News

Terza dose vaccini entro 12 mesi

La presidente della Commissione Ue Von der Leyen: in futuro necessari richiami per rafforzare la protezione dei vaccinati

a partita contro il coronavirus si gioca ogni giorno di più sul terreno della vaccinazione. È una considerazione diffusa a livello politico e scientifico. Prima sarà immunizzata la fascia più debole e vulnerabile della popolazione, è il ragionamento, e prima si potrà riaprire le attività economiche travolte dalle misure restrittive anti contagi e recuperare alcune delle abitudini di vita che hanno preceduto l’emergenza sanitaria.

Ma quali saranno i vaccini su cui puntare nei prossimi mesi? Delineare uno scenario definitivo non è ancora possibile. Troppe le variabili in gioco. Una tra le tante, la diffusione di nuove varianti, che potrebbero mettere in discussione la copertura garantita dai vaccini in circolazione in quel determinato momento. Considerando tuttavia alcuni elementi emersi negli ultimi giorni, si delineano spazi di crescita per Pfizer/BioNTech, dove la prima è un colosso Usa ma la seconda è una pmi tedesca.

Ceo Pfizer, è probabile una terza dose del vaccino entro 12 mesi

L’amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla, secondo quanto riportato da Cnbc, ha detto che le persone avranno «probabilmente» bisogno di una terza dose del vaccino contro il coronavirus entro i 12 mesi dalle prime due. «Noi stiamo programmando di aumentare drasticamente le forniture di vaccini in Europa nelle prossime settimane – ha poi chiarito in un’intervista a Il Corriere della Sera -. In questo trimestre consegneremo oltre quattro volte in più rispetto al primo trimestre: 250 milioni di dosi, dopo averne date 62 fino a marzo. E siamo in discussioni per fare di più».

Ue punta su vaccini a mRna, da 2022 basta Az e J&J

Peraltro per Pfizer-BionTech si delinea la possibilità di guadagnare terreno sulle aziende farmaceutiche produttrici di vaccini concorrenti. La Commissione europea infatti ha deciso di puntare tutto sui vaccini a Rna messaggero. Sono quelli prodotti da Pfizer/BioNTech, Moderna e CureVac. Bruxelles ha annunciato che non rinnoverà nel 2022 i contratti con AstraZeneca e Johnson & Johnson, i cui preparati anti-Covid utilizzano un vettore virale, con una tecnologia più tradizionale. Ad annunciare la scelta strategica a Bruxelles è stata la presidente Ursula von der Leyen, all’indomani dell’annuncio della pausa anche in Europa nella distribuzione del vaccino di Janssen (J&J), dopo che Fda e Cdc negli Usa hanno deciso di mettere in stand by le somministrazioni.

Von der Leyen: in futuro necessari richiami per rafforzare protezione vaccinati

In futuro, ha spiegato von der Leyen, in Europa serviranno «richiami» per rafforzare la protezione dei vaccinati. E, se si svilupperanno «varianti resistenti» ai vaccini, «dovremo sviluppare vaccini adattati» alle nuove mutazioni, «presto e in quantità sufficienti. Tenendo questo a mente, dobbiamo focalizzarci sulle tecnologie che hanno dimostrato il loro valore: i vaccini a Rna messaggero sono un caso chiaro». Quello che von der Leyen ha lasciato solo intuire, è stato espresso in maniera esplicita dall’eurodeputato della Cdu tedesca Peter Liese, portavoce per la Salute del gruppo Ppe: «La Commissione – ha detto il parlamentare, che è medico – in futuro non comprerà più vaccini da Johnson & Johnson e AstraZeneca, ma si affiderà ai vaccini a m-Rna di BioNTech/Pfizer, Moderna e CureVac per combattere nel lungo termine la pandemia».

Al via la trattativa Commissione Ue – Pfizer per terzo contratto

La Commissione, ha spiegato von der Leyen confermando le indiscrezioni che circolano da giorni a Bruxelles, «sta entrando in un negoziato con Pfizer/BioNTech per un terzo contratto», che prevedrà «la consegna di 1,8 miliardi di dosi nel corso del periodo 2021-2023». Il contratto, che l’esecutivo Ue intende finalizzare «presto», prevedrà non solo la produzione nell’Ue dei vaccini, ma anche quella dei componenti di base. Un chiaro riconoscimento del carattere strategico della produzione di vaccini sul suolo europeo, dopo la lezione impartita all’Ue, che nella prima ondata della pandemia dovette scongiurare l’India di non lasciarla senza paracetamolo, dalla vicenda di AstraZeneca, la multinazionale anglosvedese che consegna vaccini al Regno Unito, ma continua a tagliare le dosi destinate all’Ue. Tanto da costringere la Commissione ad avviare formalmente il meccanismo di risoluzione delle controversie previsto dall’accordo di acquisto anticipato.

da ilsole24ore.com

INDICAZIONI INAIL ALLA VACCINAZIONE COVID 19

Da dottnet.it

Il documento chiarisce i requisiti e la procedura per l’attivazione dei punti vaccinali territoriali destinati alle lavoratrici e ai lavoratori

Pubblicate le indicazioni per le vaccinazioni anti-Covid nei luoghi di lavoro, dopo il protocollo del 6 aprile. Il documento, elaborato dall’Inail insieme ai ministeri del Lavoro e della Salute, alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e alla struttura di supporto alle attività del commissario straordinario per l’emergenza, chiarisce i requisiti e la procedura per l’attivazione dei punti vaccinali territoriali destinati alle lavoratrici e ai lavoratori.Dal fatto che la loro istituzione nelle imprese dovrà sempre garantire i requisiti di efficacia, efficienza e sicurezza, all’organizzazione dell’attività, dalla necessità di programmare anche la seconda dose, quando prevista, al corso per la formazione del personale sanitario sulla piattaforma Eduiss.  Ai fini della istituzione dei punti vaccinali territoriali e della realizzazione della campagna vaccinale nei luoghi di lavoro sono sei i “presupposti imprescindibili” indicati: la disponibilità di vaccini; la disponibilità dell’azienda; la presenza/disponibilità del medico competente o di personale sanitario; la sussistenza delle condizioni di sicurezza per la somministrazione di vaccini; l’adesione volontaria ed informata da parte delle lavoratrici e dei lavoratori; la tutela della loro privacy.  La vaccinazione nel luogo di lavoro rappresenta, comunque, viene rimarcato, “un’opportunità aggiuntiva rispetto alle modalità ordinarie” dell’offerta vaccinale che “sono e saranno sempre garantite, nel rispetto delle tempistiche dettate dal piano nazionale di vaccinazione, qualora il lavoratore non intenda aderire alla vaccinazione in azienda”. Per assicurare “tempestività, efficacia e livello di adesione”, gli spazi destinati alla somministrazione dei vaccini in azienda, compresi quelli allestiti presso punti vaccinali territoriali approntati dalle associazioni di categoria di riferimento, potranno essere utilizzati per la vaccinazione di lavoratori appartenenti anche ad altre imprese, come quelli che “prestano stabilmente servizio” presso l’azienda utilizzatrice.


Le aziende, singolarmente o in gruppi organizzati, per il tramite delle Associazioni di categoria di riferimento, possono attivare punti vaccinali territoriali anti-SARS-CoV-2/ COVID-19 destinati alla vaccinazione delle lavoratrici e dei lavoratori, anche con il coinvolgimento dei medici competenti. La vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19 effettuata nell’ambiente di lavoro, anche se affidata al medico competente o ad altri sanitari convenzionati con il Datore di Lavoro, rappresenta un’iniziativa di sanità pubblica, finalizzata alla tutela della salute della collettività e non attiene strettamente alla prevenzione nei luoghi di lavoro. Pertanto la responsabilità generale e la supervisione dell’intero processo rimane in capo al Servizio Sanitario Regionale, per il tramite dell’Azienda Sanitaria di riferimento.

Prodotto: Opuscolo
Edizioni Inail –  2021
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

IL CEROTTO SMART

Da 01health

Ingegneri della University of California San Diego hanno sviluppato un cerotto smart morbido ed elastico che può essere applicato al collo per monitorare in modo continuo la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca, e al contempo misurare i livelli di glucosio, così come lattato, alcol o caffeina di chi lo indossa.

Si tratta del primo dispositivo indossabile che monitora i segnali cardiovascolari e più livelli biochimici nel corpo umano allo stesso tempo, a quanto afferma il team di ricerca, secondo cui un tale device potrebbe aiutare gli individui che devono gestire la pressione alta e il diabete. Persone, fanno inoltre notare i ricercatori, che presentano peraltro anche un alto rischio di ammalarsi gravemente di Covid-19.

cerotto smart University of California San Diego

Il cerotto smart potrebbe anche essere utilizzato per rilevare l’inizio della sepsi, che è caratterizzata da un improvviso calo della pressione sanguigna accompagnato da un rapido aumento del livello di lattato.

Un simile cerotto smart morbido e tutto in uno potrebbe offrire anche una comoda alternativa per i pazienti in unità di terapia intensiva, compresi i neonati in terapia intensiva, che hanno bisogno di un monitoraggio continuo della pressione sanguigna e di altri segni vitali. Queste procedure attualmente comportano l’inserimento di cateteri in profondità nelle arterie dei pazienti e il loro collegamento a più monitor ospedalieri.

cerotto smart University of California San Diego

Secondo Lu Yin, studente di Ph.D. in nanoingegneria alla UC San Diego e co-autore dello studio pubblicato il 15 febbraio su Nature Biomedical Engineering, questo tipo di dispositivo wearable sarebbe molto utile per le persone con condizioni cliniche di base, per monitorare lo stato di salute a cadenze regolari.

E, ha aggiunto, potrebbe servire anche come un prezioso strumento per il monitoraggio remoto dei pazienti, soprattutto durante la pandemia di Covid-19, un periodo in cui le persone stanno riducendo al minimo le visite di persona agli ambulatori.

Il cerotto in sé è un sottile foglio di polimeri elastici che può conformarsi alla pelle. È dotato di un sensore di pressione sanguigna e di due sensori chimici: uno che misura i livelli di lattato (un biomarcatore dello sforzo fisico), caffeina e alcol nel sudore, e un altro che misura i livelli di glucosio nel liquido interstiziale.

Il dispositivo indossabile è in grado di misurare tre parametri contemporaneamente, uno per ogni sensore: pressione sanguigna, glucosio e lattato, alcol o caffeina.

cerotto smart University of California San Diego

Nei test condotti dal team, i soggetti hanno indossato il cerotto smart sul collo mentre eseguivano varie combinazioni di attività quali esercizio fisico su una bicicletta stazionaria, mangiare un pasto ricco di zuccheri, bere una bevanda alcolica o con caffeina. Le misurazioni del cerotto smart, hanno sottolineato i ricercatori, erano molto prossimi a quelle raccolte da dispositivi di monitoraggio commerciali come un bracciale per la pressione sanguigna, un misuratore di lattato nel sangue, un glucometro e un etilometro.

Tra i prossimi step di questa attività di ricerca c’è sia la rifinitura di questo cerotto smart, sia lo sviluppo di una nuova versione del dispositivo con ancora più sensori.

TUTTE LE FFP2 DA EVITARE

Emergono nuovi dettagli riguardo alle mascherine difettose provenienti dalla cina. Secondo quanto riporta la Repubblica, la procura di Gorizia ha decretato che la metà dei dispositivi individuali provenienti dalla Cina non sono efficaci. Uno su due non filtra a sufficienza. La documentazione turca che ne attesta la conformità delle direttive Ue (già al centro degli scandali da alcuni mesi), sarebbe contraffatta. Dodici interi lotti di facciali modello Ffp2 e Ffp3 sono ora sotto inchiesta. Si tratta dei dpi ad alta protezione utilizzati direttamente dal personale sanitario in ospedali, ambulatori e Residenze per anziani (fonte il. Giornale).

PRECEDENTEMENTE RICORDIAMO LE MASCHERINE CON MARCATURA CE 2163 COME DI DUBBIA EFFICIENZA.

12 modelli attualmente bloccati sono: 

  • FACCIALE SCYFKZ KN95 GB2626~2006 FILTRANTE FFP2 S/VALVOLA DPI MONOUSO;
  • FACCIALE (UNECH KN95) FILTRANTE FFP2 S/VALVOLA DPI MONOUSO;
  • FACCIALE (ANHUI ZHONGNAN) FILTRANTE FFPZ GB2626-2006 EN149 S/V AL VOLA DPI MONOUSO;
  • FACCIALE (JY-JUNYUE) FILTRANTE KN95 GB/2626-2006 EN 149 FFP2 S/VALVOLA DPI MONOUSO;
  • FACCIALE (WENZHOU XILIAN) FILTRANTE FFP2 KN95 GB2626-2006 EN 149 S/VALVOLA DPI MONOUSO;
  • FACCIALE {ZHONGKANG) FILTRANTE FFP2 KN95 GB2626″2006 EN 149 S/VALVOLA DPI MONOUSO;
  • FACCIALE WENZHOU HUASAI FILTRANTE KN95 GB/2626-2006 EN 149 FFP2 S/VALVOLA DPI MONOUSO;
  • MASCHERINE FILTRANTI WENXIN FFP2 – KN 95 PRODOTTE DALLA TONGCHENG WENXIN LABOR PROTECTION PRODUCTS CO. LTD;
  • FACCIALE – MASCHERINE FILTRANTI BI WEI KANG® CE 1282-9600 TYPE FILTER RESPIRATOR PRODOTTE DALLA YIWU BIWEIKANG LABOR PROTECTION PRODUCT CO. LTD;
  • FACCIALE (SIMFO KN95 – ZHYI- SURGIKA) FILTRANTE FFP2 DPI S/VALVOLA DPI EN 149 MONOUSO PER PROTEZIONE, DISTRIBUITE DALLA SOCIETÀ SURGIKA SRL CON SEDE IN LEV ANE BUCINE (AR);
  • FACCIALE (WENZHOU LEIKANG) FILTRANTE FFP3 S/VALVOLA EN149, PRODOTTE DALLA WENZHOU LEIKANG MEDICAI. TECNOLOGY CO.LTD;
  • FACCIALE (XINNUOZI) FILTRANTE FFP3 S/VALVOLA GB2626-2006 EN149, PRODOTTE DALLA HAINING NUOZI MEDICAL EQUIPEMEN’T CO. LTD

CIRCOLARE PER LA RIAMMISSIONE DEI LAVORATORI COVID POSITIVI

Ministero della Salute
DIREZIONE GENERALE DELLA PREVENZIONE SANITARIA

Indicazioni per la riammissione in servizio dei lavoratori dopo assenza per malattia Covid-19 correlata
Il presente documento intende offrire indicazioni procedurali circa la riammissione in servizio dopo assenza per malattia COVID-19 correlata e la certificazione che il lavoratore deve produrre al datore di lavoro.
Alla luce della normativa vigente a livello nazionale e del “Protocollo condiviso di aggiornamento delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus SARS-CoV-2/COVID-19 negli ambienti di lavoro” siglato in data 6 aprile 2021, le fattispecie che potrebbero configurarsi sono quelle di seguito indicate.
A) Lavoratori positivi con sintomi gravi e ricovero
In merito al reintegro progressivo di lavoratori dopo l’infezione da COVID-19, coloro che si sono ammalati e che hanno manifestato una polmonite o un’infezione respiratoria acuta grave, potrebbero presentare una ridotta capacità polmonare a seguito della malattia (anche fino al 20-30% della funzione polmonare) con possibile
necessità di sottoporsi a cicli di fisioterapia respiratoria. Situazione ancora più complessa è quella dei soggetti che sono stati ricoverati in terapia intensiva, in quanto possono continuare ad accusare disturbi rilevanti, la cui presenza necessita di particolare attenzione ai fini del reinserimento lavorativo.
Pertanto il medico competente, ove nominato, per quei lavoratori che sono stati affetti da COVID-19 per i quali è stato necessario un ricovero ospedaliero, previa presentazione di certificazione di avvenuta negativizzazione secondo le modalità previste dalla normativa vigente, effettua la visita medica prevista dall’art.41, c. 2 lett. e-ter del D.lgs. 81/08 e s.m.i (quella precedente alla ripresa del lavoro a seguito di assenza per motivi di salute di durata superiore ai sessanta giorni continuativi), al fine di verificare l’idoneità allamansione – anche per valutare profili specifici di rischiosità – indipendentemente dalla durata dell’assenza per malattia.
B) Lavoratori positivi sintomatici
I lavoratori risultati positivi alla ricerca di SARS-CoV-2 e che presentano sintomi di malattia (diversi da quelli previsti al punto A) possono rientrare in servizio dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi (non considerando anosmia e ageusia/disgeusia che possono avere prolungata
persistenza nel tempo) accompagnato da un test molecolare con riscontro negativo eseguito dopo almeno 3 giorni senza sintomi (10 giorni, di cui almeno 3 giorni senza sintomi + test).
C) Lavoratori positivi asintomatici
I lavoratori risultati positivi alla ricerca di SARS-CoV-2 ma asintomatici per tutto il periodo possono rientrare al lavoro dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa della positività, al termine del quale risulti eseguito un test molecolare con risultato negativo (10 giorni + test).
Pertanto, il lavoratore di cui alle lettere B) e C), ai fini del reintegro, invia, anche in modalità telematica, al datore di lavoro per il tramite del medico competente ove nominato, la certificazione di avvenuta negativizzazione, secondo le modalità previste dalla normativa vigente.
I lavoratori positivi la cui guarigione sia stata certificata da tampone negativo, qualora abbiano
contemporaneamente nel proprio nucleo familiare convivente casi ancora positivi non devono essere considerati alla stregua di contatti stretti con obbligo di quarantena ma possono essere riammessi in servizio con la modalità sopra richiamate.
D) Lavoratori positivi a lungo termine 4
Secondo le più recenti evidenze scientifiche i soggetti che continuano a risultare positivi al test molecolare per SARS-CoV-2 e che non presentano sintomi da almeno una settimana (fatta eccezione per ageusia/disgeusia e anosmia che possono perdurare per diverso tempo dopo la guarigione), possono interrompere l’isolamento
dopo 21 giorni dalla comparsa dei sintomi (cfr. Circolare Ministero della salute 12 ottobre 2020).
Tuttavia, in applicazione del principio di massima precauzione, ai fini della riammissione in servizio dei lavoratori si applica quanto disposto dal richiamato Protocollo condiviso del 6 aprile 2021.
Pertanto, ai fini del reintegro, i lavoratori positivi oltre il ventunesimo giorno saranno riammessi al lavoro solo dopo la negativizzazione del tampone molecolare o antigenico effettuato in struttura accreditata o autorizzata dal servizio sanitario; il lavoratore avrà cura di inviare tale referto, anche in modalità telematica, al datore di lavoro, per il tramite del medico competente, ove nominato.
Il periodo eventualmente intercorrente tra il rilascio dell’attestazione di fine isolamento ai sensi della Circolare del 12 ottobre e la negativizzazione, nel caso in cui il lavoratore non possa essere adibito a modalità di lavoro agile, dovrà essere coperto da un certificato di prolungamento della malattia rilasciato dal medico curante.
Nella fattispecie prevista dal presente paragrafo non si ravvisa la necessità da parte del medico competente, salvo specifica richiesta del lavoratore, di effettuare la visita medica precedente alla ripresa del lavoro per verificare l’idoneità alla mansione” (art. 41, comma 2, lett. e-ter) del D.lgs. 81/08.
E) Lavoratore contatto stretto asintomatico
Il lavoratore che sia un contatto stretto di un caso positivo, informa il proprio medico curante che rilascia certificazione medica di malattia salvo che il lavoratore stesso non possa essere collocato in regime di lavoro agile (cfr. messaggio Inps n. 3653 del 9 ottobre 2020).
Per la riammissione in servizio, il lavoratore dopo aver effettuato una quarantena di 10 giorni dall’ultimo contatto con il caso positivo, si sottopone all’esecuzione del tampone e il referto di negatività del tampone molecolare o antigenico è trasmesso dal Dipartimento di Sanità Pubblica o dal laboratorio dove il test è stato effettuato al lavoratore che ne informa il datore di lavoro per il tramite del medico competente, ove nominato.
La presente Circolare è passibile di ulteriori aggiornamenti che terranno conto dell’evolversi del quadro epidemiologico, delle conoscenze scientifiche e del quadro normativo nazionale.

Il Direttore generale
(*) f.to Dott. Giovanni Rezza

NUOVO PROTOCOLLO 6 APRILE 2021 PER IL CONTRASTO AL COVID

Il nuovo protocollo per la sicurezza e il contrasto al Covid all’interno delle aziende è stato firmato il 6 aprile. Ecco cosa prevede: Particolare attenzione per il distanziamento: all’interno degli spazi condivisi i dispositivi di protezione sono individuati in base al rischio della mansione. La mascherina chirurgica è da adottare fatto salvo la necessità di dispositivi di livello superiore. Le trasferte sono possibili dopo una valutazione con il medico delle condizioni epidemiologiche delle destinazioni. Riammessi stage e tirocini formativi, sospesi nella prima fase della pandemia. Nuovamente concesse le attività formative in presenza, ma rimane possibile anche effettuarle a distanza. Nuova centralità al medico competente: potrà suggerire alle aziende testing e screening che ritiene utili per limitare la diffusione del virus. Le imprese che lo vorranno potranno organizzare la vaccinazione per i dipendenti che lo desiderano. Rimane necessario un tampone negativo per il rientro al lavoro dopo la positività. Il test molecolare va eseguito dopo 10 giorni per gli asintomatici e dopo 3 giorni senza sintomi e almeno 10 di isolamento per i sintomatici.

Trasporto pubblico e contagio: come si trasmette il Covid nei mezzi pubblici

Il principale veicolo è respiratorio con il droplet o attraverso le particelle che a volte rimangono sospese nell’aria. Meno significativo il contatto con le superfici

È tornato centrale il dibattito sulla sicurezza nel trasporto pubblico dopo la campagna di controlli dei Nas condotta in varie città italiane. Sebbene in casi limitati, tracce di Sars-Cov-2 sono state rinvenute su treni con il mancato o parziale rispetto delle norme di comportamento anti contagio. Dei modi di trasmissione del coronavirus, a un anno dallo scoppio dell’epidemia, per una parte non esiste dubbio tra gli scienziati mentre su alcuni aspetti mancano evidenze univoche che consentano di mettere un punto definitivo alla discussione.

Coronavirus, la babele di regole sui mezzi pubblici: ecco come si viaggia  nelle regioni e dove sono cadute le norme di distanziamento - Il Fatto  Quotidiano

La trasmissione per via respiratoria

Ammontano a quasi settecento i veicoli ispezionati dai carabinieri tra autobus urbani ed extraurbani, metropolitane, scuolabus, collegamenti ferroviari locali e di navigazione, e anche biglietterie, sale di attesa e stazioni metro. In sessantacinque casi sono stati evidenziate irregolarità, principalmente connesse con l’inosservanza delle misure di prevenzione tra cui l’assenza di distanziatori posti sui sedili il numero massimo di persone ammesse a bordo. Purtroppo almeno un terzo delle persone contagiate dal coronavirus rimane asintomatico ed è forse il più significativo ostacolo a un’azione di contrasto realmente risolutiva dell’epidemia. Il principale veicolo di trasmissione è respiratorio, con il droplet, ossia le particelle prodotte con saliva e starnuti da una persona infetta in un ambiente chiuso, ad una distanza inferiore a 1,8 metri, o il droplet o particelle che a volte rimangono sospese nell’aria per vario tempo ad una distanza maggiore o minore di quella. È dimostrato che la mascherina, da sola, può non essere sufficiente a fermare il Sars-Cov-2 se non si rispetta anche il distanziamento, a maggior ragione in presenza di tosse o raffreddore.

Presenza di materiale genetico sulle superfici

I militari del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute hanno eseguito 756 tamponi di superficie su mezzi di trasporto e stazioni (obliteratrici, maniglie e barre di sostegno per i passeggeri, pulsanti di richiesta di fermata e sedute), rilevando 32 casi di positività per la presenza di materiale genetico riconducibile al virus all’interno di autobus, vagoni metro e ferroviari. Le analisi hanno «rilevato con certezza il transito e il contatto di individui infetti a bordo del mezzo, determinando la permanenza di una traccia virale» anche se questa non è «indice di effettiva capacità di virulenza o vitalità» di Sars-Cov-2. Per fortuna effettivamente meno comune è il contagio per contatto con le superfici e, malgrado il virus si presenti anche nei fluidi corporei, molto probabilmente il loro ruolo nella trasmissione risulta minimale rispetto a quello respiratorio.

Coronavirus, i mezzi pubblici tornano un nodo critico: braccio di ferro tra  ministeri, aziende ed enti locali su smartworking e lezioni da casa - Il  Fatto Quotidiano

La resistenza nel tempo

Dai Nih americani, con le università di Princeton e della California, è stata condotta una ricerca l’anno scorso che ha misurato la persistenza del coronavirus sulle superfici scoprendo che il virus resta attivo fino a 4 ore sul rame e fino a 24 ore sul cartone. La sua vitalità si prolungherebbe fino a 72 ore su plastica (polipropilene) e acciaio inox, materiali che tuttavia sono più facili da pulire e disinfettare con disinfettanti con etanolo al 62-71%, acqua ossigenata allo 0,5% o ipoclorito di sodio allo 0,1%. Ad apparire invece refrattario al coronavirus è il rame. Al punto che una linea di prodotti di Kme Italy ha ottenuto la certificazione del laboratorio di virologia dell’Università di Pisa e potrà essere usata per sbarre di sostegno negli autobus, letti di ospedale, maniglie nei locali pubblici e desk condivisi, superfici solide e regolari che vengono toccate da più mani.

da https://www.ilsole24ore.com

Rita, l’app che ci mostra cosa sanno di noi i giganti del Web

Una nuova applicazione per iPhone si pone l’obiettivo di semplificare l’accesso ai dati personali, per mostrarci a colpo d’occhio il modo in cui i giganti del Web le usano per profilarci

Rita, l’app che ci mostra cosa sanno di noi Google e Facebook

Da fine marzo è disponibile su App Store una nuova app che semplifica l’accesso alle informazioni personali in possesso dei giganti del Web, in primis Google e Facebook. L’app si chiama Rita, dall’abbreviazione di “Right to Access”, cioè il diritto all’accesso ai propri dati garantito dalla GDPR. L’app non si limita a scaricare i dati sullo smartphone, salvandoli dagli account online, ma li organizza in grafici e liste facilmente comprensibili e consultabili anche da chi non possiede particolari conoscenze informatiche. Rita semplifica anche il processo di richiesta di rimozione dei dati personali automatizzando l’invio delle email agli inserzionisti pubblicitari che le hanno raccolte tramite gli strumenti di Facebook o Google (più avanti sarà possibile recuperare i dati anche da Instagram, Spotify e altri fra i servizi più diffusi). 

«L’app opera in totale trasparenza salvando le informazioni in locale, ma senza accedervi in alcun modo», spiega a La Stampa Guglielmo Schenardi, co-fondatore di Rita. «Il nostro modello di business si basa non sul tracciamento o sulla profilazione, ovviamente, ma sull’offerta di una versione premium dell’app che consente un controllo più avanzato dei dati».

Il team remoto
Rita nasce da un’idea di Schenardi e di John Arts, suo compagno di studi all’ESCP Business School. Oggi lavorano a Rita altre sette persone da Kazakistan, Brasile, Stati Uniti, Italia e Belgio, occupandosi chi di sviluppo, chi degli aspetti legali, chi della grafica e dell’esperienza utente, mentre i due fondatori mettono a frutto la propria esperienza di Business Developer. «John ed io abbiamo sempre seguito i temi legati alla privacy e alla protezione dei dati», spiega Schenardi. «L’arrivo della GDPR è stata una svolta importante, ma ci siamo accorti che riuscire a visualizzare i propri dati e capire come chiedere davvero alle varie aziende di rimuovere ciò che sapevano di noi rimane un processo alla portata di pochi. Con Rita vogliamo invece democratizzare questo passaggio, e consentire davvero a tutti di riprendere il controllo delle proprie informazioni personali». 

Rita, l’app che ci mostra cosa sanno di noi Google e Facebook

Per scaricare le informazioni all’interno di Rita basta selezionare uno dei servizi (Google o Facebook) al quale richiedere i dati ed effettuare l’accesso con le proprie credenziali. In qualche minuto la richiesta viene processata in automatico e Rita è in grado di scaricare ed elaborare il tutto generando un’interfaccia di facile consultazione.

La prova con i dati di Facebook
Nel caso dei dati ottenuti da Facebook, Rita mostra tre schermate principali. Data & Ads indica il valore monetario (stimato) dei nostri dati per Facebook nel corso dell’ultimo anno, il numero di pubblicità su cui abbiamo cliccato e le aziende con cui Facebook ha condiviso i nostri dati di profilazione. La schermata dedicata al tracciamento ci rivela invece a colpo d’occhio il numero di volte che siamo stati tracciati e i siti web che abbiamo visitato inviando informazioni a Facebook. La schermata sulla profilazione, infine, raccoglie ciò che Facebook crede di sapere di noi, cioè gli interessi che vengono assegnati al nostro account per affinare le pubblicità che ci vengono mostrate. 

Tutti questi dati, è bene dirlo, si possono in consultare e soprattutto scaricare manualmente anche dal sito di Facebook. L’accesso alla consultazione di ciò che si può vedere online però non è intuitivo, e dai dati scaricati è difficile inferire in maniera semplice il livello di profilazione e di diffusione dei nostri dati a fini pubblicitari. 

Richiedere la cancellazione dei dati
Oltre a semplificare l’organizzazione e la lettura dei dati, Rita si prefigge di aiutare l’utente a richiedere la rimozione delle informazioni, come previsto dalla GDPR.
Da un menu dedicato si può limitare l’accesso delle aziende alle nostre informazioni, disiscriversi dalle email promozionali, e personalizzare i propri interessi in modo da scombinare la profilazione pubblicitaria di Facebook. Con la versione pro dell’app è possibile anche tenere traccia dell’aggiornamento dello stato delle richieste di rimozione dei dati. La versione avanzata di Rita per ora non si paga, ma si può sbloccare invitando altri tre amici a provare l’applicazione. Sulla base di questo processo e in funzione della quantità dei dati controllati dalle aziende, Rita calcola infine un punteggio, il Privacy Score, allo scopo di rendere più intuitivo il livello di diffusione dei nostri dati personali.

Rita è un’app ancora giovane, ci sono alcuni angoli da smussare nella user experience e qualche dettaglio da rivedere ma l’idea è promettente e il team determinato a portare avanti il progetto, aggiungendo nuovi servizi a cui accedere per scaricare le informazioni. «Oggi gli utenti non possiedono ancora i propri dati», conclude Schenardi. «Crediamo che semplificare tutte le procedure legate all’accesso ai dati sia fondamentale per consentire a chiunque di operare una scelta informata ed efficace sulle proprie informazioni. Sapere che i giganti del Web ci profilano e vedere in maniera chiara cosa questo significhi e cosa questo comporti sono due cose completamente diverse, anche per chi è già molto attento al tema della privacy».

da la lastampa.it

 

NUOVE REGOLE PROTOCOLLO E VACCINI IN AZIENDA

Da adnkronos.

Vaccini anti coronavirus in azienda, intesa raggiunta tra Governo, imprese e sindacati sull’aggiornamento del Protocollo per la sicurezza ed il contrasto al Covid 19. Il sì al termine di un confronto durato oltre 7 ore tra il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, il ministro della Salute, Roberto Speranza, i leader delle associazioni datoriali e i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl.

Al via quindi la vaccinazione dei lavoratori in azienda con cui si potrà potenziare la campagna nazionale una volta che sarà entrata finalmente a regime. Un canale, quello aziendale, parallelo alla rete ordinaria e non già una procedura alternativa: costituirà infatti, si legge nel protocollo, un’attività di sanità pubblica nell’ambito del Piano strategico nazionale per la vaccinazione anti-Covid-19 predisposto dal Commissario Straordinario. E non si tradurrà in norme vincolanti: presupporrà l’adesione volontaria dei datori di lavoro e dei lavoratori. Tutte le aziende potranno candidarsi liberamente; non è previsto nessun requisito minimo di carattere dimensionale così come la vaccinazione sarà offerta a tutti i lavoratori, “a prescindere dalla tipologia contrattuale”.

Se la vaccinazione verrà eseguita in orario di lavoro, prosegue il Protocollo, il tempo necessario “sarà equiparato a tutti gli effetti all’orario di lavoro“. Esclusa inoltre espressamente la responsabilità penale degli operatori sanitari per eventi avversi nelle ipotesi di uso conforme del vaccino mentre i costi per la realizzazione e la gestione dei piani aziendali, inclusi quelli per la somministrazione, “sono interamente a carico del datore di lavoro”.

Restano invece ovviamente a carico dello Stato la fornitura dei vaccini, dei dispositivi per la somministrazione (siringhe/aghi) e la messa a disposizione degli strumenti formativi previsti e degli strumenti per la registrazione delle vaccinazioni eseguite. Il protocollo assicura la vaccinazione anche a quei lavoratori le cui aziende non sono tenute alla nomina del medico competente oppure non possano fare ricorso a strutture sanitarie private: possono infatti avvalersi comunque “delle strutture sanitarie dell’Inail” e, in questo caso, trattandosi di iniziativa vaccinale pubblica, gli oneri restano a carico dell’ente.

Governo, imprese e sindacati hanno poi firmato anche l’aggiornamento del Protocollo delle regole anti contagio, per il contrasto e il contenimento del Covid, cui devono uniformarsi datori di lavoro e lavoratori: il testo è stato adeguato ai cambiamenti intervenuti nel corso della pandemia. Sciolti anche gli ultimi nodi che sembravano aver riportato in discussione il documento. E’ stato reintrodotta la regola per cui “la mancata attuazione del Protocollo, che non assicuri adeguati livelli di protezione, determina la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza”. Risolti anche i capitoli relativi all’aggiornamento del documento di valutazione del rischio che non è più incluso nel testo mentre è stata semplificata la parte relativa alle parte mascherine, alle trasferte e al reingresso al lavoro dopo la positività.

In particolare, si legge nel testo, “i lavoratori positivi oltre il 21 esimo giorno saranno riammessi al lavoro solo dopo la negativizzazione del tampone molecolare o antigenico effettuato in struttura accreditata o autorizzata dal servizio sanitario” mentre per le trasferte il datore di lavoro deve tenere in conto “il contesto associato alle diverse tipologie di trasferta/viaggio previste, anche in riferimento all’andamento epidemiologico delle sedi di destinazione”. Anche l’utilizzo del lavoro agile da parte dei datori di lavoro privati entra di diritto nell’aggiornamento del Protocollo che sollecita le imprese a garantire il massimo utilizzo di questa nuova forma di lavoro per quelle attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza, nonché per quelle non sospese.

lavoro privati entra di diritto nell’aggiornamento del Protocollo che sollecita le imprese a garantire il massimo utilizzo di questa nuova forma di lavoro per quelle attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza, nonché per quelle non sospese.

Orlando: “Accordi perfettibili ma importanti punti fermi”

“Penso che siano accordi perfettibili ma credo che oggi sia più importante mettere un punto fermo e poi riservarsi la possibilità di integrazione, piuttosto che attendere l’optimum ma che poi rischia di non arrivare”. Così il ministro del Lavoro, Andrea Orlando al termine della ‘maratona’ che ha approvato gli accordi. “Credo si sia evitata la sindrome che spesso caratterizza la politica: quella dell’anno zero. Mi auguro che questo spirito possa caratterizzare anche le prossime impegnativi appuntamenti che abbiamo di fronte: la riforma gli ammortizzatori sociali e le crisi industriali oltre alla gestione nel concreto delle riaperture e della ripartenza”, conclude.

Casasco: “Accordo non scontato, grande responsabilità”

“L’accordo siglato questa sera è molto importante in questo momento così delicato e complicato che vive il nostro Paese. Non è stato semplice arrivare a questa firma condivisa, ma ha prevalso il senso di responsabilità”. Lo ha dichiarato il presidente di Confapi, Maurizio Casasco dopo la firma.

“Confapi, portando avanti le istanze e gli interessi delle nostre Pmi, ha ritenuto doveroso intraprendere un’opera di mediazione. In questo momento così difficile per la nostra economia, l’Italia non può permettersi fratture tra le parti sociali: è necessario capire che l’avversario da combattere sono il covid e le sue varianti. E l’accordo va propria in questa direzione. Voglio dire grazie al ministro Orlando, per la serietà e la grande capacità messe in campo, al Ministero dello Sviluppo Economico e al Ministero per la Salute: con il contributo di tutti si è arrivati a un risultato per niente scontato ma davvero importante”, conclude.

Bombardieri: “Con doppia firma assicurata sicurezza e coerenza”

“Con la firma di questi accordi abbiamo ottenuto un grande risultato: la sicurezza prima di tutto. La pandemia costringe tutti a comportamenti corretti e coerenti. Non sono tollerabili differenziazioni sulla base di aree geografiche e di scelte politiche”. Così il leader Uil, Pierpaolo Bombardieri, commenta la doppia firma di stasera.

Sbarra: “Accordo segnale di grande responsabilità”

“È un segnale di grande responsabilità la sigla stasera del Protocollo nazionale sulle vaccinazioni nei luoghi di lavoro, così come anche, la revisione ed aggiornamento del Protocollo condiviso del 24 aprile 2020”. È quanto sottolinea il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra al termine del confronto con il governo e le imprese.

Landini: “Intesa importante”

“Un’intesa importante” quella raggiunta questa sera sul Protocollo e il piano vaccini, “in coerenza e nel rispetto delle priorità definite nel piano strategico nazionale di vaccinazione”. Così il leader Cgil, Maurizio Landini, commenta l’accordo tra il governo e le parti sociali. “Due protocolli che confermano la centralità del valore della protezione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e nel Paese e che con il contributo dell’Inail, dimostrano l’importanza di un lavoro condiviso per combattere e sconfiggere il virus”, ha concluso.

LOMBARDIA AL VIA LE PRENOTAZIONI

Si va per classi di età. Ma più spediti. E si parte tra poche ore (questo 2 aprile) con il nuovo sistema di prenotazione del vaccino anti-Covid grazie alla collaboprazione tra Regione Lombardia e Poste Italiane.

La cosiddetta «fase massiva» parte con chi ha tra i 75 e i 79 anni. Prima la prenotazione e poi, «A partire dal 12 aprile, alle 8» i vaccini. «Questa categoria sarà vaccinata con una media di 35mila dosi al giorno. Si tratta di una platea di 450mila lombardi, i quali potranno iniziare a prenotarsi già da domani. La prima dose per questa categoria potrebbe essere somministrata entro il 26 di aprile»: lo ha spiegato il coordinatore della campagna vaccinale Guido Bertolaso, nel corso dell’illustrazione del piano di vaccinazione massiva e del nuovo sistema di prenotazione

Dal 15 aprile apriremo poi le prenotazioni per 70-74enni, che sono 546mila e che saranno tutti vaccinati entro il 12 maggio, ma se avremo ulteriori forniture di vaccino, come è verosimile, pensiamo di salire alle 65mila somministrazioni al giorno – ha aggiunto Bertolaso -. Apriremo quindi la prenotazione per la fascia tra i 60 e 69 anni, che sono 1,2mln».
«Inizieremo il 12 aprile la fase massiva, perché vogliamo prima finire gli over 80 e poi aprire alle categorie più giovani. Andiamo rigorosamente per classi di età, a differenza di altre regioni che invece hanno spalmato le diverse categorie. Partiremo con 35mila dosi al giorno su 76 centri sparsi in tutta la Regione, con una media di 12 persone all’ora per ogni linea vaccinale, nell’arco di 12 ore al giorno, per poi passare a 65mila nella fase successiva».

«Ad inizio di maggio – ha continuato Bertolaso -, quando ci saranno forniture maggiori di vaccini, arriveremo ad avere pronte 1.000 linee vaccinali e più di 144mila vaccini al giorno». 

«Il portale che abbiamo messo in campo è studiato appositamente per questa regione, che non ha eguali in Italia come numero di somministrazioni» ha aggiunto il chief digital technology operating officer di Poste Italiane Mirko Mischiatti, nel corso dell’illustrazione del piano di vaccinazione massiva e del nuovo sistema di prenotazione. «Il cuore del portale è la parte di prenotazione, strutturata su quattro canali differenti – ha aggiunto -: quello digitale, che sarà attivo a partire da domani, che consente la prenotazione via web, quello attraverso il call center, il canale dei Postamat, che sono mille in Lombardia e i postini, 4.100 in Lombardia, che attraverso smartphone rilasceranno una ricevuta. La prenotazione sarà diretta e questo significa che la persona avrà in mano direttamente la prenotazione e attraverso un apposito algoritmo sarà indirizzata verso un centro il più vicino possibile».

«La Lombardia è pronta a partire con la vaccinazione anche nelle aziende. C’è un tavolo tecnico in corso con la commissione salute e ci sarà un ulteriore confronto il prossimo 7 aprile, mentre l’8 il tema verrà portato in Conferenza Stato-Regioni. La nostra pozione è di vaccinare in azienda solo i dipendenti e non i famigliari. Noi siamo pronti, ma siamo in attesa di avere il piano vaccinale che ci darà il commissario» ha sottolineato la vice presidente di Regione Lombardia, Letizia Moratti..

Da “il giornale di Brescia”