LAVORO

NUOVA PUBBLICAZIONE INAIL SUGLI INFORTUNI IN CAVA

Il testo vuole essere il nuovo punto di partenza per informare e sensibilizzare tutti gli addetti ai lavori, dando valore alle esperienze passate per orientare buoni comportamenti futuri. All’interno vi sono le illustrazioni di 19 infortuni, avvenuti nel comparto delle cave di Massa Carrara tra gli anni 2006 e 2016. Al termine di ogni scheda è stato previsto uno spazio ‘appunti/riflessioni’ a disposizione del singolo utilizzatore per annotare osservazioni e suggerimenti per migliorare situazioni operative presenti nelle proprie aree di lavoro.

Prodotto: Opuscolo
Edizioni: Inail – 2019
Disponibilità: Si – Consultabile anche in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

AMBIENTE E LAVORO A BOLOGNA 15/18 OTTOBRE 2019

Dal 15 al 17 ottobre torna “Ambiente Lavoro”, diciannovesima edizione del “Salone della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro” che si terrà ancora una volta nei padiglioni della Fiera di Bologna. Organizzato da Bologna Fiere in collaborazione con Senaf.

La sicurezza è un lavoro di squadra. Prevenzione, benessere. Ancora una volta una tre giorni dedicata ai temi della sicurezza negli ambienti di lavoro, spazi espositivi, formazione, incontri, eventi. Un luogo di confronto e di impegno per la diffusione della cultura della sicurezza.

“Quali sono le nuove strategie da mettere in campo per consolidare una vera consapevolezza del rischio, nel datore di lavoro così come nel lavoratore stesso? Quanto conta l’innovazione tecnologica? Qual è il ruolo
giocato dai nuovi e più sofisticati ausili per la protezione negli ambienti di lavoro e come si muove
il nostro mercato in questo strategico comparto?”. Cultura del benessere, malattie professionali, con un’attenzione particolare nell’edizione 2019 riservata ai temi del rischio fisico e chimico, soccorso industriale, i rischi nella distribuzione organizzata.

Da quotidianosicurezza.it

Ambiente Lavoro
15 – 17 ottobre 2019, Bologna Fiere
ambientelavoro.it

CANE E GATTO IN UFFICIO CONTRO LO STRESS

Non è la prima ricerca che giunge a questo risultato: gli animali domestici sul luogo di lavoro fanno bene ai dipendenti. Volete migliorare la qualità della vostra giornata lavorativa (o quella dei vostri dipendenti)? Portate gli animali in ufficio, in particolare il vostro cane. Fino ad alcuni anni fa era impensabile ipotizzare un ufficio abitato da cani e gatti, ma oggi sta diventando un’usanza sempre più comune. A ragione. Ecco i risultati della ricerca promossa da Mars Italia.

Animali in ufficio per lavorare meglio

La ricerca è stata condotta dal Banfield Pet Hospital di Mars (rete di cliniche veterinarie), in occasione della settimana del ‘Take your pet to work’.  Ed è giunta alla conclusione che un animale domestico rende la giornata lavorativa più piacevole e proficua. In generale, la presenza di un pet infatti riduce lo stress,favorisce il benessere, aumenta la serenità.

Se questi benefici vengono trasposti sul luogo di lavoro, ne conseguono migliori prestazioni e produttività. In particolare, la ricerca riscontra miglioramento dell’umore (anche del 93%!). Riduzione dello stress (sempre del 93%). Miglior equilibrio tra  lavoro e vita privata (91%). Maggiore attaccamento all’azienda (91%). Diminuzione del senso di colpa nel lasciare a casa il proprio pet mentre si è sul posto di lavoro (91%).

Uffici pet-friendly dunque, per rendere più gradevole la permanenza dentro essi. Una strategia che già molte aziende stanno adottando. Google incoraggia gli umani a portare il loro cane. Amazon conta oltre 2.000 dipendenti che hanno registrato il loro cane nella sede di Seattle. Dove ad attenderli trovano biscotti, fontanelle d’acqua, guinzagli, e persino un’area cani dove possono stare sciolti in tutta sicurezza. I millennials, generazione che per scelta rimanda di molto l’idea di un figlio, spesso scelgono di prendere un cane.

Ecco che dopo il child-care, il pet-care è la nuova frontiera del rendere felice il lavoratore. Anche considerato quanto costa un dog sitter o un asilo per cani quotidiano. Cani felici, lavoratori felici, aziende funzionanti: cosa volere di più?

DISLESSIA : QUANDO SUL LAVORO DA’ UNA MARCIA IN PIÙ

In occasione della settimana della dislessia (7-13 ottobre 2019) pubblichiamo un articolo apparso sulla rivista WIRED.

Si dice dislessia ma spesso si vuole dire DSA, cioè Disturbi Specifici di Apprendimento che nella dislessia hanno il disturbo più noto e diffuso, ma che comprendono anche disgrafia, discalculia e disortografia. Il tema è sempre più sentito, tanto che sia Micron che IBM hanno manifestato la disponibilità a intraprendere il percorso sperimentale proposto da DSA Progress for Work, ideato dal manager Enzo Cavagnoli, per ricevere una sorta di certificazione «dyslexia friendly», ottenuto attraverso un processo selettivo progettato dalla società di selezione del personale Axia.

Il progetto ha coinvolto diverse competenze e riflessioni. Monica Forbice, recruitment manager IBM Italia, ammette che prima di intraprendere il percorso associava i termini dislessia e altre forme di DSA a un concetto di disabilità e che si è dovuta ricredere dopo alcuni incontri sul tema: “Riteniamo che le caratteristiche dei dislessici e delle persone con DSA – spiega in un Report di Fondazione Dislessia – e in particolare la creatività, l’attitudine all’innovazione, l’abilità di adottare punti di vista non convenzionali, le eccellenti capacità interpersonali e la grande determinazione, incontrino le nostre esigenze di rinnovamento per meglio affrontare e precorrere le sfide del nuovo mondo del lavoro.”

Il rischio di cadere nella trappola opposta che da deficit si passi culturalmente a un pregiudizio di genialità diffusa è alto e viene attentamente monitorato. Negli ultimi anni, partendo dalla pubblicazione del libro Il dono della dislessia di Ronald D. Davis, la progressiva confidenza da parte di diversi manager sulle proprie difficoltà scolastiche ha messo però in luce che quelli che in un sistema formativo standard sono considerati disturbi d’apprendimento, potrebbero rappresentare opportunità in contesti depurati da quelli che rappresentano ostacoli per quelle specifiche caratteristiche neurobiologiche.

Fra i nomi dei manager e degli imprenditori che hanno trovato spinta nella loro carriera anche grazie a quello che era un ostacolo sui banchi (se non altro per la tenacia e la creatività necessaria per raggiungere obiettivi per altri scontati) compaiono quelli di Richard Branson, leader di Virgin, che ha condotto la campagna Like a Dislexic, Ingvar Kamprad di Ikea, Ted Turner, fondatore di Cnn, Henry Ford di Ford Motor Company, a Don Winkler, che nel 2000 era amministratore delegato di Ford Credit. L’ex ceo di Cisco, John Chambers, secondo un noto articolo della rivista Fortune del 2002, legge da destra a sinistra e dal basso in alto, in maniera speculare; nell’intervista sostiene di affrontare i problemi in modo diverso, visualizzando lo scenario complessivo e avendo invece difficoltà con processi più analitici e sequenziali.

Secondo il presidente della Fondazione Dislessia Bovard, “i dislessici possono avere notevoli talenti nell’elaborazione visiva e spaziale; sono intuitivi e innovativi, sviluppano modalità creative di gestione delle difficoltà e di risoluzione dei problemi; hanno eccellenti capacità di osservazione; sono abili nell’adottare punti di vista non convenzionali; sviluppano ottime relazioni umane e possono eccellere in lavori che coinvolgono la gestione del personale. Dimostrano spesso elevate ambizioni e una forte motivazione”.

Tutte qualità che avevano fatto anche ipotizzare a uno studio inglese di qualche anno fa le potenziali occupazioni in cui un dislessico poteva avere successo: disegnatore, progettista meccanico e automation engineer, direttore delle risorse umane, digital media manager marketing manager, manager del territorio. In realtà, una delle grandi capacità di chi è accompagnato durante la scuola da DSA è di uscire dalle categorie e dalle etichette, anche perché all’interno di uno stesso disturbo esistono sfumature e caratteristiche diverse, sia in termini di potenzialità che di difficoltà.

L’entusiasmo a volte virale, ha addirittura portato alcune startup a pubblicare offerte di lavoro dedicate ai dislessici, con conseguente sanzione per disparità di trattamento. Il discorso dei disturbi specifici d’apprendimento si potrebbero, in effetti, inserire nell’ambito del Diversity Management: come una donna in una cultura in cui è chiamata a farsi carico degli impegni familiari dovrà avere spazio per equilibrare i suoi impegni o pretendere che cambi la cultura, un lavoratore DSA che vive in un ambiente cognitivo e organizzativo costruito su misura da una maggioranza con caratteristiche bioneurologiche standard, può pretendere il diritto di usare le proprie energie non per affrontare ostacoli ma per costruire progresso (per sé e per gli altri). C’è poi tutto il tema del lavoro che cambia. Se il lavoro legato alle procedure potrà essere presumibilmente affrontato da un robot, i lavori collegati a un pensiero divergente rimarranno fra i punti di forza delle risorse umane.

In Italia il 22 marzo è stata depositata una proposta di legge per valorizzare l’inserimento dei DSA in azienda, attraverso una revisione dei processi di selezione (pensiamo ad esempio all’assurdità di un’analisi grafologica applicata a un disgrafico o la richiesta di leggere un testo in inglese per un dislessico) e alla creazione di una figura dedicata, in modo che sfugga dall’ambito della disabilità e venga invece costruito un potenziamento delle abilità. Il testo che ha guidato la costruzione della proposta di legge è il report di Fondazione Dislessia su lavoro e Welfare. La questione di un’innovazione nei processi di selezione si deve porre se ci si vuole collegare senza pregiudizi al mondo della scuola: Il 4% della popolazione studentesca che si affaccia ogni anno al mondo del lavoro (composta ogni anno da circa 300 mila persone) risulta essere caratterizzato da DSA, quindi circa 12 mila candidati potrebbero non vedere valorizzate le loro potenzialità con metodi di selezione non adeguati.

In realtà la dispersione di potenziali interessanti esiste già alla soglia dell’università, dove non venivano estesi i diritti presenti a scuola. Anche sul fronte della proposta di legge, però, la paura dell’Associazione Italiana Dislessia è di un assistenzialismo che non gioverebbe a nessuno, posizione ribadita in una nota alla proposta di legge.

Già nelle scuole la mancata conoscenza approfondita delle diverse caratteristiche e un appiattimento del cosiddetto pdp (piano didattico personalizzato) hanno portato a non valorizzare le potenzialità e a vedere le facilitazioni come scappatoia all’impegno, che invece è sicuramente stato un elemento fondamentale nel successo dei grandi nomi ora collegati alla dislessia. Il prossimo fronte di intervento, anche culturale, trascurato quando si parla solo di DSA, potrebbe essere quello dell’ A.D.H.D, cioè dell’iperattività (caratteristica accusata di essere medicalizzata invece che compresa).

Opportunità (inclusione, riconoscimento sociale e rigenerazione di talento) e rischi (creazione di “categorie protette”, distrazione di fondi welfare, moda culturale) ci sono tutti. La serietà nella costruzione dei processi di selezione, formazione e Diversity Management farà la differenza.

BIG DATA IN HEALTH A ROMA

Dalla gestione dell’emergenza sanitaria e ambientale di Taranto e delle altre aree industriali, passando per l’analisi dei modelli di diffusione degli agenti patogeni, per non dimenticare poi la verifica dell’impatto dei fattori ambientali e meteorologici sulla salute dei cittadini. Sono solo alcuni dei grandi temi nei quali l’analisi incrociata dei dati ci aiuta e ci fornisce informazioni preziose. Non solo. I dati, o meglio, l’analisi puntuale di grandi quantità di dati è diventata ormai una prassi quotidiana nella ricerca di nuovi farmaci, della modellizzazione delle interazioni delle proteine e del genoma, nella messa a punto di nuovi strumenti diagnostici. Al punto che vengono perfino create speciali applicazioni, in alcuni casi veri e propri videogiochi, che permettono di modellizzare e individuare con precisione e con grande anticipo segnali di insorgenza di malattie neurodegenerative quali l’Alzheimer.

Non è tutto. I dati permettono di approcciarsi sul territorio e di verificare la distribuzione o la penetrazione dei servizi sanitari, la loro accessibilità non solo in base al reddito, ma anche in base alla distribuzione sul territorio delle persone. Quello della gestione dei servizi sanitari è poi un filone davvero molto interessante per il mondo dei Big Data soprattutto in un contesto in cui la razionalizzazione delle spese impone scelte che devono essere guidate da una attenta analisi dei costi e dei benefici.

Il punto di caduta è una medicina e una sanità, sempre più disegnata a misura del singolo individuo. L’obiettivo della Conferenza Big Data in Health 2019 è quello dunque di dare spazio e vita a questo delicato settore che sta emergendo grazie alle nuove tecnologie digitali, e che avrà un grande impatto su molteplici aspetti sensibili della nostra vita, della nostra salute e del nostro essere cittadini.

Una sfida culturale di primo livello da affrontare tenendo conto della complessità della materia e della sua continua evoluzione a cui occorre guardare con attenzione e con un approccio necessariamente multidisciplinare coinvolgendo cittadini, medici, associazioni di pazienti, politici, amministratori e aziende. Big Data In Health 2019 è un luogo in cui i vari attori si incontrano, un appuntamento annuale che vuole raccordare i vari aspetti del problema affinchè le parti possano agire insieme, di concerto, senza rischiare di paralizzare il sistema tirando ognuno in una direzione opposta.

Parteciperanno all’evento: Il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, il presidente del CNR Massimo Inguscio, l’Istituto Superiore di Sanità, SNPA-AssoArpa, Ministero della Salute, Agcom, Agid, Federsanità, Google Cloud, Eni, Darktrace e molti altri.

Programma

Nella prima giornata della Conferenza, che si aprirà alla presenza del Ministro dell’Ambiente Costa, si cercherà dunque di fare una panoramica non solo sulle basi di dati ambientali a disposizione, ma anche sulle nuove basi di dati che, grazie anche all’interesse ed alla partecipazione dei cittadini, iniziano ad essere presenti nel nostro territorio e dovranno vedere le Regioni recitare un ruolo organizzativo di primo piano. Avviare già da ora un discorso sull’accessibilità di tali dati, sulla necessità di “standardizzarli” per poterli integrare e sulle modalità di accesso permetterà di ottimizzarne l’utilizzo e l’efficacia.


A seguire, giovedì 3 ottobre la Conferenza affronterà invece questioni di stretta attualità per il nostro Sistema sanitario nazionale, come l’utilizzo dei dati sanitari individuali conformemente alle regole sulla protezione dei dati secondo Gdpr, privacy e sicurezza, l’interconnessione e l’interoperabilità dei dati, la revisione dei sistemi tariffari per il modificarsi delle modalità di erogazione delle prestazioni abilitate dalle nuove tecnologie, il ruolo del comparto assicurativo nel disegnare soluzioni sanitarie personalizzate e concorrenziali.

In particolare,  nel caso della sanità, il GDPR è andato ad impattare su pratiche consolidate di gestione dei flussi di dati sui pazienti, pratiche improntate all’efficacia ed alla concretezza del processo di tutela della salute e di cura del paziente, ma che fino ad ora non avevano considerato approfonditamente le implicazione della privacy. Siamo ora nella situazione di dover capire cosa è stato fatto, cosa si sta facendo ma soprattutto cosa si può fare in un vicino futuro non solo per permettere ad esempio ai ricercatori di accedere in maniera “agile” ai dati dei pazienti senza incorrere in violazioni del GDPR, ma allo stesso sistema sanitario ed ai medici per poter accedere tempestivamente ai dati pregressi di un paziente in modo da poter effettuare diagnosi e prescrivere cure essendo a conoscenza di tutti gli aspetti critici della sua storia clinica e — possibilmente — anche dei suoi stili di vita nonchè delle sue esposizioni ambientali.

Il tema del pomeriggio è invece il problema specifico della sicurezza dei dati sanitari. Al momento esistono già framework dettagliati per la sicurezza dei dati in generale (in particolare, vedi il framework di cybersecurity come dettagliato dal libro bianco del CINI . Allo stesso tempo, manca la possibilità per operatori del settore sanitario di accedere ad indicazioni meno corpose e meno tecniche che permettano loro di comprendere ed implementare i processi del framework. In pratica, manca una “verticalizzazione” del nostro eccellente framework di cybersecurity in ambito salute, verticalizzazione che sia allo stesso tempo accompagnata dalla stesura di testi, guidelines e how-to semplificati per i decisori che dia loro la possibilità di decidere percorsi di implementazione senza dover prima diventare degli esperti in dettagli tecnici e tecnologici.‌

da sanitarinformazione.it

GUIDA NIOSH PER I VIAGGI DI LAVORO

Tutti i viaggi comportano dei rischi ma i viaggi internazionali  rappresentano una tipologia di rischio completamente diverso. Per i dipendenti che viaggiano all’estero per lavoro, ci sono molte considerazioni che riguardano la sicurezza e la salute, e questo è particolarmente rilevante per le piccole imprese. L’Istituto nazionale per la sicurezza e la salute sul lavoro (NIOSH) ha recentemente pubblicato una guida che fornisce preziose informazioni e strumenti a datori di lavoro e dipendenti per rispondere alle preoccupazioni di viaggio. ( the Small Business International Travel Resource )

Per le aziende con meno di 50 dipendenti, l’organizzazione dei viaggi internazionali spesso ricade sul dipendente o sul manager, e ciò rende più difficile garantire che ogni dipendente sia sempre in sicurezza. La nuova guida di NIOSH da delle semplici precise indicazioni per garantire che la sicurezza dei viaggi dei lavoratori sia organizzata in tre fasi: pre-viaggio, in viaggio e post-viaggio.

L ‘azienda aiuta il dipendente a organizzare i suoi piani con un piano cronologico:

Calendario delle attività del datore di lavoro: fornisce un modo per pianificare i viaggi e proteggere il dipendente identificando i rischi chiave, le responsabilità e le esigenze logistiche e di comunicazione necessarie.  Pianificazione del viaggio: i datori di lavoro possono rivedere questo elenco di controllo con i dipendenti a seconda del loro lavoro, posizione e necessità personali per aiutare a gestire i rischi, la responsabilità e la comunicazione.
Post Travel Report: aiuta il dipendente a prepararsi per l’attività in loco, l’imminente ritorno alla vita quotidiana di casa e un modo per programmare il riposo e il recupero del jet-lag al ritorno.
“Molte delle piccole imprese non dispongono del personale delle risorse umane per pianificare le esigenze dei viaggi di lavoro internazionali. Spesso quindi  la responsabilità di tutto ció ricade su proprietari e dirigenti “, ha dichiarato il direttore di NIOSH John Howard, MD “Questa nuova guida di viaggio internazionale fornisce gli strumenti necessari per organizzare  e pianificare la sicurezza di un viaggio sicuro all’estero “.

La guida ha lo scopo di aiutare i dipendenti a gestire  con la pianificazione del viaggio , la sicurezza in tutte le fasi della trasferta (pre, durante e post). La maggior parte dei dipendenti concentra le proprie energie sul pre-viaggio e su dove deve andare. Tuttavia, questo è solo il primo passo e i datori di lavoro devono mantenere i dipendenti al sicuro durante l’intero viaggio. La guida di viaggio di NIOSH include anche un modo per valutare lo stato di salute durante la trasferta , un elenco del materiale da portare con se, un piano di salute e sicurezza sul luogo, moduli di contatto e informazioni di emergenza, rapporti sugli incidenti e un elenco internazionale delle risorse di viaggio di lavoro.

Ecco il link per leggere la guida Small Business International Travel Resource here. Altre informazioni si possono reperire presso the Center for Disease Control and Prevention Traveler’s Health page o al NIOSH’s Small Business topic page.

Da oshonline.com liberamente tradotto da

dott Alessandro Guerri medico del lavoro

MILANO CAPITALE MOBILITÀ ELETTRICA CON E-MOB 2019

TA Milano, presso Palazzo Lombardia, dal 26 al 28 settembre la terza Conferenza Nazionale della Mobilità Elettrica: verranno esposti numerosi progetti, dalle migliorie nelle pratiche di rifornimento fino alla pianificazione a basso impatto ambientale dei Giochi invernali 2026. Anche il settore automotive protagonista

Il futuro della mobilità passa per l’energia elettrica: e-mob è la conferenza nazionale dedicata al tema, in cui vengono esposte le innovazioni nel campo. Tre giornate, dal 26 al 28 settembre presso Palazzo Lombardia a Milano, ricche di appuntamenti che radunano persone comuni e fornitori di energia in un’iniziativa nata per dare una panoramica delle migliorie nel campo green. Anche e soprattutto in ambito automobilistico.

OBIETTIVO: CAMBIAMENTO
La rassegna guarda al presente ma soprattutto al futuro, puntando a rendere la mobilità elettrica una scelta conveniente e praticabile da un sempre maggior numero di utenti. A tale scopo si è resa indispensabile un’azione condivisa dalle Regioni del Bacino Padano, in modo da ampliare ed arricchire la rete di rifornimento. Il comune di Milano, insieme ad ATM, punta a convertire il trasporto pubblico e privato, incentivando il car sharing elettrico e portando ad oltre 1.000 unità le colonnine urbane.

Altro obiettivo è quello di migliorare l’esperienza di rifornimento sia domestico che aziendale. Quella della mobilità elettrica è una tendenza destinata a radicarsi, vista sia la maggiore sensibilità verso l’ambiente che l’inasprimento delle politiche dell’Unione Europea volte a ridurre le emissioni di gas serra. La conferenza e-mob include inoltre un’area test, in cui sarà possibile sperimentare modelli di mobilità attuali e futuri.

Da greenme

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INDAGINE SUI RAIDERS A MILANO

La procura di Milano ha aperto un’indagine sullo sfruttamento dei “riders”, i fattorini che eseguono consegne a domicilio, in particolare per le grandi società come Glovo e Deliveroo. L’indagine al momento non prevede alcuna ipotesi di reato, ma i giornali scrivono che a motivarne l’apertura sono state le numerose segnalazioni di irregolarità arrivate alle forze dell’ordine nel corso degli ultimi mesi.

La procura, scrive il Corriere che si è occupato a lungo della vicenda, vuole verificare il rispetto «delle norme antinfortunistiche e di sicurezza stradale» e assicurarsi che non siano in atto fenomeni di «caporalato» e di «sfruttamento dei lavoratori». Secondo quanto scrivono i quotidiani, su 30 riders controllati dalle forze di polizia, 3 sono risultati non avere i documenti di residenza e lavoro in regola. In genere i riders sono assunti da cooperative a cui le grandi società subappaltano il lavoro, dopo che in passato l’utilizzo diretto dei lavoratori aveva causato parecchi problemi, come proteste e critiche da parte della politica per le difficili condizioni a cui sottoponevano i lavoratori.

Il Corriere ha scoperto in diversi casi come gli account utilizzati dai riders vengano registrati da stranieri regolarmente residenti in Italia o, spesso, da italiani. Successivamente la app viene poi affidata a persone senza documenti, che effettuano le consegne e restituiscono a chi ha fornito loro l’account una percentuale della paga, già molto bassa, che ricevono. Le società di consegne sostengono che questo comportamento sia irregolare e che chi lo compie si vedrà revocare l’account. Il Corriere ha chiesto quanti fattorini siano stati sospesi per avere commesso questa infrazione, ma non ha ricevuto risposta.

da ilpost.it

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IL TELELAVORO ATTRAE I TALENTI

Il telelavoro sta conquistando sempre più imprese e lavoratori, perché porta numerosi benefici sia all’azienda che ai lavoratori. Dall’ultima ricerca sul telelavoro del Politecnico di Milano in collaborazione con la Doxa, si evince che il telelavoro porta innovazione, produttività e motivazione nei lavoratori. Su 1004 dipendenti protagonisti dello studio è emerso infatti che ben il 35% di questi è più sereno, contro il 15% dei lavoratori tradizionali.

Una tipologia di lavoro che nelle aziende più innovative è capace di attirare i migliori talenti al mondo, allettati dall’autonomia offerta da questo tipo di lavoro. Tanto è vero che sono sempre di più le aziende “liquide”, cioè con team di lavoro sparsi in tutto il mondo, connessi grazie alle nuove tecnologie. Nell’organizzare il telelavoro nella propria azienda è però importante sapere che in Italia la disciplina che lo regolamenta è differente a seconda che si tratti del settore privato oppure di quello pubblico.

Oltre al fatto che in Italia non ne esiste una sola tipologia di telelavoro, e che può essere svolto in maniera subordinata, parasubordinata o in forma autonoma. Tre diverse forme di lavoro, per cui in linea generale il datore di lavoro deve formalizzare determinate clausole a regolamento del rapporto tra il datore stesso e i suoi collaboratori.

Come organizzare il telelavoro al meglio quindi? Lo abbiamo chiesto alla head hunter, Carola Adami di Adami & Associati, società specializzata in selezione del personale, che ha stilato un elenco con i suggerimenti più importanti su come organizzare il telelavoro nella propria azienda. Bisogna anzitutto definire il concetto di sicurezza cibernetica: se da un lato, infatti, il telelavoro può soddisfare molteplici esigenze, dal risparmio per le aziende all’autonomia del lavoro, dall’altro mette in luce problematiche come la sicurezza cibernetica. Di fatti non sono pochi i dirigenti aziendali che concordano sul fatto il telelavoro possa creare un più elevato rischio di violazione dei dati. Di conseguenza, diventa vitale una politica corretta in materia. Nello specifico è necessario creare dei protocolli chiari tanto per l’accesso, che per la modifica e la trasmissione di documenti sensibili. Ad esempio sarà utile definire quando può essere o meno utilizzata una connessione Wi-Fi pubblica. Oltre a ciò è sempre suggerito, come corretta politica aziendale, che sui computer di ciascun lavoratore vengano ad essere installati software antivirus aggiornati.

Bisogna, in secondo luogo, definire quali posizioni siano ammissibili con il telelavoro: seppure il telelavoro risulti essere sempre più popolare, infatti, è da evidenziare come questa formula non sia perfettamente idonea ad ogni tipo di posizione aziendale. Si dovrà quindi stabilire nella propria azienda quali possono essere i ruoli aperti al telelavoro e quelli che, invece, non possono esserlo. Tale esplicitazione, necessita per definire le decisioni e per poter approvare tali richieste, senza incorrere nel concreto rischio che queste vengano ad essere considerate arbitrarie oppure viste come delle forme di favoritismo.

Successivamente risulterà necessario stabilire uno standard di comunicazione e pianificazione. Un altro punto da codificare in tema di telelavoro, quindi, è quello inerente lo stabilire uno standard di comunicazione e pianificazione. In poche parole si dovrà decidere un protocollo che vada chiaramente a stabilire quando un telelavoratore deve essere disponibile per ricevere e rispondere alle comunicazioni. Altro aspetto è quello inerente gli eventuali incontri. In pratica, se viene ad essere richiesto a un telelavoratore che vi siano degli incontri regolari, si dovrà codificare il quando, il dove e il come questi si svolgeranno. Infine, risulta essere utile anche stabilire, in forma congiunta e sinergica, un programma di lavoro al quale il telelavoratore dovrà aderire.

Infine bisognerà stabilire uno standard e delle politiche per le attrezzature. Le attrezzature necessarie per il telelavoro dovranno infatti essere fornite dall’azienda, oppure dovranno essere del telelavoratore? Questi e tanti altri quesiti riguardanti quest’aspetto, debbono essere assolutamente chiariti. Tra l’altro, si deve anche valutare che il proprio personale IT possa essere in grado di accedere alle apparecchiature per installare e aggiornare il software antivirus.

(altro…)

ESOSCHELETRI NEL FUTURO DELLA MOVIMENTAZIONE MANUALE

L’impatto dell’uso degli esoscheletri sulla sicurezza e salute sul lavoro
Keywords:Emerging risks

Il documento di discussione esamina il ruolo che gli esoscheletri possono avere nell’ambiente lavorativo del futuro e l’impatto del loro utilizzo sulla sicurezza e salute dei lavoratori. Esso analizza il possibile ruolo degli esoscheletri nella prevenzione dei disturbi muscoloscheletrici, affrontando nel contempo i rischi potenziali
che potrebbe comportare il loro impiego in diversi ambiti.

Il documento riconosce le incertezze in merito ai loro effetti a lungo termine sulla salute e le difficoltà nella creazione di una certificazione uniforme, e rileva la necessità di studi più esaustivi. È inoltre oggetto di discussione la gerarchia delle misure di prevenzione da considerare nella progettazione dei luoghi di lavoro futuri, piuttosto che basarsi sugli esoscheletri al fine di creare ambienti di lavoro ergonomici.

https://osha.europa.eu

Scarica l’articolo previsionale sull’innovazione sociale in ambito lavorativo

Leggi l’articolo previsionale sull’uso emergente di esoscheletri

Consulta la sezione web dell’EU-OSHA dedicata ai rischi emergenti

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