CANCEROGENI E MUTAGENI

PRASSI DI RIFERIMENTO UNI PER AMIANTO.

da amblav.it

Pubblicata la prassi di riferimento UNI/PdR 152 Parte 1e 2 relativa alla valutazione dello stato di degrado dei materiali contenenti amianto e alla qualificazione professionale del Responsabile del Rischio Amianto (RRA).

Dopo un lungo e proficuo iter di elaborazione vede la luce la tanto attesa UNI/PdR 152. Elaborata con gli esperti di Sportello Amianto Nazionale, la prassi di riferimento affronta separatamente due aspetti significativi di una materia indubbiamente delicata:

  • UNI/PdR 152.1 “Materiali contenenti amianto – Parte 1: Valutazione dello stato di conservazione delle coperture e tamponamenti contenenti amianto in matrice cementizia”
  • UNI/PdR 152.2 “Materiali contenenti amianto – Parte 2: Requisiti di conoscenza, abilità, autonomia e responsabilità del Responsabile del rischio amianto”.

Da oltre trent’anni – dalla legge 257 del 1992 – l’amianto non può più essere impiegato e, per i manufatti che lo contengono, il legislatore ha previsto che sia effettuata la valutazione dello stato di degrado, la bonifica e la sua progressiva e definitiva rimozione. Un’attenzione doverosa in un’ottica di salute pubblica, tanto più che la presenza di amianto negli edifici – dato anche l’indice di vetustà del costruito nel nostro Paese – rappresenta tuttora una minaccia concreta, da gestire accuratamente. Sono infatti ancora numerosi i tamponamenti e le coperture realizzati con lastre di cemento-amianto (conosciuto anche come fibrocemento) continuamente esposte agli agenti atmosferici e quindi sottoposte a un inevitabile e rapido processo di degrado, con conseguente pericolo di dispersione nell’aria delle fibre di amianto e della loro inalazione da parte delle persone.

Le due parti della prassi di riferimento UNI/PdR 152 rispondono dunque a questa sfida importante, affrontando il tema – come sopra accennato – da due versanti cruciali: la valutazione dello stato di degrado dei materiali e la qualificazione professionale del Responsabile del Rischio Amianto (RRA).

La UNI/PdR 152.1:2023, dedicata al primo aspetto, definisce i parametri che descrivono il potenziale degrado delle coperture e dei tamponamenti in lastre di cemento amianto: parametri che sono necessari per effettuare una corretta valutazione dello stato di conservazione del patrimonio immobiliare.

La UNI/PdR 152.2:2023 definisce invece i requisiti relativi all’attività professionale del Responsabile del Rischio Amianto. In coerenza con i documenti normativi dedicati alle attività professionali non regolamentate e al contesto del Mercato Unico europeo, questi requisiti sono identificati, a partire dai compiti e dalle attività specifiche, in termini di conoscenze e abilità anche con l’obiettivo di tracciare un perimetro chiaro di autonomia e responsabilità in coerenza con il Quadro Europeo delle Qualifiche (European Qualification Framework – EQF) e con il Quadro Nazionale delle Qualificazioni (QNQ).

Fonte: UNI

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INQUINAMENTO E TUMORI AL SENO.

da doctor33.it

Al Congresso 2023 della European society for medical oncology (Esmo), che si è svolto a Madrid, sono stati presentati i risultati del primo studio che ha affrontato il tema degli effetti dell’esposizione sia residenziale che occupazionale all’inquinamento atmosferico sul rischio di cancro al seno.

«Donne che vivono e lavorano in luoghi con livelli più elevati di particelle sottili nell’aria hanno maggiori probabilità di contrarre il cancro al seno rispetto a coloro che vivono e lavorano in aree meno inquinate» ha affermato Béatrice Fervers, responsabile del dipartimento di Prevenzione del cancro e dell’Ambiente del Centro oncologico globale Léon Bérard di Lione. «Ciò contrasta con una ricerca precedente che esaminava l’esposizione alle particelle fini solo dove le donne vivevano, mostrando effetti minimi o nulli su tale rischio» ha aggiunto. Gli esperti chiedono una riduzione dei limiti. «I nostri dati hanno mostrato un’associazione statisticamente significativa tra l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico da particelle sottili, in casa e sul lavoro, e rischio di cancro al seno» ha affermato Fervers.

Nello studio, l’esposizione all’inquinamento domestico e lavorativo di 2.419 donne affette da cancro al seno è stata confrontata con quella di 2.984 donne senza cancro al seno nel periodo 1990-2011. I risultati hanno mostrato che il rischio di cancro al seno è aumentato del 28% quando l’esposizione all’inquinamento atmosferico da particelle fini (PM2,5) aumenta di 10 µg/m3, che equivale alla differenza di concentrazione che si rileva passando da aree rurali ad aree urbane. Aumenti minori del rischio di cancro al seno sono stati registrati anche nelle donne esposte a livelli elevati di inquinamento atmosferico da particelle più grandi (PM10 e biossido di azoto).

«Queste particelle molto piccole» spiega l’oncologo Charles Swanton, del Francis Crick Institute di Londra «possono penetrare in profondità nei polmoni ed entrare nel flusso sanguigno da dove vengono assorbite nel seno e in altri tessuti. Sarà importante verificare se gli inquinanti consentono alle cellule del tessuto mammario con mutazioni preesistenti di espandersi e muoversi verso la promozione del tumore attraverso processi infiammatori, in modo simile alle nostre osservazioni nei non fumatori con cancro al polmone. È molto preoccupante che piccole particelle inquinanti e microplastiche stiano entrando nell’ambiente quando non comprendiamo ancora il loro potenziale nel promuovere il cancro».

«Ora esistono forti prove epidemiologiche e biologiche del legame tra l’esposizione alle particelle PM2.5 e il cancro, e ci sono buone ragioni cliniche ed economiche per ridurre l’inquinamento al fine di prevenire i tumori» afferma Jean Blay, direttrice delle Politiche pubbliche dell’Esmo. A seguito di una proposta della Commissione Europea dell’ottobre 2022 per ridurre il limite per le particelle PM2,5 nell’aria dagli attuali 25 µg/m3 a 10 µg/m3 entro il 2030, l’Esmo ha sollecitato un’ulteriore riduzione del limite del PM2,5 a 5 µg/m3, in linea con gli orientamenti sulla qualità dell’aria dell’Organizzazione mondiale della sanità

RADON UN PROBLEMA INVISIBILE.

da arpalazio.it

Lunedì 9 ottobre si è tenuto a Roma il convegno “Radon: un problema invisibile” organizzato dall’ANSAF (Associazione nazionale specialisti agenti fisici) con il supporto organizzativo dell’ARPA Lazio e interventi di altro livello istituzionale curati da esperti di Ministero della Salute, Istituto superiore di sanita, Consiglio nazionale delle ricerche, Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, nonché da docenti delle università La Sapienza e Roma Tre.

A seguire, il programma degli interventi e, in allegato, le presentazioni dei relatori:

  • “Il decreto legislativo n.101/2020” – Angela Coniglio (Ministero della Salute)
  • “Il Piano Nazionale Radon e ruolo di ISIN” – Francesco Salvi (ISIN)
  • “La valutazione del potenziale geogenico di radon per la pianificazione territoriale e la gestione del rischio indoor” – Giancarlo Ciotoli (CNR-IGAG)
  • “I livelli di radon nella Regione Lazio” – Giorgio Evangelisti (ARPA Lazio)
  • “Protezione dal radon: dall’epidemiologia a una prevenzione efficace” – Francesco Bochicchio (ISS)
  • Progettazione di nuovi edifici e identificazione dei migliori materiali anti radon – Romolo Remetti (Università di Roma “La Sapienza”)
  • “Monitoraggio e risanamento radon in una situazione reale complessa nel comune di Celleno” – Paola Tuccimei (Università Roma Tre)

RISORSE CORRELATE

DIRETTIVA 2022/431 : ESPOSIZIONE AD AGENTI CANCEROGENI MUTAGENI E REPROTOSSICI.

da Inail.it

Il 9 marzo 2022, l’Unione Europea ha pubblicato la direttiva 2022/431, un emendamento alla direttiva 2004/37/EC, con l’obiettivo di migliorare la protezione dei lavoratori da esposizioni ad agenti cancerogeni, mutageni e reprotossici.

Tra le novità la direttiva 431 enfatizza l’importanza dell’implementazione di misure di sicurezza per evitare l’esposizione a farmaci pericolosi, un’area non così evidenziata precedentemente. Al riguardo si richiede una attenta valutazione dei rischi, la messa in atto di tutti gli interventi di prevenzione – protezione considerando, in aderenza ai disposti legislativi, le acquisizioni della comunità scientifica e le innovazioni tecnologiche, specialmente in ambienti sanitari o dove vengono maneggiati o prodotti.


Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail – 2023
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

LE BUONE PRATICHE PER RIDURRE IL RISCHIO GAS DIESEL NEL COMPARTO OFFICINA.

da regione Emilia Romagna .

Documento elaborato nell’ambito del PP08 del Piano Regionale della Prevenzione 2021-2025 in collaborazione con OPRA EBERLettura facilitata 

Copertina della Buona PraticaIl Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2020-2025, riconosce nel Piano Mirato di Prevenzione (PMP) lo strumento in grado di organizzare in modo sinergico le attività di assistenza e di vigilanza alle imprese, per garantire trasparenza, equità e uniformità dell’azione pubblica e una maggiore consapevolezza da parte dei datori di lavoro dei rischi e delle conseguenze dovute al mancato rispetto delle norme di sicurezza, anche e soprattutto attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati per una crescita globale della cultura della sicurezza. Il PMP si configura come un modello territoriale partecipativo di assistenza. […]

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RISCHI RESPIRATORI DEI SALDATORI.

Il mestiere del saldatore è fondamentale in numerose industrie, ma dietro la scintillante arte della saldatura si nascondono rischi polmonari che meritano attenzione. L’esposizione a fumi tossici, gas pericolosi e particelle sospese nell’aria può avere gravi conseguenze sulla salute respiratoria dei lavoratori. In questa serie di link informativi, esploreremo in dettaglio i rischi polmonari nei saldatori e le strategie di prevenzione per garantire un ambiente di lavoro più sicuro. Scopriremo come proteggere la salute dei saldatori e ridurre al minimo l’esposizione ai pericoli respiratori attraverso informazioni chiave, linee guida di sicurezza e misure preventive. Prendiamo in considerazione i seguenti collegamenti per saperne di più sui rischi polmonari nelle operazioni di saldatura e le strategie di prevenzione.
Unisciti a noi in questa esplorazione dei rischi polmonari nelle operazioni di saldatura e scopri come proteggere i lavoratori e garantire un futuro più sano per questa professione essenziale.

https://www.regione.piemonte.it/web/sites/default/files/media/documenti/2023-05/doc_buone_prassi_pmp_cancerogeni.pdf

https://spisal.aulss9.veneto.it/index.cfm?method=mys.apridoc&iddoc=2598

https://suva-p-001.sitecorecontenthub.cloud/api/public/content/76a75bcf45b64054bb72af73f2cea0e6?v=7173e482&download=true&download=true

https://www.ats-brescia.it/piano-mirato-di-prevenzione-applicazione-del-vademecum-per-il-miglioramento-della-sicurezza-e-della-salute-dei-lavoratori-nelle-attivita-di-saldatura-di-acciai-inox

RISCHIO CHIMICO NEI LABORATORI DI RICERCA: MANUALE INFORMATIVO.

da Inail.it

Le figure professionali che operano all’interno di laboratori di ricerca, e che sono chiamate a manipolare agenti chimici, possono essere molto diverse e in certa misura possono trovarsi in un percorso di formazione (tesisti, tirocinanti, specializzandi, dottorandi), senza avere ancora acquisito una preparazione specifica in termini di gestione dei rischi.

Gli agenti chimici possono avere caratteristiche di pericolosità che potrebbero rappresentare un rischio per i lavoratori potenzialmente esposti, è quindi centrale conoscere, controllare e gestire questi rischi. Gli effetti sulla salute che possono verificarsi a seguito di eventi espositivi sono i più diversi, fortemente condizionati dal tipo di agente chimico con cui si viene in contatto e dalle condizioni di esposizione che si realizzano; l’utilizzo di sostanze e miscele in questo particolare contesto lavorativo porta l’operatore a contatto con volumi comunemente ridotti di sostanze con pericolosità diversa, che sono spesso adoperate in miscela, realizzando, così, esposizioni ad agenti multipli ma a basse dosi. Il presente opuscolo vuole fornire al personale addetto ai laboratori una guida rapida e di facile consultazione per identificare il rischio chimico e l’adozione delle buone prassi di lavoro in sicurezza.


Prodotto: Volume
Edizioni: Inail 2023
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

EVOLUZIONE CELLULARE NEL MESOTELIOMA.

da doctornews33.it

Un nuovo studio pubblicato su Molecular Cancer fornisce preziose informazioni sulle interazioni multidimensionali che governano l’evoluzione clinica del mesotelioma pleurico maligno (MPM). Si tratta di una malattia che sfugge al modello genetico classico dell’evoluzione del cancro, ed è caratterizzata da ampia eterogeneità e plasticità trascrizionale. L’evoluzione clinica di tale patologia mostra una progressiva transdifferenziazione che converte cellule epitelioidi (E) ben differenziate in fenotipi sarcomatoidi (S) indifferenziati e pleomorfi.

«Cogliere il modo in cui avviene questa transizione è necessario per capire come si sviluppa e progredisce il mesotelioma pleurico maligno, ed è fondamentale per migliorare la gestione e l’aspettativa di vita dei pazienti» spiegano gli autori dello studio, diretti da Federica Torricelli, dell’Azienda Unità Sanitaria Locale IRCCS di Reggio Emilia. Gli approcci trascrittomici di massa, pur fornendo una panoramica significativa, non sono riusciti a spiegare questa evoluzione e a identificare la gerarchia degli eventi molecolari attraverso i quali avviene la transizione.

Per meglio comprendere la situazione, i ricercatori hanno applicato un approccio trascrittomico ad alta dimensionalità.Gli esperti hanno profilato139 regioni in 8 MPM bifasici (B-MPM) utilizzando il GeoMx™ Digital Spatial Profiler per ricostruire il contesto posizionale delle attività trascrizionali e la topologia spaziale delle interazioni delle cellule MPM. La convalida è stata condotta su un’ampia coorte indipendente di 84 MPM.Ebbene, l’analisi dei dati ha dimostrato l’esistenza di un complesso ecosistema circolare in cui, all’interno di un forte ambiente infiammatorio che si crea su spinta dell’amianto, il mesotelioma pleurico maligno e le cellule immunitarie si influenzano a vicenda per supportare la S-transdifferenziazione. Inoltre, gli autori hanno osservato che i macrofagi favoriscono l’evasione immunitaria, e che l’espressione di TGFB1 è correlata a una ridotta probabilità di sopravvivenza.

«I nostri risultati aprono nuove prospettive per migliorare l’uso dell’immunoterapia in questa malattia» concludono gli esperti.

Molecular Cancer 2023. Doi: 10.1186/s12943-023-01816-9
https://doi.org/10.1186/s12943-023-01816-9

LA “CITISINA “PER SMETTERE DI FUMARE.

da dottnet.it

Il primo studio clinico su larga scala negli Stati Uniti sulla citisiniclina ( CITISINA), guidato dal Massachusetts General Hospital (MGH), ha scoperto che questo nuovo farmaco per smettere di fumare e’ efficace e ben tollerato negli adulti. Nello studio di fase 3 pubblicato su “JAMA”, i ricercatori hanno riferito che la citisiniclina potrebbe offrire agli adulti che fumano una potenziale nuova opzione terapeutica. “Il fumo di sigaretta rimane la principale causa prevenibile di morte in tutto il mondo, eppure nessun nuovo farmaco per smettere di fumare e’ stato approvato dalla Food and Drug Administration statunitense per quasi due decenni”, afferma Nancy Rigotti, MD, direttrice del Tobacco Research and Treatment Center di MGH, e autrice principale dello studio.

La citisiniclina (storicamente nota come citisinae’ un alcaloide vegetale presente in natura che si lega selettivamente ai recettori nicotinici nel cervello che regolano la dipendenza da nicotina, alleviando la voglia di fumare e riducendo la gravita’ dei sintomi di astinenza da nicotina.

Il suo meccanismo d’azione e’ simile a quello della vareniclina, un aiuto per smettere di fumare approvato dalla FDA. Lo studio clinico randomizzato in 17 siti, noto come ORCA-2, ha testato la citisiniclina su 810 adulti che fumavano sigarette ogni giorno e volevano smettere. E’ il primo di due studi clinici di Fase 3 condotti da Achieve Life Sciences, Inc., il produttore del farmaco. ORCA-2 ha confrontato due durate del trattamento con citisiniclina – 6 e 12 settimane – rispetto a un placebo, con un follow-up fino a 24 settimane.

Il risultato primario e’ stato l’astinenza continua dal fumo per le ultime 4 settimane di trattamento. In particolare, per il gruppo di 12 settimane, il 32,6 per cento dei partecipanti che utilizzavano citisiniclina rispetto al 7 per cento che utilizzava il placebo si e’ astenuto dal fumare durante le settimane da 9 a 12. Per il gruppo di 6 settimane, l’astinenza era del 25,3 per cento per citisiniclina rispetto al 4,4 per cento per il placebo durante le settimane da 3 a 6.

I risultati

I partecipanti che assumevano citisiniclina hanno anche sperimentato un calo rapido e sostenuto del desiderio e della voglia di fumare durante le prime 6 settimane di trattamento. A lungo termine, ORCA-2 ha riscontrato un aumento statisticamente significativo dell’astinenza continua per 6 mesi per entrambe le durate del trattamento. L’astinenza dalle settimane 9 alla 24 per il gruppo di 12 settimane e’ stata del 21,1 per cento per la citisiniclina rispetto al 4,8 per cento per il placebo e per il gruppo di 6 settimane l’astinenza dalle settimane 3 alla 24 e’ stata dell’8,9 per cento per la citisiniclina rispetto al 2,6 per cento per il placebo. La citisiniclina e’ stata ben tollerata dai partecipanti, senza gravi eventi avversi correlati al farmaco riportati e bassi tassi di effetti collaterali tipici come nausea e insonnia.

ALTRI LINK: https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/fumo/citisina-per-smettere-di-fumare-quando-sceglierla-e-come-ottenerla

CANCRO OVARICO E ATTIVITÀ LAVORATIVA. UN NUOVO STUDIO.

da doctornews33.it

Le donne che lavorano come parrucchiere, estetiste e contabili potrebbero avere un aumentato rischio di cancro ovarico, secondo uno studio pubblicato su Occupational & Environmental Medicine.

«I fattori ambientali possono aumentare il rischio di cancro ovarico, ma relativamente pochi studi hanno valutato i rischi professionali affrontati dalle donne, e quelli che lo hanno fatto spesso avevano risultati limitati» spiega Lisa Leung, della Université de Montréal (Canada) e della Université Paris-Saclay, Villejuif (Francia), autrice principale del lavoro.

Per colmare questa lacuna, i ricercatori hanno studiato 491 donne con cancro ovarico e le hanno confrontate con 897 donne senza malattia. La maggior parte delle donne con carcinoma ovarico aveva un livello di istruzione inferiore, aveva usato per meno tempo contraccettivi orali e non aveva alcun figlio o aveva meno figli rispetto alle donne nel gruppo di confronto.
Dopo aver tenuto conto dei fattori confondenti, l’analisi dei dati ha indicato che diversi ruoli lavorativi potevano essere collegati a un aumento del rischio di malattia. In particolare, lavorare per 10 o più anni come parrucchiera, estetista e in ruoli correlati è stato associato a un rischio tre volte più elevato, l’occupazione per 10 o più anni nella contabilità è stata associata a un raddoppio del rischio, mentre lavorare nell’edilizia ha portato a un rischio quasi triplicato. Allo stesso modo, il lavoro a lungo termine nell’industria dell’abbigliamento era associato a un rischio maggiore dell’85% di sviluppare la malattia, mentre il lavoro nelle vendite o al dettaglio era associato a rischi maggiori, rispettivamente del 45% e del 59%. Sono stati osservati rischi aumentati di oltre il 40% per un’elevata esposizione cumulativa (8 o più anni), rispetto a nessuna esposizione, a 18 agenti diversi, tra cui polvere di talco, ammoniaca, perossido di idrogeno, polvere per capelli, fibre sintetiche, fibre di poliestere, coloranti e pigmenti organici, cellulosa, formaldeide, gas propellenti, sostanze chimiche presenti in natura nella benzina e nella candeggina. Non è chiaro, tuttavia, se queste associazioni siano state guidate da un singolo agente, da una combinazione, o da altri fattori sul posto di lavoro, e saranno necessari ulteriori studi per confermare i risultati.

«Questo studio ci ricorda che c’è ancora bisogno di miglioramento nella valutazione dei rischi professionali nelle donne»scrivono in un editoriale correlato Melissa Friesen Laura Beane Freeman del National Cancer Institute degli Stati Uniti.

Occupational & Environmental Medicine 2023. Doi: 10.1136/oemed-2022108557
http://dx.doi.org/10.1136/oemed-2022108557
Occupational & Environmental Medicine 2023. Doi: 10.1136/oemed-2023-108948
http://doi.org/10.1136/oemed-2023-108948