SANITA’

NUOVE SPERANZE PER IL MESOTELIOMA PLEURICO: IMMUNOTERAPIA E CHEMIOTERAPIA ASSOCIATE

da Pharmastar.it

In questa intervista, la Prof.ssa Giulia Pasello (ricercatrice in Oncologia all’Università di Padova e Dirigente medico dell’Oncologia 2 dell’Istituto Oncologico Veneto di Padova) e il Dott. Alessandro Morabito (Direttore dell’UOC di Oncologia Clinica Sperimentale Toraco-Polmonare dell’Istituto nazionale Tumori ‘Fondazione G. Pascale’ di Napoli) parlano del mesotelioma e dei risultati e dell’importanza dello studio di fase 3 IND.227/KEYNOTE-483, presentato al congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) durante la sessione orale dedicata ai tumori toracici.
Il trial ha valutato l’uso dell’immunoterapia con l’anti-PD-1 pembrolizumab in combinazione con la chemioterapia con platino e pemetrexed come trattamento di prima linea per i pazienti con mesotelioma pleurico avanzato o metastatico non operabile, dimostrando che pembrolizumab in aggiunta alla chemioterapia prolunga la sopravvivenza di questi pazienti.

INFORTUNI NELLE CENTRALI IDROELETTRICHE

da inail.it

Nell’ambito del Piano delle attività di Ricerca Inail per il triennio 2022-2024 il laboratorio V del Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti an-tropici (Dit), in collaborazione con la Unità Operativa Territoriale di Avellino, sta sviluppando un approfondimento sulla valutazione dei rischi a cui sono esposti i lavoratori delle centrali idroelettriche.

Concordemente con i dati statistici nel quinquennio 2017-2021, i primi dati emersi dal lavoro confermano la prevalenza di eventi infortunistici conseguenti ad impatti che provocano lussazioni, fratture ed altri traumi agli arti ed alla colonna vertebrale e per le malattie professionali una prevalenza di patologie a carico del sistema osteoarticolare, di malattie oncologiche e del sistema uditivo e del sistema respiratorio.


Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail – 2023
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

MEDICI VS AI: HA VINTO L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE .

da dottnet.it

L’intelligenza artificiale ha dimostrato di saper fornire risposte precise, più empatiche e meno sbrigative

ChatGpt, la più discussa ai da conversazione del momento, contro un gruppo di medici in carne e ossa, per vedere chi rispondeva meglio, e con migliore chiarezza, ad una serie di domande poste dai pazienti.

Come raccontano nel loro studio, pubblicato sulla rivista JAMA Internal Medicine, i ricercatori hanno scelto come terreno di battaglia la subreddit “AskDocs”, un forum online in cui gli utenti possono porre domande su temi di salute, e ricevere risposte da personale medico qualificato. Per la sfida sono state selezionate 195 domande degli utenti, che i ricercatori hanno posto, tal quali, anche a ChatGpt. Le risposte dei medici, e quelle dell’ai, sono quindi state sottoposte, in forma anonima, ad un panel di 3 medici, a cui è stato chiesto di valutarle sia sul piano dei contenuti, cioè quanto fossero corrette le risposte, sia su quello dell’empatia, cioè quanto tenessero conto dei sentimenti e delle potenziali preoccupazioni dei pazienti che attendevano la risposta.

I risultati si sono rivelati inclementi: nel 79% dei casi le risposte dell’ai sono state ritenute migliori, sia sotto il profilo della qualità delle informazioni fornite, sia su quello dell’empatia. Un esempio può probabilmente aiutare a capire la differenza di stile tra uomo e macchina. Alla domanda “Qual è il rischio di morire se si ingoia uno stuzzicadenti”, il medico aveva risposto: “Trascorse tra le due e le sei ore, è probabile che abbia raggiunto ormai l’intestino. Il che significa che non può più essere recuperato con facilità. Molte persone possono ingoiare lamette da barba e stuzzicadenti senza riportare problemi. Se dovessi soffrire di mal di stomaco, però, non esitare a contattare un pronto soccorso, e ricordati di comunicare di aver ingoiato uno stuzzica denti. Per ora, comunque, non potrebbero fare molto”.

Alla stessa domanda, ChatGpt ha risposto invece: “È naturale preoccuparsi se si è ingerito un corpo estraneo, ma in questo caso è altamente improbabile che lo stuzzicadenti che hai inghiottito ti causi seri danni. Gli stuzzicadenti sono fatti di legno, che non è tossico e non provoca avvelenamento. Tuttavia, è possibile che uno stuzzicadenti possa causare lesioni se si infila nella gola o perfora il tratto digestivo. Tuttavia, è improbabile che ciò accada con uno stuzzicadenti smussato, cotto e lungo solo 2 cm. Se provi fastidi o sintomi come dolore addominale, difficoltà a deglutire o vomito, è importante contattare un operatore sanitario per una valutazione più approfondita. Tuttavia, se non presenti alcun sintomo, puoi tranquillamente presumere che lo stuzzicadenti sia passato attraverso il tuo sistema digestivo e non è necessario preoccuparsi. È sempre una buona idea essere cauti quando si consumano cibi e rimuovere eventuali corpi estranei prima di mangiare. È comprensibile che tu possa sentirti paranoico, ma cerca di non preoccuparti troppo. È altamente improbabile che lo stuzzicadenti ti causi seri danni”.

Cosa trarre da questi risultati? Di certo, non che sia già tempo di pensionare i medici in carne e ossa, per sostituirli con robot e computer. Le ai commettono ancora troppi errori nelle loro risposte – scrivono i ricercatori – per affidare loro la comunicazione e la cura dei pazienti, almeno senza supervisione. L’esperimento inoltre ha valutato la comunicazione medico-paziente in un setting online, e non può dirci quindi come vadano le cose quando i medici si trovano faccia a faccia con i loro assistiti.

Allo stesso tempo, è vero anche che la pandemia ha esteso notevolmente il ricorso alla telemedicina, e che oggi quasi tutti i medici si trovano a trascorrere lunghi minuti, se non ore, ogni giorno a rispondere online alle domande dei loro pazienti. Per questo motivo, le lezioni da trarre dall’esperimento sono probabilmente due: la prima è che i professionisti della salute dovrebbero prestare un po’ più di attenzione alle loro capacità di comunicazione; la seconda, che le ai già oggi, pur non potendo soppiantare un medico umano, possono comunque rappresentare un utile strumento per velocizzare la trasmissione di informazioni mediche ai malati.

“Questo studio dovrebbe motivare la produzione di ricerche che valutino la possibilità di adottare assistenti digitali per la messaggistica”, si legge infatti nelle conclusioni della ricerca. “Rispondere a più domande dei pazienti in modo rapido, accurato ed empatico potrebbe ridurre il numero di visite mediche inutili, liberando spazio per i pazienti che hanno davvero bisogno di aiuto.

PROMOZIONE DELLA SALUTE PER I LAVORATORI ANZIANI

La promozione della salute mentale sui luoghi di lavoro è fondamentale per garantire a tutti una vita i sana e attiva anche nelle età più avanzate. Può inoltre ridurre la necessità di cure , prevenire il pensionamento anticipato e problematiche di l’invalidità. Il documento qui di seguito è tratto dal sito eurohealth.net ed offre alcuni consigli e strategie per ridurre i rischi psicosociali che riguardano la salute di quella parte della popolazione lavorativa anziana.

da Eurohealth.net

I lavoratori più anziani tendono a sperimentare più rischi psicosociali rispetto ad altri gruppi di età. Le loro competenze possono diventare obsolete più rapidamente di quanto non siano in grado di riqualificare e migliorare le competenze e contratti di lavoro precari possono minare la loro capacità di costruire risorse sociali ed economiche. I lavoratori più anziani segnalano più spesso rischi per la salute legati al lavoro e hanno tassi più elevati di assenze per malattia. Ma non deve essere così. Se adeguatamente supportati e protetti, i lavoratori anziani sono una risorsa per l’organizzazione, l’economia e la società. 

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Le prove crescenti lo dimostrano la salute dei lavoratori è influenzata da rischi psicosociali, come obblighi conflittuali tra lavoro e vita familiare, precarietà del lavoro e stress correlato al lavoro. Coloro che soffrono di problemi psicosociali sul lavoro hanno tassi più elevati di problemi cardiaci e cardiovascolari e soffrono di una maggiore privazione del sonno e depressione.

 Leggi la nostra policy brief per la protezione dei lavoratori anziani sul posto di lavoro

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Migliorare la salute e la sicurezza sul lavoro è a obiettivo chiave della politica sociale dell’UE. Il pilastro europeo dei diritti sociali specifica i diritti a modalità di lavoro che facilitino le responsabilità assistenziali (Principio 9) e a un ambiente di lavoro adeguato alle esigenze professionali e che protegga la salute e la sicurezza (Principio 10). Mentre la Commissione Europea sta lanciando il suo Strategia assistenziale europea e fare progetti per a approccio globale alla salute mentale a livello europeo, la nostra policy brief offre percorsi per il progresso.

Il brief fa sei raccomandazioni per la mitigazione dei rischi psicosociali sul lavoro che devono essere adottate dai datori di lavoro e portate avanti dai responsabili politici. Ciò andrà a vantaggio di tutti i lavoratori, ma soprattutto dei lavoratori più anziani.

  • Incoraggiare l’apprendimento permanente e lo sviluppo di competenze diverse  
  • Offri opzioni per un lavoro flessibile 
  • Sfruttare processi di tutoraggio “bidirezionali”.  
  • Offrire strutture pensionistiche flessibili 
  • Stabilire politiche di supporto e rafforzare le capacità organizzative per i benefici per la salute  
  • Identificare (mentali) “promotori della salute” e programmi promettenti 

Risorse correlate

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Affrontare i rischi psicosociali e sostenere la salute mentale dei lavoratori anziani: politica e pratica in azione – KO ki:

Banner seminario annuale 2022

Seminario annuale EuroHealthNet sull’investimento nel benessere e nell’equità sanitaria per giovani e meno giovani’
– Rapporto disponibile

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Ridurre le disuguaglianze investendo in assistenza sanitaria

INTERVENTI MIRATI E STRESS LAVORO CORRELATO : UNO STUDIO.

da doctor33.it

Gli interventi mirati a ridurre lo stress correlato al lavoro per gli operatori sanitari possono portare a miglioramenti nel modo in cui le persone affrontano situazioni stressanti fino a un anno dopo, secondo una revisione Cochrane delle più recenti prove disponibili sull’argomento, che aggiorna una precedente ricerca del 2015.
«Gli operatori sanitari spesso affrontano situazioni stressanti ed emotive nella cura dei pazienti, sofferenza umana e pressione dalle relazioni con pazienti, familiari e datori di lavoro, nonché lunghi orari di lavoro. Abbiamo scoperto che questi professionisti potrebbero essere in grado di ridurre il loro stress mediante interventi a livello individuale come la terapia cognitivo comportamentale, l’esercizio fisico o l’ascolto di musica. Ciò può essere vantaggioso per gli stessi operatori sanitari e può ripercuotersi sui pazienti di cui si prendono cura e sulle organizzazioni per cui lavorano» spiega Sietske Tamminga, dell’Amsterdam University Medical Centre, nei Paesi Bassi, che ha guidato il gruppo di lavoro.
I ricercatori hanno valutato i dati di 117 studi riguardanti gli effetti di vari approcci per la riduzione dello stress, che hanno coinvolto 11.119 operatori sanitari in tutto il mondo randomizzati a diversi interventi. Lo stress è stato valutato mediante questionari che misuravano i sintomi a breve termine (fino a tre mesi dopo la fine di un intervento), a medio a lungo termine (da tre a 12 mesi), e a lungo termine (fino a dopo più di un anno).
La revisione ha esaminato gli interventi a livello del singolo operatore sanitario che focalizzavano l’attenzione sull’esperienza dello stress o che allontanavano dall’esperienza dello stress.
Le strategie per focalizzare l’attenzione sullo stress includevano la terapia cognitivo comportamentale (CBT) e la formazione sull’assertività, le capacità di coping e di comunicazione. Gli interventi che focalizzavano l’attenzione lontano dallo stress includevano rilassamento, meditazione consapevole, esercizi come yoga e tai chi, massaggi, agopuntura e ascolto di musica.
Gli operatori sanitari coinvolti negli studi stavano sperimentando livelli di stress e burnout da bassi a moderati, con sintomi fisici come mal di testa, tensione muscolare o dolore, ma anche sintomi mentali, come depressione, ansia, difficoltà di concentrazione e problemi emotivi e relazionali.
Gli esperti sottolineano che saranno necessari studi più ampi e di migliore qualità per esaminare gli effetti sia a breve che a lungo termine degli interventi a livello individuale, e che potrebbe essere ancora più vantaggioso migliorare direttamente le condizioni di lavoro, invece di aiutare le persone ad affrontare meglio gli oneri psicosociali. Ad esempio, i datori di lavoro dovrebbero affrontare problemi di carenza di personale, eccesso di lavoro e schemi di turni.
I ricercatori avvertono inoltre che le stime degli effetti degli interventi di gestione dello stress a livello individuale potrebbero essere state distorte a causa delle caratteristiche di alcuni studi inclusi, e del fatto che ci fossero troppo pochi studi incentrati su fattori specifici che possono causare stress sul posto di lavoro. «Attualmente siamo di fronte a una carenza di operatori sanitari a causa degli alti tassi di turnover, e un’efficace prevenzione dello stress e del burnout può aiutare a ridurla» concludono gli autori.

Cochrane 2023. Doi: 10.1002/14651858.CD002892.pub6
http://doi.org/10.1002/14651858.CD002892.pub6

I 10 PEGGIORI PESTICIDI COINVOLTI NEL PARKINSON.

Un gruppo di studiosi provenienti dall’UCLA Health e da Harvard ha individuato 10 sostanze antiparassitarie che causano gravi danni ai neuroni coinvolti nella malattia di Parkinson, fornendo così nuove informazioni sul ruolo delle tossine ambientali nella patologia. Sebbene l’esposizione ai pesticidi sia stata a lungo associata al Parkinson, individuare quali sostanze aumentino effettivamente il rischio di sviluppare questa malattia neurodegenerativa è stato un compito arduo. Solo in California, esistono quasi 14.000 prodotti antiparassitari che contengono oltre 1.000 principi attivi registrati per l’utilizzo.
Attraverso una combinazione innovativa di epidemiologia e screening di tossicità, che ha sfruttato il vasto database sull’utilizzo dei pesticidi in California, i ricercatori dell’UCLA e di Harvard sono stati in grado di identificare 10 sostanze antiparassitarie direttamente tossiche per i neuroni dopaminergici. Questi neuroni sono responsabili del movimento volontario e la loro morte rappresenta un segnale distintivo del Parkinson.
Tra i 10 pesticidi identificati come tossici per questi neuroni, figuravano quattro insetticidi (dicofol, endosulfan, naled e propargite), tre erbicidi (diquat, endothall e trifluralin) e tre fungicidi (solfato di rame [basico e pentaidrato] e folpet). La maggior parte di questi pesticidi sono ancora comunemente utilizzati negli Stati Uniti.
Nonostante la loro tossicità per i neuroni dopaminergici, questi pesticidi non hanno molte caratteristiche in comune. Infatti, presentano differenti modalità d’uso, sono strutturalmente distinti e non hanno una classificazione di tossicità precedente in comune. I ricercatori hanno anche testato la tossicità di diverse combinazioni di pesticidi comunemente utilizzati nei campi di cotone nello stesso periodo, utilizzando il database dei pesticidi della California. Tra queste combinazioni, quelle contenenti trifluralin, uno dei più comuni erbicidi utilizzati in California, hanno prodotto la maggiore tossicità. (Fonte: Natura comunicazions)

Dott Alessandro Guerri medico specialista in medicina del Lavoro

NUOVO APPLICATIVO INAIL PER LA VALUTAZIONE DEI RISCHI.

da inail.it

Attivo dal 22 maggio, lo strumento consente a imprese e datori di lavoro di individuare le soluzioni più appropriate nella valutazione dei rischi per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori

Immagine schermata

ROMA – Rendere fruibili prodotti e strumenti tecnici per la riduzione dei livelli di rischio, individuando soluzioni specialistiche finalizzate alla tutela della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro attraverso uno specifico applicativo informatico. È quello che permette a imprese e datori di lavoro il nuovo ambiente di consultazione interattivo, proposto dall’Inail con la pubblicazione della circolare n.18 del 19 maggio 2023.

Alla base dell’applicativo ricerche scientifiche e criteri metodologici. Predisposto in attuazione dell’art. 28 del decreto legislativo 81/2008 in tema di valutazione dei rischi, il nuovo applicativo è basato su un impianto tecnologico mutuato da esperienze di ricerca nazionali ed internazionali e prevede la definizione di standard metodologici nella validazione degli strumenti per la riduzione dei livelli di rischio, applicati con una griglia predefinita formata da un prerequisito d’inclusione e da cinque specifici criteri di ammissibilità. In questo modo sarà possibile aggiornare l’archivio interattivo con ulteriori procedure di valutazione, sulla base dell’evoluzione tecnico-scientifica delle attività di ricerca e di prevenzione in materia di salute e sicurezza sul lavoro. 

Indicazioni e norme di utilizzo. L’accesso all’applicativo è disponibile sul portale Inail a partire dal 22 maggio 2023 attraverso il percorso Attività>Prevenzione e sicurezza> Strumenti per la valutazione del rischio. Per agevolare la ricerca, l’utente ha a disposizione una serie di filtri con cui effettuare la selezione dei prodotti presenti in banca dati, come il tipo di attività economica e lavorativa da opzionare anche mediante il codice Ateco. Oppure può individuare tipologie specifiche di rischi, selezionando ad esempio da quelli ergonomici a quelli da agenti fisici, da quelli biologici e quelli elettrici, da quelli da ambienti confinati a quelli da sostanze pericolose. Da ultimo, può indicare anche il tipo di strumento da utilizzare, scegliendolo tra applicativi, banche dati, buone pratiche, linee di indirizzo e linee guida, schede informative, procedure, software.

Assistenza agli utenti online e tramite Contact center. Per ogni altra informazione e richiesta di assistenza, nell’area Supporto e Contatti del sito dell’Istituto è disponibile il servizio Inail risponde. È possibile rivolgersi anche al Contact center al numero 066001, accessibile sia da rete fissa sia da rete mobile.

scarica

  • Circolare Inail n. 18 del 19 maggio 2023Strumenti tecnici e specialistici per la riduzione dei livelli di rischio ai sensi dell’articolo 28, comma 3-ter, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81.

NUOVI OBBLIGHI PER IL MEDICO COMPETENTE E CON IL “DECRETO LAVORO” DL 48/2023.

Alessandro Guerri Medico , Specialista in Medicina del Lavoro

È stato appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 04.05.2023 n. 103, il Decreto legge del 4 maggio 2023 n. 48 il cosiddetto “decreto lavoro” che non solo inserisce misure urgenti nel mondo del lavoro, ma introduce anche alcune importanti modifiche agli obblighi del medico competente e questo già dal 4 maggio 2023.

Ma vediamo insieme le principali novità.

OBBLIGHI DEL MEDICO COMPETENTE

Articolo 18 – Obblighi del datore di lavoro e del dirigente

1. Il datore di lavoro, che esercita le attività di cui all’articolo 3, e i dirigenti, che organizzano e dirigono le stesse attività secondo le attribuzioni e competenze ad essi conferite, devono:

a) nominare il medico competente per l’effettuazione della sorveglianza sanitaria nei casi previsti dal presente decreto legislativo e qualora richiesto dalla valutazione dei rischi di cui all’articolo 28 

“L’articolo 15 apporta modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, senza comportare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. La lettera a) introduce l’obbligo di nominare il medico competente ogni qualvolta la valutazione dei rischi ne suggerisca la presenza”.

Questa è una novità importante in quanto potenzialmente amplia in modo significativo l’obbligo di monitorare la salute dei lavoratori non solo nei casi specificamente indicati dal D.Lgs. n. 81/2008, ma anche in tutti i casi in cui la valutazione dei rischi, effettuata in collaborazione obbligatoria con il medico competente ai sensi dell’art. 29 c. 1 del D.Lgs. n. 81/2008, ne evidenzi la necessità. Ad esempio, si può pensare al lavoro svolto in missione o all’estero, a particolari attività non tabellate ma con elevati valori di stress correlato al lavoro, al rischio di guida di autoveicoli, a rischi posturali e così via.

Tra l ‘altro , la sentenza della Cassazione Penale.Sez. III, datata 15 gennaio 2013 n.1856, ha evidenziato che per quanto riguarda la valutazione dei rischi, il medico competente non deve basarsi solo sulle informazioni fornite dal datore di lavoro, come previsto dall’art.18, comma 2, ma deve anche acquisire informazioni di sua iniziativa, ad esempio durante le visite nei luoghi di lavoro previste dall’art. 25, lettera I) o attraverso le segnalazioni dirette dei lavoratori sottoposti a sorveglianza sanitaria o di altri soggetti.

La Cassazione penale Sez. III, 15 gennaio 2013 n.1856 ha sottolineato che “in tema di valutazione dei rischi, il “ medico competente” assume elementi di valutazione non soltanto dalle informazioni che devono essere fornite dal datore di lavoro, quali quelle di cui all’art.18, comma 2, ma anche da quelle che può e deve direttamente acquisire dì sua iniziativa, ad esempio in occasione delle visite agli ambienti di lavoro di cui all’art. 25, lettera I) o perché fornitegli direttamente dai lavoratori sottoposti a sorveglianza sanitaria o da altri soggetti”.

MEDICO COMPETENTE , CARTELLA SANITARIA E SOSTITUTO

ll DL 48/2023 inserisce la lettera e-bis) e la lettera n-bis all’articolo 25, comma 1 che dettaglia tutti gli obblighi del medico competente

Il medico competente:

e-bis) in occasione delle visite di assunzione, richiede al lavoratore la cartella sanitaria rilasciata dal precedente datore di lavoro e tiene conto del suo contenuto ai fini della formulazione del giudizio di idoneità;»

n-bis) in caso di impedimento per gravi e motivate ragioni, comunica per iscritto al datore di lavoro il nominativo di un sostituto, in possesso dei requisiti di cui all’articolo 38, per l’adempimento degli obblighi di legge durante il relativo intervallo temporale specificato.»;

Viene quindi inserito un nuovo “doppio” obbligo al medico competente: ricevere e consultare la cartella sanitaria che viene rilasciata al lavoratore dal medico competente del precedente datore di lavoro (ai sensi dell’art. 25 comma 1 lettera e), e tenerne conto ai fini del giudizio di idoneità (regolato all’art. 41 comm 2 lettera a).

Inoltre, con la lettera n-bis richiede al medico di indicare un sostituto in caso di impedimento grave e per motivate ragioni.

Se da una parte questi contributi legislativi rafforzano ulterioriormente la centralità del medico del lavoro , dall’ altro come nel caso delle cartelle sanitarie aumentano notevolmente il carico ” burocratico”.

ANCORA TROPPO NEOPLASIE PROFESSIONALI IN LOMBARDIA

da “il giorno”

Sono 38.560 i lavoratori esposti o che hanno lavorato a contatto con sostanze cancerogene. Il problema legato ad amianto, cobalto, cadmio e polvere di legno duro. Un lavoratore (foto di repertorio)Un lavoratore (foto di repertorio)Sono oltre 38mila i lavoratori in Lombardia esposti o che hanno lavorato a contatto con sostanze cancerogene, il numero più elevato nel contesto nazionale. È quanto emerge dal Sistema informativo di registrazione delle esposizioni professionali (Sirep) dell’Inail, che raccoglie i flussi pervenuti dai datori di lavoro. L’articolo 243 del decreto legislativo 81/2008 prevede, infatti, che i lavoratori esposti al rischio di sviluppare neoplasie correlate al contatto con sostanze impiegate nel proprio lavoro siano iscritti in un registro istituito dal datore di lavoro, in cui viene riportata l’attività svolta, l’agente cancerogeno utilizzato e, se noto, il valore dell’esposizione a tale agente. I flussi informativi sono raccolti nel Sirep, per il monitoraggio delle malattie professionali di grande rilevanza per ragioni epidemiologiche, medico-legali, storiche e sociali.

rapporto appena pubblicato dall’Inail, che ha estrapolato i dati del periodo 1994 e 2021, emerge come in Lombardia siano 3.239 le unità produttive e 38.560 i lavoratori coinvolti, per un totale di 80mila esposizioni registrate. Il numero di lavoratori è il più elevato in Italia (al secondo posto il Veneto con circa 34mila) così come quello delle unità produttive (poco meno di 2.800 in Veneto), mentre il numero di esposizioni è leggermente inferiore alle 90mila del Veneto, ma le misurazioni (i campionamenti personali o ambientali) sono la metà (72mila in Lombardia, 114mila in Veneto).

Tra le province lombarde, a Milano si rileva il maggior numero di lavoratori esposti a sostanze cancerogene (8.375), seguita da Bergamo (6.467) e Como (5.413); sono 4539 a Brescia, 1.071 a Lecco e 451 a Sondrio. Il maggior numero di misurazioni è a Milano (16.534) e Bergamo (14.665). In generale, sono le aziende più grandi ad apportare il maggior numero di dati. Il dossier rileva che “la loro costante diminuzione non ha inciso sul monitoraggio mentre ha sicuramente inciso sui grandi Servizi salute e sicurezza che al loro interno producevano indagini di igiene industriale, campionamenti e analisi propri.

Polvere di legno duro, cromo, benzene, nichel composti, formaldeide, amianto, cobalto, polvere di silice e idrocarburi sono le sostanze a cui sono esposti i numeri più elevati; la regione è al primo posto in Italia per unità produttive e lavoratori esposti a polvere di legno, amianto, idrocarburi policiclici aromatici, cobalto, cadmio. “Per il lento manifestarsi del fenomeno causa-effetto – spiega Stefano Signorini, direttore del Dipartimento di igiene del lavoro e ambientale dell’Inail – l’esposizione ad agenti cancerogeni non permette un’immediata correlazione con le cause lavorative, per cui la sorveglianza sanitaria diventa essenziale per la definizione degli interventi di prevenzione”.