RISCHIO CHIMICO

TRICLOROETILENE E PARKINSON.

da doctor33.it

Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Parkinson’s Disease, il tricloroetilene (TCE), un solvente molto diffuso a livello industriale, sta contribuendo alla crescita dell’incidenza del morbo di Parkinson, in quanto molte persone sono esposte ai suoi effetti pur non accorgendosene.
«Il TCE era impiegato in una serie di applicazioni industriali, di consumo, militari e mediche spiegano Ray DorseyRuth Schneider, e Karl Kieburtz, della University of Rochester Medical Center». Il suo utilizzo negli Stati Uniti ha raggiunto il picco negli anni ’70, e, sebbene da allora l’uso domestico sia diminuito, è ancora usato per sgrassare il metallo e per la pulizia a secco. Il TCE ha contaminato moltissimi siti in tutto il paese, tra cui la base del Corpo dei Marines Camp Lejeune, alcune zone della Silicon Valley, e fino a un terzo delle acque sotterranee. Il TCE causa il cancro, è legato ad aborti e a malattie congenite cardiache, ed è associato a un aumento del rischio di Parkinson del 500%. La connessione tra TCE e Parkinson è stata sospettata per la prima volta più di 50 anni fa e negli anni successivi, la ricerca su topi e ratti ha dimostrato che il TCE entra nel cervello e provoca la perdita selettiva delle cellule nervose produttrici di dopamina, un segno distintivo della malattia di Parkinson negli esseri umani. A tutti gli effetti le persone che hanno lavorato direttamente con TCE hanno un rischio elevato di sviluppare il morbo di Parkinson. Tuttavia, secondo gli esperti, altri milioni di persone incontrano tale sostanza inconsapevolmente attraverso l’aria esterna, le acque sotterranee contaminate e l’inquinamento dell’aria interna. Nell’articolo, i ricercatori riferiscono di sette persone nelle quali il TCE potrebbe aver contribuito allo sviluppo del Parkinson. I casi di studio includono per esempio due persone contaminate dal TCE a Camp Lejeune, che hanno ricevuto una diagnosi di Parkinson a diversi decenni di distanza, e un senatore che aveva prestato servizio nel Georgia Air National Guard, dove si utilizzava il TCE per sgrassare gli aeroplani. Gli autori raccomandano una serie di azioni per affrontare la minaccia alla salute pubblica rappresentata dal TCE, sottolineando che i siti contaminati possono essere bonificati con successo, e che l’esposizione all’aria interna può essere mitigata da sistemi di bonifica del vapore simili a quelli utilizzati per il radon.

Journal of Parkinson’s Disease 2023. Doi: 10.3233/JPD-225047
http://doi.org/10.3233/JPD-225047

RADON IN UNA SCUOLA SU QUATTRO.

da rainews.it

Su 79 edifici scolastici analizzati in Friuli Venezia Giulia, 21 sono inquinati da livelli troppo alti di radon, compresi nidi e scuole dell’infanzia. Quasi come dire una scuola su quattro. E’ il bilancio dei monitoraggi eseguiti da Arpa nel corso del 2022. E solo nell’ultimo mese l’Agenzia ha rilevato altri dieci edifici scolastici con sforamenti dei limiti massimi di radon. L’ultimo caso, quello della scuola Don Marzari di Opicina, sul Carso triestino, costretta al trasloco.

Il radon è un gas radioattivo naturale, prodotto dal decadimento dell’uranio. E’ inodore e incolore, ma molto pericoloso per la salute: è un cancerogeno certo e in particolare è la seconda causa di tumore ai polmoni dopo il fumo di sigaretta. E’ presente in tracce nel sottosuolo quasi dappertutto, ma nella provincia di Trieste e di Udine troviamo le concentrazioni più elevate. Questo gas si diluisce velocemente all’aria aperta, ma si concentra negli ambienti chiusi, soprattutto in conseguenza del ridotto ricambio d’aria. 

Negli ultimi 22 anni Arpa ha svolto più di 20 mila controlli in 2 mila scuole, fornendo anche le indicazioni per gli interventi utili a ridurre la concentrazione di radon. Tra i principali rimedi ci sono le sigillature di crepe e fessure nelle pavimentazioni dei locali interrati e l’aumento della ventilazione attiva e passiva. La legge prevede due anni di tempo per il risanamento.

Il radon può insinuarsi anche in case o appartamenti, soprattutto al piano terra. Chi volesse misurare l’eventuale presenza di radon in casa o in azienda, può fare richiesta ad Arpa tramite sito web: l’Agenzia invia un dosimetro e le istruzioni per il corretto collocamento. Il costo è di 70 euro più Iva.

AMIANTO: L’ONERE DELLA PROVA È DEL DATORE DI LAVORO.

da doctor33.it

Qualora sia accertato che il danno è stato causato dalla nocività dell’attività lavorativa per esposizione all’amianto, è onere del datore di lavoro provare di avere adottato, pur in difetto di una specifica disposizione preventiva, le misure generiche di prudenza necessarie alla tutela della salute dal rischio espositivo secondo le conoscenze del tempo di insorgenza della malattia, escludendo l’esposizione della sostanza pericolosa, anche se ciò imponga la modifica dell’attività dei lavoratori, assumendo in caso contrario a proprio carico il rischio di eventuali tecnopatie.

(dott. Jacopo Grassini –www.dirittosanitario.net)

PROPOSTE NUOVE RESTRIZIONI PER SIGARETTE ED E-CIG.

da doctor33.it.

Stretta su sigarette elettroniche e prodotti del tabacco riscaldato e divieto di fumo in luoghi all’aperto se ci sono nelle vicinanze minori e donne incinte. È quanto ha annunciato il ministro della Salute Orazio Schillaci in audizione in Commissione Affari sociali della Camera. L’intenzione di Schillaci è «affrontare la prevenzione e il contrasto del tabagismo, tuttora la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile in Italia, per conseguire l’obiettivo sfidante del Piano Europeo contro il cancro 2021». Schillaci vuole «creare una ‘generazione libera dal tabacco’, nella quale meno del 5% della popolazione consumi tabacco entro il 2040». A 20 anni dalla legge Sirchia, che sancì per la prima volta in Italia il divieto di fumare nei locali chiusi aperti al pubblico, potrebbe arrivare nel nostro Paese una nuova svolta sul fumo. La norma del 2003 aveva contribuito a ridurre significativamente il numero di fumatori in Italia, m, di recente, la tendenza si è invertita. Complice anche l’avvento delle sigarette elettroniche.

Ecco perché Schillaci intende proporre: «L’aggiornamento e l’ampliamento dell’articolo 51 della legge 3/2003 per: estendere il divieto di fumo in altri luoghi all’aperto in presenza di minori e donne in gravidanza; eliminare la possibilità di attrezzare sale fumatori nei locali chiusi; estendere il divieto anche alle emissioni dei nuovi prodotti non da fumo (sigarette elettroniche e prodotti del tabacco riscaldato); estendere il divieto di pubblicità ai nuovi prodotti contenenti nicotina e ai device dei prodotti del tabacco riscaldato». Come ricorda l’Istituto superiore di sanità (Iss), infatti, «il fumo non è responsabile del solo tumore del polmone, ma è anche il principale fattore di rischio per le malattie respiratorie e cardiovascolari» tanto che, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), entro il 2030 provocherà 8 milioni di morti l’anno nel mondo.

In quest’ottica, ha proseguito «è necessario e strategico» anche «il recepimento entro il 23 luglio 2023 della direttiva della Commissione Europea sull’eliminazione di alcune esenzioni che riguardano i prodotti del tabacco riscaldato», per «consentirne l’entrata in vigore dal 23 ottobre 2023». L’obiettivo del ministro, che è anche professore ordinario di Medicina Nucleare all’Università di Tor Vergata, è che «i molteplici interessi correlati ai prodotti del tabacco, che coinvolgono i Dicasteri economici, non prevalgano sulla tutela della salute». In 10 anni, come certificato da Istat, la legge Sirchia portò alla riduzione dei ricoveri per infarto del 5% ogni anno e alla diminuzione del 25% delle vendite dei prodotti del tabacco. La battaglia contro il tabagismo, però, era tutt’altro che conclusa. Nel 2015, veniva emanato il Decreto Legislativo che recepiva la Direttiva europea 2014/40: nel pacchetto dell’allora ministro Beatrice Lorenzin, vi erano, tra l’atro, l’obbligo di foto dei danni da fumo sui pacchetti unito al Numero Verde per aiutare a smettere (800.554.088), il divieto di additivi che rendono più attrattivo il tabacco e l’abolizione dei pacchetti da 10. Eppure, che si tratti di bionde o di tabacco sfuso, ancora nel 2022, secondo i dati dell’Iss, quasi un italiano su 4 (il 24% della popolazione) era un fumatore, e il trend è in ripresa dopo anni di calo. Mentre l’aumento è costante per le persone, in genere giovanissimi, che fumano sigarette a tabacco riscaldato: 3,3% del 2022 rispetto al 1,1% del 2019.

I BIOMARCATORI URINARI DI STRESS OSSIDATIVO

DA Inail

ROS (Reactive Oxygen Species) e l’RNS (Reactive Nitrogen Species) causano danni ossidativi alle biomolecole quali acidi nucleici, lipidi e proteine.

Le modificazioni ossidative delle basi del DNA e RNA possono essere prodotte sia da fonti endogene che esogene quali inquinamento atmosferico, esposizione ad agenti chimici pericolosi, radiazioni etc.
I derivati della guanina ossidata e della nitrazione delle proteine che vengono escreti nelle urine possono essere utilizzati come biomarcatori dello stress ossidativo. Questi biomarcatori possono essere utilizzati come indicatori precoci per valutare gli effetti dell’esposizione lavorativa ad agenti chimici pericolosi anche in condizioni di conformità con le norme.
Il fact sheet rappresenta un utile compendio nella fase di formazione/informazione, prevista dal d.lgs. 81/2008 e s.m.i., evidenziando l’importanza del ricorso alle idonee misure di prevenzione e di protezione per i lavoratori professionalmente esposti in tutte le fasi di utilizzo delle suddette sostanze.


ALCUNE CONCLUSIONI:

CONCLUSIONI
L’ 8-oxodGuo è un biomarcatore di effetto utile per la valutazione di esposizioni professionali croniche a sostanze chimiche pericolose anche a basse dosi; l’8-oxoGuo è un indicatore sensibile nell’ esposizione anche a breve termine, come un turno di lavoro; la 3-NO2 Tue è un buon indicatore di effetto sia in ambito occupazionale che clinico. Questi biomarcatori possono quindi essere utilizzati per valutare gli effetti dell’esposizione lavorati￾va ad agenti di rischio anche in condizioni di conformità con le norme sulla salute e sicurezza, e risultano particolarmente utili nella valutazione degli effetti dell’esposizione a miscele, per le quali non è possibile stabilire un valore limite di esposizione professionale. La valutazione deve essere effettuata confrontando i valori trovati in lavoratori esposti a sostanze pericolose con quelli di gruppi di controllo per identificare situazioni di rischi che potrebbero evolvere negativamente per la salute.



Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail – 2022
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

SEMPRE SUI BIOMARCATORI IN ONCOLOGIA:

https://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/18_luglio_01/cancro-tempo-biomarcatori-cosi-si-centra-bersaglio-giusto-607c9370-7d17-11e8-b995-fbeecea523fe_amp.html

RISCHIO DI ESPLOSIONE NEGLI IMPIANTI DI PROCESSO.

da unasf.conflavoro.it

Gli impianti che entrano a far parte di complessi cicli di lavorazione e trasformazione dei prodotti industriali vengono definiti impianti di processo.

Tali impianti lavorano trattando spesso sostanze pericolose – come, ad esempio, sostanze infiammabili o tossiche – ed è quindi opportuno realizzare una valutazione dei rischi su più fronti, non soltanto dal punto di vista antinfortunistico, ma anche dell’impatto ambientale.

Per fare in modo di controllare i vari processi e ridurre i rischi a livelli accettabili si utilizzano sempre più frequentemente i cosiddetti SIS o sistemi strumentali di sicurezza, tanto più che, con l’inarrestabile progresso tecnologico, tali dispositivi sono oggi in grado di garantire un’elevata affidabilità a costi accessibili.

Le norme EN 61508 ed EN 61511, poi, riconducono tale affidabilità ad un determinato SIL, il quale deve essere commisurato al livello di rischio individuato in sede di analisi e garantito per l’intera catena di sicurezza – non limitatamente quindi ai componenti – attraverso un’evidenza oggettiva, mediante calcoli e certificati.

Impianti di processo e rischio di esplosione

Analizzando il rapporto tra impianti di processo e rischio di esplosione, la valutazione e prevenzione del rischio seguono i seguenti step: 

  • prevenire la formazione di atmosfera esplosiva inertizzazione gli impianti, utilizzando sostanze non infiammabili, implementando sistemi di ventilazione eccetera;
  • evitare la presenza di sorgenti di innesco efficaci utilizzando apparecchiature elettriche marcate ex, limitando le velocità di rotazione e movimentazione delle apparecchiature meccaniche, garantendo la messa a terre ed equipotenzialità delle apparecchiature;
  • limitare gli effetti dell’esplosione adottando sistemi di sfogo (o soppressione) ed isolamento dell’esplosione.

LABOR.SAFETY SU TIK TOK

Una importante risorsa per la formazione della sicurezza nei luoghi di lavoro sono i video che pur nella loro semplicità o talvolta ironia come nel caso dei video della serie Napo, ci fanno riflettere sui potenziali rischi sul lavoro. Vi segnalo su tik tok il sito di Lavoro.safety . Ci sono tantissimi video. Si tratta di una versione un po’ horror in salsa di soia di produzione cinese che sono però a mio parere efficaci. Buona visione.

https://vm.tiktok.com/ZMFs6FPkQ/

POLVERI E FUMI INDUSTRIALI AUMENTANO L ‘ARTRITE REUMATOIDE.

da doctor33.it

Respirare polveri e fumi da agenti come vapori, gas e solventi comuni sul posto di lavoro può aumentare il rischio di sviluppare l’artrite reumatoide, secondo uno studio pubblicato su Annals of the Rheumatic Diseases.
«Anche se è noto che il fumo di sigaretta aumenta il rischio di sviluppare l’artrite reumatoide, non si sa quale impatto potrebbe avere respirare polveri e fumi sul posto di lavoro» spiega Bowen Tang, del Karolinska Institutet di Stoccolma, Svezia, primo nome dello studio. Per meglio comprendere la situazione, i ricercatori hanno valutato i dati di 4.033 persone con una nuova diagnosi tra il 1996 e il 2017 e altre 6.485 appaiate per età e sesso, ma libere dalla malattia. Le storie di lavoro personali sono state utilizzate per stimare la quantità di esposizione individuale a 32 agenti sul posto di lavoro, e a ogni partecipante è stato assegnato un punteggio di rischio genetico (GRS). L’artrite reumatoide è caratterizzata dalla presenza o dall’assenza di anticorpi anti peptide ciclico citrullinato, o ACPA. La positività ACPA denota una prognosi peggiore con tassi più elevati di danno articolare erosivo. Nella popolazione di studio, quasi tre quarti delle persone con artrite reumatoide risultate positive (73%) e negative (72%) per ACPA erano state esposte ad almeno una polvere o fumo sul posto di lavoro, rispetto a circa due terzi (67%) delle persone nel gruppo di controllo. L’analisi dei dati ha mostrato che l’esposizione agli agenti sul posto di lavoro non solo era associata a un aumento del rischio di sviluppare l’artrite reumatoide, ma sembrava anche accrescere ulteriormente tale rischio interagendo con il fumo e la suscettibilità genetica. L’esposizione a qualsiasi agente sul posto di lavoro è stata associata a un aumento del rischio del 25% di sviluppare artrite reumatoide ACPA positiva, in generale, e questo rischio è aumentato fino al 40% negli uomini. Nello specifico, 17 agenti su 32, tra cui quarzo, amianto, fumi di diesel, fumi di benzina, monossido di carbonio e fungicidi, erano fortemente associati a un aumentato rischio di sviluppare una malattia ACPA positiva. Il rischio è aumentato di pari passo con il numero di agenti e la durata dell’esposizione. L’esposizione a un agente sul posto di lavoro e al fumo, insieme a un alto punteggio di rischio genetico, erano associati a un rischio molto elevato di malattia ACPA positiva, da 16 a 68 volte superiore, rispetto alla non esposizione a tutti e tre i fattori. «I risultati dello studio hanno diverse importanti implicazioni per lo sviluppo e la prevenzione delle malattie» affermano Vanessa Kronzer, della Mayo Clinic di Rochester (USA) e Jeffrey Sparks, del Brigham and Women’s Hospital di Boston (USA), in un editoriale collegato.

Annals of the Rheumatic Diseases 2022. Doi: 10.1136/ard-2022-223134
http://dx.doi.org/10. 1136/ard-2022-223134

I RISCHI LAVORATIVI NELLE LAVANDERIE INDUSTRIALI.

da Inail.it

La pubblicazione esamina i rischi lavorativi delle lavanderie industriali, le quali esercitano attività a supporto di diverse realtà produttive, principalmente il comparto ospedaliero e quello ricettivo (alloggi e ristorazione), attraverso il noleggio e il lavaggio di materiali tessili e, se necessario, la loro sterilizzazione. Le aziende tecnologicamente più avanzate effettuano anche la fornitura e la manutenzione di abiti da lavoro e di kit sterili per sale operatorie.

Immagine Analisi dei rischi lavorativi nelle lavanderie industriali

Sebbene il comparto abbia un’utilità sociale fondamentale, esso risulta ancora molto poco investigato dal punto di vista igienistico-industriale. Per tale motivo e allo scopo di colmare tale lacuna, la Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione e la Consulenza statistico attuariale dell’Inail, in collaborazione con Assosistema Confindustria, hanno realizzato l’opuscolo “Analisi dei rischi nelle lavanderie industriali”. Il lavoro analizza in maniera approfondita due aspetti complementari: da una parte i dati statistici relativi ad aziende e addetti assicurati all’Istituto – con la descrizione del fenomeno infortunistico e tecnopatico dal 2016 al 2021 – e dall’altra alcuni specifici rischi cui possono essere esposti i lavoratori. Questi i rischi presi in esame: esposizione ad agenti biologici, esposizione ad agenti chimici, movimentazione manuale dei carichi, assunzione di posture incongrue, esposizione a campi elettromagnetici e rischi correlati alla manutenzione delle attrezzature di lavoro. Per ciascun rischio considerato, sono descritte le principali misure di prevenzione e di protezione (individuali e collettive).


Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2022
Disponibilità: Momentaneamente consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

L’USO DI BIOCIDI NEL RESTAURO

da inail.it

Le principali fasi del restauro di un manufatto prevedono l’uso di diversi agenti chimici pericolosi. In particolare la continua e prolungata esposizione degli operatori ai biocidi di sintesi può causare danni all’organismo spesso acuiti dall’inadeguato utilizzo dei dispositivi di protezione.

Immagine Biocidi naturali: possibile alternativa per la sicurezza nel settore del restauro e conservazione dei beni culturali

In risposta a questo problema, negli ultimi anni, è cresciuto l’interesse verso l’utilizzo di sostanze naturali a basso impatto ambientale (oli essenziali, idrolati ed estratti di piante officinali) per tutelare la sicurezza degli operatori del settore del restauro e conservazione dei beni culturali.


Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail 2022
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it