Monthly Archives: Febbraio 2024

LA SICUREZZA NELLE BONIFICHE DI ACQUA DI FALDA.

da Inail.it

In tal senso, la bonifica dei siti contaminati rappresenta un’importante applicazione di un modello di sviluppo basato sui principi dell’economia circolare.Il progetto Bric 2019 – ID 52 ha avuto l’obiettivo di sviluppare una metodologia di monitoraggio dell’andamento della contaminazione da solventi clorurati di un sito in due differenti scenari di bonifica, fondati, rispettivamente, sull’impiego di tecniche tradizionali di pump & treat e di biorisanamento.Tra le finalità del progetto vi è un contributo alla scelta delle tecnologie di risanamento in termini di sostenibilità anche in funzione degli aspetti di salute e sicurezza sul lavoro.

Prodotto: Volumi
Edizioni: Inail – 2024
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

I PFAS SUPERANO LA BARRIERA PLACENTARE. EMERGENZA ANCHE IN PIEMONTE

dal quotidiano “Avvenire”

Avvenire

Per “The Lancet Planetary Health” i composti chimici riescono a colpire i tessuti dei bimbi in gestazione. I ricercatori: «Pericolosità maggiore di quanto immaginavamo». E non è più solo Veneto.

I Pfas sono in grado di superare la barriera placentare e di arrivare al feto. Lo conferma uno studio apparso a fine gennaio sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet Planetary Health, frutto di una ricerca condotta da scienziati delle università di Örebro (Svezia) e di Aberdeen su 78 feti che ha dimostrato come queste sostanze siano in grado di raggiungere i tessuti del nascituro già durante il primo trimestre di gestazione. I Pfas sono stati ritrovati per la prima volta nel fegato dei feti studiati e, secondo il professor Paul Fowler dell’ateneo scozzese, «quelli esposti a libelli più elevati hanno subito alterazioni del metabolismo e di alcune funzionalità epatiche molto prima della nascita».

Il professore Carlo Foresta aveva già illustrato effetti della contaminazione su ragazzi nati da madri che vivono in territori inquinati da acidi perfluoroalchilici, con caratteristiche morfologiche chiare, per esempio nelle dimensioni ridotte dell’apparato riproduttivo nei maschi e nel numero e nella vitalità degli spermatozoi. Questo nuovo studio fornisce tuttavia la prova dell’ubiquità di queste molecole, che uno studio americano del 2008 (reperibile nel sito del National Institute of Environmental Health Sciences) ha ritrovato nel sangue del 98 per cento dei cittadini studiati tra il 2003 e il 2004. Dati scientifici che si aggiungono al pronunciamento di fine novembre dell’Agenzia internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) secondo cui i due Pfas più diffusi in assoluto sono più pericolosi di quanto si pensava in precedenze. In particolare il Pfoa è considerato ora «certamente cancerogeno» e il Pfos è «possibile cancerogeno», esiti confermati da trenta studiosi da undici Paesi nel mondo.

Inquinamento pfas in Europa

In Italia l’inquinamento da Pfas viene collegato al Veneto, dove sono almeno 400mila le persone il cui sangue è contaminato e dove le “Mamme no Pfas” dal 2015 lottano con le magliette su cui riportano la concentrazione nel siero dei loro figli proprio dei famigerati Pfoa e Pfos. E tuttavia gli ultimi dati, pubblicati la settimana scorsa dalla Ong ambientalista Greenpeace, aumentano la preoccupazione sulla situazione in particolare del Piemonte. Secondo un rapporto basato su dati ufficiali di enti pubblici, le acque potabili piemontesi non sono contaminate solo nella provincia di Alessandria, ma anche in oltre 70 Comuni della città metropolitana di Torino, capoluogo compreso, e della provincia di Novara. Sarebbero circa 125mila i piemontesi che avrebbero bevuto acqua contenente Pfoa negli ultimi anni. Lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo, nel Comune di Alessandria (oggi unico produttore di Pfas in Italia, era indicato già nello studio Perforce dell’Università Stoccolma 2007) era indicato come presunto responsabile dello sversamento di molecole perfluoroalchiliche nel bacino del Po, ma nel tempo il “terreno” della contaminazione si è di molto allargato. Nel 2019 Arpa Piemonte aveva pubblicato uno studio epidemiologico che dimostrava la maggiore incidenza di molte malattie su una coorte di abitanti proprio a Spineta Marengo, a seguito del quale la Regione Piemonte aveva imposto una serie di limiti allo scarico in ambiente. Misure che ora vanno verificate alla luce dei dati pubblicati da Greenpeace.

A Nord Est, nel frattempo, continua il processo a 15 manager che nel tempo si sono alternati alla guida della Miteni, l’azienda presunta responsabile dell’inquinamento. Durante l’ultima udienza, il 1° febbraio scorso, è intervenuto il geologo Andrea Sottani come teste della difesa, dal 2001 tra gli esperti di acque sotterranee nell’ambito del progetto Giada della Provincia di Vicenza per lo studio dell’idrogeologia nell’area in cui sorge lo stabilimento di Trissino. Dalla sua deposizione è emerso che nella falda sottostante la fabbrica oltre a Pfas e GenX (composti di nuova generazione) sono state rilevate anche sostanze benzotrifuoruriche (Btf) e che l’azienda chimica vicentina era a conoscenza di tutto questo fin dal 1998, quando si era rivolta a una società terza per realizzare una barriera di emungimento per filtrare le acque inquinate.

Cosa sono i Pfas e perché fanno così male

I Pfas sono una famiglia di migliaia di composti, prodotti dagli anni Cinquanta con numerose applicazioni: tessuti impermeabili, schiume ignifughe, cosmesi, packaging, dispositivi medici, pentole antiaderenti. Sono considerati “inquinanti eterni” per la stabilità del legame chimico tra fluoro e carbonio su cui si basano e sono resistenti ad altissime temperature. «Esiste una documentazione sostanziale che dimostra una chiara associazione tra esposizione a Pfas ed effetti avversi sulla salute umana nella popolazione generale, soprattutto a livelli elevati, come quelli osservati nella “zona rossa” del Veneto». Così il professor Philippe Grandjean massimo esperto sui Pfas, durante la sua deposizione al processo in corso a Vicenza. “Pfas. Gli inquinanti eterni e invisibili nell’acqua” di Giuseppe Ungherese, è l’ultimo libro uscito sul tema, che racconta come queste sostanze cancerogene hanno contaminato l’Italia e il nostro corpo.

BAROMETRO OSH SULLA SICUREZZA E LA SALUTE SUL LAVORO .

da:

Lo strumento di visualizzazione dei dati del barometro SSL è stato aggiornato con nuovi indicatori, offrendo informazioni aggiornate sulla salute e sicurezza sul lavoro (SSL) in tutta Europa. 

In particolare, la sezione previsioni più recente presenta proiezioni quantitative delle tendenze future in materia di occupazione, sulla base delle previsioni sulle competenze del Cedefop.

Inoltre, sono ora disponibili stime sull’onere delle malattie correlate al lavoro dovute a problemi psicosociali, cancro o disturbi muscolo-scheletrici, sulla base degli studi dell’ICOH.

Infine, la nuova sezione Risorse ospita sia le pubblicazioni che le relazioni per paese per un facile accesso.

Consulta tutte le funzionalità dello strumento di visualizzazione dei dati del barometro SSL

SICUREZZA E SALUTE NELL’ INDUSTRIA DEL CAVALLO.

da amblav.it

La “Guida non vincolante alle migliori prassi per l’applicazione delle norme in materia di protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori nell’industria del cavallo”, realizzata dal Dott. Luigi Aversa, si prefigge l’obiettivo di approfondire alcune delle principali criticità di questo comparto e di diffondere materiale tecnico scientifico utile per l’inquadramento del settore e delle relative politiche di prevenzione di infortuni e malattie professionali.
Al di fuori degli operatori del settore sicuramente in pochi conoscono la complessità del mondo dell’industria del cavallo, la guida presenta un approfondimento (senza alcuna ambizione di esaustività) di questo mondo tanto misconosciuto e trascurato. La pubblicazione riunisce i molteplici temi inerenti al comparto, mettendo in evidenza le peculiarità che lo rendono assolutamente unico nello scenario della sicurezza sul lavoro e valorizzando il prezioso contributo di tanti professionisti che hanno collaborato alla sua realizzazione.
La frammentazione delle aziende in piccole realtà, la persistenza di tradizioni nello svolgimento di certe operazioni con il cavallo e nell’uso delle attrezzature, le eccessive complessità procedurali, non hanno facilitato una adozione consapevole e professionale delle misure di sicurezza nell’industria del cavallo. Si auspica quindi che la guida possa divenire uno strumento consueto di lavoro per coloro che svolgono la propria attività nell’industria del cavallo – siano essi imprese, lavoratori ed operatori delle ASL/ATS – considerando che questo comparto registra un tasso infortunistico significativamente elevato.

GUIDA NON VINCOLANTE ALLE MIGLIORI PRASSI PER L’APPLICAZIONE DELLE NORME IN MATERIA DI PROTEZIONE DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA DEI LAVORATORI NELL’INDUSTRIA DEL CAVALLO
A cura del Dott. Luigi Aversa – Specialista in Medicina del Lavoro
INDICE
PREFAZIONE
RINGRAZIAMENTI
INTRODUZIONE

1. L’INDUSTRIA EQUESTRE
2. IL CAVALLO ATLETA
3. LA SICUREZZA SUL LAVORO
4. DVR (DOCUMENTO VALUTAZIONE DEI RISCHI)
5. LA GESTIONE DEL PRIMO SOCCORSO
6. LA SEGNALETICA DI SICUREZZA
7. DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI (DPI)
8. AMBIENTI DI LAVORO NELL’INDUSTRIA DEL CAVALLO
9. MANUTENZIONE DELLE STRUTTURE
10. RISCHIO ELETTRICO
11. RISCHIO INCENDIO
12. L’INFORMAZIONE/LA FORMAZIONE/ADDESTRAMENTO
13. BARDATURA E FINIMENTI DEL CAVALLO
14. PROCEDURE CON IL CAVALLO
15. I RISCHI PER LA SALUTE
16. IL CAVALLO: UN APPROCCIO RIABILITATIVO BIO-PSICO-SOCIALE
CENNI DI PRIMO SOCCORSO NELL’INDUSTRIA EQUESTRE
DA LEGGERE IN POLTRONA
BIBLIOGRAFIA

Fonte: Associazione Ambiente e Lavoro

Vai alla “Guida non vincolante alle migliori prassi per l’applicazione delle norme in materia di protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori nell’industria del cavallo”…

VALUTAZIONE DEL RISCHIO NELLE BIOTECNOLOGIE INDUSTRIALI.

da Inail.it

Le biotecnologie industriali, key technologies ad alta trasversalità applicativa, svolgono un ruolo fondamentale per lo sviluppo della Bioeconomia, definita dalla Commissione europea come “la produzione di risorse biologiche rinnovabili e la trasformazione di tali risorse e dei rifiuti della loro produzione in prodotti a valore aggiunto quali alimenti, mangimi, bioprodotti e bioenergia”. In Italia la Bioeconomia si posiziona al terzo posto per valore della produzione, con un output stimato pari a 415,3 miliardi di euro nel 2022 e al secondo posto per occupazione, con circa 2 milioni di addetti. In tale contesto è necessario studiare gli aspetti di salute e sicurezza di processi ed impianti biotech con la definizione di modelli di approccio alla valutazione dei rischi a partire da specifici casi-studio di sperimentazione industriale o preindustriale.

Prodotto: Fact sheetEdizioni: Inail – 2024Disponibilità: Consultabile solo in reteInfo: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

IL RISCHIO ERGONOMICO NELLA GRANDE DISTRIBUZIONE.

Il progetto RAS, Ricercare e Applicare la Sicurezza, è frutto di una convenzione tra l’Inail Direzione regionale Campania e il LEAS dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.

È in consultazione tramite il link qui sotto. Fonte Inail.it

Prodotto: Volumi
Edizioni: Inail – 2024
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

MI ILLUMINO DI MENO 2024

da Inail.it

Immagine locandina

– Numerosi sono i provvedimenti che a livello comunitario e nazionale hanno concentrato l’attenzione sull’incremento dell’efficienza energetica negli edifici della Pubblica amministrazione, un settore strategico, che può dare un contributo fondamentale attraverso le misure di riduzione dei consumi. L’Inail mostra, da tempo, una particolare attenzione alle tematiche di sostenibilità. Nelle sue attività di comunicazione organizzativa rivolte all’intera platea dei dipendenti, ha messo in campo molteplici iniziative: dall’attività di gamification per una mobilità alternativa e rispettosa dell’ambiente, alla newsletter settimanale di approfondimento “Futuro Anteriore” sui 17 goals dell’Agenda 2030.

La campagna punta a diffondere l’uso razionale dell’energia. “Spegni la luce, accendi il futuro” è una campagna interna, volta alla sensibilizzazione e al coinvolgimento di tutto il personale dell’ente, per sostenere comportamenti responsabili e diffondere l’uso intelligente e razionale dell’energia fuori e dentro l’ambiente di lavoro. Le politiche di comunicazione interna hanno sempre posto il dipendente al centro di ogni iniziativa promossa, per veicolare mission e valori propri dell’Istituto. Saranno utilizzati tutti gli strumenti capaci di promuovere azioni e buone prassi. Inoltre sarà possibile condividere l’iniziativa tramite i canali social dell’Istituto.

L’Inail aderisce a “M’illumino di meno”. Anche quest’anno l’Istituto aderisce a “M’illumino di meno”, la campagna radiofonica dedicata al risparmio energetico e agli stili di vita sostenibili, promossa da “Caterpillar” e Rai Radio2 dal 2005, in occasione della Giornata nazionale del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili. Il 16 febbraio prossimo, durante l’orario della trasmissione, s’impegnerà a spegnere le luci di tutte le sedi  sul territorio nazionale. L’edizione 2024 “No borders, insieme senza confini”, evidenzia già nel titolo l’importanza di superare le barriere e lavorare congiuntamente per un futuro sostenibile. In quest’ottica, l’Inail ha coinvolto anche i 21 paesi partner del Forum europeo dell’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie.

RISCHI ED OPPORTUNITÀ DEL LAVORO DIGITALE SU PIATTAFORMA.

Da Inail.it

Nell’ambito della campagna “Ambienti di lavoro sani e sicuri”, l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (Eu-Osha) pubblica sul portale istituzionale uno studio che approfondisce le caratteristiche di un modello lavorativo in diffusione crescente

Immagine lavoro con piattaforma digitale

BILBAO – Le innovazioni tecnologiche in corso stanno rendendo la modalità di lavoro su piattaforme digitali un fenomeno in costante crescita. Secondo le stime dello studio “OSH Pulse” dell’Agenzia europea Eu-Osha, circa il 6% dei lavoratori dei 27 Paesi dell’Unione Europea, dell’Islanda e della Norvegia ottengono parte del loro reddito dalle piattaforme digitali. Si tratta di lavoratori coinvolti in una gamma diversificata di settori, dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione alla ristorazione, dai trasporti ai servizi di supporto amministrativo.

Le tipologie del lavoro digitale. Il lavoro su piattaforma digitale può essere svolto on line, se i compiti sono svolti virtualmente dai lavoratori con l’ausilio di dispositivi elettronici in qualsiasi luogo, spesso presso la propria abitazione. Inoltre, il lavoro su queste piattaforme può anche essere realizzato in loco, come avviene per rider, conducenti, lavoratori manuali o domestici, infermieri e prestatori di assistenza, che svolgono le proprie mansioni nel mondo fisico e non virtuale.

Piattaforme digitali, le possibili opportunità per i lavoratori. Secondo lo studio dell’Agenzia europea, le piattaforme digitali mostrano il vantaggio di ridurre gli ostacoli all’ingresso e al reinserimento nel mercato del lavoro, consentendo una partecipazione maggiore soprattutto di soggetti vulnerabili ed emarginati. Inoltre, questa tipologia di lavoro consente anche di una fonte di reddito aggiuntiva o alternativa dato che è combinabile ad altre forme di lavoro o alle mansioni di assistenza familiare, consentendo anche lo sviluppo di competenze ed esperienze. I migranti e i giovani risultano essere i gruppi maggiormente coinvolti dal lavoro su piattaforma digitale, soprattutto come riders.

I rischi connessi al lavoro su piattaforme digitali. Allo stesso tempo, questo tipo di lavoro non è esente da rischi. I lavoratori, oltre all’esposizione a rischi ergonomici dovuti a prolungate posture statiche, devono affrontare alcune specifiche problematiche che aggravano la loro situazione, come la posizione professionale e le condizioni contrattuali ambigue. Ma anche gli algoritmi, utilizzati per l’assegnazione dei compiti e per il monitoraggio e la valutazione delle prestazioni, incidono sui livelli di ansia e di stress con ripercussioni negative sulla sicurezza e il benessere dei lavoratori coinvolti. Inoltre, le mansioni lavorative spesso sono condotte con attrezzature inadeguate e con una demarcazione molto fumosa tra la sfera professionale e quella privata. Isolamento sociale, disturbi del sonno, esaurimento, stress, depressione, burnout, disturbi muscolo-scheletrici, incidenti e insoddisfazione generale per il proprio lavoro e la propria vita personale sono i problemi segnalati con maggiore frequenza dagli stessi lavoratori.

Iniziative per un lavoro dignitoso e sicuro. I decisori politici, le parti sociali e le associazioni di categoria hanno avviato diverse iniziative volte alla prevenzione dei rischi a cui sono esposti i lavoratori su piattaforme digitali. Lo studio di Eu-Osha riporta diverse esperienze realizzate a livello europeo. Tra queste, per esempio, troviamo la Carta di Bologna dei diritti fondamentali del lavoro digitale che ha introdotto condizioni di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori su piattaforme nel contesto urbano. Inoltre, è citato il caso danese di una piattaforma digitale per i servizi di pulizia, in cui la negoziazione sindacale ha portato alla firma di un contratto collettivo che riconosce oltre alle indennità di malattia anche un’integrazione economica previdenziale, come compensazione aggiuntiva equivalente all’indennità di rischio.

UN CHATBOT PIU’ PRECISO DEI MEDICI : UNO STUDIO.

da doctor33.it

Un chatbot avrebbe dimostrato una precisione superiore nelle diagnosi e più empatia rispetto a un medico di base.

L’algoritmo di intelligenza artificiale, denominato Articulate Medical Intelligence Explorer (AMIE), è basato su un grande modello linguistico (LLM) sviluppato da Google ed è addestrato per condurre e valutate conversazioni mediche. Nei test con attori addestrati ad avere patologie ha eguagliato o addirittura superato le performance dei medici umani.

Il chatbot ha dimostrato un’accuratezza superiore nella diagnosi di problemi respiratori, condizioni cardiovascolari e varie patologie rispetto a un medico generico. Inoltre, confrontato con i medici umani, l’algoritmo ha estratto una quantità simile di informazioni dai dialoghi, mostrando un livello più elevato di empatia. come riportato in uno studio preliminare di Tao Tu e colleghi di Google Research e Google DeepMind.

Il software si è basato su cartelle cliniche e anamnesi vocali reali trascritte da medici e pazienti. Per ulteriormente addestrare il modello, i ricercatori hanno incaricato il sistema LLM di interpretare il ruolo di una persona con una specifica malattia o di un medico. Inoltre, il loro algoritmo ha assunto il ruolo di un collega critico, valutando l’interazione del medico con il paziente e fornendo feedback per il miglioramento.

Passando alla fase di test, i ricercatori hanno arruolato 20 partecipanti in uno studio: non pazienti reali ma attori addestrati a simulare sintomi specifici.

Basandosi su un testo preconfezionato i partecipanti hanno simulato, in cieco – quindi senza sapere se stavano interagendo con il sistema AMIE o con un medico vero – un consulto medico con il sistema AI e con 20 medici veri simulando 149 scenari clinici.

Il sistema AMIE ha eguagliato o superato l’accuratezza delle diagnosi dei medici in tutte e sei le specialità mediche esaminate. Su 26 criteri di qualità della conversazione analizzati, il sistema ha superato i medici veri in 24 casi, tra cui cortesia, spiegazione dei sintomi, trattamento, onestà, completezza e coinvolgimento, AMIE ha superato i medici umani.

Uno dei motivi che potrebbe spiegare il fenomeno è che i medici di medicina generale potrebbero non essere abituati a interagire con i pazienti attraverso chat basate su testo, potenzialmente influenzando le loro prestazioni, ma hanno anche notato come i medici si stancano più rapidamente di un robot nel fornire risposte lunghe e strutturate, liquidando più velocemente i pazienti.

Pur riconoscendo che il chatbot è lontano dall’essere impiegato nell’assistenza clinica, gli autori hanno sostenuto che potrebbe alla fine svolgere un ruolo nella democratizzazione dell’assistenza sanitaria. Adam Rodman, professore di medicina presso la Harvard Medical School di Boston, ha sottolineato che nonostante la sua utilità, lo strumento non dovrebbe sostituire l’interazione con i medici, poiché la medicina riguarda molto più che raccogliere informazioni: ruota intorno alle relazioni umane.

I ricercatori stanno progettando ora studi più dettagliati e approfonditi per scoprire fin dove può spingersi il software, eventuali limiti e superare i requisiti etici e di privacy per coinvolgere pazienti reali e applicare il sistema nella pratica clinica quotidiana.