REACH

L’ESPOSIZIONE AD AGENTI CANCEROGENI SUL LUOGO DI LAVORO.

da inail.it

La sorveglianza epidemiologica della storia occupazionale dei lavoratori esposti ad agenti cancerogeni nei luoghi di lavoro è un elemento essenziale per la definizione degli interventi di prevenzione primaria dei rischi oncogeni.

Immagine Esposizione ad Agenti Cancerogeni nei Luoghi di lavoro in Italia

In questo contesto, con la realizzazione del sistema informativo denominato SIREP (Sistema Informativo Registri di Esposizione Professionale), si è inteso costituire un sistema evoluto di registrazione del flusso dati previsto dall’art. 243 del d. lgs. 81/2008 relativo ai registri di esposizione professionale ad agenti cancerogeni in Italia. Il sistema SIREP si inserisce in un contesto internazionale di banche dati contenente informazioni sulle modalità e caratteristiche dell’esposizione ad agenti cancerogeni.


Prodotto: Volume
Edizioni Inail – 2023
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

TRICLOROETILENE E PARKINSON.

da doctor33.it

Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Parkinson’s Disease, il tricloroetilene (TCE), un solvente molto diffuso a livello industriale, sta contribuendo alla crescita dell’incidenza del morbo di Parkinson, in quanto molte persone sono esposte ai suoi effetti pur non accorgendosene.
«Il TCE era impiegato in una serie di applicazioni industriali, di consumo, militari e mediche spiegano Ray DorseyRuth Schneider, e Karl Kieburtz, della University of Rochester Medical Center». Il suo utilizzo negli Stati Uniti ha raggiunto il picco negli anni ’70, e, sebbene da allora l’uso domestico sia diminuito, è ancora usato per sgrassare il metallo e per la pulizia a secco. Il TCE ha contaminato moltissimi siti in tutto il paese, tra cui la base del Corpo dei Marines Camp Lejeune, alcune zone della Silicon Valley, e fino a un terzo delle acque sotterranee. Il TCE causa il cancro, è legato ad aborti e a malattie congenite cardiache, ed è associato a un aumento del rischio di Parkinson del 500%. La connessione tra TCE e Parkinson è stata sospettata per la prima volta più di 50 anni fa e negli anni successivi, la ricerca su topi e ratti ha dimostrato che il TCE entra nel cervello e provoca la perdita selettiva delle cellule nervose produttrici di dopamina, un segno distintivo della malattia di Parkinson negli esseri umani. A tutti gli effetti le persone che hanno lavorato direttamente con TCE hanno un rischio elevato di sviluppare il morbo di Parkinson. Tuttavia, secondo gli esperti, altri milioni di persone incontrano tale sostanza inconsapevolmente attraverso l’aria esterna, le acque sotterranee contaminate e l’inquinamento dell’aria interna. Nell’articolo, i ricercatori riferiscono di sette persone nelle quali il TCE potrebbe aver contribuito allo sviluppo del Parkinson. I casi di studio includono per esempio due persone contaminate dal TCE a Camp Lejeune, che hanno ricevuto una diagnosi di Parkinson a diversi decenni di distanza, e un senatore che aveva prestato servizio nel Georgia Air National Guard, dove si utilizzava il TCE per sgrassare gli aeroplani. Gli autori raccomandano una serie di azioni per affrontare la minaccia alla salute pubblica rappresentata dal TCE, sottolineando che i siti contaminati possono essere bonificati con successo, e che l’esposizione all’aria interna può essere mitigata da sistemi di bonifica del vapore simili a quelli utilizzati per il radon.

Journal of Parkinson’s Disease 2023. Doi: 10.3233/JPD-225047
http://doi.org/10.3233/JPD-225047

IL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA IN UNA INDUSTRIA CHIMICA

da inail.it

Le presenti “Linee di indirizzo per l’applicazione di un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro per l’industria chimica” rappresentano uno strumento utile per la diffusione della cultura della salute e della sicurezza e la conoscenza delle buone pratiche organizzative, tecniche e gestionali già esistenti.

Immagine - Linee di indirizzo per l'applicazione di un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro per l'industria chimica

Le Linee di indirizzo vogliono fornire alle imprese, in particolar modo a quelle di piccole e medie dimensioni, un supporto operativo funzionale all’adozione dei sistemi di gestione, finalizzato ad aumentare il livello di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Le imprese avranno in tal modo la possibilità di sviluppare un approccio compatibile con il percorso necessario per conseguire la certificazione secondo lo schema previsto dallo standard UNI ISO 45001:2018 e, grazie al contributo presente nell’appendice A, di adottare un modello organizzativo e gestionale relativo alla responsabilità amministrativa degli Enti, di cui al decreto legislativo n. 231 del 2001 s.m.i., che rispetti i requisiti previsti all’art. 30 del d.lgs. 81/08 e s.m.i..

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IL GLIFOSATO NON È CANCEROGENO PER L’ECHA.

da dottnet.it

Il parere è stato anticipato dall’agenzia Ue in una nota e si inserisce nell’ambito di una più ampia valutazione della sostanza.

Il glifosato “provoca gravi lesioni oculari ed è tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata”, ma non ci sono prove sufficienti per classificarlo come “tossico” per specifici “organi bersaglio o come sostanza cancerogena, mutagena o tossica per la riproduzione”. È questo il parere della European Chemicals Agency (Echa), agenzia UE deputata alla sorveglianza delle sostanze chimiche, in merito al noto erbicida. Il parere è stato anticipato dall’agenzia Ue in una nota e si inserisce nell’ambito di una più ampia valutazione della sostanza, i cui risultati complessivi saranno trasmessi alla Commissione europea e all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) entro metà agosto. 

A sua volta, “l’Efsa effettuerà la sua valutazione del rischio del glifosato, che dovrebbe essere pronta nel luglio 2023″, fa sapere l’Echa. Sulla base di questi dati, continua l’agenzia Ue, “la Commissione presenterà quindi agli Stati membri una nuova relazione e un progetto di regolamento sulla possibilità di rinnovare o meno l’approvazione del glifosato”.  La nuova valutazione dell’Echa stride con quella dell’International Agency for Research on Cancer (Iarc), che nel 2015 ha classificato il glifosato come “probabilmente cancerogeno per l’uomo”. La classificazione, spiega lo Iarc, “si basava su prove limitate di cancro negli esseri umani e prove sufficienti di cancro negli animali da esperimento”.

MA GLI AMBIENTALISTI INSORGONO…

https://www.today.it/europa/ambiente/glifosato-non-cancerogeno-ue.html

DOSSIER AMIANTO

in occasione della giornata mondiale delle vittime di amianto che viene celebrata il 28 aprile riportiamo uno speciale pubblicato dalla rivista Wired

A trent’anni dalla messa al bando in Italia della fibra minerale cancerogena, uno dei più pericolosi inquinanti, cosa è stato fatto? La mappatura dei siti contaminati resta incompleta, raddoppiano i morti causati dalle malattie asbesto-correlate. E le bonifiche vanno a rilento

Lo ha ribadito il Parlamento europeo, lo confermano gli ultimi dati epidemiologici raccolti in Italia. C’è un’altra “epidemia” in atto. È quella causata dall’amianto, minerale fibroso cancerogeno, usato in edilizia e nell’industria, ritenuto per troppo tempo indistruttibile ed “eterno”. Per aver respirato le sue fibre, mille volte più sottili di un capello, disperse dentro e fuori le abitazioni, scuole, ospedali, nei luoghi di lavoro, in Europa muoiono ogni anno almeno 80mila persone. In Italia, tra il 2010 e il 2016, sono stati 4.410 decessi all’anno, secondo quanto elaborato dall’Istituto superiore di sanità (Iss), attribuibili all’esposizione da amianto, detto anche asbesto per tumori cancerogeni maligni come il mesotelioma, causato esclusivamente dall’amianto e le cosiddette malattie dette “asbesto-correlate”.

Tra queste l’asbestosi e i tumori ai polmoni e alle ovaie, a cui si aggiungono con il giudizio di “possibile cancerogenicità” i tumori della faringe, dello stomaco e del colon-retto. Malattie che non è possibile prevenire se non attraverso l’eliminazione delle fibre nocive dall’aria che respiriamo. Il lunghissimo tempo di latenza dell’insorgenza delle neoplasie, che possono manifestarsi tra i venti e i quarant’anni dall’esposizione ambientale alla polvere d’amianto, rende impossibile ogni altra forma di prevenzione. Sebbene il nostro Paese sia uno dei primi al mondo ad averlo messo al bando con la legge 257 del 27 marzo 1992, resta tuttora quello con il maggior numero di casi di mortalità ascrivibili alla fibra killer.

L’inchiesta:

Un problema sottostimato

Anche in tempo di pandemia, i dati epidemiologici sono più che allarmanti e restano tuttora sottostimati, anche perché permane, come commentano gli stessi addetti ai lavori, una diffusa negligenza nelle diagnosi. Secondo i dati storici raccolti da Inail nel registro nazionale sui mesoteliomi (Renam), tumori unicamente causati dalle fibre d’amianto, che possono colpire i tessuti molli del nostro organismo come il peritoneo, la pleura e il pericardio, sono stati diagnosticati tra il 1993 e il 2018, ben 31.572 casi. Il 56,7% dei quali è concentrato in Lombardia (6653), Piemonte (5084), Liguria (3263) ed Emilia-Romagna (2873).

Ma se quasi il 70% dei casi è riconducibile a coloro che hanno lavorato in ambienti di lavoro contaminati, il 10% è stato identificato tra chi ha respirato amianto solo per aver convissuto in ambito familiare con una persona esposta in ambito professionale, oppure per cause ambientali. Mentre per il 20% l’ambito di esposizione è completamente ignota.

Inoltre, gli epidemiologi dell’Iss hanno individuato la mortalità precoce per mesotelioma come “indicatore” di esposizione ambientale all’amianto nei bambini. Tra il 2003 e il 2016 sono stati registrati 487 decessi tra gli under 50, persone residenti in 357 comuni tra i circa 8.000 esistenti, situati all’interno delle regioni a maggior rischio per la presenza sul territorio di importanti sorgenti di asbesto, come il Piemonte, la Lombardia, la Liguria e il Friuli Venezia Giulia, ma anche nuove aree potenzialmente a rischio. Individui che hanno “respirato amianto” in età pediatrica senza saperlo. Ragione già di per sé sufficiente per accelerare mappatura e bonifiche.

Tra i lavoratori maggiormente colpiti rimangono poi quelli edili, visto la presenza massiccia di amianto negli edifici costruiti prima del 1992. Un ulteriore approfondimento epidemiologico segnala come ci sia un trend crescente di mesoteliomi tra i lavoratori nel settore costruzioni, passato dal 15.8% dei casi nel periodo tra il 1992 e il 1998 al 23.9% tra il 2014 e il 2018.

Il Green deal passa anche dalla bonifica dell’amianto

Proprio il Parlamento europeo lo scorso 20 ottobre ha emesso una risoluzione che Commissione e stati membri dovranno fare propria quanto prima, a partire dalla sorveglianza epidemiologica sui lavoratori e tra tutti coloro che, per vari motivi, ne sono e ne saranno ancora a contatto. Il testo prevede il riconoscimento e indennizzo delle malattie correlate all’amianto, oltre che la verifica della presenza della fibra killer prima dei lavori di ristrutturazione energetica e della vendita o locazione di un immobile. Norme basilari, anche alla luce dell’ondata di riqualificazione degli edifici, innescata dal Green deal europeo e dal programma Next Generation Europe.

Una cosa è certa: il largo uso di amianto per l’edilizia in Italia, prima del divieto, rende la probabilità di esposizione per gli addetti alle bonifiche una preoccupazione reale ancora oggi. In particolare, per coloro che lavorano nella manutenzione e nella rimozione di vecchi edifici, senza sapere di venir a contatto con l’asbesto.

La risoluzione sottolinea, inoltre, che l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) riconosce che l’amianto è un agente cancerogeno senza un livello soglia, (basta quindi potenzialmente una singola fibra per essere esposti), mentre il regolamento Reach ha specificato che la fabbricazione, la vendita e l’uso di fibre di amianto e di prodotti contenenti tali fibre intenzionalmente aggiunte sono vietati e si dovrà garantire la completa eliminazione dei prodotti di amianto, dagli stati membri, a decorrere dal 1° luglio 2025.

La mappa dei siti contaminati che non c’è

L’amianto, quindi, non è solo una pesante eredità del nostro passato industriale, ma resta un dramma dei giorni nostri che ricade e ricadrà anch’esso, sulle spalle delle nuove generazioni. La diffusione della fibra minerale cancerogena, infatti, sembra ancora più estesa di quanto non avevamo scritto nel 2015, nell’inchiesta di Wired Italia Il prezzo dell’amianto. La mappatura dei siti contaminati, indispensabile per identificare le aree da bonificare con la massima urgenza tra cui scuole, ospedali, caserme, rimane ancora incompleta o non accessibile per i cittadini, le associazioni delle vittime e i giornalisti.

Secondo i calcoli della direzione prevenzione del ministero della Salute, per bonificare in un anno gli oltre 23 milioni di tonnellate da amianto, quantificate nel 1992, occorrerebbero circa un milione e 700mila operatori. Mentre attualmente gli addetti alle bonifiche in Italia sono meno di 30mila. Come a dire che, di questo passo, ci vorranno ancora tra i sessanta e cento anni per completare le bonifiche nel nostro Paese.

I dati che mancano

A oggi, le stime ufficiali riportate nelle sezioni del sito web del ministero della Transizione ecologica (Mite), sia quella dedicata ai siti contaminati di interesse nazionale (Sin) che quella dedicata al Piano nazionale amianto (Pna), varato nel 2012 e mai messo davvero in pratica, parlano ancora di 108mila siti contaminati e solo 7.905 siti bonificati al 30 dicembre 2020. Eppure già nel 2018 Legambiente con il rapporto Liberi dall’amianto era riuscita a quantificare, proprio dai dati ottenuti mediante dei questionari somministrati alle stesse regioni, una stima di 370mila siti contaminati, pari circa a 57 milioni di metri quadrati di coperture di cemento-amianto.

Dati che dovrebbero essere comunicati puntualmente dalle amministrazioni regionali al Mite il 30 giugno di ogni anno. Ma, mentre alcune regioni, come il Piemonte, hanno reso disponibili i dati in formato open data e geolocalizzato, in alcuni casi non sono mai stati aggiornati negli ultimi 5 anni, come per la Lombardia che pure da sola aveva quantificato, già nel 2013. Circa 149mila siti. Solo parzialmente, quindi, i cittadini possono reperire informazioni sui siti delle regioni, delle agenzie regionali per l’ambiente (Arpa) e del proprio comune di residenza, nell’attesa che il nuovo portale Info amianto pa, avviato nel 2020 dal Mite venga reso disponibile e aperto alla consultazione.

Secondo Nicola Pondrano, già presidente nazionale del Fondo nazionale vittime amianto e responsabile della sezione previdenza dell’Associazione familiari e vittime dell’amianto di Casale Monferrato, come riferito recentemente in audizione al senato, una stima reale, conteggiando tutti gli immobili industriali, potrebbe essere, circa un milione di siti contaminati.

Tuttora, infatti, è in corso alla Corte di cassazione di Novara, uno dei processi Eternit Bis, che vede sul banco degli imputati il magnate svizzero Schmidheiny, patron della multinazionale, per la morte di 392 cittadini e lavoratori di Casale Monferrato. Procedimento avviato nel 2015, dopo che, un anno prima, la prescrizione aveva invalidato il primo processo per disastro innominato con 2889 parti lese. È invece dello scorso 6 aprile la sentenza di condanna per omicidio colposo in primo grado, a suo carico, per un solo lavoratore, deceduto a causa del mesotelioma per l’Eternit di Bagnoli (Napoli), dove esisteva un’altra sede dello stabilimento, così come a Cavagnolo (Torino) e Rubiera (Reggio Emilia).

Lo scheletro della Fibronit di Bari non esiste più

Bari, lo scheletro della Fibronit, copertina dell’inchiesta Il prezzo dell’amianto, è stato abbattuto. Finalmente, come abbiamo appreso dal Comitato cittadino Fibronit, verranno avviati i lavori per la realizzazione del “Parco della rinascita”, intitolato alle vittime.

Broni, in Lombardia, minuscola cittadina della provincia pavese, ma con la più alta incidenza di mortalità per mesotelioma d’Italia, cinquanta vittime all’anno per poco più di novemila abitanti nel 2021, è stata completata la messa in sicurezza dello stabilimento Fibronit. Oltre altri due importanti poli contaminati, quali l’ospedale e il polo scolastico Biffi. Solo qualche anno fa, i ragazzi si recavano ancora a scuola nelle aule ricoperte d’amianto. Bologna, invece, a causa dell’inquinamento da asbesto alle Officine Grandi Riparazioni, di proprietà di Ferrovie dello Stato, è stata anch’essa riconosciuta come sito di interesse nazionale. Ma le bonifiche devono ancora iniziare.

REGOLAMENTO REACH & BANCA DATI SCIP

Da Tharsos.it

Il Regolamento REACH prevede l’obbligo di comunicazione lungo la catena di approvvigionamento delle informazioni sulle sostanze negli articoli (articolo 33, paragrafo 1 del Regolamento REACH); il funzionamento di tale sistema di scambio di informazioni favorisce la tracciabilità delle sostanze chimiche nei prodotti. Le informazioni saranno rese note attraverso la Banca Dati SCIP, che, quindi, deve essere arricchita attraverso le comunicazioni che gli obbligati dovranno effettuare.

Abbiamo realizzato una nota di approfondimento in merito che potete leggere al seguente link.

EFSA : “RIVEDERE LA DOSE TOLLERABILE DEI PFAS NEI CIBI”

L’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare,  ha proposto di rivedere le assunzioni tollerabili di due contaminanti chimici, Pfoa e Pfos i per- e polifluoroalchilici più conosciuti come Pfas, a cui i consumatori sono esposti attraverso la catena alimentare a causa dell’inquinamento ambientale. La contaminazione è particolarmente acuta in diverse province del Veneto dove, a causa dello sversamento delle lavorazione della Miteni oggi chiusa, ha esposto la popolazione e la catena alimentare a un rischio prolungato

L’Authority, spiega in una altra nota ha acquisito la prima delle due valutazioni su queste sostanze e pertanto le conclusioni sono  provvisorie: “Questo primo parere scientifico riguarda i principali Pfas, noti come perfluoroottano sulfonato (Pfos) e acido perfluoroottanoico (Pfoa), due prodotti chimici artificiali, ampiamente utilizzati nelle applicazioni industriali e di consumo dalla metà del 20° secolo. Persistono nell’ambiente perché si degradano lentamente. Inoltre, possono accumularsi nel corpo umano, il che significa che possono essere necessari molti anni per eliminarli“.

La Commissione europea ha chiesto all’Efsa di riesaminare i rischi che i Pfas pongono alla salute umana utilizzando i dati resi disponibili dalla sua valutazione iniziale nel 2008. La produzione, l’immissione sul mercato e l’uso di Pfos sono regolati dalle leggi della Ue sugli inquinanti organici persistenti (Regolamento CE 850/2004). Le restrizioni relative alla fabbricazione e all’inserimento sul mercato di Pfoa entreranno in vigore il 4 luglio 2020, a seguito di valutazioni scientifiche dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa).

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TECO MILANO :

Quando si parla di sicurezza sul lavoro, ambiente, medicina del lavoro e formazione Teco Milano srl è il riferimento giusto per chi cerca un partner adatto.

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NUOVO OPUSCOLO INAIL AGENTI CHIMICI PERICOLOSI

Agenti chimici pericolosi

L’opuscolo, a carattere divulgativo e generale, è indirizzato sia ai lavoratori sia ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS).

Immagine

Si propone di illustrare i pericoli e i rischi derivanti dall’utilizzo di agenti chimici alla luce delle recenti normative europee e nazionali (Regolamento europeo 1907/2006 – Reach) anche in tema di classificazione, etichettatura e imballaggio di sostanze e miscele chimiche (Regolamento europeo 1272/2008 – CLP).

Prodotto: Volume
Edizioni: Inail –  2018
Disponibilità: Sì – Consultabile anche in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

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SETTE NUOVE CANDIDATE ALLA LISTA REACH

SETTE NUOVE CANDIDATE ALLA LISTA REACH

In data 15 Gennaio 2018 sono state aggiunte 7 nuove sostanze alla candidata list REACH, ed è stata modificata la voce della candidate list relativa al Bisfenolo aggiungendo tra le motivazioni anche la sua capacità di perturbare il sistema endocrino, con effetti negativi sull’ambiente.

Risultati immagini per LISTA REACH

7 NUOVE CANDIDATE LISTA REACH

Tra le nuove sostanze si segnalano:

  • Due idrocarburi policiclici aromatici, crisene e benzo antracene, normalmente non utilizzati internazionalmente ma potenzialmente presenti come impurità in alcuni cicli produttivi.
  • Tre composti del cadmio; cadmio nitrato, cadmio idrossido, cadmio carbonato, usati in diversi settori industriali.
  • Due gruppi di sostanze che, non essendo individuabili mediante numeri CAS (non è stato pubblicato un elenco esaustivo), potrebbero non essere facilmente individuabili.

Le aziende che producono o importano le sostanze aggiunte alla lista, o articoli che le contengono, devono valutare i nuovi adempimenti applicabili a seguito di tale modifica.