentarsi durante le ore di lavoro, ma a volte anche quando il turno lavorativo è finito, la sera, a casa (reazioni ritardate) e in questo caso a volte è difficile per il paziente metterli in relazione con il lavoro.

Va sottolineato che i soggetti che lavorano in attività a rischio allergologico dovrebbero essere adeguatamente informati dai datori di lavoro sulla presenza di questi rischi e sulle mansioni più pericolose, e sul tipo di patologie che da essi possono essere provocate. Se un lavoratore inizia a lamentare sintomi come quelli sopra descritti correlati con il lavoro deve subito rivolgersi al medico del lavoro, o al medico di famiglia o allo specialista. Poiché, come già sottolineato, i sintomi di rinite spesso precedono quelli di asma bronchiale, se un lavoratore inizia a notare dei sintomi nasali correlati al lavoro che prima non aveva, non deve sottovalutarli, ma rivolgersi subito al medico o allo specialista per evitare che i sintomi nasali si aggravino poi con sintomi bronchiali.

Va ricordato infine che le allergie professionali possono comparire ex novo, causando sintomi che il paziente non aveva mai avuto, ma possono anche aggravare dei sintomi che il paziente aveva già, come per esempio una rinite o un’asma da pollini o da acari domestici. In questo caso, quando documentato questo peggioramento, si parla di asma o rinite professionale aggravata dall’ambiente di lavoro.

Come si fa la diagnosi?

La diagnosi di rinite o di asma professionale è un percorso complesso che inizia prima di tutto con la visita medica e la raccolta dell’anamnesi, sia clinica sia lavorativa, e prosegue poi con esami strumentali. Riguardo all’anamnesi, è importante sapere che i sintomi dell’asma o della rinite allergica professionali non sono diversi da quelli dell’asma o della rinite non professionali (ad esempio da pollini), pertanto nella sua pratica quotidiana un medico, di fronte a un paziente che riferisca dei sintomi nasali o bronchiali insorti in età adulta, in un soggetto che prima stava bene, deve sempre pensare che essi potrebbero essere correlati al lavoro, e interrogarlo accuratamente anche sulla sua attività lavorativa.

Come detto, può anche presentarsi il caso di un paziente con asma o rinite preesistente che peggiora in ambiente di lavoro. Il percorso diagnostico strumentale prevede gli esami allergologici tramite test cutanei, e la ricerca di anticorpi specifici nel siero del soggetto:

  • nella rinite l’esame diretto del naso tramite rinoscopia, l’eventuale studio dell’infiammazione nasale o bronchiale tramite l’esame delle secrezioni nasali o il test dell’espettorato indotto o la misura dell’ossido nitrico nell’aria espirata nasale o bronchiale, e infine il test di esposizione specifico, che è considerato l’esame più importante per la diagnosi di queste patologie.
  • nell’ asma i test di funzionalità respiratoria (spirometria, test di broncodilatazione, studio della reattività bronchiale aspecifica), il monitoraggio del picco del flusso espiratorio in un periodo al lavoro e in uno fuori lavoro (quando possibile).

L’obiettivo delle indagini diagnostiche non è solo di diagnosticare correttamente la patologia in atto, rinite e/o asma, e di valutarne la gravità, ma anche di identificare correttamente l’agente causale e la relazione con il lavoro.

Ogni medico che effettui una diagnosi di allergopatia professionale ha degli obblighi medico–legali in quanto deve effettuare una segnalazione/referto alle autorità competenti e all’ente assicuratore.

Quali sono le terapia? Si può continuare a lavorare?

Il provvedimento più efficace per un’allergia respiratoria professionale è togliere il paziente dall’esposizione all’agente che l’ha provocata. Per questo è così importante che esso venga correttamente identificato nel percorso diagnostico. E’ vero però che cambiare lavoro è oggi molto problematico, e per questo è importante che ogni qualvolta sia possibile, al paziente venga assegnata un’altra mansione all’interno della stessa azienda. Quando il ricollocamento in altra mansione non sia possibile, tutti gli sforzi devono essere effettuati per il controllo ambientale, ossia per ridurre al massimo la concentrazione nell’aria dell’agente che ha causato la malattia allergica.

Va sottolineato peraltro che il controllo ambientale è sempre imprescindibile in ogni ambiente lavorativo, non solo per la prevenzione terziaria, ossia per impedire il peggioramento di una malattia professionale quando essa si sia già instaurata, ma anche per la prevenzione primaria, ossia per impedire l’insorgenza delle malattie stesse.

Accanto ai provvedimenti ambientali, il trattamento farmacologico della rinite o dell’asma professionale, o comunque aggravata dal lavoro, non sono diversi da quelli delle stesse patologie non professionali, ossia:

  • nella rinite antistaminici per bocca o per via topica nasale , corticosteroidi inalatori nasali, e solo nei casi più gravi cicli di corticosteroidi per bocca, colliri antistaminici per la congiuntivite;
  • nell’ asma broncodilatatori a breve o a lunga durata di azione, associati a corticosteroidi inalatori bronchiali, a seconda della gravità della malattia, antileucotrienici, cicli di corticosteroidi per bocca, terapie biologiche con farmaci anti-IgE nei casi più gravi.

L’ immunoterapia specifica, terapia essenziale nelle malattie respiratorie allergiche non professionali, trova purtroppo indicazione solo in alcuni tipi di patologie professionali allergiche, e in particolare nell’asma o rinite da latice o da derivati di animali di laboratorio. Sono in corso molti studi per allestire dei vaccini efficaci e sicuri per le farine, dato il grave problema sociale legato all’elevata prevalenza delle allergopatie professionali provocate da questi agenti.

Ci sono effetti anche a casa?

Come già accennato, può accadere che i sintomi di rinite o asma professionale possano presentarsi a volte anche quando il turno lavorativo è finito, la sera, a casa (reazioni ritardate), e sono i casi in cui è più difficile per il paziente metterli in relazione con il lavoro. Può succedere inoltre che alcune sostanze, come il latice di gomma, diano delle caratteristiche reazioni chiamate “crociate “ con alcuni frutti, come: banana, ananas, castagna, kiwi, dovute alla presenza di proteine allergeniche comuni in tutti questi vegetali, per cui un paziente che ha sviluppato una rinite o asma professionale da latice può vedere comparire i sintomi anche a casa, quando mangia uno di questi frutti.

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Vi segnaliamo anche un pratico manuale divulgativo dell Inail

Allergia al lavoro? I principali allergeni presenti nei luoghi di lavoro

https://www.inail.it/cs/internet/docs/alg_allergia_al_lavoro.pdf

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