INAIL

L’INFORTUNIO IN ITINERE IN PILLOLE

Nel pieghevole sono riportate ‘pillole’ informative su un argomento di grande interesse, l’infortunio in itinere.

Immagine L'infortunio in itinere

L’Inail tutela i lavoratori che subiscono un infortunio durante il normale tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il luogo di lavoro.
L’infortunio presenta alcune peculiari caratteristiche di cui non sempre si è al corrente e che si è cercato qui di evidenziare per un primo approfondito contatto informativo.
Per saperne di più: www.inail.it


Prodotto: Pieghevole
Edizioni: Inail –
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

LE MALATTIE PROFESSIONALI NEL SETTORE TRASPORTI SU STRADA.

da inail.it

La scheda, utilizzando i dati del sistema Malprof, approfondisce la tematica delle tecnopatie nel settore trasporti su strada.

Immagine Malprof, Le malattie professionali nel settore del trasporto su strada

Oltre ai rischi di incidente stradale vanno tenuti presenti anche quelli per la salute quali: posture fisse e prolungate, vibrazioni trasmesse al corpo intero, movimentazione manuale dei carichi, condizioni climatiche avverse, esposizione ad agenti chimici aerodispersi; anche fattori di fragilità individuale, stili di vita e percezione del rischio da parte dei lavoratori possono incidere sul rischio tanto di infortuni quanto di malattie. I dati presentati nella scheda possono essere utili ai fini della programmazione di attività di prevenzione mirate nel settore individuato.


Prodotto: fact sheet
Edizioni Inail – 2023
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

UNA LUNGA STORIA : ICONOGRAFIA DELLA COMUNICAZIONE DELLA SICUREZZA.

da Inail.it

Il factsheet offre una panoramica sintetica sui progressivi mutamenti nell’ambito della comunicazione e dell’iconografia in tema di salute e sicurezza sul lavoro, con particolare riferimento ai cartelli ammonitori.

Questa tipologia di comunicazione visiva, i cui imperativi sono l’immediatezza e l’essenzialità, rappresenta una fonte preziosissima non solo per lo studio della storia della prevenzione e della sicurezza sul lavoro, ma anche per un’indagine sociologica in senso lato.Prodotto: Fact sheetEdizioni: Inail – 2023Disponibilità:

Consultabile solo in reteInfo: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

Comunicazione e iconografia in tema di salute e sicurezza sul lavoro: evoluzioni e mutamenti nel corso del novecento(.pdf – 3,82 mb)

AGENTI CANCEROGENI E MUTAGENI.

da Inail (Aggiornato il 23/02/2023)

Sono diverse centinaia gli agenti, identificati dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), classificabili come cancerogeni, probabilmente cancerogeni o possibilmente cancerogeni per l’uomo. Esistono agenti cancerogeni e/o mutageni fisici, biologici e chimici; la presente area tematica è dedicata in maniera specifica agli agenti chimici, ad esclusione del radon e dell’amianto, per i quali si rimanda alle specifiche sezioni. Gli agenti cancerogeni e mutageni sono in grado di provocare alterazioni genetiche e neoplasie nei soggetti esposti. Il tema dell’epidemiologia dell’esposizione ad agenti cancerogeni e mutageni in ambito professionale e delle neoplasie correlate è complesso per diverse ragioni, fra le quali il lungo periodo di latenza tra esposizione ed insorgenza dei sintomi patologici, la multifattorialità nell’eziopatogenesi tumorale che non consente di isolare facilmente il rischio esclusivamente professionale e la difficoltà nel redigere anamnesi accurate. Sostanze o miscele cancerogene e/o mutagene sono presenti in diversi settori: le si può trovare come materie prime (es. agricoltura, industria petrolchimica e farmaceutica, trattamenti galvanici, laboratori di ricerca) o come sottoprodotti derivati da alcune attività (es. saldatura degli acciai inox, asfaltatura stradale, produzione della gomma). La normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro (d.lgs. 81/2008 e s.m.i.) contiene prescrizioni specifiche e rigorose per la tutela dei lavoratori potenzialmente esposti ad agenti cancerogeni e mutageni, considerata la loro pericolosità per la salute umana. Queste, in sintesi, le principali informazioni disponibili all’interno dell’area:

  • cosa si intende per agenti cancerogeni e mutageni;
  • quali sono gli agenti chimici classificati come cancerogeni e mutageni e come identificarli;
  • come effettuare la valutazione del rischio da esposizione a tali agenti;
  • come tutelare la salute dei lavoratori esposti;
  • quali sono gli ambienti di lavoro maggiormente a rischio di esposizione a tali agenti.

ALLEGATI

L’ESPOSIZIONE AD AGENTI CANCEROGENI SUL LUOGO DI LAVORO.

da inail.it

La sorveglianza epidemiologica della storia occupazionale dei lavoratori esposti ad agenti cancerogeni nei luoghi di lavoro è un elemento essenziale per la definizione degli interventi di prevenzione primaria dei rischi oncogeni.

Immagine Esposizione ad Agenti Cancerogeni nei Luoghi di lavoro in Italia

In questo contesto, con la realizzazione del sistema informativo denominato SIREP (Sistema Informativo Registri di Esposizione Professionale), si è inteso costituire un sistema evoluto di registrazione del flusso dati previsto dall’art. 243 del d. lgs. 81/2008 relativo ai registri di esposizione professionale ad agenti cancerogeni in Italia. Il sistema SIREP si inserisce in un contesto internazionale di banche dati contenente informazioni sulle modalità e caratteristiche dell’esposizione ad agenti cancerogeni.


Prodotto: Volume
Edizioni Inail – 2023
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

LE SCALE PORTATILI E LA SICUREZZA SUL LAVORO

da inail.it

Le scale portatili sono attrezzature di lavoro dotate di pioli o gradini sui quali una persona può salire, scendere e sostare per brevi periodi. Esse permettono di superare dislivelli e raggiungere posti di lavoro in quota e possono essere trasportate e installate a mano, senza l’ausilio di mezzi meccanici.

Il loro utilizzo è disciplinato dal d. lgs. 81/08 che, all’art.111 (Obblighi del datore di lavoro nell’uso di attrezzature per lavori in quota) comma 3, dispone che il datore di lavoro utilizzi una scala portatile quale posto di lavoro in quota solo nei casi in cui l’utilizzo di altre attrezzature (per esempio, i trabattelli, le PLE), considerate più sicure, non sia giustificato a causa del limitato livello di rischio e della breve durata di impiego oppure dalle caratteristiche del sito che non può modificare.

Le scale portatili presentano spesso problematiche di instabilità, determinate a partire dalla corretta posizione d’uso, in relazione ad esempio alla consistenza delle giunzioni fra i vari elementi che le costituiscono, per cui con l’uso si verificano allentamenti e giochi tali da creare potenziali ribaltamenti indotti dal movimento del lavoratore.

Il Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti prodotti e insediamenti antropici effettua attività di ricerca e di sviluppo normativo riguardo la durabilità delle scale portatili doppie di grandi dimensioni al fine di migliorarne le caratteristiche intrinseche e quelle relative alla sicurezza durante l’uso.

ALLEGATI

PAPA FRANCESCO E INAIL CONTRO LA CULTURA ” VALI SE PRODUCI”

L'udienza del Papa con i dirigenti e il personale dell'Inail

da vatican news

Il Papa: senza tutele per i lavoratori la società è sempre più schiava dello scarto

Ai direttori e dipendenti dell’Inail Francesco parla della “cultura dello scarto” nelle società che non danno garanzie a chi lavora e sull’aumento degli infortuni delle donne denuncia la mentalità che allontana le allontana in caso di gravidanza: questa logica terribile che si riassume nella frase “vali se produci” si sconfigge con la compassione

Non sempre la dignità dei lavoratori è tutelata e spesso, in caso di infortunio, il peso “viene caricato sulle spalle delle famiglie”, e una società che è senza tutele è sempre “più schiava della cultura dello scarto”. Parole forti che il Papa pronuncia ricevendo in udienza i dirigenti e il personale dell’Inail, l’Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro, al quale indica il valore della tutela sui posti di lavoro. Cita la pandemia, Francesco, che ha portato a un aumento di “numero di denunce in Italia, in particolare nei settori della sanità e dei trasporti”, e poi anche la crescita degli infortuni delle donne, “a ricordarci che la piena tutela delle donne nei luoghi di lavoro non è ancora realizzata”.

E questo anche, mi permetto di dire, c’è uno scarto previo delle donne, per paura che rimangono incinte, è meno sicura una donna perché può diventare incinta. Questo si pensa per assumere e quando comincia a ingrassare se si può mandare via è meglio. Questa è la mentalità e dobbiamo lottare contro questo.

Società schiave della cultura dello scarto

Il lavoro dell’Inail è prezioso, dice ancora Francesco, per prevenire gli infortuni, ma anche per accompagnare gli infortunati e per garantire sostegno alle loro famiglie, nessuno così si sente “abbandonato a sé stesso, questo è chiave”.

Senza tutele, la società diventa sempre più schiava della cultura dello scarto. Finisce per cedere allo sguardo utilitaristico nei confronti della persona, piuttosto che riconoscere la sua dignità. La tremenda logica che diffonde lo scarto si riassume nella frase: “Vali se produci”. Terribile questo: vali se produci, se tu non produci non vali niente. Così conta solo chi riesce a stare nell’ingranaggio dell’attività e le vittime vengono messe da parte, considerate un peso e affidate al buon cuore delle famiglie.

Vita e salute non hanno prezzo

Non investire nella sicurezza nei luoghi di lavoro è tra le cause dell’aumento degli infortuni, e il Papa ricorda come la vita e la salute non hanno prezzo, che non possono essere scambiabili con “qualche soldo in più o con l’interesse individuale di qualcuno”. La cultura dello scarto porta alla tendenza di colpevolizzare le vittime, aggiunge, e “questo appare sempre, è un modo di giustificare”, e questo “è segno della povertà umana in cui rischiamo di far cadere le relazioni, se perdiamo la retta gerarchia dei valori, che ha in cima la dignità della persona umana”. L’invito di Francesco è a riflettere “sul senso del lavoro”, e sulla importanza della cura per la qualità del lavoro, per i luoghi e per i trasporti, aspetti fondamentali, “se si vuole promuovere la centralità della persona; quando si degrada il lavoro, si impoverisce la democrazia e si allentano i legami sociali”.

È importante fare in modo che siano rispettate le normative sulla sicurezza: non possono mai essere viste come un peso o un fardello inutile. Come sempre accade, ci rendiamo conto del valore della salute solo quando viene a mancare.

Seguire il Buon Samaritano

Importante è quindi avvalersi della tecnologia, che da una parte favorisce una buona soluzione come il lavoro a distanza, dall’altra però non deve isolare “i lavoratori impedendo loro di sentirsi parte di una comunità”. Francesco inoltre evidenzia le conseguenze negative nate dalla “netta separazione tra luoghi di vita familiare e ambienti lavorativi” che ha “avvalorato l’idea secondo cui la famiglia sarebbe il luogo del consumo e l’impresa quello della produzione”, rischiando di fare crescere “la mentalità secondo la quale le persone valgono per quel che producono, per cui fuori dal mondo produttivo perdono valore, identificato in modo esclusivo con il denaro”.

L’impegno dell’Inail si dimostra dunque necessario, seguendo l’esempio del Buon Samaritano, per chi ha bisogno di aiuto e rischia di essere abbandonato, grazie ad una azione che mette “in pratica i verbi della parabola evangelica: vedere, avere compassione, farsi vicini, fasciare le ferite, farsi carico”.

Ripeto: vedere, avere compassione, farsi vicini, fasciare le ferite, farsi carico. E questo non è un bel negoziato, è sempre a perdita…Vi incoraggio a guardare in faccia tutte le forme di inabilità che si presentano. Non solo quelle fisiche, anche quelle psicologiche, culturali e spirituali. L’abbandono sociale ha riflessi sul modo in cui ciascuno di noi guarda e percepisce sé stesso.

L’indifferenza è segno di una società disperata

Vedere significa guardare alle persone che sono uniche e non sono numeri, perché “non esiste l’infortunato”, ma esiste chi ha un nome e un volto.

Esiste il sostantivo, non l’aggettivo, un infortunato: no, è una persona che ha subito un infortunio. Noi siamo abituati a usare troppo gli aggettivi, siamo in una civiltà che è caduta un po’ nell’usare troppo gli aggettivi e abbiamo il rischio di perdere la cultura del sostantivo. Questo non è un infortunato, è una persona che ha avuto un infortunio ma è una persona.

La compassione, “non è una cosa stupida di donne, di vecchiette, no: è una cosa umana molto grande”, è il contrario dell’indifferenza, e “noi viviamo in una cultura dell’indifferenza”, poiché “compassione e la tenerezza sono atteggiamenti che riflettono lo stile di Dio”.

Se noi ci domandiamo qual è lo stile di Dio, tre parole lo indicano: vicinanza, Dio sempre è vicino, non si nasconde; misericordia, è misericordioso, ha compassione e per questo è misericordioso; e terzo, è tenero, ha tenerezza. Vicinanza, misericordia compassionevole e tenerezza. Questo è lo stile di Dio e su quella strada dobbiamo andare.

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L'udienza del Papa con i dirigenti e il personale dell'Inail

Il Papa: senza tutele per i lavoratori la società è sempre più schiava dello scarto

Ai direttori e dipendenti dell’Inail Francesco parla della “cultura dello scarto” nelle società che non danno garanzie a chi lavora e sull’aumento degli infortuni delle donne denuncia la mentalità che allontana le allontana in caso di gravidanza: questa logica terribile che si riassume nella frase “vali se produci” si sconfigge con la compassione

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Non sempre la dignità dei lavoratori è tutelata e spesso, in caso di infortunio, il peso “viene caricato sulle spalle delle famiglie”, e una società che è senza tutele è sempre “più schiava della cultura dello scarto”. Parole forti che il Papa pronuncia ricevendo in udienza i dirigenti e il personale dell’Inail, l’Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro, al quale indica il valore della tutela sui posti di lavoro. Cita la pandemia, Francesco, che ha portato a un aumento di “numero di denunce in Italia, in particolare nei settori della sanità e dei trasporti”, e poi anche la crescita degli infortuni delle donne, “a ricordarci che la piena tutela delle donne nei luoghi di lavoro non è ancora realizzata”.

E questo anche, mi permetto di dire, c’è uno scarto previo delle donne, per paura che rimangono incinte, è meno sicura una donna perché può diventare incinta. Questo si pensa per assumere e quando comincia a ingrassare se si può mandare via è meglio. Questa è la mentalità e dobbiamo lottare contro questo.

Società schiave della cultura dello scarto

Il lavoro dell’Inail è prezioso, dice ancora Francesco, per prevenire gli infortuni, ma anche per accompagnare gli infortunati e per garantire sostegno alle loro famiglie, nessuno così si sente “abbandonato a sé stesso, questo è chiave”.

Senza tutele, la società diventa sempre più schiava della cultura dello scarto. Finisce per cedere allo sguardo utilitaristico nei confronti della persona, piuttosto che riconoscere la sua dignità. La tremenda logica che diffonde lo scarto si riassume nella frase: “Vali se produci”. Terribile questo: vali se produci, se tu non produci non vali niente. Così conta solo chi riesce a stare nell’ingranaggio dell’attività e le vittime vengono messe da parte, considerate un peso e affidate al buon cuore delle famiglie.

Vita e salute non hanno prezzo

Non investire nella sicurezza nei luoghi di lavoro è tra le cause dell’aumento degli infortuni, e il Papa ricorda come la vita e la salute non hanno prezzo, che non possono essere scambiabili con “qualche soldo in più o con l’interesse individuale di qualcuno”. La cultura dello scarto porta alla tendenza di colpevolizzare le vittime, aggiunge, e “questo appare sempre, è un modo di giustificare”, e questo “è segno della povertà umana in cui rischiamo di far cadere le relazioni, se perdiamo la retta gerarchia dei valori, che ha in cima la dignità della persona umana”. L’invito di Francesco è a riflettere “sul senso del lavoro”, e sulla importanza della cura per la qualità del lavoro, per i luoghi e per i trasporti, aspetti fondamentali, “se si vuole promuovere la centralità della persona; quando si degrada il lavoro, si impoverisce la democrazia e si allentano i legami sociali”.

È importante fare in modo che siano rispettate le normative sulla sicurezza: non possono mai essere viste come un peso o un fardello inutile. Come sempre accade, ci rendiamo conto del valore della salute solo quando viene a mancare.

Seguire il Buon Samaritano

Importante è quindi avvalersi della tecnologia, che da una parte favorisce una buona soluzione come il lavoro a distanza, dall’altra però non deve isolare “i lavoratori impedendo loro di sentirsi parte di una comunità”. Francesco inoltre evidenzia le conseguenze negative nate dalla “netta separazione tra luoghi di vita familiare e ambienti lavorativi” che ha “avvalorato l’idea secondo cui la famiglia sarebbe il luogo del consumo e l’impresa quello della produzione”, rischiando di fare crescere “la mentalità secondo la quale le persone valgono per quel che producono, per cui fuori dal mondo produttivo perdono valore, identificato in modo esclusivo con il denaro”.

L’impegno dell’Inail si dimostra dunque necessario, seguendo l’esempio del Buon Samaritano, per chi ha bisogno di aiuto e rischia di essere abbandonato, grazie ad una azione che mette “in pratica i verbi della parabola evangelica: vedere, avere compassione, farsi vicini, fasciare le ferite, farsi carico”.

Ripeto: vedere, avere compassione, farsi vicini, fasciare le ferite, farsi carico. E questo non è un bel negoziato, è sempre a perdita…Vi incoraggio a guardare in faccia tutte le forme di inabilità che si presentano. Non solo quelle fisiche, anche quelle psicologiche, culturali e spirituali. L’abbandono sociale ha riflessi sul modo in cui ciascuno di noi guarda e percepisce sé stesso.

L’indifferenza è segno di una società disperata

Vedere significa guardare alle persone che sono uniche e non sono numeri, perché “non esiste l’infortunato”, ma esiste chi ha un nome e un volto.

Esiste il sostantivo, non l’aggettivo, un infortunato: no, è una persona che ha subito un infortunio. Noi siamo abituati a usare troppo gli aggettivi, siamo in una civiltà che è caduta un po’ nell’usare troppo gli aggettivi e abbiamo il rischio di perdere la cultura del sostantivo. Questo non è un infortunato, è una persona che ha avuto un infortunio ma è una persona.

La compassione, “non è una cosa stupida di donne, di vecchiette, no: è una cosa umana molto grande”, è il contrario dell’indifferenza, e “noi viviamo in una cultura dell’indifferenza”, poiché “compassione e la tenerezza sono atteggiamenti che riflettono lo stile di Dio”.

Se noi ci domandiamo qual è lo stile di Dio, tre parole lo indicano: vicinanza, Dio sempre è vicino, non si nasconde; misericordia, è misericordioso, ha compassione e per questo è misericordioso; e terzo, è tenero, ha tenerezza. Vicinanza, misericordia compassionevole e tenerezza. Questo è lo stile di Dio e su quella strada dobbiamo andare.

La vicinanza, è condivisione della fragilità, perché così “si abbattono le barriere per trovare un comune piano di comunicazione che è la nostra umanità”. Il fasciare ferite si esprime con il dedicare tempo alla persona infortunata che “ancora prima di essere risarcita” chiede di essere “accolta, ascoltata”. Infine il farsi carico, il prendersi cura “in maniera integrale” del dramma in cui si trova chi è costretto a lasciare il lavoro a causa dell’infortunio, ma farlo con creatività e non con “falsa pietà”, perché non si tratta di “elemosina” bensì di “un atto di giustizia”. 

Ci si lasci “interpellare dalle ferite” del prossimo e si traccino sentieri di fraternità, sono le richieste di Francesco che, in conclusione, spiega che ancor prima di una assicurazione legata ad una giustizia legale c’è bisogno di una assicurazione rappresentata da solidarietà e da carità, e che sia “cura dell’umanità nelle sue diverse dimensioni”, perché, è l’indicazione, “l’indifferenza è segno di una società disperata e di una società mediocre. Dico disperata nel senso che non ha speranza”

DOSSIER DONNA 2023 INAIL

In occasione della Giornata internazionale dell’8 marzo, la Consulenza statistico attuariale dell’Inail analizza l’andamento infortunistico e tecnopatico al femminile attraverso i dati mensili provvisori del biennio 2021-2022 e quelli consolidati del quinquennio 2017-2021

Dossier donne 2023

Nel 2021 l’incidenza degli infortuni sul lavoro occorsi alle lavoratrici sul totale dei casi denunciati è tornata ai valori percentuali pre-pandemia (36%), dopo un 2020 in cui, a causa di un più elevato numero di contagi da Covid-19 tra le donne rispetto agli uomini, era risultata in aumento di sette punti percentuali (43%).

A differenza di quanto avvenuto negli anni precedenti, quando il numero delle donne infortunate in itinere ha sempre superato quello degli uomini, nel biennio 2020-2021, anche a causa del massiccio ricorso allo smart working, le denunce in complesso per infortuni sul lavoro occorsi alle lavoratrici nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro risultano inferiori a quelle degli uomini (40.909 casi contro 43.434).

Le lavoratrici vittime di aggressioni o violenze rappresentano circa il 3% di tutti gli infortuni femminili avvenuti in occasione di lavoro e riconosciuti dall’Inail. Tra queste, oltre il 60% svolge professioni sanitarie e assistenziali. Seguono, a distanza, insegnanti e specialiste dell’educazione e della formazione, impiegate postali, personale di pulizia, addette ai servizi di vigilanza e custodia, alle vendite e alla ristorazione.

Le malattie professionali denunciate dalle lavoratrici nel 2021 sono state 14.878, in aumento del 24,4% rispetto all’anno precedente e pari al 27% delle 55.202 denunciate nel complesso, che rispetto alle 57.996 del 2017 sono calate del 4,8%, per effetto di una riduzione del 4,3% per gli uomini e del 6,1% per le donne. Le patologie prevalenti continuano a essere quelle del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo.

INCLUSIONE DELLA DISABILITÀ AL LAVORO.

da inail.it

La disabilità è una ridotta capacità d’interazione con l’ambiente sociale-culturale-fisico rispetto a ciò che è considerata la normalità e, pertanto, è una condizione che, nel corso della vita, tutti possono sperimentare. L’ambiente fisico, i prodotti e le tecnologie sono fattori ambientali in grado di “ridimensionare” la disabilità, e favorire la partecipazione e l’autonomia nello svolgere le proprie attività.

Sul piano lavorativo, un ambiente di lavoro inclusivo ed accessibile è una condizione imprescindibile a garantire il diritto di lavorare su basi paritarie e quindi in condizione di sicurezza, salute e benessere. Il documento fornisce un quadro sinottico della normativa di riferimento con particolare attenzione agli aspetti relativi all’ambiente di lavoro.


Prodotto: Fact sheet
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PREVENZIONE DEGLI INCENDI NELLE AUTORIMESSE.

da Inail.it

Nella presente pubblicazione viene affrontata la progettazione di un’attività adibita ad autorimessa, utilizzando e confrontandone gli esiti risultanti, sia mediante l’ormai abrogato d.m. 1 febbraio 1986 (regola tecnica verticale tradizionale pre Codice) che secondo la V.6, “nuova” regola tecnica verticale, che integra, in base alle proprie specificità, le imprescindibili e ineludibili indicazioni fornite dalla regola tecnica orizzontale costituita dal Codice.

Immagine Prevenzione incendi per attività di autorimesse

Inoltre, nell’appendice si prevede che nell’autorimessa siano presenti veicoli elettrici e alimentati da combustibili alternativi, con lo scopo di evidenziare come possano cambiare la valutazione del rischio e l’attribuzione dei livelli di prestazione delle misure della strategia antincendio.


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