TUTELA DEL LAVORO CON PIATTAFORME DIGITALI

27 Maggio 2022

ROMA.  – Un disegno di legge per tutelare i lavoratori del mondo digitale. La proposta, in nove articoli per “tutelare il lavoro nei casi di utilizzo di piattaforme digitali e a contrastare i fenomeni di sfruttamento lavorativo”, arriva dai senatori della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati.

Un’iniziativa che incassa la “piena adesione” del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e che, ricorda, un ddl di sua iniciativa “che collima con questa proposta sotto molteplici aspetti”. Per Orlando, “la necessità di adeguare il sistema normativo alle modalità organizzative dettate dalle nuove tecnologie è una realtà di cui dobbiamo prendere atto e su cui è necessario intervenire tempestivamente”.

“Se il lavoro è cambiato e si sta evolvendo, se oggi parliamo di transizione digitale in atto, non dobbiamo pensare che il lato oscuro del mercato del lavoro non evolva”, spiega il presidente della Commissione parlamentare, Gianclaudio Bressa.

“L’utilizzo sempre più massiccio delle nuove tecnologie  -aggiunge Bressa – ha fatto emergere il fenomeno del “caporalato digitale” dove i lavoratori della gig economy hanno sostituito i braccianti agricoli. Non è più soltanto il furgone a caricare al mattino i lavoratori in attesa della chiamata, ma è l’uso degli algoritmi che costituisce il fulcro per lo sfruttamento dei lavoratori. Ecco, allora, che il pericolo più profondo è che l’algoritmo e, più in generale, l’intelligenza artificiale, possano diventare strumenti senza controllo”.

Il governo, continua Orlando, sta portando avanti un impegno “anche a livello europeo per la definizione di regole più giuste per i lavoratori digitali e per fare in modo che l’Italia sia espressione di una avanguardia nel riconoscimento delle tutele   dei diritti per questi lavoratori”.

Il numero delle lavoratrici e dei lavoratori morti sul lavoro, osserva il ministro, “permane drammaticamente alto ed è inaccettabile per un Paese come il nostro” e “bisogna sfatare un luogo comune duro da abbattere: associare che le morti sul lavoro siano legate a qualche tipo di fatalità. Le morti sul lavoro, come gli incidenti, sono conseguenza di cattive forme organizzative, di mancanza di prevenzione e formazione, e anche conseguenza del tipo di competizione che si sceglie”.

Nell’economia digitale e nel lavoro tramite piattaforme, ad esempio, prosegue Orlando, “il rischio è quello dei ritmi di lavoro dovuto ad una commistione fra l’estrema modernità delle tecnologie digitali e il lavoro taylor-fordista di matrice novecentesca, con mansioni parcellizzate e ripetitive, tali da creare una catena continua ma anche forme di ‘caporalato digitale’, che trovano nell’utilizzo degli algoritmi il fulcro per lo sfruttamento del lavoratore”.

Il nuovo ddl proposto dalla Commissione d’inchiesta individua, tra le altre cose, “una serie di disposizioni che stabiliscano dei livelli minimi di tutela per tutti i lavoratori della gig economy”, prevede “misure ulteriori di protezione dei dati personali dei lavoratori nel caso in cui il committente utilizzi delle piattaforme digitali” e introduce dei “nuovi obblighi a carico del committente che utilizzi delle piattaforme digitali”.

da:

Valentina Accardo/ANSA-la voce d ‘Italia

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