IGIENE INDUSTRIALE

EMERGENZA COVID: INDICAZIONI SULLA TUTELA DELLA SALUTE DEI LAVORATORI SECONDO GLI IGIENISTI INDUSTRIALI

Convegno di Igiene Industriale | 26-29 marzo 2019 Corvara - Contec AQS

L’ASSOCIAZIONE ITALIANA DEGLI IGIENISTI INDUSTRIALI ( AIDII)  HA ELABORATO LE PROPRIE INDICAZIONI VOLTE ALLA TUTELA DEI LAVORATORI IN QUESTA SITUAZIONE EMERGENZA COVID

scarica qui il documento :

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Ricordiamo che l’Associazione italiana degli igienisti industriali, per l’igiene industriale e per l’ambiente (AIDII), è l’Associazione scientifica no profit di rilevanza nazionale fondata nel 1969 per promuovere lo sviluppo e la diffusione della disciplina igiene industriale e ambientale e della cultura per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita, favorendo il più ampio dibattito tecnico scientifico fra i soci e con gli interlocutori istituzionali e del mondo produttivo. AIDII è tra le prime associazioni igienistico-occupazionale al mondo per numero di associati dopo la American Industrial Hygiene Association (AIHA), la American Conference of Governmental Industrial Hygienists (ACGIH®) e la British Occupational Hygiene Society (BOHS)

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UNA SANIFICAZIONE DELL’AUTO A PROVA DI COVID-19

Lotta al coronavirus attraverso la sanificazione e la igienizzazione dell’auto.

Un’autovettura mantenuta nelle migliori condizioni rappresenta sempre un piacere per i conducenti e per i passeggeri; e ciò vale ancora di più per tutti coloro che soffrono di allergie stagionali: è sempre bene ricordare che l’abitacolo, proprio a causa della sua conformazione, rappresenta un “deposito” privilegiato per pollini ed allergeni che così tanta noia provocano a sempre più persone.

Un rapporto Istat diffuso nella primavera 2019 in occasione della “Giornata mondiale dell’asma” indicava che ogni anno in Italia circa 9 milioni di persone si ammalano di allergie respiratorie provocate dalla presenza di pollini nell’aria; quattro milioni di esse devono ricorrere alle cure mediche. Nel dettaglio, l’asma dovuta ad allergie colpisce il 50% degli adulti e l’80% dei bambini.

Il Covid-19 sopravvive sulle superfici

Tuttavia, mai come in questo delicatissimo periodo di emergenza coronavirus è importante considerare l’opportunità di una corretta sanificazione ed una adeguata igienizzazione dell’abitacolo dellauto. Due azioni alle quali in molti casi non si dà l’importanza che esse meriterebbero, salvo accorgersene quando ci si renda conto che anche queste due procedure possono contribuire alla diminuzione dei batteri che si annidano nell’abitacolo (i quali, d’altro canto, sono per di più alla base dei cattivi odori che vengono emanati dagli impianti di climatizzazione non mantenuti in maniera corretta). Il Covid-19, indicano gli esperti, sopravvive per lungo tempo sulle superfici; di conseguenza, anche all’interno dei veicoli. E se si considera che, in media, l’autovettura viene utilizzata per 11 ore alla settimana, è facile comprendere come, insieme agli ambienti domestici, l’auto costituisca uno dei principali ambiti di vita quotidiana per la grande maggioranza delle persone.

Impariamo dalle emergenze

Se si deve, per questioni di salute, di necessità o di lavoro (gli unici tre motivi che, motivati da autodichiarazione, il Dpcm “Io resto a casa” del 9 marzo 2020 concede alle persone per uscire di casa) mettersi al volante della propria auto, è quindi utile conoscere in anticipo quali accorgimenti adottare per limitare i rischi di contagio da Covid-19. Si tratta di operazioni alla portata di chiunque, e che è altresì opportuno non archiviare “fra le cose meno utili” una volta che questa emergenza sarà terminata (tutti ci auguriamo che ciò avvenga quanto prima); al contrario: l’auspicio è che questa epidemia, assurta al rango di “pandemia” da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dia a tutti un importante insegnamento: che, cioè, mantenere sempre vigile la propria attenzione e ricordarsi sempre che gli oggetti di uso più comune necessitano di adeguata pulizia diventino “cosa pubblica”.

Se non posso lavarmi le mani…

In casa o sul lavoro, tutti hanno la possibilità di lavarsi – e, se del caso, anche disinfettarsi – quando più lo ritengono opportuno. Quando si sale in auto, la protezione dai contatti che si sono avuti con l’ambiente esterno è inferiore. Nasce anche da qui, cioè dal fatto che sono le stesse persone ad “accumulare” gli agenti virali sugli oggetti, a suggerire l’opportunità di una adeguata pulizia dell’abitacolo dell’auto. “Sotto”, quindi, una volta pulite le mani con gel a base alcolica, con le salviette disinfettanti ed igienizzanti, particolarmente indicate per tutti i punti di maggiore contatto con le mani:

  • volante
  • pomello del cambio
  • chiave di avviamento
  • pulsanti autoradio
  • pulsanti dell’impianto A/C
  • levette sul piantone dello sterzo
  • display del modulo infotainment

Igienizzare l’abitacolo: bastano pochi minuti

Questa operazione, che ha l’obiettivo di liberare l’ambiente nel quale si soggiorna da impurità e sostanze nocive, è opportuno che venga eseguita con prodotti adeguati, normalmente reperibili in commercio. Alcuni di essi sono a tutti gli effetti “Presidio medico chirurgico 19440”. Con questi prodotti, venduti sotto forma di spray, è possibile disinfettare l’abitacolo (spruzzandone il contenuto sulle superfici) e l’impianto di condizionamento. In quest’ultimo caso, il procedimento è semplice: è sufficiente introdurre il tubicino – generalmente a corredo del prodotto – nelle bocchette di aerazione e dare il via all’erogazione del contenuto, nei tempi indicati dall’azienda produttrice e avendo cura di attivare l’impianto di condizionamento, prima, ed aerare l’abitacolo per alcuni minuti ad operazione completata. È tuttavia importante seguire le istruzioni del produttore.

C’è poi l’ozono, procedimento attraverso il quale l’abitacolo – mediante una emissione controllata di questo gas formato da tre atomi di ossigeno – viene saturato e liberato da muffe, microbi e batteri. La sanificazione dell’interno dei veicoli con l’ozono va effettuata presso centri di assistenza (officine, autolavaggi) che dispongono dell’attrezzatura adatta.

Le operazioni da fare con più frequenza

Tanto per la propria auto quanto per le vetture utilizzate in condivisione (ad esempio quelle destinate all’autonoleggio oppure ai servizi di car sharing) è altresì importante, oltre a seguire le indicazioni di cui sopra, provvedere ad altri accorgimenti: utilizzare, ad esempio, l’aspirapolvere sulla tappezzeria e sui sedili, e lavare i tessuti con i prodotti detergenti appositi, facendo particolare attenzione ai tappetini e avendo cura di sostituirli di tanto in tanto.

Buon senso, soprattutto

Questo “vademecum” sulla corretta manutenzione dell’abitacolo della propria auto nell’emergenza coronavirus va inteso che debba accompagnarsi ad una indispensabile prescrizione (e da parte nostra non ci stancheremo mai di farlo fino a quando le necessità sociali lo richiederanno): tenere sempre a mente i comportamenti-base da adottare in questo periodo indicati dal Ministero della Salute.

  • Lavarsi spesso le mani con acqua e sapone o con gel a base alcolica
  • Evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute
  • Non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani
  • Coprirsi bocca e naso con fazzoletti monouso quando si starnutisce o si tossisce; se non si ha un fazzoletto a portata di mano, usare la piega del gomito
  • Non assumere farmaci antivirali né antibiotici senza la prescrizione del proprio medico
  • Pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro od alcol
  • Usare la mascherina soltanto se si sospetta di essere malati o se si assistono persone malate
  • Tener presente che i prodotti “Made in China” e i pacchi ricevuti dalla Cina non sono pericolosi
  • Gli animali da compagnia non diffondono il nuovo coronavirus
  • In caso di dubbi, non recarsi al Pronto soccorso, ma chiamare il proprio medico di famiglia e seguire le sue istruzioni.

Essenziale, poi, è tenere presente che dallo scorso 10 marzo, ed almeno fino al prossimo 3 aprile 2020, tutta Italia è stata decretata “Zona rossa”; dunque, qualsiasi spostamento al di fuori delle mura domestiche deve avvenire per “comprovati motivi”, e va accompagnato da una autodichiarazione che viene firmata sotto la propria responsabilità (costituisce atto ufficiale, come tale è soggetta alle sanzioni previste dal Codice Penale per i trasgressori).

Da motori. It

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SANIFICAZIONE PERCHE’ È UTILE

La sanificazione ambientale non va confusa con  la pulizia o la disinfezione.

Vediamo qui di seguito  in cosa consiste la sanificazione di :

1) Cos’è la sanificazione ambientale? 

La sanificazione ambientale è un intervento mirato ad eliminare tutti i batteri, Virus ed agenti contaminanti che le comuni pulizie e detergenti non sono in grado di rimuovere.

La sanificazione si effettua per riportare il carico microbico  e virale entro parametri  di igiene ottimali in relazione  alla destinazione d’uso degli ambienti interessati.

2) Quando si effettua? 

La sanificazione ambientale é una attività raccomandata  ordinaria per ottemperare alle leggi in vigore, per poter garantire la salute delle persone e  come efficace sistema di prevenzione delle infezioni.

3) Vantaggi della sanificazione ambientale

  • Abbattere batteri, virus, muffe, funghi;
  • Abbattimento degli inquinanti chimici/biologici;
  • Riduzione contaminazione batterica;
  • Eliminazione cattivi odori;
  • Rispetto norme e regolamenti;
  • Eliminazione allergeni;
  • Abbattimento proliferazione batteri;
  • Riduzione giorni di malattia sui posti di lavoro (aria sanificata=qualità della vita);
  • Miglioramento produttività del lavoro;
  • Riduzione particelle fini.

4) Ambienti in cui viene consigliata

  • Settore ristorazione/alberghiero
  • Settore  sanitario ospedaliero
  • Settore Uffici/Luoghi di Lavoro attività terziario
  • Settore alimentare
  • Settore industriale
  • Trasporti
  • Settore Residenziale .

5) Vantaggi di una sanificazione permanente

  • Sanificazione in continuo rispetto alla sanificazione periodica;
  • Non chiusura ed inagibilità degli ambienti, che invece è indispensabile nei processi di sanificazione non permanenti;
  • Unica spesa di fornitura, installazione e manutenzione periodica dei sistemi fotocatalitici, rispetto alle ingenti spese periodiche e ripetitive nel tempo delle altre soluzioni;
  • Utilizzo di sistemi naturali rispetto all’uso di solventi e detergenti della classiche
  • soluzioni;

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L’I-CLOUD SIKURO ELOGIATO DA FORBES

Una breve panoramica sul sull’iCloud SIKURO segnalato anche da “Forbes”, prestigiosa rivista statunitense di economia.

Troppo spesso avvengono incidenti sul posto di lavoro. Ogni volta gli infortuni o le drammatiche morti bianche pongono l’attenzione sull’importanza di evitare il rischio che si possano verificare.


Le nuove tecnologie possono avere un ruolo strategico per favorire la prevenzione e da queste premesse è nato “Sikuro
, uno strumento di condivisione e gestione (in cloud) della documentazione e di tutti gli adempimenti che l’impresa deve fare per garantire la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro. A idearlo Walter Licini, 32enne bergamasco con un’esperienza ultradecennale nel mondo dell’edilizia, che spiega: “L’idea è nata dall’esigenza di condividere e avere sempre a disposizione la documentazione relativa alla sicurezza grazie alle opportunità offerte dall’innovazione tecnologica. Alla base c’è il concetto del cantiere 4.0 che punta sui vantaggi della digitalizzazione: ridurre il tempo di gestione della documentazione, migliorare la propria sicurezza e avere la certezza che tutto sia in ordine e aggiornato”.


La documentazione viene gestita utilizzando un nome utente e una password e il portale permette di condividere e archiviare i documenti, di gestire gli accessi, le autorizzazioni e le scadenze. Al tempo stesso è in grado di estrapolare i verbali di controllo e stampare i badge ma anche inoltrare comunicazioni e verbali a tutte le imprese. Inoltre, consente di monitorare gli accessi dei lavoratori in cantiere tracciando gli orari d’ingresso e di uscita garantendo la sicurezza dei lavoratori e la loro incolumità in caso di emergenza.

Sikuro

“Sikuro”, che è sul mercato da poco più di 2 anni, ha già al suo attivo 2mila imprese, 3.500 utenti, 900 cantieri e 45mila lavoratori che ogni mattina effettuano il loro ingresso nei cantieri distribuiti praticamente su tutto il territorio italiano.

Si è diffuso grazie alla sua praticità, frutto dell’esperienza di chi l’ha inventata. Licini evidenzia: “Quando chiedo ai nostri clienti cosa apprezzano di Sikuro la prima cosa che tutti riconoscono è che si tratta di una piattaforma sviluppata da chi che conosce fino in fondo il mondo della sicurezza e il cantiere”.

Non è tutto: Sikuro avrà nuovi importanti sviluppi. Licini afferma: “Entro un paio di mesi il portale verrà integralmente tradotto in inglese, francese e spagnolo in modo da soddisfare anche le richieste dall’estero. Stiamo anche completando lo sviluppo del nuovo gestionale Cantieri in cloud per la gestione di direzione lavori, progettazione, qualità e ambiente e, nel frattempo, verranno rilasciate altre due app Sikuro ti trovo, per la tracciabilità delle attrezzature, e Sikuro audit, l’app di auditing che oggi è in fase di test. Infine, nel 2020 diventerà realtà il progetto Sikuro Industries che gestirà la sicurezza all’interno dell’industria perché se oggi Sikuro può già essere usato anche nelle industrie: questo nuovo software sarà ad hoc per rispondere a specifiche esigenze di sicurezza delle imprese”.

Per avere ulteriori informazioni accedere al sito www.sikuro.it

da bergamonews

NUOVE SVHC PER L’AGENZIA EUROPEA ECHA


Sono 4 le nuove sostanze che l’Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA) ha inserito nel novero delle Substances of very high concern (SVHCs) (sostanze pericolose per i propri effetti su salute e ambiente).
Vediamo quali sono e le loro caratteristiche pericolose, mettendo anche in luce cosa succede ad una sostanza quando entra in questo novero di sostanze per le quali il mondo industriale dovrà richiedere specifica autorizzazione.

Il 16 gennaio l’ECHA ha aggiunto quattro nuove sostanze all’elenco di quelle candidate per l’autorizzazione: si tratta dell’elenco delle Substances of very high concern (SVHCs), sostanze che possono avere effetti gravi sulla salute umana o sull’ambiente, e che conta ora 205 voci.
Tre delle nuove quattro (Diisohexyl phthalate, 2-benzyl-2-dimethylamino-4′-morpholinobutyrophenone e 2-methyl-1-(4-methylthiophenyl)-2-morpholinopropan-1-one) sono state inserite per via del loro carattere di tossicità per la riproduzione.


La prima non era registrata al REACH, le altre sono utilizzate soprattutto nella produzione di polimeri.
La quarta sostanza (l’acido perfluorobutano solfonico (PFBS) e i suoi sali) è stata inserita vista la sua combinazione con altre proprietà problematiche e per i probabili e gravi effetti sulla salute umana e sull’ambiente, dando origine a un livello di preoccupazione equivalente a quello delle sostanze cancerogene, mutagene e reprotossiche (CMR), persistenti, bioaccumulabili e tossiche (PBT) e molto persistenti e molto bioaccumulabili (vPvB).
L’acido ed i suoi Sali sono per lo più usati come catalizzatori, additivi e reagentinella produzione di polimeri e in sintesi chimiche, o come ritardanti di fiamma nei policarbonati (per dispositivi elettronici).

Cosa vuole dire entrare nell’elenco delle Substances of very high concern (SVHCs)

Le sostanze presenti nell’elenco delle sostanze candidate all’autorizzazione sono anche note come sostanze “estremamente problematiche”: una volta inserite nell’elenco delle autorizzazioni, il mondo industriale dovrà richiedere l’autorizzazione per continuare a utilizzare la sostanza.
Anche le società devono tenere conto dell’inserimento di una sostanza nell’elenco delle SVHC in merito al suo utilizzo da sola, in miscele o articoli: i fornitori di articoli contenenti una delle sostanze pericolose al di sopra di una concentrazione dello 0,1% hanno obblighi di comunicazione verso i clienti e verso i consumatori. Inoltre, gli importatori e i produttori di articoli contenenti la sostanza hanno sei mesi dalla data della sua inclusione nell’elenco dei candidati (16 gennaio 2020) per notificarlo all’ECHA.

da insic.it

Per Echa clicca qui Link

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COME PROTEGGERSI DAI MICROINQUINANTI ALLA GUIDA

Gli inquinanti atmosferici tossici come l’anidride carbonica e l’ossido di azoto non sono presenti solo nell’aria esterna: anche  all ‘interno delle nostre auto possiamo inalare micro inquinanti che possono nuocere alla nostra salute.

Esistono modalità preesistenti per filtrare l’aria della cabina della tua auto, in particolare con le impostazioni sul cruscotto della tua auto. La velocità della ventola, la modalità di ventilazione e le opzioni di ricircolo dell’aria in cabina possono proteggere la salute respiratoria, ma in questo caso non filtrano molte delle particelle più piccole e pericolose presenti nell’aria.

Una ricerca dell’Università della California, Riverside, sta studiando quali metodi potrebbero  filtrare al meglio l’aria della cabina e proteggere la salute respiratoria.

I filtri abitacolo sono stati originariamente progettati per rimuovere grandi particelle come polline e polvere dall’aria della tua auto. Di conseguenza, non sono funzionali a filtrare le particelle submicrometriche più piccole dalle emissioni dei veicoli come l’anidride carbonica (espirata dai passeggeri) e l’ossido di azoto (dalle emissioni dei veicoli). Questi gas, se inalati, possono provocare differenti  effetti negativi sulla salute

Altri fattori che possono influenzare o esacerbare il rischio di inquinanti nell’abitacolo sono il traffico intenso, la velocità della ventola di ventilazione, le sostanze inquinanti nell’aria esterna e il numero di passeggeri nell’auto.

I conducenti nelle città  più trafficate corrono un rischio particolarmente elevato di esposizione a microinquinanti . Nel corso di un lungo viaggio in auto, la cabina della tua auto può accumulare livelli di particolato e gas.

L’articolo sullo studio dell’Università della California spiega come questi particolati penetrino nella cabina della tua auto. Descrive la cabina dell’auto come una “scatola con piccoli fori per lo scambio di gas”. Ciò significa che la cabina “alla fine sarà ventilata o equilibrata, con l’aria esterna”. Questo può richiedere da un minuto a un’ora.

Inoltre, le auto si differenziano per la capacità di filtrare gli inquinanti atmosferici e mantenere la qualità dell’aria nella cabina pulita. Tuttavia, non esisteva un metodo o un indice di prova standard per quantificare queste tossine, fino ad ora.

Heejung Jung, professore di ingegneria meccanica per UC Riverside, studia come l’inquinamento esterno penetri all’interno delle auto e identifica i modi per migliorare la qualità dell’aria in cabina. Jung ha lavorato con la società di consulenza Emissions Analytics per sviluppare un metodo di prova standard per la qualità dell’aria nelle auto.

Il primo passo dello standard verso l’approvazione dell’agenzia di regolamentazione è stato nel corso di un seminario del Comitato europeo di normalizzazione nel novembre del 2019. Durante questo seminario, il team ha testato 100 veicoli e sta usando i dati per costruire un database che aiuterà i futuri conducenti a proteggere la loro salute respiratoria includendo la qualità dell’aria in cabina è un fattore identificabile che gli acquirenti possono considerare quando acquistano un’auto.

Il sistema più semplice per ridurre  il particolato nella cabina della tua auto è quello di chiudere i finestrini e scegliere l’impostazione di ricircolo del sistema di ventilazione dell’auto. Il ricircolo e una bassa ventilazione rimuovono la maggior parte delle nanoparticelle ultrafine  .

Tuttavia, questa impostazione contribuisce a una maggiore inalazione  di anidride  carbonica, un normale sottoprodotto della respirazione umana. Poche auto hanno la tecnologia per ridurre l’anidride carbonica.

Il gruppo di Jung ha studiato i modi per inclinare le alette di ricircolo in una certa direzione per controllare lo scambio tra aria di ricircolo e aria fresca. Questo metodo ha lo scopo di ridurre l’esposizione all’anidride carbonica e gestire i livelli di particolato.

Questo metodo, noto come “ricircolo d’aria frazionata”, è un’opzione praticabile per le case automobilistiche per migliorare i sistemi di filtrazione dell’aria che minimizzerebbero il particolato, l’anidride carbonica e l’ossido di azoto.

Tuttavia, fino a quando tale sistema non sarà incorporano nei  nuovi modelli di auto, i conducenti possono esclusivamente sperimentare questo metodo da soli. I conducenti possono regolare le modalità in base alla velocità con cui guidano, al numero di passeggeri, alla tenuta dei finestrini dell’auto e all’efficienza del sistema di filtraggio dell’aria della cabina dell’auto.  Jung e Emissions Analytics stanno preparando un database per dare indicazioni su oltre 2.000 modelli di auto.

“Quando  ti imbatti in una strada congestionata con molti camion di fronte a te, scegli la modalità di ricircolo e regola la velocità della ventola. Il ricircolo completo con una bassa  velocità della ventola  non deve essere utilizzato per più di qualche minuto poiché l’anidride carbonica si accumula rapidamente all’interno della cabina “, ha dichiarato Jung.

Se è necessario mantenere attiva la modalità di ricircolo per più di qualche minuto, Jung consiglia di aumentare la velocità della ventola di ventilazione. Una velocità della ventola più elevata, sebbene rumorosa, può comportare un po ‘più di ventilazione rispetto alla bassa velocità. I produttori possono anche incorporare il ricircolo frazionario nei loro progetti di ventilazione.

“Questo principio si applica a tutti gli ambienti chiusi come aeroplani, autobus, treni, metropolitane ed edifici”, ha detto Jung. “Siamo in grado di ridurre significativamente l’esposizione agli inquinanti atmosferici in alcuni ambienti in cui le persone trascorrono più tempo con i sistemi di circolazione dell’aria che includono il ricircolo frazionario”.

da ohsonline liberamente tradotto ed adattato  da dott Alessandro Guerri medico specialista in medicina del lavoro

COMPARTO LEGNO: I DATI INAIL SUGLI INFORTUNI NEGLI ULTIMI CINQUE ANNI

Il periodico curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto dedica un articolato approfondimento a uno dei principali settori di attività del sistema manifatturiero italiano, con il 14,5% delle imprese, l’8,6% degli addetti e il 4,7% del fatturato

Legno e arredo, nel nuovo numero di Dati Inail l’identikit di una filiera ad alto rischio

ROMA – Frese, seghe elettriche, troncatrici, presse, piallatrici… È sufficiente fare l’elenco dei macchinari che un operatore del settore del legno utilizza quotidianamente per comprendere come in questo tipo di attività il rischio di subire un infortunio sul lavoro sia sempre in agguato. A scriverlo è l’ultimo numero del mensile Dati Inail, curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto e dedicato alla filiera del legno-arredo, che in Italia rappresenta uno degli ambiti produttivi di maggiore consistenza del sistema manifatturiero, con il 14,5% del totale delle imprese, l’8,6% degli addetti e il 4,7% del fatturato, secondo per rischio di infortunio solo a quello della metallurgia.

Trenta casi mortali nel quinquennio 2014-2018. Gli infortuni sul lavoro denunciati nel solo settore del legno (taglio e fabbricazione di prodotti) nel 2018 hanno fatto segnare un lieve aumento (+0,7%) rispetto all’anno precedente, ma sono comunque in calo dell’8,7% rispetto alle denunce presentate nel 2014. Concentrando l’analisi sui casi riconosciuti dall’Inail, il decremento è ancora più rilevante. I 2.927 infortuni accertati nel 2018, infatti, sono in diminuzione del 4,3% rispetto ai 3.060 del 2017 e del 16,2% rispetto ai 3.493 del 2014. Nel quinquennio 2014-2018 i casi mortali riconosciuti sono stati 30.

Più infortuni nelle regioni settentrionali. Il 93,7% degli infortuni accertati si è verificato in occasione di lavoro e solo il restante 6,3% in itinere, nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro. A livello territoriale, i casi di infortunio si concentrano soprattutto al Nord e, in particolare, nel Nord-Est, con il 42,5% degli infortuni totali. Più di otto infortunati su 10 sono di nazionalità italiana, seguiti dai lavoratori provenienti da Marocco (2,7%), Romania e Albania (2,6% per entrambe).

In quasi un incidente su due sono le mani a subire lesioni. Le parti del corpo che subiscono principalmente le lesioni provocate dagli infortuni sono le mani (quasi il 47% dei casi totali), mentre la tipologia delle lesioni comprende ferite (38,9% dei casi), contusioni (20,3%) e lussazioni (15,9%). In più della metà dei casi l’infortunio è stato causato da un movimento scoordinato o dalla perdita di controllo di un utensile, mentre gli incidenti causati dal contatto con un agente materiale tagliente sono pari al 21,7%.

Il picco avviene nella seconda ora del turno di lavoro. Tra i giorni lavorativi, l’inizio della settimana risulta essere più a rischio. Tra il lunedì e il mercoledì, infatti, si è registrata una percentuale costante di infortuni del 20%, che scende al 18% il giovedì e il venerdì, con un residuo 4% il sabato. Gli infortuni si sono verificati in prevalenza all’inizio del turno lavorativo, con il picco nella seconda ora di lavoro (14,6%).

Ogni anno accertate 170 malattie professionali. Dall’analisi dei dati relativi alle malattie professionali nell’industria del legno – che comprende attività che vanno dal taglio e piallatura alla fabbricazione di porte, finestre, imballaggi e pavimentazione in parquet – emerge che le patologie di origine lavorativa riconosciute ogni anno dall’Inail sono circa 170. In sei casi su 10 si tratta di tratta di malattie osteomuscolari e del tessuto connettivo, in particolare i disturbi dei tessuti molli, favorite dall’utilizzo di strumentazioni spesso di tipo artigianale e manuale. Seguono con il 20% dei casi le patologie dell’orecchio, per il rumore prodotto dalle macchine, e quelle del sistema nervoso (14%). I tumori, pari al 3%, sono quasi esclusivamente quelli maligni dell’apparato respiratorio, causati dalle polveri inalate durante le operazioni di taglio del legname.

  • Dicembre 2019Argomenti
    La filiera legno-arredo – Bando isi 2019: un nuovo asse per il legno – Legno, un’attività ad alto rischio – Le malattie professionali nell’industria del legno – L’industria del legno nelle nuove tariffe dei premi
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ANALISI BIOLOGICA A PORTATA DI SMARTPHONE

È stata progettata in Italia, nei laboratori del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa, una lente per telefono cellulare che si può attaccare alla fotocamera dello smartphone e trasformarla in un microscopio, al costo di solo un centesimo.

Si tratta di una piccola lente adesiva in materiale siliconico che, se fatta aderire alla fotocamera di uno smartphone, può funzionare come un microscopio e ingrandire fino a 100 volte. Lo straordinario risultato è stato pubblicato in uno studio apparso su Advanced Functional Materials ed è frutto della collaborazione degli scienziati dell’Università di Pisa con l’Università della California S. Diego.

microscopio lente cellulare

Nei microscopi tradizionali, hanno spiegato i ricercatori del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, le lenti servono principalmente come elemento di raccolta della luce, che poi viene manipolata grazie a filtri ottici. Questo richiede una progettazione e una lavorazione piuttosto complesse, che si traducono in costi elevati dei dispositivi.

Lo studio degli scienziati dell’Università di Pisa introduce invece un deciso cambio di paradigma: i ricercatori hanno sfruttato le proprietà di cristalli fotonici in silicio nanostrutturato, che fungono da filtri ottici, per costruire un dispositivo in cui lente e filtro diventano una cosa sola.

La lente così ottenuta è autoadesiva e può trasformare in modo molto semplice un comune smartphone in un microscopio a fluorescenzaaltamente affidabile. Le applicazioni in campo medico, sottolineano ancora i ricercatori, sono estremamente rilevanti, sia per la medicina ospedaliera che per quella praticata in Paesi dove il trasporto di apparecchiature è difficile.

Giuseppe Barillaro, docente di elettronica al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, nel presentare lo studio ha dichiarato: “Nella nostra società c’è una crescente richiesta di strumenti analitici semplici, rapidi e affidabili, per esempio per valutare rapidamente la presenza di batteri in cibi o su ferite. Non sempre è possibile farlo in laboratorio con un microscopio, che ha costi elevati ed è difficile da trasportare. Il nostro sistema permette di compiere la stessa operazione ovunque, e al costo di un centesimo. Questo grazie a un cambiamento radicale nel modo di pensare e progettare dispositivi ottici”.

Ha spiegato ancora Giuseppe Barillaro: “Il materiale siliconico che compone la lente viene deposto in forma di goccia sul filtro ottico, che ha una particolare nanostrutturazione che ricorda le ‘ali di una farfalla’. Il filtro, semi-poroso, si integra con il materiale siliconico deposto sopra, e la sua struttura fa in modo che questo assuma spontaneamente forma e funzione di una lente, evitando lavorazioni complesse e semplificando tutto il dispositivo, dal momento che raccolta, filtraggio della luce e ingrandimento avvengono nel medesimo sistema ottico.

D’ora in poi per le analisi di campioni biologici che necessitano di microscopia cellulare sarà sufficiente una lente e un semplice apparecchio di lettura, come può essere uno smartphone, rendendole più facili e meno costose. Il sistema è di particolare interesse specie in quei campi in cui la velocità di analisi, e quindi di azione, diventa cruciale, come il rilevamento della presenza di batteri nelle ferite, un tipo di analisi che con  i metodi tradizionali richiede circa 24 ore, con conseguenti ritardi nel trattamento, che si traducono in tempi e costi maggiori. Con il nostro sistema, applicando allo smartphone una lente apposita, è possibile determinare la presenza di batteri direttamente sul posto”.

da 01health.it

POLVERI SOTTILI E OSTEOPOROSI

Da dottnet.it

L’inquinamento indebolisce le ossa e aumenta il rischio di osteoporosi. Lo rivela uno studio condotto da epidemiologi del Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal) su oltre 3700 persone in India.   La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Jama Network Open: gli epidemiologi hanno confrontato la qualità di massa e densità ossea dei partecipanti con i livelli di inquinamento medi delle rispettive aree di residenza, in particolare i livelli di polveri sottili (il particolato fine di diametro di 2,4 nanometri o minore). E’ emerso un collegamento tra livelli di inquinamento e massa ossea, che appariva ridotta al crescere delle concentrazioni di polveri sottili nell’area di residenza dei partecipanti.

“Questo studio contribuisce a colmare un vuoto della ricerca su inquinamento e salute delle ossa – sostiene Otavio Ranzani, primo autore del lavoro – L’inalazione delle particelle inquinanti potrebbe portare alla perdita di massa ossea per stress ossidativo e infiammazione causati dallo smog”. 

“I nostri risultati indicano che le polveri sottili sono rilevanti per la salute delle ossa a diversi livelli di inquinamento, incluse le concentrazioni che si trovano normalmente nei paesi occidentali”, ha aggiunto Cathryn Tonne, coordinatore dello studio.

SICUREZZA SUL LAVORO -BANDO ISI : ATTENZIONE ALLE PROCEDURE

 

Da il Sole 24ore di Mauro Pizzin

Stavolta i soldi sul tavolo ammontano a 251 milioni, meno dei 370 dello scorso anno, ma più che sufficienti per fare ancora una volta del Bando Isi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, varato dall’Inail e giunto alla decima edizione, un importante canale di finanziamento alle imprese. A ingolosire sono i contributi in conto capitale fino a 130mila euro che possono coprire fino al 65% delle spese sostenute per ogni progetto ammesso, ma grande attenzione va messa nel rispettare le procedure di accesso al Bando, caratterizzate da più step.

Gli Assi di finanziamento
Anche per il Bando Isi 2019 sono cinque gli assi di finanziamento: l’Asse 1 (Isi Generalista) con poco più di 96 milioni, di cui 94 per i progetti di investimento e 2 per i progetti di adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale; l’Asse 2 (Isi Tematica), con 45 milioni per la riduzione del rischio da movimentazione manuale dei carichi; l’Asse 3 (Isi Amianto) da 60 milioni per bonifica da materiali contenenti amianto; l’Asse 4 (Isi Micro e Piccole Imprese) con 10 milioni per micro e piccole imprese operanti nella fabbricazione mobili e nella pesca; l’Asse 5 (Isi Agricoltura) da 40 milioni per le micro e piccole imprese agricole, di cui 7 per gli agricoltori under 40 organizzati anche in forma societaria.

I soggetti interessati
Destinatari degli incentivi sono le imprese, anche individuali, iscritte alla Camera di commercio, nonché gli enti del terzo settore, anche non iscritti al registro delle imprese ma censiti negli albi e registri nazionali, regionali e delle Province autonome per i progetti di riduzione del rischio da movimentazione dei carichi.

L’iter procedurale
Nel caso del Bando Isi si applica la procedura valutativa a sportello, articolata in tre fasi, le cui date saranno pubblicate sul portale Inail entro il 31 gennaio 2020 . Le domande vengono registrate e valutate sulla base dell’ordine cronologico di presentazione, con risorse erogate fino all’esaurimento dei fondi disponibili. Perché la domanda sia valutabile va preliminarmente superata una soglia minima di ammissibilità, pari a 120 punti, definiti sulla base di una serie di elementi – fra cui le dimensioni aziendali, la lavorazione svolta, la tipologia d’intervento e la condivisione con le parti sociali – da evidenziare in un modulo informativo a cui il richiedente accederà via web e in cui saranno inseriti dati relativi all’azienda e al progetto.

Punteggio minimo e caricamento
Le imprese che abbiano raggiunto o superato la soglia minima di ammissibilità e abbiano salvato la propria domanda potranno effettuare il download del codice identificato rilasciato tramite una specifica procedura informatica e che andrà utilizzato il giorno dell’invio telematico. L’utilizzo del codice, limitando l’inoltro solo agli elementi identificativi della domanda, secondo l’Inail riduce significativamente l’utilizzo delle risorse elaborative e il rischio di sovraccarico dei sistemi.

Il Click day e la «domanda sfida»
Il momento topico e che in passato è stato più volte oggetto di critiche è quello del cosiddetto Click day, solitamente programmato per la seconda metà di giugno. Il giorno dell’operazione ogni azienda dovrà inserire il proprio codice, caratterizzato da una lunga stringa di caratteri, e cliccare la conferma in un sito web che verrà aperto solo all’orario prestabilito.
L’ordine cronologico di inserimento del codice deciderà la graduatoria quindi sarà fondamentale essere più veloci degli altri altrimenti si perderà ogni accesso ai finanziamenti: un’eventualità particolarmente probabile soprattutto per l’Isi generalista (Asse 1) e l’Isi agricoltura (Asse 5), in cui il rapporto tra domande presentate e risorse a disposizione è più sbilanciato.

Attacchi informatici e robot
Come detto, l’Inail per questa operazione non si serve del suo portale, ma di una piattaforma esterna, e condiziona l’inserimento della stringa al superamento di uno o più semplici quesiti, della medesima difficoltà per tutti i concorrenti, con l’obiettivo è prevenire attacchi informatici e bloccare l’uso di strumenti automatizzati per l’invio multiplo del codice identificativo. Una cautela necessaria, considerato che la posta in gioco ha portato anche alla creazioni di siti a pagamento per formare “cliccatori” in grado di chiudere l’operazione a tempo record.

I controlli successivi
Le imprese che avranno superato il Click day dovranno stare attente a rispettare le tempistiche previste per gli adempimenti successivi, fra cui l’invio della documentazione a completamento della domanda online entro e non oltre 30 giorni dal quello successivo alla pubblicazione degli elenchi provvisori, pena la decadenza della domanda stessa, con subentro di altra impresa prima non ammessa per mancanza di risorse disponibili. Questi controlli portano mediamente alla bocciatura di circa un decimo dei progetti presentati, con la creazione di residui reimmessi nel circuito del Bando interessato o in quelli successivi.

I tempi di realizzazione del progetto
Una volta pubblicati gli elenchi definitivi, infine, in caso di accoglimento della domanda l’intervento finanziato andrà realizzato e rendicontato entro 12 mesi dalla data di ricezione della comunicazione di esito positivo della verifica, ma è possibile chiedere uno spostamento motivato del termine fino a un massimo di 6 mesi