Monthly Archives: Ottobre 2023

ALLA FIERA “AMBIENTE LAVORO ” A BOLOGNA

Non potevamo non fare un salto a visitare anche noi gli stand della fiera “AMBIENTE LAVORO ” che si conclude domani 12 ottobre 2023 presso la fiera di Bologna.

Bologna è quindi anche quest’anno , il palcoscenico di uno degli eventi più significativi nel campo della sicurezza sul lavoro e dell’ambiente. “Ambiente Lavoro” ha riunito professionisti, aziende e esperti per discutere e mostrare le ultime tendenze e le innovazioni nel settore.

Ecco un breve report:


Tendenze e Innovazioni

Ambiente Lavoro ha fornito un’occasione unica per esplorare le tendenze emergenti nel settore della sicurezza sul lavoro e dell’ambiente. Tra le principali innovazioni emerse ci sono:


1. Tecnologie Digitali: L’uso di tecnologie avanzate,Tramite uso di intelligenza artificiale, device, l’analisi dei dati, sta trasformando la gestione della sicurezza sul lavoro. Gli espositori hanno presentato dispositivi e software che consentono un monitoraggio in tempo reale delle condizioni di lavoro, riducendo al minimo i rischi.


2. Formazione e Sensibilizzazione: La formazione continua è fondamentale per ridurre gli incidenti sul lavoro. La fiera ha offerto soluzioni innovative per la formazione, come la realtà virtuale e aumentata, che permettono agli operatori di acquisire esperienza in un ambiente virtuale sicuro.


3. **Sostenibilità Ambientale:** La sostenibilità è al centro delle preoccupazioni di molte aziende. La fiera ha evidenziato soluzioni per ridurre l’impatto ambientale delle operazioni industriali attraverso l’adozione di energie rinnovabili, la gestione dei rifiuti e l’ottimizzazione delle risorse.


Eventi e Conferenze: Durante i tre giorni di fiera, sono state organizzate numerose conferenze e seminari su una vasta gamma di argomenti. Gli esperti del settore hanno condiviso le loro conoscenze e le loro esperienze, offrendo preziosi insight su come migliorare la sicurezza sul lavoro e l’ambiente. Temi chiave dei dibattiti includevano la legislazione in evoluzione, le migliori pratiche e i casi di studio.


Partecipanti e Networking:

La fiera Ambiente Lavoro ha attratto una vasta gamma di partecipanti, tra cui rappresentanti di aziende, consulenti, enti governativi e associazioni di settore. Questo evento ha offerto un’ottima opportunità di networking, permettendo ai professionisti di stabilire contatti utili per il loro lavoro.

CATALOGO

https://fiera.ambientelavoro.it/it/catalogo-online-espositori/

STRESS LAVORO CORRELATO TRA TUTE BLUE E COLLARI BIANCHI. UNO STUDIO.

dal quotidiano “Avvenire”. Articolo di Cinzia Arena.

Il benessere psicologico nelle aziende italiane è un fattore poco considerato: ma i lavoratori sentono la mancanza di iniziative che lo favoriscano. Ad analizzarlo, per il quarto anno consecutivo, uno studio realizzato da Bva-Doxa per Mindwork, realtà nata nel 2019 che offre consulenza piscologica on-line alle aziende, presentato alla vigilia della giornata mondiale della salute mentale che si celebra oggi.

L’indagine, realizzata a settembre, ha coinvolto lavoratori di pmi con almeno dieci dipendenti in vari settori produttivi, dalla manifattura ai servizi. I risultati sono purtroppo sconfortanti: con la complicità dell’anonimato gli italiani manifestano un malessere diffuso. I due anni di pandemia sembrano aver lasciato il segno, ma se nei paesi anglosassoni la reazione è stata violenta, con il fenomeno delle dimissioni di massa, in Italia dove il mercato è assai meno dinamico, l’insoddisfazione rischia di trasformarsi in problemi psicologici seri.

Nel 67% delle aziende italiane non esiste alcun servizio di supporto psicologico. A soffrire di più sono i blue collar, versione moderna delle tute blu. Gli operai manifestano livelli di stanchezza, stress e preoccupazione per il futuro elevati e si trovano spesso in realtà “rigide” dove manca sia la flessibilità, intesa come conciliazione tra vita privata e lavoro, sia la possibilità di parlare dei propri problemi con tranquillità. Un’altra categoria particolarmente esposta è quella che viene definita la generazione sandwich: quarantenni o giù di lì con figli piccoli da accudire e genitori anziani non autosufficienti. Hanno sulle spalle un carico emotivo importante al quale riescono a far fronte con fatica. Il covid e i lockdown sono stati un vero e proprio spartiacque, adesso c’è la necessità di ricostruire la relazione tra i lavoratori e le aziende» spiega Massimo Sumberesi direttore generale di Doxa-Bva. I numeri sono preoccupanti: il 76% dei lavoratori, con un aumento del 14% rispetto al 2022, ha provato almeno una volta uno dei principali sintomi del burnout: sensazione di sfinimento, calo dell’efficienza lavorativa, aumento del distacco mentale, cinismo rispetto al lavoro. Uno su cinque ha ricevuto una diagnosi medica di burnout ma per i blue collar questo non si è tradotto in un periodo di riposo prolungato (soltanto il 18% si è assentato per oltre cinque giorni, contro il 55% dei white collar). I principali motivi sono il sovraccarico lavorativo, avvertivo in modo particolare dai colletti bianchi e il mancato riconoscimento del lavoro svolto, indicato soprattutto dai dirigenti. Lo stress lavoro-correlato riguarda la metà degli impiegati e il 61% dei dirigenti. Il 62% dei lavoratori prova sensazioni di ansia relativa al lavoro e il 53% soffre di insonnia. Tra le emozioni spiacevoli al primo posto c’è la stanchezza (percepita dal 50% dei colletti blu e dal 40% dei colletti bianchi) seguita dal distress (lo stress cattivo), incertezza e preoccupazione per il futuro. Il 54% del campione afferma di aver lasciato il lavoro a causa un malessere emotivo: un fenomeno che riguarda in maniera particolare i giovani. Per Gen Z e Millennials sale infatti al 66% e 59%.

«Siamo di fronte ad un cambio di prospettiva rispetto agli anni ’90 il tema è quello dell’attrazione e del mantenimento delle risorse – spiega ancora Sumberesi -. I giovani oggi valutano un posto di lavoro soprattutto in base ai “valori” dell’azienda. Si aspettano di poter parlare dei loro problemi e di avere politiche efficaci di work-balance».

ANMIL E CONSULENTI DEL LAVORO INSIEME PER LA SICUREZZA.

Da consulentidellavoro.it

Promuovere la cultura della sicurezza sul lavoro nonché ricollocare invalidi del lavoro, familiari superstiti e persone con disabilità. Sono gli obiettivi principali del protocollo d’intesa, di durata biennale, siglato tra il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro e l’ANMIL, l’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro, e presentato oggi a Roma, presso la Sala della Protomoteca del Campidoglio, in occasione della 73^ Giornata Nazionale per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro. La promozione della cultura della sicurezza e della legalità passerà anche da altre iniziative, tra cui la figura del testimonial. In buona sostanza, il Consiglio Nazionale dell’Ordine potrà richiedere all’Associazione la presenza di testimonial ANMIL per approfondire gli aspetti legati alla prevenzione degli incidenti sui luoghi di lavoro e l’Associazione, a sua volta, potrà avvalersi dell’intervento di un Consulente del Lavoro per approfondire l’ambito legislativo e il tema della legalità. Per il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca – intervenuto all’evento – “il fenomeno degli infortuni e dei morti sul lavoro si può combattere solo con la cultura della legalità e la prevenzione. È necessario, perciò, intervenire sulle nuove generazioni, che saranno la classe dirigente e imprenditoriale del futuro, per trasmettere alcuni concetti imprescindibili, come l’importanza di investire nella sicurezza e nella formazione dei lavoratori fin dal loro primo ingresso in azienda così da accrescere i livelli di sicurezza nelle imprese”. “Da partnership e collaborazioni come quella sottoscritta con i Consulenti del Lavoro non possono che nascere validi risultati – ha dichiarato il Presidente dell’ANMIL Zoello Forni – e faremo incontrare due realtà che mirano agli stessi obiettivi con concretezza e passione. La nostra categoria vuole essere protagonista di un cambiamento culturale e che riveda il lavoro come un luogo di espressione del rispetto per la salute e la vita dei lavoratori ma anche dell’inclusione”.

Leggi il comunicato stampa
Leggi il protocollo

IA E DIAGNOSI DEL MELANOMA

da doctor33.it

Una semplice tecnologia di telefonia mobile senza hardware costoso potrebbe diagnosticare con precisione il cancro della pelle, dimostrandosi un valido aiuto per i nuovi medici e un supporto da remoto anche per dermatologi esperti. È quanto emerso da un recente studio multicentrico, prospettico e diagnostico, pubblicato sulla rivista Lancet Digital Health, che ha indagato le capacità di tecnologie di intelligenza artificiale (IA) installate su smartphone nel supportare i dermatologi nella diagnosi del melanoma pigmentato.

Numerose ricerche hanno dimostrato che i sistemi diagnostici basati sull’IA possono diagnosticare il cancro della pelle in modo più accurato rispetto agli esperti umani. Un caso significativo è emerso dalla International Skin Imaging Collaboration (ISIC) 2018 Challenge, che ha indicato che gli algoritmi informatici possono superare i migliori esperti nella diagnosi del cancro della pelle.
Lo studio ha confrontato le decisioni dell’algoritmo diagnostico IA della ISIC 2018 Challenge con le diagnosi degli esperti medici in ambienti clinici reali.
I medici sono stati divisi in specialisti se con qualifiche mediche e comprovata esperienza relative alla diagnosi e alla gestione delle lesioni cutanee pigmentate, e in medici principianti se erano dermatologi junior con scarsa esperienza nella gestione del melanoma.
La nuova IA di dermatoscopia, pensata appositamente per la sperimentazione clinica, è basata su un ampio database di immagini specialiste fotografate tramite smartphone e può lavorare anche da remoto.
In confronto, questo algoritmo si è dimostrato significativamente inferiore alle diagnosi degli specialisti ma significativamente superiori alle decisioni dei principianti.

I NANOMATERIALI : MONITORAGGIO E GESTIONE DEL RISCHIO.

da Inail.it

Negli anni i nanomateriali hanno mostrato uno sviluppo crescente. Attualmente si considerano all’interno del gruppo più ampio dei “materiali avanzati”.

Ad essi è riconosciuto un grande potenziale abilitante in vari settori, tra cui energie rinnovabili, mobilità sostenibile, uso efficiente/risparmio delle risorse, digitalizzazione, industria 4.0, robotica e manifattura additiva. Tuttavia la loro produzione e utilizzo diffuso hanno evidenziato potenziali impatti sulla salute, rappresentando un rischio emergente per i lavoratori coinvolti. Ciò induce a considerare ulteriori sfide per il monitoraggio, la caratterizzazione e la gestione del rischio in scenari lavorativi complessi e nuovi approcci alla prevenzione e alle policy.



Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail 2023
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

PFAS ALLARME ACQUA POTABILE IN LOMBARDIA

PFAS ACQUA LOMBARDIA

da il salvagente

Il 19% dell’acqua potabile in Lombardia risulta contaminata da Pfas, composti poli e perfluoroalchilici, sostanze altamente persistenti – per queste soprannominate forever chemicalsinquinanti per sempre –  e associate a numerosi problemi per la salute, tra cui alcune forme tumorali. Il dato preoccupante sull’inquinamento dell’acqua immessa nella rete acquedottistica lombarda emerge dall’indagine di Greenpeace Italia condotta grazie a numerose richieste di accesso agli atti (Foia) indirizzate a tutte le Ats (Agenzia di tutela della salute) e agli enti gestori delle acque potabili lombarde. Dopo il Veneto quindi anche la vicina Lombardia deve ora fare i conti con la contaminazione delle acque da Pfas

Secondo quanto ottenuto da Greenpeace Italia, dei circa 4 mila campioni analizzati dagli enti preposti tra il 2018 e il 2022, circa il 19% del totale (pari a 738 campioni) è risultato positivo alla presenza di Pfas. Un inquinamento che rischia però di essere molto sottostimato, se si considera che le analisi condotte finora sono parziali e non capillari.

Greenpeace: “Emergenza sanitaria fuori controllo”

“L’indagine condotta in Lombardia svela l’esistenza di un’emergenza ambientale e sanitaria fuori controllo che le autorità locali e nazionali continuano a sottostimare, nonostante sia chiaro che la contaminazione da Pfas coinvolga migliaia di persone, spesso esposte al rischio in modo inconsapevole”, dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. “Chiediamo – prosegue – al governo, al Parlamento e ai ministeri competenti di assumersi le proprie responsabilità approvando in tempi brevi una legge che vieti l’uso e la produzione di tutti i Pfas, insieme all’adozione di adeguati provvedimenti di bonifica e all’individuazione di tutti i responsabili dell’inquinamento”.

A Milano un campione su tre è contaminato

Guardando ai dati provinciali, la percentuale più elevata di campioni contaminati riguarda la provincia di Lodi, con l’84,8% positivo alla presenza di Pfas; a seguire le province di Bergamo e Como, rispettivamente con il 60,6% e il 41,2%. L’area milanese si attesta a metà classifica, con un quinto delle analisi positive. Tuttavia, in termini assoluti, la provincia di Milano (dove si registra anche un numero più elevato di analisi effettuate) ha il triste primato del maggior numero di campioni in cui sono stati rilevati Pfas (ben 201), seguita dalle province di Brescia (149) e Bergamo (129). Particolari criticità emergono anche nei comuni di Crema (CR), Crespiatica (LO), Pontirolo Nuovo (BG), Rescaldina (MI) e nella zona di Cantù-Mariano Comense (CO).

Sotto la cartina elaborata da Greenpeace con in rosso i punti di analisi in cui è risultata la contaminazione.

Pfas, allarme in Lombardia: “Contaminata il 20% dell’acqua potabile”

Di enrico cinotti -19 Maggio 2023

PFAS ACQUA LOMBARDIA

L’indagine shock di Greenpeace: dopo il Veneto, l’emergenza Pfas nell’acqua ad uso potabile si scopre in Lombardia. I gestori si difendono: “Riduciamo i Pfas in falda: bevete serenamente dal rubinetto ” La replica dell’associazione: “Non è sempre indicato dove gli enti fanno i controlli”

Il 19% dell’acqua ad uso potabile in Lombardia risulta contaminata da Pfas, composti poli e perfluoroalchilici, sostanze altamente persistenti – per queste soprannominate forever chemicalsinquinanti per sempre –  e associate a numerosi problemi per la salute, tra cui alcune forme tumorali. Il dato preoccupante sull’inquinamento dell’acqua immessa nella rete acquedottistica lombarda emerge dall’indagine di Greenpeace Italia condotta grazie a numerose richieste di accesso agli atti (Foia) indirizzate a tutte le Ats (Agenzia di tutela della salute) e agli enti gestori delle acque potabili lombarde. Dopo il Veneto quindi anche la vicina Lombardia deve ora fare i conti con la contaminazione delle acque da Pfas

Secondo quanto ottenuto da Greenpeace Italia, dei circa 4 mila campioni analizzati dagli enti preposti tra il 2018 e il 2022, circa il 19% del totale (pari a 738 campioni) è risultato positivo alla presenza di Pfas. Un inquinamento che rischia però di essere molto sottostimato, se si considera che le analisi condotte finora sono parziali e non capillari.

Greenpeace: “Emergenza sanitaria fuori controllo”

“L’indagine condotta in Lombardia svela l’esistenza di un’emergenza ambientale e sanitaria fuori controllo che le autorità locali e nazionali continuano a sottostimare, nonostante sia chiaro che la contaminazione da Pfas coinvolga migliaia di persone, spesso esposte al rischio in modo inconsapevole”, dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. “Chiediamo – prosegue – al governo, al Parlamento e ai ministeri competenti di assumersi le proprie responsabilità approvando in tempi brevi una legge che vieti l’uso e la produzione di tutti i Pfas, insieme all’adozione di adeguati provvedimenti di bonifica e all’individuazione di tutti i responsabili dell’inquinamento”.

A Milano un campione su tre è contaminato

Guardando ai dati provinciali, la percentuale più elevata di campioni contaminati riguarda la provincia di Lodi, con l’84,8% positivo alla presenza di Pfas; a seguire le province di Bergamo e Como, rispettivamente con il 60,6% e il 41,2%. L’area milanese si attesta a metà classifica, con un quinto delle analisi positive. Tuttavia, in termini assoluti, la provincia di Milano (dove si registra anche un numero più elevato di analisi effettuate) ha il triste primato del maggior numero di campioni in cui sono stati rilevati Pfas (ben 201), seguita dalle province di Brescia (149) e Bergamo (129). Particolari criticità emergono anche nei comuni di Crema (CR), Crespiatica (LO), Pontirolo Nuovo (BG), Rescaldina (MI) e nella zona di Cantù-Mariano Comense (CO).

Sotto la cartina elaborata da Greenpeace con in rosso i punti di analisi in cui è risultata la contaminazione

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La mappa consente di verificare quanti campioni di acqua a uso potabile non rispettano i valori limite più cautelativi vigenti o proposti in altre nazioni come la Danimarca o gli Stati Uniti. Analizzando i risultati dei campioni inviati a Greenpeace Italia si nota come parte dell’acqua della Lombardia sarebbe considerata non potabile secondo i nuovi parametri proposti negli Stati Uniti (il 13,1%) o quelli vigenti in Danimarca (il 13,4%).

Risultati inquietanti sono emersi anche nella città di Milano, dove quasi un campione su tre è risultato contaminato. Prossimamente, Greenpeace Italia pubblicherà un approfondimento sulla situazione a Milano, con una mappatura delle zone più contaminate, dettagli sui quartieri del capoluogo lombardo e le rispettive concentrazioni di Pfas.

I gestori: “Bevete serenamente dal rubinetto”. Ma molti dati aprono scenari meno rassicuranti

Contattata dal Corriere della Sera, Water Alliance, la rete che unisce i gestori regionali, replica all’analisi dei Greenpeace: “Sono proprio i costanti controlli effettuati dalla rete dei laboratori dei singoli retisti a consentire di conoscere con precisione la qualità dell’acqua. Da tempo i gestori del servizio idrico sono impegnati sul fronte della sicurezza e della riduzione dei Pfas nell’acque di falda che non va confusa con quella che beviamo: prima di uscire dal rubinetto, l’acqua viene infatti sottoposta a un capillare processo di potabilizzazione che esclude qualsiasi danno per la salute. Bevete serenamente l’acqua del rubinetto”.

Tuttavia, come la tabella pubblicata da Greenpeace (clicca qui per consultarla), in molte realtà, come a Bergamo, la contaminazione da Pfas viene rilevata nel post trattamento, ovvero dopo che l’acqua è stata captata e sottoposta procedimenti per eliminare gli eventuali inquinanti. Dunque è possibile che i controlli svolti periodicamente dai gestori non avvengano tutti nello stesso punto.

Spiega Giuseppe Ungherese al Salvagente: “È proprio così: consultando i documenti che ci sono stati inviati, alcuni controlli vengono fatti nei pozzi, altri in una fase pre trattamenti, altri ancora in post trattamento. Tutti però sono stati realizzati sull’acqua ad uso potabile immessa nella rete acquedottistica lombarda. Chiediamo per questo alla Regione Lombardia di individuare tutte le fonti inquinanti e di avviare un piano di monitoraggio regionale sulla presenza di Pfas nelle acque potabili”.

Anche se trattata, l’acqua contiene ancora Pfas

Consultando alcuni dati raccolti in “post trattamento” quindi presumibilmente una volta che l’acqua è stata “depurata” da possibili inquinanti, i dati mostrano ancora una presenza di Pfas che supera abbondantemente, come nel caso di Bergamo (si veda la tabella sotto), i 200 nanogrammi per litro.

Come si spiega questa contaminazione? Viene usato un trattamento viene per eliminare i Pfas? E se sì quale? Sappiamo che nella zona rossa del Veneto l’abbattimento dei Pfas nelle acque potabili è stato possibile dopo che sono stati messi filtri al carbone attivo negli acquedotti.

INAIL A BOLOGNA CON “AMBIENTE E LAVORO”

Bologna, dal 10 al 12 ottobre 2023. L’Inail rinnova la sua partecipazione al progetto Ambiente Lavoro e al 23° Salone nazionale della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro con uno stand informativo e l’organizzazione di convegni nazionali e seminari tematici, validi per l’acquisizione di crediti formativi per Rspp e Aspp

Immagine locandina

Al progetto Ambiente Lavoro l’Inail, ente co-promotore e co-organizzatore con la Regione Emilia Romagna e con l’Azienda unità sanitaria di Modena, partecipa attraverso l’apporto tecnico e di ricerca dei suoi dirigenti nel comitato promotore e nei comitati scientifici e organizzativi. A questo si aggiunge la presenza al 23° Salone nazionale della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, che si svolge alla Fiera di Bologna da martedì 10 a giovedì 12 ottobre, con uno stand espositivo e il contributo di ricercatori e professionisti nei quattro convegni nazionali e nei nove workshop in programma.

Fra i convegni nazionali, organizzati in collaborazione con la Regione, l’Ausl di Modena e con i Gruppi tecnici interregionali di salute e sicurezza sul lavoro, rientrano quelli Reach-Osh sulla sicurezza chimica, e dBA 2023 sui rischi fisici. Gli altri due sono incentrati sulle novità del decreto legislativo 81/08 e sull’utilizzo in sicurezza delle macchine. I convegni nazionali si rivolgono principalmente alle imprese, ai consulenti privati e ai tecnici pubblici che si occupano di valutazione del rischio e igiene industriale, ai medici competenti, ai responsabili e agli addetti dei servizi di prevenzione e protezione aziendali (Rspp e Aspp) e agli organi di controllo. Hanno l’obiettivo prioritario di sensibilizzare sulle normative europee e sulla loro corretta integrazione nell’ambito delle legislazioni nazionali relative a salute e sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro.

La presenza dell’Istituto ad Ambiente Lavoro 2023 è curata con il coordinamento organizzativo e scientifico della Direzione centrale prevenzione. I seminari, alla cui realizzazione collaborano le Consulenze professionali centrali e i Dipartimenti di ricerca competenti per materia, sono in programma nella sala Inail attigua allo stand dell’Istituto. Consentono il rilascio di crediti formativi validi per l’aggiornamento professionale di Rspp e Aspp. L’iscrizione, obbligatoria, va effettuata online sul sito Inail accedendo al link predisposto, e per ogni necessità di assistenza tecnica è a disposizione una mail di contatto. Ai partecipanti viene rilevata la presenza, in entrata e in uscita, e non sono ammessi ritardi o partecipazioni parziali.

Diversi i temi analizzati nei seminari, come l’ottica di genere nelle tecnopatie attraverso uno studio delle denunce di malattie muscoloscheletriche, la Neck School in ambito lavorativo, le sinergie fra pubblico e privato per la sicurezza nei cantieri ferroviari. E ancora, i profili normativi e gli aspetti di prevenzione nel lavoro domestico di colf, baby sitter e badanti, l’innovazione e la digitalizzazione per il lavoro sicuro in cantiere, l’esposizione agli ultrasuoni in ambito occupazionale con la disamina delle sorgenti e i criteri di valutazione e gestione del rischio. Infine, un’analisi delle tecnologie “smart” per la prevenzione e la gestione del rischio Natech negli eventi sismici e idrogeologici, il benessere e la sostenibilità delle organizzazioni costruito con un percorso operativo di partecipazione attiva, il lavoro agile e quello da remoto oltre l’emergenza pandemica.

Sempre nell’ambito di Ambiente Lavoro 2023 è in programma il workshop “La sanificazione nel post pandemia”, promosso da Inail e Confimi industria il 12 ottobre a partire dalle ore 10.30. L’organizzazione di questo evento, che non prevede il rilascio di attestati e crediti formativi, è curata da Confimi industria, che mette a disposizione la propria piattaforma informatica per la partecipazione da remoto. Gli interessati possono iscriversi registrandosi al sito di Confimi.

I link relativi ai quattro convegni nazionali, ai seminari Inail e al workshop Inail-Confimi, con programmi e istruzioni per l’iscrizione, sono indicati in basso.

Data Inizio:

10/10/2023

Data Fine:

12/10/2023

Sede Evento:

Bologna Fiere

Indirizzo:

Piazza della Costituzione, 5

Orario:

9.00 – 18.00

Info Email Evento:ambientelavoro@senaf.it; assistenzacorsiprev@inail.it

Info Telefono Evento:

051325511

SISTEMA CYBER FISICO PER LA SICUREZZA DEI LAVORATORI DA SOSTANZE CHIMICHE.

da Inail.it

Il quaderno riporta i risultati del progetto “CP-SEC Cyber-Fisico per la sicurezza in stabilimenti a rischio incidenti rilevanti con integrazione di tecnologie di localiz­zazione di persone e mezzi e di sistemi di sensori distribuiti” finanziato da Inail nell’ambito dei bandi di ricerca in collaborazione (BRiC).

Autori: Andrea Abrardo, Patrizia Agnello, Silvia M. Ansaldi, Laura Belli, Paolo Bragatto, Luca Davoli, Francesca M. Fabiani, Gianluigi Ferrari, Lorenzo Parri

Il progetto ha avuto lo scopo di realizzare un sistema per la sicurezza dei lavoratori che operano, anche da soli, in ambienti complessi, al chiuso o all’aperto, caratterizzati dalla presenza di strutture, macchinari ed impianti, di gas o vapori pericolosi, nonché dalla eventuale carenza di ossigeno. Il sistema realizzato segnala tempestivamente eventuali rilasci di sostanze pericolose, anche localizzandoli, consentendo di mi­nimizzare le conseguenze per i lavoratori e per l’ambiente. E’ destinato princi­palmente agli stabilimenti soggetti al d.lgs 105/2015, dove per la presenza di sostanze pericolose in quantitativi considerevoli è possibile l’accadimento di “incidenti rilevanti”, con coinvolgimento di aree anche molto estese; ma è adatto, in generale, per tutti quegli ambienti lavorativi nei quali la eventuale presenza/fuoriuscita di gas risulti pericolosa per la sicurezza del singolo operatore.

Prodotto: Volume – Collana Quaderni di ricerca
Edizioni: Inail – maggio 2023
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Informazioni e richieste: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

Bisfenolo A nei materiali a contatto con gli alimenti

Regolamento UE bisfenolo A

L’Unione Europea si prepara a vietare il Bisfenolo A nei materiali a contatto con gli alimenti

La Commissione europea sta attualmente lavorando su un nuovo regolamento che potrebbe vietare l’uso del bisfenolo A (BPA) in materiali a contatto con gli alimenti, tra cui imballaggi di plastica e lattine di alluminio. Questa decisione arriva in risposta all’allarme lanciato dall’Agenzia europea per l’ambiente (Aea), che ha segnalato un’esposizione “ben al di sopra dei livelli accettabili di sicurezza sanitaria” a questa sostanza chimica. Il BPA è una sostanza comunemente utilizzata in contenitori alimentari in plastica e metallo, bottiglie riutilizzabili e persino tubi per l’acqua potabile.zx

Secondo l’Aea, il BPA rappresenta un potenziale rischio per la salute di milioni di persone, il che ha spinto Leena Ylä-Mononen, direttrice esecutiva dell’Agenzia Ue per l’Ambiente, a sollecitare le istituzioni europee a “prendere sul serio i risultati della ricerca e intraprendere maggiori azioni per limitare l’esposizione alle sostanze chimiche” potenzialmente dannose.

Il BPA è stato vietato nei biberon nel 2011, ma continua ad essere ampiamente utilizzato in altri contenitori per alimenti e bevande. Tuttavia, la Commissione europea sta cercando di affrontare questa problematica attraverso un nuovo regolamento che vieterebbe l’uso del BPA in questi materiali a contatto con gli alimenti. Il testo completo delle nuove regole dovrebbe essere presentato nei primi mesi del 2024 e mira a raccogliere i risultati delle principali agenzie di regolamentazione sugli effetti nocivi del BPA. Inoltre, il regolamento dovrebbe contenere disposizioni per impedire che i produttori sostituiscano il BPA con altre sostanze altrettanto nocive.

L’allarme delle agenzie Ue

L’allarme riguardo alla nocività del BPA non è una novità nell’Unione europea. L’Agenzia Ue per le sostanze chimiche (Echa) ha classificato il BPA come tossico per la riproduzione, mentre l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha ridotto di 20mila volte la dose quotidiana tollerabile per questa sostanza. La ricerca condotta dall’Aea, i cui risultati sono stati resi pubblici recentemente, ha confermato la preoccupazione sull’esposizione al BPA, evidenziando che quasi il 100% del campione preso in esame era esposto a livelli di questa sostanza chimica “al di sopra delle soglie di sicurezza per la salute”.

Va notato che non tutti gli enti di regolamentazione europei concordano sulla nocività del BPA. Ad esempio, l’agenzia europea per i medicinali ha criticato il parere dell’Efsa. Tuttavia, la ricerca scientifica degli ultimi anni sembra confermare con sempre maggiore certezza i rischi per la salute umana legati all’esposizione al BPA.

In sintesi, l’Unione europea sta compiendo passi significativi per proteggere la salute dei consumatori, preparando un regolamento che potrebbe vietare l’uso del BPA nei materiali a contatto con gli alimenti. Questa iniziativa si basa su una crescente preoccupazione riguardo ai potenziali effetti nocivi del BPA e sulla necessità di garantire una maggiore sicurezza alimentare per tutti i cittadini europei.

da www.open.online