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LA MMC SECONDO LE INDICAZIONI DELLA UNI ISO 11228.

 “Nuovi ” criteri dal 2022 per la movimentazione carichi secondo la nuova norma UNI ISO 11228-1

Nuovi criteri per la movimentazione carichi secondo la nuova norma UNI ISO 112

Pubblicata il 24 marzo 2022 la nuova norma UNI ISO 11228-1 che recepisce la ISO 11228-1 pubblicata a ottobre 2021.

Con il termine Movimentazione Manuale dei Carichi, spesso abbreviato dall’acronimo MMC, si intendono tutte le attività che comportano:

  • Sollevare
  • Deporre
  • Spingere
  • Tirare
  • Portare
  • Spostare

un “carico”, cioè un peso (art 167, comma 2 TU 81/08)

La famiglia delle ISO 11228 parti 1, 2, 3 si occupa di assegnare gli standard per l’analisi dettagliata delle tre tipologie di movimentazione dei carichi:

  1. ISO 11228 – 1 per l’analisi del rischio da sollevamento e trasporto
  2. ISO 11228 – 2 per la valutazione della movimentazione da spinta e traino
  3. ISO 11228 – 3 per l’analisi dei bassi carichi ad alata frequenza

Queste norme, fondamentali per l’analisi dei rischi da movimentazione manuale dei carichi, sono state revisionate a fine 2021 con modifiche principalmente derivanti dai contenuti della ISO TR 12295 (Ergonomia — Documento per l’applicazione delle norme ISO alla movimentazione manuale di carichi (ISO 11228-1, ISO 11228-2 e ISO 11228-3)

Le principali modifiche inserite sono di specificare i limiti raccomandati per il sollevamento e il trasporto manuale prendendo in considerazione, rispettivamente, l’intensità, la frequenza e la durata del compito. La norma fornisce una guida sulla valutazione di diverse variabili del compito, consentendo di valutare i rischi per la salute per la popolazione lavorativa.

La norma risulta applicabile per sollevamento e sollevamento e trasporto di oggetti di peso uguale o superiore a 3 kg e con una velocità di spostamento compresa tra 0,5 e 1 metro al secondo su un percorso orizzontale. Non è applicabile a bambini o animali, per i quali si rimanda alla ISO/TR 12296. Non si può applicare in caso di utilizzo di sistemi di ausilio come gli esoscheletri.

  • Fase 1: verifica che il peso sollevato sia inferiore ai pesi di riferimento (25/20 kg per i maschi, 20/15 kg per le femmine), la verifica dei pesi limiti

Riportati i pesi limite di riferimento in base a sesso, età e percentuale di popolazione protetta, troviamo una tabella che suggerisce i pesi di riferimento da utilizzare richiamati all’interno della ISO TR 12295: 20 kg per le donne adulte, 15 kg per le donne giovani e anziane, 25 kg per i maschi adulti e 20 kg per i maschi giovani e anziani.

  • Fase 2: valutazione rapida (come previsto nella ISO TR 1229) dalla quale potrebbe emergere un rischio accettabile o critico o dubbio, nel caso ultimo si procede con lo fase successiva.

Sono definite tre tipologie di condizioni:

  1. Condizioni di accettabilità: qualora siano tutte verificate, fatto salvo il risultato delle altre condizioni, la condizione risulterebbe a rischio accettabile senza dover procedere alla valutazione di dettaglio;
  2. Condizioni critiche: la presenza di anche solo una di queste condizioni, determina un rischio non accettabile e, quindi, si deve procedere alla sua rimozione, prima di poter eventualmente andare avanti con la valutazione. Rappresentano, sostanzialmente, quelle situazioni che determinerebbero, nella valutazione di dettaglio, sicuramente un rischio non accettabile. Attraverso questo passaggio, si riduce l’impegno di calcolo;
  3. Fattori addizionali: ipotizzando che siano rispettate tutte le condizioni di accettabilità e che non siano presenti le condizioni di criticità, la presenza di anche solo una condizione addizionale determina la non applicazione della valutazione rapida ma si deve procedere con la valutazione di dettaglio.
  • Fase 3: verifica del peso di riferimento tenendo conto dell’ergonomia dei compiti e dell’organizzazione del lavoro.

Il metodo NIOSH prevede:

  1. Compito singolo: un solo compito di sollevamento svolto in determinate condizioni (distanza dell’oggetto dalle mani, altezza dell’oggetto, distanza di spostamento verticale, angoli di torsione, frequenza, durata del compito, tipologia di presa ecc.) e per certi periodi e frequenze. Il peso sollevato dovrà essere confrontato con un rapporto con il peso di riferimento calcolato. Il valore determina l’indice di sollevamento (LI);

ATTENZIONE: a differenza della precedente norma, la nuova ISO 11228-1 riporta una tabella per classificare a fasce i valori di indice di sollevamento calcolati:LI < 1 rischio molto basso, nessun intervento richiesto

1<LI<1,5 rischio basso

1,5<LI<2 rischio moderato

2<LI<3 rischio alto

LI>3 rischio molto alto

2. Compito composito: quando, nell’arco della giornata, vengono svolti da una persone più compiti diversi di sollevamento. SI applica una formula, però, ha un difetto intrinseco, se i compiti da analizzare sono molti, la differenza di frequenza e durata tra uno e l’altro potrebbe essere tale da annullare alcuni componenti nel calcolo, falsando il risultato. Pertanto, all’interno della ISO 11228-1 viene indicato che questo metodo va usato solo per un numero di sub compiti uguale o inferiore a 10;

3. Compito variabile: questo metodo permette di calcolare un indice di rischio complessivo quando i compiti da analizzare sono superiori a 10. Il metodo, in realtà, raggruppa i sottocompiti fino a ottenere 6 compiti e applicare la stessa formula del Composito;

4. Compiti sequenziali: se i compiti di sollevamento diversi non sono tra loro svolti nell’arco della giornata in maniera miscelata ma sono svolti in specifiche fasce orarie, allora è possibile usare questa formula per calcolare l’indice complessivo. Il sequenziale permette di intercettare compiti singoli, composti e variabili da organizzare nell’arco della giornata.

  • Fase 4: si applica in caso di trasporto per distanze superiori a 1 metro e prevede la verifica del peso cumulativo nel turno di lavoro (6 ton).

Fatti salvi i limiti di 25 kg per singolo sollevamento e i 15 sollevamenti al minuto, che non possono essere superati, si permette di verificare che il peso, complessivamente sollevato e trasportato nell’arco della giornata non ecceda certi limiti. Il peso cumulativo giornaliero è fissato in 6.000 kg contro i 10.000 kg previsti nell’edizione precedente, sebbene in condizioni ideali.

  • Fase 5: verifica del peso trasportato cumulativo tenendo conto della distanza, altezza delle mani e altri fattori.

Viene introdotta una tabella che permette di verificare che i pesi sollevati e trasporti cumulativamente nell’arco delle ore, non superino certi valori.

da programmaradon.it

APERTE LE ISCRIZIONI AL CONGRESSO DELLA SIML A TORINO

85° Congresso Nazionale di Medicina del Lavoro SIML

TORINO, 20-22 SETTEMBRE 2023


Sono aperte le iscrizioni
 all’85° Congresso Nazionale SIML in programma a Torino dal 20 al 22 settembre 2023 presso il Centro Congressi Lingotto.
Nel novantaduesimo anno dalla fondazione della Società Italiana di Medicina del Lavoro (SIML), condividiamo il piacere e l’orgoglio di annunciarne l’85° Congresso Nazionale, che sarà organizzato nuovamente a Torino, dal 20 al 22 settembre 2023. Sono trascorsi 12 anni dall’ultima edizione del nostro Congresso celebrato a Torino nel novembre 2011. In allora i temi erano incentrati sul fenomeno della globalizzazione e di un mondo del lavoro in tumultuoso cambiamento, anche a seguito della grave crisi economica mondiale. In questa occasione si ripresenta la necessità di riflettere sul lavoro che cambia a seguito di un altro evento drammatico globale, la pandemia da SARS-CoV-2, che tanto ha inciso nel nostro sistema sociale, compreso il settore lavorativo. I temi congressuali prevedono quindi un ampio spazio dedicato alle conseguenze dirette della pandemia che hanno indotto una accelerazione della ricerca su aspetti tecnologici e organizzativi che possano garantire adeguati livelli produttivi e la migliore tutela della sicurezza e salute dei lavoratori.



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LAVORO NOTTURNO E TUMORE AL SENO: SENTENZA STORICA IN FRANCIA.

da dottnet.it

A distanza di 14 anni, il Consiglio dei Medici francese ha stabilito il legame diretto tra la patologia contratta dall’infermiera e la gran quantità di turni di notte svolti durante il servizio

Una sentenza storica in Francia che potrebbe avere ripercussioni anche nel resto dell’Europa. Per la prima volta è stato riconosciuto un legame diretto tra il lavoro notturno e il rischio di sviluppare tumori al seno per le donne. Lo ha stabilito afine marzo il Consiglio nazionale dell’Ordine dei medici francese, che ha esaminato il caso di un’ex infermiera (ora in pensione) dell’ospedale di Sarreguemines, piccolo comune transalpino situato al confine con la Germania.

Nel corso dei suoi 28 anni trascorsi nei reparti di cardiologia e ginecologia, l’infermiera Martine (nome di fantasia), riporta il Messaggero, oggi 61enne, ha trascorso in totale 873 turni di lavoro notturno. Nel 2009, a 48 anni, ha chiesto e ottenuto dalla direzione ospedaliera di lavorare soltanto di giorno, poco prima di scoprire di essere afflitta da un tumore al seno. A distanza di 14 anni, il Consiglio dei Medici francese ha stabilito il legame diretto tra la patologia contratta dall’infermiera e la gran quantità di turni di notte svolti durante il servizio. Il suo tumore, in altre parole, è annoverabile come malattia contratta sul posto di lavoro. Una sentenza storica, grazie alla quale la donna potrà chiedere un risarcimento all’assicurazione sanitaria. Cosa in precedenza negata ad altre due sue colleghe in passato.

La causa legale di Martine è stata sostenuta da un’ex infermiera della regione francese della Mosella (dove si trova il comune di Sarreguemines), Josiane Clavelin, ora sindacalista di categoria, che ha testimoniato: «Ho lavorato in pediatria, un servizio di pronto soccorso, e regolarmente un radiologo entrava nella stanza per fare i raggi X. Con le conseguenze che questo può avere. Allo stesso tempo, ho notato che emergevano molti più tumori al seno nel personale infermieristico che lavorava turni notturni».

Accompagnata da medici nucleari, epidemiologi, medici del lavoro, Clavelin ha redatto un questionario di 124 domande distribuito in tutti gli ospedali della Mosella, rivolto a circa 700 persone, congedando tutto il personale ospedaliero che correva il rischio di sviluppare un cancro a causa degli orari di lavoro. «La comunità scientifica ha stabilito che il lavoro notturno e l’inversione di ritmo sonno-veglia hanno conseguenze sulla salute, con un possibile aumento dei tumori al seno», ha dichiarato Clavelin.

Il fatto è stato confermato da un rapporto, pubblicato a marzo 2016, dell’Agenzia nazionale francese per la salute e la sicurezza alimentare, l’ambiente e il lavoro (ANSES), intitolato “Valutazione dei rischi per la salute connessi al lavoro notturno”. A pagina 124 si legge: «I lavoratori notturni devono sopportare condizioni di lavoro molto più difficili rispetto agli altri dipendenti. I principali studi hanno dimostrato l’esistenza di associazioni statistiche, generalmente deboli, tra cancro al seno e turni di notte».

Un anno fa i  ricercatori dell’Università Paris-Saclay, con i loro colleghi dell’Inserm e dell’Inrae, pubblicarono i risultati di questa ricerca su Nature Communications: l’interruzione del ritmo circadiano, quindi del ritmo-sonno veglia, può aumentare il rischio di cancro al seno.  Il tumore al seno è la forma di cancro più comune tra le donne. Nella maggior parte dei casi, i vari fattori di rischio sono comportamentali e legati, per esempio, a una cattiva alimentazione o al consumo di alcol, a fattori ormonali correlati all’assunzione di una pillola contraccettiva o a trattamenti ormonali in menopausa, oltre che a fattori ambientali come l’inquinamento atmosferico o le modifiche dei cicli luce/buio.

In uno lavoro condotto sui topi gli studiosi hanno sottoposto gli animali a un jet lag continuo che riproduceva un cambio di ritmo di lavoro tra il giorno e la notte.  E’ grazie a questa attività sperimentale che hanno osservato come il disturbo circadiano abbia avuto un impatto significativo sullo sviluppo di tumori al seno. Questa interruzione del ritmo sonno/veglia ha aumentato la diffusione delle cellule tumorali e la formazione di metastasi. E’ stato notato come la maggiore espressione della una chemochina nei tumori, porti a una maggiore infiltrazione di alcune cellule mieloidi che permettono lo sviluppo di un microambiente che sopprime il sistema immunitario.

Gli effetti negativi possono essere però corretti con l’uso di un inibitore e quindi limitare l’effetto dello stress circadiano sulla progressione del tumore. Queste ricerche sperimentali, secondo gli studiosi, rafforzano i risultati di studi epidemiologici che dimostrano che le donne in pre-menopausa esposte per lunghi periodi a cambi del loro ritmo di lavoro, sarebbero particolarmente esposte a tumori mammari più aggressivi.

IL 6 APRILE È LA GIORNATA DELL’ATTIVITÀ FISICA.

La giornata mondiale dell’attività fisica che si celebra il 6 aprile è l’occasione per ribadire come la promozione della salute e del benessere rivesta un ruolo fondamentale nell’ambito della programmazione delle attività del Piano Regionale della Prevenzione 2022-25, in particolare modo dopo anni in cui la pandemia Covid-19 è stata protagonista.

Lo slogan dell’edizione di quest’anno ‘Divertiti! Fai movimento!’ ci ricorda come il movimento sia anche divertimento, socializzazione, condivisione.

Il programma PP02 Comunità Attive, programma predefinito del Piano Regionale della Prevenzione 2022-25, ha proprio come obiettivo principale la promozione dell’attività fisica nella popolazione, in tutte le diverse fasce di età, nei primi anni di vita, nei bambini, negli adolescenti, negli anziani, in chi convive con una malattia cronica e degenerativa, e in coloro che vivono in condizioni di fragilità fisica, mentale e sociale.

L’INFORTUNIO IN ITINERE IN PILLOLE

Nel pieghevole sono riportate ‘pillole’ informative su un argomento di grande interesse, l’infortunio in itinere.

Immagine L'infortunio in itinere

L’Inail tutela i lavoratori che subiscono un infortunio durante il normale tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il luogo di lavoro.
L’infortunio presenta alcune peculiari caratteristiche di cui non sempre si è al corrente e che si è cercato qui di evidenziare per un primo approfondito contatto informativo.
Per saperne di più: www.inail.it


Prodotto: Pieghevole
Edizioni: Inail –
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

IL RISCHIO POSTURALE È SOTTOVALUTATO SECONDO IL MINISTRO DELLA SALUTE.

da dottnet.it

Fra le conseguenze più comuni di uno scompenso posturale ci sono le lombalgie che colpiscono fino al 50% degli adulti in età lavorativa, di cui circa il 20% ricorre a cure mediche”

“I problemi della postura spesso vengono sottovalutati, però la loro mancata individuazione può avere conseguenze nel tempo e possono produrre anche disturbi più seri, con i quali a volte è anche difficile convivere. Si tratta di scompensi che interessano una gran parte della popolazione, tanto da avere ricadute significative sulla salute pubblica”. Così il ministro della Salute Orazio Schillaci nel suo intervento al convegno ‘Migliorare la postura per una salute più sostenibile’, che si è svolto oggi pomeriggio nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, promosso su iniziativa del senatore di FdI Marco Silvestroni.

“Fra le conseguenze più comuni di uno scompenso posturale – prosegue il ministro – ci sono le lombalgie che colpiscono fino al 50% degli adulti in età lavorativa, di cui circa il 20% ricorre a cure mediche. Tutto questo avviene in un quadro sociale che ha visto crescere in maniera esponenziale la sedentarietà e questo dipende anche dalle modalità lavorative, con postazioni spesso inadeguate e con abitudine posturali scorrette”

I dati, secondo Schillaci, “indicano che siamo di fronte a un tema di salute pubblica, non solo individuale – ribadisce – con costi notevoli, e non solo economici per il nostro Servizio sanitario nazionale. Sui disturbi della postura sia a livello scientifico che medico c’è ancora un ampio dibattito: il ministero della Salute aveva elaborato delle linee guida nazionali sulla classificazione, inquadramento, misurazione della postura e delle relative disfunzioni per incentivare interventi multidisciplinari di prevenzione. Si tratta di un documento nato per fornire informazioni univoche, condivise, basate su evidenze scientifiche disponibili rivolte alle diverse professionalità sanitarie coinvolte nella prevenzione e nella diagnosi”. Un impegno che “il ministero della Salute si è assunto e che oggi io ritengo si debba cercare di proseguire con un ulteriore sforzo per aggiornare le indicazioni sulle buone pratiche in base ai dati scientifici più attuali, alle opinioni condivise dagli esperti e con una particolare attenzione alle possibile cure”.

Promuovere la cultura della prevenzione e la crescita di una cultura sanitaria è il primo passo come dico da tempo per difendere la salute pubblica – rimarca Schillaci – e tendere ad un miglioramento generale della qualità della vita, combattendo l’insorgenza di molte patologie e lo sviluppo di complicazione dovute a queste patologie. Va in questa stessa direzione l’impegno che stiamo portando avanti per promuovere l’attività fisica in è sempre importante il supporto del medico per orientare al meglio la scelta dell’attività più appropriata per ogni persona”.

La prevenzione “è la chiave di volta nella tutela della salute ed è fondamentale incoraggiare l’adozione di stili di vita salutare a partire da una corretta alimentazione e al contrasto della sedentarietà”. La salute posturale “è un altro tassello fondamentale e su questo fronte gioca un ruolo chiave l’impegno della comunità scientifica e di quella medica – conclude – nel ricercare e sperimentare sul campo le soluzioni migliori nel metterle in pratica e dare riscontri sulla loro efficacia”. Quindi ha assicurato “la dovuta attenzione alle proposte studiate dagli esperti che emergeranno dal dibattito, per valorizzare insieme le migliori esperienze in questo campo”.

PFAS NELLA CARTA IGIENICA

da Agi.com

La carta igienica è tossica e inquina? Per il momento i suoi rotoli sono sotto osservazione in tutto il mondo, perché un recente studio ha stabilito che “la carta igienica dovrebbe essere considerata come una fonte importante di Pfas che entra nei sistemi di trattamento delle acque reflue”.

Pfas, nella fattispecie, sono sostanze perfluoroalchiliche, dette anche acidi perfluoroacrilici, che appartengono ad una famiglia di composti chimici molto utilizzati dall’industria. Ovvero, acidi forti, resistenti ai principali processi naturali di degradazione. Di fatto, sono “una classe di circa 14.000 sostanze chimiche tipicamente utilizzate per rendere migliaia di prodotti di consumo resistenti all’acqua, alle macchie e al calore” e che possono essere portatori di cancro, complicazioni fetali, malattie del fegato, malattie renali, malattie autoimmuni e comportare altri gravi problemi di salute.

Lo studio ha analizzato 21 tra i principali marchi di carta igienica nel Nord America, in Europa occidentale, Africa, America centrale e Sud America, senza menzionare nello specifico i loro nomi, ma scoprendo che le sostanze tossiche Pfas contenute nella carta igienica una volta che finiscono “negli impianti di trattamento delle acque reflue probabilmente creano una fonte significativa di inquinamento idrico”.

Il rapporto dell’Università della Florida, sottolinea il Guardian, non ha tuttavia preso in considerazione “le implicazioni per la salute delle persone che si puliscono con carta igienica contaminata”, anche perché non esiste alcuna ricerca su come queste sostanze possano essere assorbite epidermicamente.

Però vale sicuramente la pena indagare”, afferma David Andrews, scienziato senior dell’Environmental Working Group, organizzazione no-profit per la salute pubblica che monitora l’inquinamento da Pfas. I marchi che utilizzavano carta riciclata contenevano tanto Pfas quanto quelli che non la utilizzavano, al punto che “potrebbe essere che non si possa evitare il Pfas nella carta igienica”, ha affermato Jake Thompson, autore principale dello studio dell’Università della Florida.

“Non c’è fretta di cambiare la carta igienica e non sto dicendo che le persone dovrebbero smettere di usarla o ridurne la quantità”, ha poi aggiunto, ma il punto è che “stiamo identificando un’altra fonte di Pfas e ciò mette in evidenza che le sostanze chimiche sono comunque onnipresenti”.

Tuttavia, sostiene il Guardian, i livelli di Pfas rilevati “sono sufficientemente bassi da suggerire che le sostanze chimiche vengano utilizzate nel processo di produzione per evitare che la pasta di carta si attacchi ai macchinari”, come evidenziato dallo stesso Thompson, anche perché sono spesso usati come lubrificanti nel processo di produzione e alcuni dei prodotti chimici “sono comunemente lasciati sui o nei generi di consumo”.

Secondo la ricerca, l’americano medio utilizza 57 libbre di carta igienica all’anno e più di 19 miliardi di libbre di carta igienica vengono “scaricate” ogni anno nei gabinetti degli Stati Uniti.