INQUINAMENTO

UNO STUDIO SUGLI EFFETTI DELL’INQUINAMENTO DELLE CENTRALI A CARBONE.

da doctor33.it

Secondo uno studio pubblicato su Science, negli Stati Uniti più di 460.000 decessi avvenuti tra il 1999 e il 2020 sono attribuibili all’esposizione alle emissioni di inquinamento atmosferico delle centrali elettriche a carbone. Nel documento si legge anche che, se da un lato i risultati evidenziano l’aumento dei rischi di mortalità legati alla produzione di elettricità dal carbone, dall’altro sottolineano anche l’efficacia delle politiche di riduzione delle emissioni nel prevenire l’eccesso di morti.

«L’esposizione all’inquinamento atmosferico è associata a cattive condizioni di salute e a un aumento del rischio di morte e le unità di generazione di elettricità (EGU) a carbone, le centrali elettriche, contribuiscono in modo determinante alla scarsa qualità dell’aria. Sebbene le emissioni di inquinamento atmosferico da carbone relativamente alle EGU siano diminuite negli Stati Uniti, si prevede che l’uso globale del carbone per la produzione di elettricità aumenterà» spiega Lucas Henneman, della George Mason University Volgenau School of Engineering di Fairfax, e della Harvard University di Boston (USA), primo autore dello studio.

Come spiegano i ricercatori, studi recenti hanno suggerito che l’esposizione al particolato fine (PM2,5) contenente anidride solforosa (SO2) derivante dalle emissioni della combustione del carbone è più mortale del PM2,5 proveniente da altre fonti, e i politici che cercano di limitare l’impatto dell’uso del carbone giustificano le normative quantificando l’onere sanitario attribuibile all’esposizione a queste fonti.

Tuttavia, misurare l’entità dell’impatto dell’inquinamento atmosferico derivante dalle EGU a carbone sulla salute umana, così come il successo delle misure per mitigare tali impatti, è impegnativo. Gli sforzi sono stati ostacolati dalla disponibilità limitata di database sanitari su larga scala e di stime di esposizione specifiche per fonte.

Per stimare meglio le morti attribuibili all’esposizione al PM2,5 emesso dalle centrali elettriche a carbone e come i relativi modelli di mortalità sono cambiati nel tempo, gli esperti hanno combinato un modello di trasporto atmosferico a complessità ridotta, utilizzato per stimare le emissioni di 480 EGU di carbone, con dati storici di decessi presi dal database Medicare. Ebbene, le analisi hanno mostrato che l’esposizione al PM2,5 derivato dal carbone era associata a un rischio di mortalità 2,1 volte maggiore rispetto all’esposizione al PM2,5 proveniente da tutte le altre fonti. Inoltre, il PM2,5 derivato dal carbone è stato responsabile di 460.000 decessi cumulativi tra le persone di età superiore ai 65 anni negli ultimi due decenni, rappresentando circa il 25% del totale dei decessi attribuibili al PM2,5.

Secondo i risultati, il carico di mortalità del carbone PM2,5 è stato sottostimato. Il documento mostra anche che il rapido declino delle emissioni di anidride solforosa (SO2) delle centrali elettriche a carbone negli ultimi 20 anni, ottenuto attraverso le normative sulla riduzione delle emissioni e la chiusura delle EGU a carbone, ha portato a una grande riduzione delle morti in eccesso. Gli autori hanno inoltre fornito uno strumento interattivo online che mostra come sono cambiati nel tempo i decessi attribuiti a ogni singola EGU a carbone degli Stati Uniti.

In un editoriale correlato, Robert Mendelsohn, della Yale School of the Environment di New Haven (USA), e Seung Min Kim, della Columbia University di New York, pensano che l’approccio dello studio dovrebbe essere adottato per valutare anche altre specifiche cause di morte relative a problemi ambientali.

Science 2023. Doi: 10.1126/science.adf4915

http://doi.org/10.1126/science.adf4915

MATRICE NORM E RISCHIO RADIOGENO

L’acronimo NORM (Naturally Occurring Radioactive Material) identifica materie prime, sottoprodotti e residui coinvolti nei processi industriali, abitualmente non considerati radioattivi ma che possono avere un elevato contenuto di radionuclidi naturali per cui non sono trascurabili dal punto di vista della radioprotezione dei lavoratori e della popolazione.

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Con il progetto di ricerca Bric 2019 “Elaborazione di strumenti tecnici e operativi per una efficace protezione dei lavoratori e della popolazione dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti emesse dai radionuclidi naturali contenuti nei materiali utilizzati dalle industrie Norm” (ID30), si è sviluppata una metodologia generale per valutare l’impatto radiologico delle matrici Norm, alla luce della normativa vigente. ( Fonte Inail)


Prodotto: Fact sheetEdizioni: Inail – 2023Disponibilità: Consultabile solo in reteInfo: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

IL RISCHIO IDRAULICO : UN WEBINAR GRATUITO DI ANFOS.

I fatti di cronaca ci ricordano che viviamo in un Paese ad elevato rischio idraulico e che sempre più spesso gli eventi meteorici intensi investono il nostro territorio, causando ingenti danni alle abitazioni e agli edifici produttivi e coinvolgendo di conseguenza gli occupanti, lavoratori compresi. Il rischio idraulico è legato a fattori esterni alle unità produttive (carenze idrauliche del reticolo idrico e conseguenti alluvioni) e a fattori interni (carenza dei sistemi di smaltimento aziendali, errata gestione o manutenzione delle reti idrauliche).

Il webinar affronta il problema della valutazione del rischio idraulico sia da un punto di vista normativo e giuridico ma soprattutto in una prospettiva tecnica di valutazione e prevenzione.

RELATORI

Francesco MarcandelliIngegnere idraulico ambientale, CSE e formatore in materia di sicurezza sul lavoro

Lucio FattoriConsigliere Nazionale AiFOS, ingegnere civile strutturista, RSPP e formatore

INQUINAMENTO E TUMORI AL SENO.

da doctor33.it

Al Congresso 2023 della European society for medical oncology (Esmo), che si è svolto a Madrid, sono stati presentati i risultati del primo studio che ha affrontato il tema degli effetti dell’esposizione sia residenziale che occupazionale all’inquinamento atmosferico sul rischio di cancro al seno.

«Donne che vivono e lavorano in luoghi con livelli più elevati di particelle sottili nell’aria hanno maggiori probabilità di contrarre il cancro al seno rispetto a coloro che vivono e lavorano in aree meno inquinate» ha affermato Béatrice Fervers, responsabile del dipartimento di Prevenzione del cancro e dell’Ambiente del Centro oncologico globale Léon Bérard di Lione. «Ciò contrasta con una ricerca precedente che esaminava l’esposizione alle particelle fini solo dove le donne vivevano, mostrando effetti minimi o nulli su tale rischio» ha aggiunto. Gli esperti chiedono una riduzione dei limiti. «I nostri dati hanno mostrato un’associazione statisticamente significativa tra l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico da particelle sottili, in casa e sul lavoro, e rischio di cancro al seno» ha affermato Fervers.

Nello studio, l’esposizione all’inquinamento domestico e lavorativo di 2.419 donne affette da cancro al seno è stata confrontata con quella di 2.984 donne senza cancro al seno nel periodo 1990-2011. I risultati hanno mostrato che il rischio di cancro al seno è aumentato del 28% quando l’esposizione all’inquinamento atmosferico da particelle fini (PM2,5) aumenta di 10 µg/m3, che equivale alla differenza di concentrazione che si rileva passando da aree rurali ad aree urbane. Aumenti minori del rischio di cancro al seno sono stati registrati anche nelle donne esposte a livelli elevati di inquinamento atmosferico da particelle più grandi (PM10 e biossido di azoto).

«Queste particelle molto piccole» spiega l’oncologo Charles Swanton, del Francis Crick Institute di Londra «possono penetrare in profondità nei polmoni ed entrare nel flusso sanguigno da dove vengono assorbite nel seno e in altri tessuti. Sarà importante verificare se gli inquinanti consentono alle cellule del tessuto mammario con mutazioni preesistenti di espandersi e muoversi verso la promozione del tumore attraverso processi infiammatori, in modo simile alle nostre osservazioni nei non fumatori con cancro al polmone. È molto preoccupante che piccole particelle inquinanti e microplastiche stiano entrando nell’ambiente quando non comprendiamo ancora il loro potenziale nel promuovere il cancro».

«Ora esistono forti prove epidemiologiche e biologiche del legame tra l’esposizione alle particelle PM2.5 e il cancro, e ci sono buone ragioni cliniche ed economiche per ridurre l’inquinamento al fine di prevenire i tumori» afferma Jean Blay, direttrice delle Politiche pubbliche dell’Esmo. A seguito di una proposta della Commissione Europea dell’ottobre 2022 per ridurre il limite per le particelle PM2,5 nell’aria dagli attuali 25 µg/m3 a 10 µg/m3 entro il 2030, l’Esmo ha sollecitato un’ulteriore riduzione del limite del PM2,5 a 5 µg/m3, in linea con gli orientamenti sulla qualità dell’aria dell’Organizzazione mondiale della sanità

RADON UN PROBLEMA INVISIBILE.

da arpalazio.it

Lunedì 9 ottobre si è tenuto a Roma il convegno “Radon: un problema invisibile” organizzato dall’ANSAF (Associazione nazionale specialisti agenti fisici) con il supporto organizzativo dell’ARPA Lazio e interventi di altro livello istituzionale curati da esperti di Ministero della Salute, Istituto superiore di sanita, Consiglio nazionale delle ricerche, Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, nonché da docenti delle università La Sapienza e Roma Tre.

A seguire, il programma degli interventi e, in allegato, le presentazioni dei relatori:

  • “Il decreto legislativo n.101/2020” – Angela Coniglio (Ministero della Salute)
  • “Il Piano Nazionale Radon e ruolo di ISIN” – Francesco Salvi (ISIN)
  • “La valutazione del potenziale geogenico di radon per la pianificazione territoriale e la gestione del rischio indoor” – Giancarlo Ciotoli (CNR-IGAG)
  • “I livelli di radon nella Regione Lazio” – Giorgio Evangelisti (ARPA Lazio)
  • “Protezione dal radon: dall’epidemiologia a una prevenzione efficace” – Francesco Bochicchio (ISS)
  • Progettazione di nuovi edifici e identificazione dei migliori materiali anti radon – Romolo Remetti (Università di Roma “La Sapienza”)
  • “Monitoraggio e risanamento radon in una situazione reale complessa nel comune di Celleno” – Paola Tuccimei (Università Roma Tre)

RISORSE CORRELATE

USO DEI PRODOTTI FITOSANITARI IN SICUREZZA

da Inail.it

Il presente prodotto digitale aggiornato nel 2023 fornisce un supporto formativo/informativo di base e gli strumenti normativi utili a chi si avvicina per la prima volta al mondo fitosanitario ed ai futuri specialisti del settore agricolo. L’argomento dell’utilizzo di fitosanitari in agricoltura e le diverse tematiche correlate sono affrontate con l’obiettivo di accrescere la cultura e le competenze per la prevenzione e la tutela della salute e dell’ambiente quando si utilizzano tali prodotti, al fine di assicurare il rispetto delle normative vigenti. I materiali formativi e informativi, rappresentano uno strumento per responsabilizzare l’uso di prodotti fitosanitari cadenzato nei tempi e modulato secondo necessità.

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DIRETTIVA 2022/431 : ESPOSIZIONE AD AGENTI CANCEROGENI MUTAGENI E REPROTOSSICI.

da Inail.it

Il 9 marzo 2022, l’Unione Europea ha pubblicato la direttiva 2022/431, un emendamento alla direttiva 2004/37/EC, con l’obiettivo di migliorare la protezione dei lavoratori da esposizioni ad agenti cancerogeni, mutageni e reprotossici.

Tra le novità la direttiva 431 enfatizza l’importanza dell’implementazione di misure di sicurezza per evitare l’esposizione a farmaci pericolosi, un’area non così evidenziata precedentemente. Al riguardo si richiede una attenta valutazione dei rischi, la messa in atto di tutti gli interventi di prevenzione – protezione considerando, in aderenza ai disposti legislativi, le acquisizioni della comunità scientifica e le innovazioni tecnologiche, specialmente in ambienti sanitari o dove vengono maneggiati o prodotti.


Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail – 2023
Disponibilità: Consultabile solo in rete
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LE BUONE PRATICHE PER RIDURRE IL RISCHIO GAS DIESEL NEL COMPARTO OFFICINA.

da regione Emilia Romagna .

Documento elaborato nell’ambito del PP08 del Piano Regionale della Prevenzione 2021-2025 in collaborazione con OPRA EBERLettura facilitata 

Copertina della Buona PraticaIl Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2020-2025, riconosce nel Piano Mirato di Prevenzione (PMP) lo strumento in grado di organizzare in modo sinergico le attività di assistenza e di vigilanza alle imprese, per garantire trasparenza, equità e uniformità dell’azione pubblica e una maggiore consapevolezza da parte dei datori di lavoro dei rischi e delle conseguenze dovute al mancato rispetto delle norme di sicurezza, anche e soprattutto attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati per una crescita globale della cultura della sicurezza. Il PMP si configura come un modello territoriale partecipativo di assistenza. […]

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IL MONITORAGGIO BIOLOGICO DEL BENZENE ALLA LUCE DELLA DIRETTIVA 431/22.

da Inail.it

Il benzene è un inquinante volatile ubiquitario, classificato come cancerogeno per l’uomo con ematotossicità (IARC – classe 1), può essere assorbito anche attraverso la cute.

La Direttiva 431/22 che entrerà in vigore nel 2024 sottolinea la necessità di considerare vie di assorbimento diverse da quella inalatoria, come quella cutanea, e sottolinea l’importanza del Monitoraggio Biologico per garantire il miglior livello di protezione possibile; proprio in considerazione del nuovo valore limite per il benzene stabilito nella Direttiva 431/22 pari a 0,2 ppm a partire dal 2026, e quindi dei valori sensibilmente più bassi per il valore limite biologico di esposizione a Benzene, la scelta della metodica analitica diventa cruciale, al fine di valutare correttamente il livello di esposizione e, quindi, di rischio associato, e di poterlo correlare con i dati ambientali.


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I NANOMATERIALI : MONITORAGGIO E GESTIONE DEL RISCHIO.

da Inail.it

Negli anni i nanomateriali hanno mostrato uno sviluppo crescente. Attualmente si considerano all’interno del gruppo più ampio dei “materiali avanzati”.

Ad essi è riconosciuto un grande potenziale abilitante in vari settori, tra cui energie rinnovabili, mobilità sostenibile, uso efficiente/risparmio delle risorse, digitalizzazione, industria 4.0, robotica e manifattura additiva. Tuttavia la loro produzione e utilizzo diffuso hanno evidenziato potenziali impatti sulla salute, rappresentando un rischio emergente per i lavoratori coinvolti. Ciò induce a considerare ulteriori sfide per il monitoraggio, la caratterizzazione e la gestione del rischio in scenari lavorativi complessi e nuovi approcci alla prevenzione e alle policy.



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