vaccino

I CASI DI REINFEZIONE COVID SOTTO OSSERVAZIONE DELL’ISS

Con l’ascesa e il dominio della variante Omicron di Sars-CoV-2 si è intensificata l’attenzione delle istituzioni sanitarie sugli episodi di reinfezione, sul numero di persone che si erano già contagiate col virus e che lo hanno preso di nuovo. “Nell’ultima settimana la percentuale di reinfezioni Covid sul totale dei casi segnalati è stata pari al 3,3%, stabile rispetto alla settimana precedente”. È l’ultimo aggiornamento che emerge dal report esteso dell’Istituto superiore di sanità (Iss), “Covid-19: sorveglianza, impatto delle infezioni ed efficacia vaccinale”.

Il documento permette anche di tracciare una sorta di ‘identikit’ dei gruppi che mostrano una maggiore probabilità di ricadere in un nuovo contagio: donne, non vaccinati, persone per le quali è trascorso molto tempo dalla prima infezione, giovani, operatori sanitari. “L’analisi del rischio di reinfezione a partire dal 6 dicembre 2021 (data considerata di riferimento per l’inizio della diffusione della variante Omicron) evidenzia un aumento del rischio relativo aggiustato di reinfezione (valori significativamente maggiori di 1)” per chi ha avuto la “prima diagnosi di Covid notificata da oltre 210 giorni rispetto a chi ha avuto la prima diagnosi fra i 90 e i 210 giorni precedenti; nei non vaccinati o vaccinati con almeno 1 dose da oltre 120 giorni, rispetto ai vaccinati con almeno una dose entro i 120 giorni; nelle femmine rispetto ai maschi”.

Per questo ultimo punto, l’Iss spiega che “il maggior rischio nei soggetti di sesso femminile può essere verosimilmente dovuto alla maggior presenza di donne in ambito scolastico (oltre 80%) dove viene effettuata un’intensa attività di screening e al fatto che le donne svolgono più spesso la funzione di caregiver in ambito familiare. Altri gruppi per i quali il rischio risulta aumentato sono “le fasce d’età più giovani (dai 12 ai 49 anni) rispetto alle persone con prima diagnosi in età compresa fra i 50-59 anni. Verosimilmente il maggior rischio di reinfezione nelle fasce di età più giovani è attribuibile a comportamenti ed esposizioni a maggior rischio, rispetto alle fasce d’età sopra i 60 anni”. Infine, gli operatori sanitari risultano più a rischio rispetto al resto della popolazione. In generale in Italia, dal 24 agosto 2021 al 9 marzo 2022, sono stati segnalati 251.633 casi di reinfezione, pari a 3% del totale dei casi notificati.

Da doctornews33

VACCINO NOVAVAX PRENOTABILE NELLE FARMACIE DEL LAZIO

Dal 7 marzo nelle farmacie del Lazio al via la vaccinazione anti-Covid con Novavax

L’annuncio del Presidente di Federfarma Roma, Andrea Cicconetti: “Prenotazioni attive già da oggi. Farmacie di Roma e del Lazio ancora una volta in prima linea nel contrasto al Covid-19”

“A partire da lunedì 7 marzo nelle farmacie del Lazio sarà possibile sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid con Nuvaxovid (Novavax), l’ultimo vaccino approvato dalle autorità sanitarie e da poco arrivato anche in Italia”. Lo annuncia Andrea Cicconetti, Presidente di Federfarma Roma, che continua: “È già possibile prenotarsi per la prima somministrazione, in maniera semplice e veloce, sul portale della Regione Lazio“.

Nuvaxovid, a differenza dei vaccini a mRna prodotti da Pfizer/BionTech e Moderna, si basa sulla tecnologia delle proteine ricombinanti, già usata per altri vaccini in uso da anni. Secondo i dati disponibili, Nuvaxovid di Novavax mostra un’efficacia di circa il 90% nel prevenire la malattia Covid-19 sintomatica anche nella popolazione di età superiore ai 64 anni. Per il momento, è prevista una fornitura di circa 2mila dosi settimanali per le farmacie di tutta la Regione. Per quanto riguarda ogni singola farmacia, questa riceverà 10 dosi settimanali.

Può procedere con la prenotazione chiunque abbia un’età pari o superiore a 18 anni e non si sia ancora vaccinato contro il Sars-CoV-2. La somministrazione della seconda dose dovrà essere effettuata a distanza di tre settimane dalla prima. Il sistema del portale, contestualmente alla prenotazione della prima dose, fisserà in automatico l’appuntamento per la seconda.

Le persone assistite dal Servizio sanitario regionale del Lazio che vogliono prenotare il vaccino devono: avere a disposizione la propria tessera sanitaria (in corso di validità) per comunicare il codice fiscale e le ultime 8 cifre del codice numerico TEAM posto sul retro della tessera; scegliere nell’elenco la farmacia dove intendono ricevere il vaccino; selezionare il giorno; lasciare il proprio numero di telefono: la Farmacia scelta chiamerà per fissare l’orario dell’appuntamento.

“La Regione Lazio – spiega ancora Cicconetti – è stata tra le prime in Italia a dare il via, ormai diversi mesi fa, alle vaccinazioni nelle farmacie. A partire da lunedì prossimo sarà ancora una volta la prima a dare alla cittadinanza l’opportunità di effettuare il primo ciclo vaccinale nelle farmacie con Nuvaxovid. Si tratta di un nuovo vaccino sicuro ed efficace e che, considerata la tecnologia con cui è stato realizzato, potrà convincere diversi scettici verso i vaccini a mRna a sottoporsi, finalmente, alla prima inoculazione”. Parallelamente a ciò, continuano in farmacia anche le somministrazioni delle dosi “booster” del vaccino Moderna.

“Ringrazio la Regione Lazio, l’Assessore alla Sanità Alessio D’Amato e il Presidente Nicola Zingaretti, per aver dato ancora una volta alle farmacie un importantissimo riconoscimento per il lavoro svolto in questi ormai due anni di pandemia. La capillarità delle farmacie, la professionalità di chi vi lavora e la fiducia dimostrata ogni giorno dai cittadini di Roma e del Lazio sono elementi imprescindibili all’interno di un Servizio sanitario regionale che funzioni. E grazie alla continua e più che proficua collaborazione delle farmacie e della Regione Lazio – conclude il Presidente di Federfarma Roma –, i risultati sono sotto gli occhi di tutti”.

Da dottnet.it

COVID VIA LIBERA AL SENATO PER NUOVA LEGGE .

Da doctor33.it

Il Senato dà il via libera definitivo alla conversione in legge del decreto Covid che disciplina, tra l’altro, l’obbligo vaccinale nei luoghi di lavoro e nelle scuole. Il provvedimento, su cui il governo ha posto la questione di fiducia, è stato approvato con 193 voti favorevoli, 35 contrari e nessun astenuto. Presenti alla votazione 229 senatori, votanti 228.

Come ha spiegato la presidente della commissione Igiene, Annamaria Parente, il provvedimento non ha concluso il suo iter nelle commissioni Affari costituzionali e Igiene per via delle numerose richieste di interventi sui 72 emendamenti proposti. L’esame, quindi, è stato effettuato sul testo trasmesso da Montecitorio e senza il mandato del relatore. Prima dell’avvio della discussione, l’aula ha bocciato una pregiudiziale di costituzionalità proposta dal senatore Gianluigi Paragone.

Il decreto, che ha introdotto il super green pass per gli over 50 nei luoghi di lavoro, è stato approvato alla Camera il 24 febbraio scorso con l’astensione della Lega. Nella fase precedente (davanti alla commissione Affari sociali di Montecitorio) provocò tensione nella maggioranza per via di un emendamento della Lega che, con il parere contrario del governo, chiedeva di eliminare il green pass dopo il 31 marzo. La proposta fu alla fine accantonata.
Su questo aspetto restano le riserve del partito di Matteo Salvini, come ha spiegato in aula il capogruppo Massimiliano Romeo specificando che “senza la fiducia non l’avremmo votato, ci saremmo astenuti”. Secondo Romeo, il decreto è “anacronistico” perché rischia di essere superato dal primo aprile, con la fine dello stato di emergenza e introduce “discriminazioni” tra bambini vaccinati e non vaccinati perché prevede la didattica a distanza per quelli senza vaccino.

Ma che cosa prevede il testo? Ecco i principali contenuti

Il green pass a 50 anni – Chi non vaccinato si infetta, una volta guarito è atteso dalla dose di vaccino entro 6 mesi; chi si vaccina con la prima dose e si ammala entro il 14° giorno deve comunque fare la seconda dose entro 6 mesi, chi si infetta oltre i 14 giorni non fa la seconda dose (che però non è controindicata). Il booster va praticato fra i 4 e i 6 mesi di distanza dalla seconda dose. Gli over 50 perché il green pass consenta di entrare al lavoro devono avere un certificato di vaccinazione o di guarigione fino al 15 giugno. Dal 15/2, i datori devono verificare il possesso del pass, “rafforzato” per gli over 50, e i lavoratori sprovvisti sono considerati assenti ingiustificati senza conseguenze disciplinari e con diritto a tenere il posto finché non si mettono in regola. Per chi entra al lavoro senza titolo la segnalazione in prefettura vale la sanzione da 600 a 1500 euro di legge. Sempre da febbraio, chi non è in regola con i vaccini (non ha iniziato il ciclo o è scaduto il termine per la seconda dose o il booster) riceverà una sanzione da 100 euro. La pratica funziona così: il Ministero della Salute, osservata la non coincidenza tra nome di un cittadinoe mancata vaccinazione, gli scrive dandogli dieci giorni di tempo per prenotare la seduta vaccinale o procurare l’esenzione; in caso di inadempienza gira il dato all’Agenzia delle entrate e parte la cartella esattoriale, sul contenzioso è competente il giudice di pace.

Che succede a scuola – Intanto, l’obbligo vaccinale del personale si estende da scuola e sanità all’università, alle istituzioni di alta formazione artistica ed agli istituti tecnici superiori. Fino al 28 febbraio le farmacie che praticano tamponi rapidi devono assicurarli agli studenti; per gli alunni delle medie inferiori e superiori questi test sono prenotati su ricetta del medico o del pediatra di famiglia. Per calmierare i prezzi, il governo stanzia altri 92,5 milioni. Cambiano le regole nei contagi: nelle scuole dell’infanzia fino a 4 positività la didattica è per tutti in presenza, docenti ed educatori indossano Ffp2 per 10 giorni dall’ultimo contatto stretto con positivo; il sintomatico effettua tampone antigenico anche fai da te, uno subito e uno al 5° giorno successivo alla data dell’ultimo contatto; con 5 o più casi positivi accertati, la didattica è sospesa 5 giorni. Alle elementari, invece, con 5 casi, chi ha concluso il ciclo vaccinale primario o è guarito da meno di 120 giorni o ha fatto il booster resta in presenza con mascherine Ffp2 dai 6 anni in su fino al 10° giorno dall’ultimo contatto con il positivo Covid, gli altri alunni vanno in didattica a distanza (Dad) 5 giorni. Alle medie e superiori, con un caso di positività accertato la didattica resta in presenza con Ffp2 fino al 10° giorno dall’ultimo contatto con un positivo; da 2 casi di positività in su, chi ha concluso il ciclo vaccinale primario, è guarito da meno di 120 giorni o ha il booster prosegue in classe con Ffp2 fino al 10° giorno, gli altri vanno in Dad per 5 giorni.

Pubblica Amministrazione – Si confermano i divieti d’ingresso in Banca ed alle Poste senza green pass base. In Tribunale, gli obblighi vaccinali validi per i magistrati si estendono agli avvocati (che se non si presentano

non hanno pass valido sono assenti ingiustificati) ed ai consulenti, ma non ai testimoni ai processi. L’articolo 2 ter introduce l’auto-sorveglianza al posto della quarantena per i contatti stretti di pazienti Covid che hanno contratto la malattia dopo la seconda dose di vaccino (o dopo il booster) e ne sono guariti. L’articolo 2 bis consente ai green pass rilasciati dopo booster o guarigione post-2a dose di durare illimitatamente, o meglio, oltre la scadenza scritta sul documento. Stranieri o italiani provenienti dall’estero e là vaccinati con ciclo completo o guariti, anche dopo i 50 anni, per recarsi nei luoghi dov’è chiesto il green pass possono sottoporsi ad un tampone, anche se i vaccini loro praticati non sono riconosciuti in Italia. Dal 10 marzo è possibile dispensare cibi e bevande anche nei luoghi di intrattenimento.

Lavoro agile – L’articolo 5ter fino al 31 marzo, termine dello stato di emergenza e in presenza di determinate condizioni, riconosce il diritto a svolgere lavoro agile, anche in assenza di accordi individuali, per i genitori dipendenti privati con almeno un figlio disabile grave o con figli con bisogni educativi speciali (Bes).Per i genitori dipendenti pubblici le citate condizioni sono titolo prioritario per l’accesso al lavoro agile

INDAGINE DOXA DELLA SIML SULLA VACCINAZIONE

da medicocompetente.it

La Doxa-BVA, su commissione della Società Italiana di Medicina del Lavoro, in collaborazione con le Università di Milano e Bologna, Messina e Torino, ha condotto dal 26 al 31 gennaio una indagine sulle opinioni rispetto al COVID-19, alle vaccinazioni e le misure di contenimento su un campione di 1000 persone dai 18 ai 74 anni rappresentativo della popolazione italiana.

I messaggi-chiave di questa indagine, sono:

1. La figura e il ruolo del medico del lavoro-competente sono conosciuti dal 70% degli intervistati, mentre per il restante 30% tale figura non è prevista dalla normativa. Circa un terzo degli intervistati ha anche avuto rapporti durante la pandemia.

2. Anche escludendo i casi asintomatici, riferisce di avere contratto la malattia (COVID-19) il 10% in più dei casi ufficialmente registrati nella popolazione adulta. È probabile, quindi, che metà della popolazione italiana sia venuta in contatto col virus Sars-Cov-2.

3. Circa metà dei casi di COVID-19 con sintomi clinici si è verificata negli ultimi due mesi, quando ha preso il sopravvento la variante omicron, estremamente contagiosa, ma fortunatamente meno severa per i vaccinati.

4. Il vaccino è stato accettato dalla quasi totalità della popolazione attiva, grazie anche al convincimento da parte dei medici competenti e dei medici di famiglia e la campagna vaccinale ha aumentato anche la vaccinazione anti-influenzale, contribuendo al controllo dell’epidemia influenzale stagionale.

5. Le misure di contenimento in atto godono del supporto della maggioranza della popolazione, sebbene circa un quarto degli italiani non sia del tutto o per niente favorevole.

OBBLIGO GREEN PASS ANCHE PER GLI ULTRACINQUANTENNI IN SMART WORKING.

Costa (Salute): obbligo Green pass over 50 anche per chi in smart working

“I dati della pandemia ci dicono che siamo in una fase positiva, su questo non c’è dubbio. I dati però ci dicono anche che la pandemia c’è ancora e dobbiamo mettere in atto l’ultimo sforzo per portare il paese fuori da questa situazione nel modo più rapido possibile. L’introduzione dell’obbligo vaccinale per gli over 50 va esattamente in questa direzione: ridurre il più possibile la platea dei non vaccinati”. Lo dice a Rai Radio1, ospite di Giorgio Zanchini a ’Radio Anch’io’, il sottosegretario alla Salute Andrea Costa.

È vero che ci sarà l’obbligo di Green Pass anche per chi è in smart working? “La norma primaria prevede l’introduzione dell’obbligo vaccinale per gli over 50, ed è chiaro che l’obbligo è esteso a tutta questa categoria e fascia d’età. Per cui è assolutamente confermato”. Come verranno effettuati i controlli? “Per il controllo l’operazione è più complicata rispetto ad altri posti di lavoro – ha detto Costa a Rai Radio1 – ma non escludo che si possano fare controlli anche per loro”.

Da ilsole24ore

IMMUNITÀ INNATA AL COVID

Spiegato il motivo per cui alcune persone sono immuni dal covid-19

L’immunità innata, la prima linea di difesa del nostro organismo, risolve il 90% dei problemi causati dal contatto con batteri e virus. Precede e si accompagna all’immunità adattativa, la linea di difesa più specifica, degli anticorpi e delle cellule T, che può essere potenziata con i vaccini.
A partire da marzo 2020, grazie al sostegno di Dolce&Gabbana, il team di ricercatori di Humanitas si è focalizzato sullo studio dell’interazione tra Covid e immunità innata, area di forte competenza del gruppo di lavoro del prof. Mantovani e della prof.ssa  Garlanda.

Anni fa abbiamo individuato alcuni geni che fanno parte di una famiglia di antenati degli anticorpi. Concentrandoci sull’interazione tra questi e Sars-CoV-2, abbiamo scoperto che una di tali molecole dell’immunità innata, chiamata Mannose Binding Lectin (MBL), si lega alla proteina Spike del virus e lo blocca – spiega Mantovani – Alla comparsa di Omicron, Sarah Mapelli, ricercatrice bio-informatica di Humanitas, ha esteso subito l’analisi sulla struttura della proteina in collaborazione con il gruppo di Bellinzona, scoprendo che MBL è in grado di vedere e riconoscere anche Omicron, oltre alle varianti classiche del virus come Delta”.

Lo studio è proseguito poi con l’analisi genetica dei dati provenienti dai pazienti dell’ospedale, incrociati con quelli delle banche dati di tutto il mondo, condotta dalla Prof.ssa Rosanna Asselta di Humanitas University.
“È risultato che variazioni genetiche di MBL sono associate a gravità di malattia da Covid-19 – approfondisce Cecilia Garlanda –. Ora si tratterà di valutare se questa molecola può fungere da biomarcatore per orientare le scelte dei medici di fronte a manifestazioni così diverse e mutevoli della malattia”.



I ricercatori, inoltre, stanno valutando se MBL può essere un candidato agente preventivo/terapeutico dal momento che è una molecola funzionalmente simile a un anticorpo, cui le varianti del virus, almeno quelle note, non possono sfuggire. “Nella nostra valutazione di potenziali farmaci anti-SARS- CoV-2 – spiega Elisa Vicenzi dell’Irccs Ospedale San Raffaele – MBL dimostra un’importante attività antivirale che potrebbe essere un’arma in più contro le varianti in circolazione, inclusa Omicron“. Al momento non ci sono dati sull’interazione tra questo meccanismo protettivo della prima linea di difesa e la risposta immunitaria indotta dai vaccini. “Ad oggi sappiamo che questo meccanismo di resistenza innata ‘vede’ anche Omicron – continua Mantovani – e quindi probabilmente contribuisce al fatto che, per quanto questa variante sia riconosciuta in forma minore dagli anticorpi, la prima linea di difesa regge. Ciò non toglie quanto invece già sappiamo grazie ai dati: i vaccini danno una protezione significativa e fondamentale e restano la nostra cintura di sicurezza”.

Da dottnet.it

OMICRON: PERICOLOSO UN ISOLAMENTO BREVE

Da dottnet.it

A cinque giorni dal primo tampone, il 50% dei positivi potrebbe essere ancora contagioso, rendendo di fatto pericoloso l’isolamento breve adottato da Paesi come gli Stati Uniti

La variante Omicron risulta più trasmissibile della Delta sebbene determini una carica virale simile e talvolta addirittura inferiore: inoltre, a 5 giorni dal primo tampone, il 50% dei positivi potrebbe essere ancora contagioso, rendendo di fatto pericoloso l’isolamento breve adottato da Paesi come gli Stati Uniti. Lo indica uno studio condotto dalla Harvard T. H. Chan School of Public Health in Boston sui tamponi molecolari eseguiti dall’Associazione nazionale di basket degli Stati Uniti, l’Nba. I risultati sono disponibili su medRxiv, una piattaforma dove vengono condivisi studi scientifici non ancora revisionati per la pubblicazione su riviste ufficiali.

I ricercatori coordinati da Yonatan Grad hanno esaminato oltre 10.000 tamponi eseguiti su giocatori e dipendenti dell’Nba tra luglio 2021 e gennaio 2022. In totale sono emersi 97 casi di infezione da variante Omicron e 107 da Delta. Il primo risultato sorprendente è che i contagiati da Delta hanno una carica virale che raggiunge vette più alte rispetto a quelle rilevate nei casi di Omicron: dunque l’elevata trasmissibilità della nuova variante non sarebbe legata a una maggiore carica virale, bensì alla capacità del virus di eludere le difese immunitarie.

Una conferma arriverebbe anche da un secondo studio, condiviso su medRxiv dal gruppo di Benjamin Meyer all’Università di Ginevra: in questo caso i ricercatori non hanno quantificato solo la presenza di Rna virale nei tamponi di quasi 150 persone, ma anche il numero di particelle virali infettive, scoprendo di fatto che non ci sono sostanziali differenze di carica virale tra i vaccinati infettati da Delta e quelli colpiti da Omicron.

risultati dei due studi potrebbero avere importanti implicazioni per le politiche di salute pubblica e in particolare per la durata dell’isolamento dei positivi. Il team di Meyer ha scoperto che la metà dei tamponi eseguiti nei vaccinati colpiti da Delta a 5 giorni dalla diagnosi conteneva ancora particelle virali infettive, mentre il gruppo di Grad ha osservato che a 5 giorni dalla diagnosi di infezione da Omicron, circa la metà delle persone mantiene una carica virale abbastanza alta da poter risultare ancora contagioso.

CRISANTI: AD OTTOBRE NUOVA ONDATA

Avremo una primavera buona e probabilmente un’estate ottima ma poi il virus ritornerà a circolare perché noi il virus lo inseguiamo ma non l’anticipiamo e quindi lui torna a farsi sentire. Sono due anni che c’è questo circolo, nella speranza che non arrivino varianti più pericolose. L’immunità che ci dà il vaccino, che è un salvavita, perché fa la differenza tra la vita e la morte tra l’ospedalizzazione ed il benessere, però non protegge dalla circolazione del virus, perlomeno non protegge completamente. Dobbiamo affiancare alla vaccinazione anche altre scelte impopolari che però ci consentono di vivere tranquillamente».

Lo ha affermato Walter Ricciardi, docente di Igiene all’università Cattolica e consigliere scientifico del ministro della Salute Roberto Speranza, a 24 Mattino su Radio 24. «È la verità basata sui fatti, sono due anni che in tutto il mondo e anche in Italia siamo alle prese con questa pandemia, non sono un alfiere del terrore, sono il suggeritore di soluzioni basate sull’evidenza scientifica che non sono state seguite così siamo ancora nella pandemia. Se guardo a ritroso non mi sembra di aver fatto errori». Quanto alle previsioni di Bill Gates sulle pandemie, «Gates ci ha sempre preso – ha detto Ricciardi – è dal 2013 che avverte, l’ha fatto in uno speech Ted, la sua copertina su Time dice esattamente questo, aveva predetto una pandemia. Vuole metterci in guardia, vuole dirci, preparatevi. Tutti quelli che dicono la verità non la dicono perché sono dei menagramo ma perché vogliono cercare di evitare i problemi».

Da Sanita24.ilsole24ore.com

INFEZIONE IBRIDA DA COVID

E’ un fatto che esposizioni aggiuntive a frammenti di un virus tendono a rafforzare l’immunità in modo incrementale. Quindi non è irrazionale immaginare che un’infezione da omicron, a seguito di un ciclo completo di vaccinazione, potrebbe essere “un bene”: in altre parole, accrescere la propria armatura antivirale, attraverso questa forma di immunità ibrida, tanto più che gli ultimi studi farebbero emergere che gli anticorpi generati da infezione da omicron, proteggerebbero anche dalle precedenti varianti. Sembrerebbe, a una prima impressione, un vero e proprio “nulla osta” per i vaccinati che potrebbero abbassare la guardia senza preoccuparsi più di cautele e misure di protezione contro Covid. Ma il condizionale è d’obbligo. Perché, come oramai abbiamo imparato a capire, quando si parla di questo virus non esistono equazioni certe.

E il professor Francesco Broccolo, virologo e professore dell’Università di Milano Bicocca, ci ha spiegato perché.

“Partiamo da un presupposto”, dice Broccolo a HuffPostItalia, “i principali sistemi dell’immunità che vengono stimolati sia con la vaccinazione che con l’infezione sono i linfociti T memoria, i linfociti B memoria e i gli anticorpi neutralizzanti. Sia il vaccino che l’infezione naturale hanno questa capacità, quello che sappiamo è che l’infezione naturale, con tutte le varianti viste fino ad adesso, danno una protezione maggiore. Addirittura il primo lavoro su Science parlava di immunità fino a 8 mesi di durata; con il susseguirsi di varianti questa immunità si è ridotta. Fino ad arrivare ad Omicron”.

Che cosa sappiamo di Omicron fino ad adesso?

Chi si infetta con Omicron ha una protezione non solo su Omicron stessa, ma anche sulle varianti precedenti. Questa è la grande novità. Verrebbe da dire, dunque, che infettarsi con Omicron tutto sommato non sembra tanto male: perché ci sono sei lavori che al momento dimostrano che è un virus poco virulento, molto meno patogeno, dà infezione non sinciziogena, che vuol dire che a differenza delle altre varianti interessa la cellula e non quelle adiacenti, non avviene il passaggio self to self, cioè infetto una cellula e questa a sua volta infetta con effetto domino quelle vicino, fino a che si forma una lesione nel polmone. Infetta solo le cellule superficiali e si mantiene lì. Non penetra bene nella cellula perché ha una sequenza diversa sulla Spike che ha delle mutazioni che le consentono l’aggancio potente, ma non ha il taglio proteolitico che le consente di girare la chiave e aprire la porta. Questa caratteristiche la rendono poco virulenta. Da qui a dire “infettiamoci tutti e facciamo i party perché è un ottimo vaccino” dico no.

Ecco il punto. Molti potrebbe pensare: ho tre dosi di vaccino, Omicron è meno virulenta e fornisce maggiore protezione anche contro altre varianti. Forse non conviene infettarsi?

No, perché non conosciamo gli effetti a lungo termine di questa variante. E’ sbagliato anche dire che si tratta di un semplice raffreddore o poco più dell’influenza. Sono etichette che rischiano di dare un messaggio errato al cittadino che si infetta perché non corre rischi. Non sappiamo se provoca Long Covid. E ad oggi non sappiamo se si comporta allo stesso modo su tutti i soggetti. C’è uno studio incoraggiante, ma non basta.

Ce ne parli

Sono state studiate 8000 persone canadesi infettate da Delta e 6000 infettate da Omicron. E a parità di ciclo vaccinale, sesso e età è stato dimostrato che la Delta ospedalizzava al 2,2% e Omicron allo 0.3%. E che i morti di Delta erano lo 0,3% e quelli di Omicron 0. Dati confortanti, ma non sappiamo se Omicron possa dare fra qualche anno complicazioni, dobbiamo essere prudenti, prevale sempre, in medicina, il principio di precauzione. 

Poi c’è il discorso nascita nuove varianti…

Omicron ha tutte le intenzioni di sostituire Delta: è molto più trasmissibile, ma poco letale e scopriamo che chi ha anticorpi da Omicron si protegge anche da Delta, quindi di fatto la scalza. Condizione ideale per un virus che vuole diventare endemico: non vuole uccidere, vuole che l’ospite rimanga vivo. Ebola non è mai diventato endemico perché uccide. E se uccide l’ospite non sopravvive lui. E il virus intelligente tiene in vita l’ospite. C’è da sperare, però, che non sorgano nuove varianti: Omicron è più trasmissibile e meno virulenta, e con una circolazione più alta questo è il vero rischio. Più circola virus e più c’è la possibilità di nuove varianti che si originano soprattutto in soggetti immunodepressi. 

Perciò anche con tre dosi di vaccino e una variante poco letale, meglio tenere alta la guardia e non rischiare l’immunità ibrida..

Meglio essere prudenti e tenere alta la guardia perché non sappiamo gli effetti a lungo termine di questa infezione naturale, sappiamo troppo poco e poi far circolare in modo eccessivo il virus può generare nuove varianti. Poi c’è la variabile delle caratteristiche del soggetto: nello studio canadese su 6000 casi non ne è morto uno e solo lo 0,3% è stato ospedalizzato; ma quando cominciamo a parlare di 6 milioni di casi qualcuno può morire, non possiamo saperlo e non possiamo dare messaggi conclusivi in questo momento.

Da HUFFPOST

CONTA ANTICORPI COVID 19 ATTUALMENTE NON AFFIDABILE

Il test sierologico per la conta degli anticorpi non ha più lo stesso valore. di prima Lo sostengono i ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie. “Non ci sono test attendibili – rilevano – perchè il virus è mutato”.   “Il test sierologico nell’arco di due mesi, da marzo a maggio 2020 ha visto 250 approvazioni: quindi c’è di tutto e di più”, ha detto il ricercatore Francesco Bonfante, dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie. “Ci sono i test altamente specifici e in grado di dare un dato simile a quello che diamo noi e tutti quelli che sono meramente un sì o no, ovvero sei hai anticorpi o non li hai”. Omicron ha modificato lo scenario. ” Se questo era vero prima della nuova variante – ha sottolineato Bonfante – adesso per avere un’idea prudenziale non ci sono test sierologici disponibili in grado di dare un correlato del livello di protezione”.

Questo, ha aggiunto, “proprio perchè il virus è mutato profondamente e i test sono ormai basati sul virus di due anni fa. Quindi basarsi una forte positività anticorpale con il migliore dei test sierologici in commercio adesso è inutile. Lo posso dire senza tante remore”.

Da dottnet.it