Monthly Archives: Giugno 2022

È INIZIATA L’ ONDATA ESTIVA OMICRON 5

da “Avvenire”

La pandemia di Covid-19 in Italia cambia rotta ed inverte il proprio trend. Gli indicatori, infatti, tornano a salire: contagi e decessi. Questi ultimi – secondo l’Oms – nell’ultima settimana hanno addirittura fatto registrare un aumento del 17%. Fortunatamente, però, l’alto livello di copertura vaccinale della popolazione, riducendo significativamente i casi di malattia grave, sta impedendo un effetto di sovraccarico sugli ospedali.

Tuttavia l’aumento dei casi segnala che siamo dinanzi ad una nuova ‘ondata estiva’, sia pure sotto controllo, e rende evidente come la convivenza con il virus SarsCoV2 sia ormai diventata inevitabile.

A fotografare l’inversione di tendenza rispetto all’andamento epidemico dell’ultimo periodo è il nuovo monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe relativo alla settimana 8-14 giugno. In 7 giorni, infatti, si è registrato un netto rialzo dei contagi (+32,1%) e salgono anche i decessi (+6,1%). In lieve calo sono invece i ricoveri ordinari (-3,3%) e le terapie intensive scendono del 16,4%. Un netto aumento dei decessi è segnalato anche dall’Oms: a livello mondiale sono aumentati del 4% nella settimana tra il 6 e il 12 giugno, dopo 5 settimane di calo. Nella stessa settimana, segnala sempre l’Oms, i decessi in Italia sono stati 443, pari al +17% rispetto alla settimana precedente.

L’aumento di contagi riguarda quasi tutte le Regioni ed è, secondo Gimbe, «verosimilmente trainato dalla sotto-variante Omicron BA.5». Di parere diverso è però l’epidemiologo Cesare Cislaghi, il quale sottolinea che le Regioni «hanno avuto uno sviluppo epidemico sincrono. Questa è la ragione per cui – spiega – vi sono delle perplessità a credere che l’attuale crescita dei contagi sia per il momento esclusivamente frutto della presenza di una variante più contagiosa».

Se questa fosse la ragione della crescita dei contagi, chiarisce, «ci si sarebbe dovuto aspettare una differente e progressiva diffusione della nuova variante tra le Regioni e quindi una crescita asincrona dei casi. Forse la nuova variante sta già marginalmente provocando i suoi effetti, ma è più credibile pensare che la crescita sincrona regionale sia soprattutto dovuta ad un rallentamento delle misure precauzionali ed a una diminuita sensibilità verso i rischi di contagio».

Attualmente in 99 province si registra un incremento percentuale dei nuovi casi, con Cagliari che ha un’incidenza superiore ai 500 casi per 100mila abitanti. Inoltre, ancora 6,8 milioni di italiani non sono vaccinati e 5,4 milioni sono privi dello ‘scudò della terza dose.

Proprio questa impennata di contagi è il segnale, avverte il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, che «siamo di fronte a una variante più diffusiva che però non sta creando problemi di peso negli ospedali. È un’ondata estiva che credo sarà anche autolimitante, già iniziata in altri Paesi Ue e ora pure in Italia ma che non va vista con paura».

Insomma lo scenario sta cambiando e si apre una stagione diversa, come evidenzia il sottosegretario alla Salute Andrea Costa. Lo stop all’obbligo delle mascherine tranne che sui trasporti e in ospedali e Rsa, afferma, «è un ulteriore passo che ci avvicina molto alla normalità: raggiungiamo l’obiettivo della convivenza con il virus, perchè il contagio ‘zerò è un obiettivo irraggiungibile», avverte. Dobbiamo cioè «convivere con il Covid e convivere significa permettere ai nostri ospedali di continuare nella attività ordinaria».

Intanto, il bollettino quotidiano del ministero della Salute segnala che sono 36.573 i nuovi contagi nelle ultime 24 ore (ieri 31.885). Le vittime sono 64, in aumento rispetto alle 48 di ieri. Sono stati eseguiti in tutto 194.676 tamponi con il tasso di positività al 18,7%, in aumento rispetto al 16,3% di ieri. Sul fronte degli ospedali, sono 192 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, 3 in più di ieri, ed i ricoverati nei reparti ordinari sono 4.303, ovvero 85 in più.

AGENTI FISICI NEI LUOGHI DI LAVORO: GLI ATTI DI DBA2019

dBA è una iniziativa nata nel 1985 per rispondere inizialmente alle problematiche di prevenzione del rischio rumore, ma che che è cresciuta a tutti gli ambiti dei fisici e ogni 4 anni dal 1985 , porta a sintesi un confronto multidisciplinare .Approfondisce gli argomenti più attuali in incontri dedicati a temi specifici, sempre nell’ambito dei rischi fisici con contributi tecnico-scientifici sulle novità normative e la loro interpretazione, sugli effetti biologici dei fattori di rischio, sui problemi della sorveglianza sanitaria, delle tecniche di valutazione, misurazione e previsione dei rischi, delle misure di bonifica e di protezione degli esposti, nonché degli aspetti connessi al controllo ed alla vigilanza.

Scarica il documento :

Regione Emilia Romagna, Inail, Ausl Modena, “ dBA2019 – Agenti fisici e salute nei luoghi di lavoro”, a cura di Silvia Goldoni, Pietro Nataletti, Nino Della Vecchia e Antonio Santarpia, pubblicazione che raccoglie gli atti dell’omonimo convegno – Bologna, 17 ottobre 2019 (formato PDF, 11.65 MB).

La Ausl di Modena mette a disposizione una importante banca dati disponibile on line al link:

https://www.ausl.mo.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/23106

LA MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI IN AMBITO AEROPORTUALE.

Da Inail it

Nel settore aeroportuale l’infortunistica e caratterizzata principalmente dall’interazione dell’operatore con una serie di macchine ed attrezzature in movimento (carrelli da traino, carrelli elevatori, nastri trasportatori etc.) e dalla presenza di fattori di rischio biomeccanico (movimentazione di carichi manuale, postura ortostatica protratta).

Risulta, dalla ricerca riportata nella pubblicazione, che il 50% circa degli infortuni interessa il rachide e che anche le malattie professionali sono per lo più rappresentate da discopatie da movimentazione manuale di carichi e, solo in alcuni casi, da ipoacusia da rumore. Il documento consente un approfondimento delle conoscenze sui rischi al fine di impostare efficaci interventi di prevenzione.




Prodotto: Volume
Edizione Inail – Agosto 2014
Disponibilità: Sì – Consultabile anche in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

ALLEGGERIAMO IL CARICO : FOCUS SNOP SULLE MALATTIE MUSCOLO-SCHELETRICHE

da Ciip

È qui possibile consultare i materiali ( la maggior parte slides) in formato PDF proiettate alla presentazione dell’e-book CIIP , per la campagna contro i disturbi muscolo-scheletrici.

Matteo Bonzini (Clinica del Lavoro Milano): Introduzione  (video)

Susanna Cantoni (presidente CIIP): Presentazione E BOOK CIIP DMS  (video)

Giovanni Falasca (coordinatore Gruppo CIIP Sistemi informativi): Rischio muscolo scheletrico: infortuni e malattie professionali: I dati del problema  (video)

Focus su settore sanitario e socio sanitario

Olga Menoni  (Clinica del Lavoro Milano) (video)

Cristina Mora (Università di Bologna – Banca Dati Soluzioni) (video)

Silvana Salerno (ricercatrice): Rischio muscolo scheletrico: un problema di genere? (video)

Francesca Grosso (referente Focal Point INAIL   EU OSHA): L’impegno dell’INAIL nella Campagna Europea sul rischio MSK (video)

Daniele Tovoli (referente FIASO): L’impegno di FIASO sul rischio MSK (video)

VIGILI DEL FUOCO: L ‘ATTIVITA’ FISICA RIDUCE LO STRESS LAVORO CORRELATO

Proponiamo qui le risultanze di uno studio eseguito su un gruppo di vigili del fuoco di Cipro, pubblicato con il titolo :

Exercise and Occupational Stress among Firefighters.

autori

Elpidoforos S Soteriades et al. Int J Environ Res Public Health. 2022.

Lo scopo del nostro studio era di valutare la potenziale associazione tra attività fisica e stress lavorativo tra i vigili del fuoco. I dati sono stati raccolti su un gruppo di vigili del fuoco ciprioti attraverso la somministrazione sul web di questionari convalidati a livello internazionale compilati in modo anonimo (COPSOQ, DASS) . 430 vigili del fuoco (tasso di risposta 68%) hanno completato l’indagine (fascia di età: 21-60 anni). Più della metà dei vigili del fuoco (54%) ha riportato attività fisica nulla o minima. Un totale dell’11% dei vigili del fuoco ha riportato uno stress da moderato a estremamente grave in base alla scala DASS-S. Utilizzando modelli di regressione multivariata, abbiamo dimostrato che i vigili del fuoco che facevano esercizio avevano il 50% in meno di rischio di stress lavorativo e, utilizzando un modello categoriale, abbiamo scoperto che ogni ora alla settimana di maggiore attività fisica tra i vigili del fuoco era associata a un rischio inferiore del 16% di stress lavorativo dopo aggiustamento per età, istruzione, fumo e indice di massa corporea (OR = 1,16; p = 0,05). Inoltre, i nostri risultati suggeriscono una relazione dose-risposta inversa tra attività fisica e stress lavorativo tra i vigili del fuoco. L’attività fisica sembra essere inversamente associata allo stress lavorativo e funge da importante fattore attenuante dello stress lavorativo nei vigili del fuoco. Sono necessarie ulteriori ricerche per valutare il potenziale effetto degli interventi di esercizio sullo stress lavorativo e sulla salute mentale generale dei vigili del fuoco e di altri gruppi professionali.( Testo liberamente tradotto ed adattato da dott Alessandro Guerri medico specialista in medicina del Lavoro)

INDUSTRIA CUOIO E CANCEROGENI

L’industria calzaturiera è stata associata al rischio cancerogeno da molto tempo dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC). Da studi epidemiologici eseguiti nell’ultimo trentennio è emerso, infatti, che le polveri di cuoio sono responsabili dell’insorgenza di manifestazioni tumorali delle fosse nasali e dei seni paranasali e, quindi, sono da considerarsi agenti cancerogeni. Le lavorazioni interessate sono quelle più polverose quali scarnitura, smerigliatura, cardatura, fresatura, levigatura e carteggiatura di calzature finite o di altri manufatti in cuoio. Anche i coloranti organici a base azoica, presenti in numerosi materiali utilizzati per la produzione calzaturiera, o presenti nei prodotti di finissaggio e guarnitura, così come le ammine aromatiche impiegate come antiossidanti nella gomma, sono tra i prodotti ipotizzati come responsabili di casi di tumore vescicale.

La normativa di riferimento
In relazione alle disposizioni specifiche contenute nel Titolo IX “Sostanze pericolose” del D.Lgs 81/2008, il riferimento attuale per le polveri di cuoio è il Capo I “Protezione da agenti chimici”. Infatti, le polveri di cuoio non sono classificate e non rispondono ai criteri di classificazione quali categorie cancerogene 1 o 2 dell’Unione Europea, né l’attività calzaturiera è ricompresa nell’allegato XLII.
Tuttavia, i tumori delle cavità nasali ed i tumori dei seni paranasali in lavoratori addetti alla “Fabbricazione e riparazione delle calzature” sono malattie la cui denuncia è obbligatoria ai sensi e per gli effetti dell’articolo 139 del D.P.R. 1124/1965 e successive modificazioni ed integrazioni: infatti nel D.M. 14 gennaio 2008 sono comprese nella Lista I “Malattie la cui origine lavorativa è di elevata probabilità” (Gruppo 6 – punto 28). Nel D.M. 9 aprile 2008 “Nuove tabelle delle malattie professionali nell’industria e nell’agricoltura”, gli stessi tumori delle cavità nasali e dei seni paranasali sono inseriti alla voce 68 “Malattie neoplastiche causate da polveri di cuoio” – “Lavori che espongono a polveri di cuoio”, attribuendo un ruolo causale netto alle polveri di cuoio. Ciò detto in applicazione dell’art. 225 comma 1 lettera c) del D.Lgs 81/08 e s.m.i.

Gli obblighi a carico dei datori di lavoro
Essendo, secondo le attuali evidenze scientifiche, il rischio elevato e non potendo ridurre, mediante la sostituzione o l’eliminazione, l’esposizione a polveri di cuoio, devono essere applicate le misure di protezione personale.( Da confindustrifirenze.it)

NON È DETTO CHE IL COVID SI ATTENUI.

da dottnet.it

Aumentati i casi di Sara 2 -Cov in Portogallo: “Sorgono dei dubbi su quanto si è detto finora, a proposito del fatto che il virus si evolve verso un’attenuata patogenicità”

La sottovariante BA.5 è più trasmissibile rispetto alle altre sottovarianti di Omicron a causa di almeno due mutazioni che le permettono di legarsi alle cellule umane in modo più efficace. I dati sono online sulla piattaforma BiorXiv, che accoglie studi non ancora sottoposti alla revisione della comunità scientifica, e sono il risultato di una ricerca condotta in Giappone e coordinata da Izumi Kimur, dell’Univesità di Tokyo. “Questo spiegherebbe l’aumento dei casi in Portogallo – dice all’ANSA il virologo Francesco Broccolo, dell’Università Bicocca di Milano – e indica che è davvero prematuro affermare che il virus SarsCoV2 si stia indebolendo”.

La sottovariante BA.5 è arrivata quasi contemporaneamente alla BA.4 e, secondo i dati più recenti dell’Agenzia britannica per la sicurezza sanitaria (UKHSA), relativi all’8 maggio scorso, allora in Portogallo rappresentava il 18,47% del virus SarsCoV2 in circolazione, contro le percentuali decisamente inferiori di altri Paesi europei, come Germania e Gran Bretagna (in entrambe pari all’1,28%) e poi Francia (0,88) e Danimarca (0,41%).  I dati italiani dell’Istituto Superiore di Sanità indicavano che al 3 maggio la sottovariante BA.5 costituiva lo BA.5 0,4% del virus SarsCoV2 in circolazione nel Paese. Intorno al 20 maggio la circolazione della BA.5 in Portogallo era già aumentata al 37%.

Sono almeno tre, rileva Broccolo, i motivi che permettono di mettere in relazione la presenza della BA.5 con l’aumento dei casi in Portogallo. Il primo, osserva, consiste nel fatto che “le sottovarianti BA.4 e BA.5 sono molto simili fra loro perché hanno entrambe la mutazione L452R, che da sola è in grado di far cambiare moltissimo la struttura della proteina Spike, con la quale il virus aggancia le cellule umane”, osserva. “Non è una mutazione nuova – prosegue – perché il il virus l’aveva già selezionata nelle varianti Delta Lambda” e la sua presenza “aumenterebbe il numero di riproduzione, ossia renderebbe le due sottovarianti più contagiose rispetto ad altre sottovarianti di Omicron, come BA.1 e BA.2″.

Il secondo elemento, prosegue il virologo, è fornito dai dati secondo i quali “le due sottovarianti sfuggirebbero di più agli anticorpi, sia a quelli generati dal vaccino sia a quelli generati dalle infezioni causate da BA.1, BA.2 e BA.2.12.1″. Il terzo elemento riguarda il fatto che, come la variante Delta, anche la BA.5 è sinciziogena, ossia le cellule polmonari infettate dal virus si fondono con quelle adiacenti sane non infettate. “Questa caratteristica – rileva – è stata dimostrata in vitro su colture cellulari ma sappiamo che c’è una correlazione tra il potere fusogenico di una variante osservata in vitro e il suo grado di patogenicità in vivo, come dimostrato anche dalla sua maggiore virulenza in esperimenti condotti su animali “.

Alla luce di questi elementi, secondo Broccolo “sorgono dei dubbi su quanto si è detto finora, a proposito del fatto che il virus si evolve verso un’attenuata patogenicità”. In passato, prosegue, “l’arrivo della variante Delta ha dimostrato che questa era più patogena rispetto al virus ancestrale, poi è arrivata la Omicron BA.1, che aveva una patogenicità inferiore a quella della Delta, e adesso stiamo vedendo che BA.4 e BS.5 sono più patogene rispetto a BA.2 e hanno recuperato due mutazioni della Delta: a fronte di queste osservazioni – aggiunge – dobbiamo dire che il virus SarsCoV2 non necessariamente si evolve per divenire un virus attenuato e non possiamo prevedere quando ciò accadrà”.

DISTURBI MUSCOLOSCHELETRICI E NUOVE GENERAZIONI

Eu-Osha ha arricchito con  una nuova area specifica il sito della campagna Ambienti di lavoro sani e sicuri 2020-22 Alleggeriamo il carico.

L’area è rivolta  alla prevenzione e alla tutela dei ragazzi in età scolare.

Sono descritte le buone prassi per prevenire per evitare i Disturbi muscolo scheletrici.

Queste alcune delle risorse presenti:

IL CAFFÈ FA BENE AL CUORE.

da “il giornale Italiano di cardiologia”

Il caffè rappresenta la bevanda più diffusa al mondo immediatamente dopo l’acqua. Negli Stati Uniti il consumo di caffè è pari a 400 milioni di tazzine al giorno e costituisce, globalmente, la principale fonte di caffeina. In considerazione di un utilizzo mondiale così elevato, risulta di grande interesse per la comunità scientifica capire se questa bevanda abbia o meno un impatto sulla salute. Nei primi studi clinici volti ad indagare gli effetti del caffè si ipotizzava un possibile effetto deleterio sulla pressione arteriosa sistemica e sull’incidenze di patologie cardiovascolari; questo dato è stato interpretato sulla base del modico rialzo pressorio che può avvenire nell’immediato a seguito del consumo di caffeina. Il caffè, tuttavia, oltre alla caffeina contiene più di 1000 componenti chimici; tra questi ricordiamo i polifenoli come l’acido clorogenico e i lignani, dotati di proprietà antiossidanti ed antinfiammatorie, e sostanze ad azione vasodilatatrice come vitamina E, niacina, potassio e magnesio. È probabile, dunque, che se da un lato la caffeina determini un blando rialzo pressorio, dall’altro le innumerevoli sostanze contenute nel caffè siano in grado di contrastare tale effetto determinando anzi un beneficio sulla salute. Le ultime evidenze disponibili in letteratura dimostrano in effetti come il consumo di 3-5 tazzine di caffè al giorno non solo non risulti dannoso, ma sia addirittura in grado di ridurre in maniera significativa l’incidenza e la mortalità per malattie cardiovascolari, nonché la mortalità per tutte le cause.

Parole chiave. Caffè; Caffeina; Ipertensione; Malattie cardiovascolari; Pressione arteriosa.