Monthly Archives: Giugno 2021

VACCINO PFIZER E VARIANTI COVID

Da dottnet.it

Esperimenti di laboratorio del Crick institute e del National Institute for Health Research (Nihr) Uclh Biomedical Research Centre hanno evidenziato che chi si vaccina con Pfizer-BioNTech sviluppa una

Non solo, ma i ricercatori britannici hanno riscontrato che nel caso della variante indiana, con una sola dose di Pfizer-BioNTech i pazienti sviluppano livelli di anticorpi più bassi rispetto a quelli che si producono contro le varianti conosciute. I dati sono questi: se una sola dose di Pfizer BioNTech consente al 79% dei pazienti di sviluppare una risposta immunitaria al ceppo originario del coronavirus, nel caso della variante Alpha (quella inglese) la percentuale si abbassa al 50% mentre contro la variante Delta (B.1.617.2 ) si scende al 32% e addirittura al 25% nel caso della variante B.1.351 identificata in Sudafrica.

SMART WORKING: LAVORARE DA UNA SPIAGGIA

Lavorare dalla spiaggia, e vacanzeggiare durante le pause. In questo periodo di lockdown e smartworking compulsivo, in cui i viaggi sono un miraggio ma andare all’estero è consentito in un gran numero di nazioni, si sta facendo largo l’idea di trasferirsi in posti esotici, ben lontani dalle città e dalle sue regole. 

Aruba è stata la prima a lanciare l’idea offrendo ai visitatori la possibilità di rimanere fino a tre mesi per lavorare sulle sue spiagge di sabbia bianca. Poi sono arrivate le Maldive, con uffici da sogno fronte mare e pacchetti Workation con personal assistant disponibile h 24 e wifi. Dubai ha rilanciato con dei visti di lavoro a distanza che consentono alle persone di vivere nell’Emirato per un anno intero. Il nuovo programma consente agli ospiti a lungo termine anche di fare cose che solo i residenti potevano fare prima d’ora, come aprire un conto in banca e iscrivere i propri figli alle scuole locali. 

Smartworking dalla spiaggia: ecco come il sogno può diventare realtà

Barbados ha ideato un «timbro di benvenuto» che consente ai turisti di trascorrere 12 mesi in paradiso, lavorando a distanza. E anche Antigua e Barbuda cercano di attirare nomadi digitali offrendo un visto speciale di 2 anni, con accesso alle 365 spiagge dell’ex colonia britannica.

Altra idilliaca isola che si è aggiunta alla lista dei paradisi che corteggiano gli smartworker con fonti di reddito straniere, offrendo la libertà di lavorare da qualsiasi luogo, è Curacao, al largo della costa del Venezuela. Qui la temperatura tutto l’anno è di circa 28 gradi e la connettività 4G è ampiamente disponibile: il visto è di sei mesi, con possibilità di proroga di altri sei. 

Da La Stampa

GRAVIDANZA , MATERNITÀ E VACCINO COVID

Da affari Italiani

Rischi? Benefici? Controindicazioni? Oppure solo cattiva informazione e allarmi ingiustificati? Il vaccino Covid in gravidanza fa discutere. L’Istituto Superiore di Sanità ribadisce che problemi per il nascituro non ce ne sono, a prescindere dalla fase della gravidanza (se cioè al principio o in fase avanzata).

Le Società di Ginecologia e Ostetricia (SIGO-AOGOI-AGUI-AGITE) portano all’attenzione pubblica e delle Istituzioni il momento di grandissima confusione e di scarsissima informazione che le donne vivono per tutto quello che riguarda l’evento riproduttivo e la vaccinazione anti Covid.

Ginecologi e ostetrici ricordano hanno ribadito che: – la gravidanza non è una controindicazione alla vaccinazione – il desiderio riproduttivo o la ricerca della gravidanza non sono una controindicazione alla vaccinazione – l’allattamento non è una controindicazione alla vaccinazione  – la contraccezione ormonale non è una controindicazione alla vaccinazione – non esistono indagini preliminari o terapie da praticare prima della vaccinazione in nessuna di queste situazioni  – le donne gravide dovrebbero essere invitate a vaccinarsi con maggiore premura rispetto alle donne non gravide della stessa età, perché la gravidanza è una condizione di fragilità.

Nonostante le nostre posizioni, dichiara il Prof. Antonio Chiantera Presidente SIGO, riceviamo quotidianamente sollecitazioni di donne confuse, che hanno avuto le informazioni più disparate, spesso non corrispondenti assolutamente al vero. Il Prof.  Nicola Colacurci Presidente AGUI, si appella al Ministro della Salute Roberto Speranza affichè recepisca le richieste e si faccia parte attiva, con il Ministero della Salute, di una campagna di corretta informazione che rassicuri le donne in età riproduttiva verso la vaccinazione anti-Covid.  Conclude la Presidente AOGOI Dott.ssa Elsa Viora affermando che: mantenere le donne in uno stato confusionale su tale argomento rappresenta un grosso deterrente alla natalità e spinge le coppie che vorrebbero avere figli a procrastinare tale evento, rendendo così ancora più drammatica la problematica “culle vuote” che  rappresenta il maggiore problema sociale della nostra Nazione.

REAZIONE AL FUOCO

Il capitolo S.1 del Codice è dedicato alla Reazione al fuoco.

Reazione al fuoco

Il capitolo S.1 del Codice è dedicato alla reazione al fuoco. La reazione al fuoco è una misura antincendio di protezione passiva che manifesta i suoi effetti nella fase di prima propagazione dell’incendio, con l’obiettivo di limitare l’innesco dei materiali e la propagazione stessa dell’incendio. Essa, pertanto, si riferisce al comportamento al fuoco dei materiali nelle effettive condizioni di applicazione, con particolare riguardo al grado di partecipazione all’incendio che essi mostrano in condizioni standardizzate di prova.



Prodotto: Volume
Edizioni: Inail –  2021
Disponibilità: Sì – Consultabile anche in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

  • Reazione al fuoco(.pdf – 12,4 mb)
  • Il Codice di prevenzione incendiIl Codice di prevenzione incendi si propone come promotore del cambiamento privilegiando un approccio prestazionale alla prevenzione incendi, in grado di garantire standard di sicurezza antincendio elevati, mediante un insieme di soluzioni progettuali sia conformi che alternative

VACCINO E ALCOOL

Gli alcolici vanno evitati nei giorni vicini alla vaccinazione anti Covid-19: è la raccomandazione della Società Italiana di Alcologia (Sia), suggerita da quanto è recentemente accaduto nel centro vaccinale di Messina, dove si è tentato di avvicinare i giovani alla vaccinazione attraverso l’offerta di birra artigianale. «La Società Italiana di Alcologia e l’Osservatorio Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) da diversi mesi raccomandano di non consumare alcolici nei giorni precedenti e successivi la vaccinazione», rileva la società scientifica in una nota. 
«La raccomandazione – osserva il presidente nazionale della Sia, Gianni Testino – è di astenersi dal consumo alcolico almeno 15 giorni prima e 15 giorni dopo ogni vaccinazione, o per lo meno di non superare i dosaggi che rientrano nel ‘basso rischiò», pari a «una unità alcolica al giorno». 
E’ una misura di precauzione necessaria, considerando che il consumo di alcol, anche a bassi dosaggi, «riduce l’attività del sistema immunitario acquisito e innato», al punto che per alcune funzioni, come quelle delle cellule T, «si ripristina un’ottimale azione dopo circa 30 giorni di astensione» e delle cellule dendritiche che hanno il compito di catturare l’antigene dando il via al processo di generazione degli anticorpi. Il consumo di alcol ha riflessi anche sulle piastrine, componenti del sangue che contribuiscono alla coagulazione, e la situazione normale viene ripristinata nell’arco di una settimana. 


Queste osservazioni, pubblicate nel sito Epicentro dell’Iss, si sommano al fatto che «il consumo di alcolici attraverso la costituzione di ‘un organismo infiammatò» possa aggravare un’eventuale infezione Covid-19. (da gazzetta di Parma)

FORSE NON NECESSARIA UNA TERZA DOSE.

Da il Giornale

Non c’è fretta per un’eventuale terza dose del vaccino. Oramai è certo: se ci sarà bisogno di un ulteriore richiamo dell’antidoto, questo non verrà inoculato prima dell’autunno del prossimo anno. Il presidente dell’Aifa Giorgio Palù ha dichiarato al quotidiano la Nazione: “Si sta studiando la durata della risposta immunitaria; potrebbe essere richiesto un richiamo per fasce di popolazione specifiche. Ogni decisione sarà presa in base a dati certi, che si renderanno via via disponibili”. Guido Rasi, professore di microbiologia a Roma e direttore scientifico Consulcesi, è convinto che la terza dose sia una ipotesi da valutare con prudenza. “Appare logico prevedere una protezione duratura per chi ha avuto il Covid e ha fatto una dose di vaccino – ha dichiarato l’ex numero uno dell’Ema, agenzia regolatoria europea dei medicinali – ma anche tutti quelli che hanno completato il ciclo vaccinale delle due dosi potrebbero essere protetti verosimilmente per più di un anno. Vedremo più avanti cosa succede in casi particolari (immunodepressi, non responder), ma anch’ io escluderei categoricamente una nuova vaccinazione di massa a settembre”. Crolla, quindi, una certezza: nessuna terza dose il prossimo autunno. In quel periodo si deciderà come procedere.

Magari ci si renderà conto che un altro richiamo possa essere utile nella lotta contro il Covid-19 e soprattutto per combattere le pericolose varianti, ma tutto ciò sarà eventualmente programmato per il 2022. La pensa allo stesso modo Massimo Ciccozzi, epidemiologo dell’Università Campus Biomedico di Roma, il quale è dell’idea che stiamo imparando a convivere con il virus e che, per il futuro, si potrà pensare a una profilassi bivalente (influenza più Coronavirus) da consigliare eventualmente nei soggetti fragili, ipertesi, con diabete, o sopra i sessant’ anni. L’attenzione di tutti, adesso, è riposta sulla campagna che deve avere una Accelerata

.Intanto in Italia si sta vaccinando di buona lena. L’altro ieri sono state effettuare 600mila vaccinazioni in 24 ore. Il Bel Paese è al secondo posto in Europa in termini di coperture, superato solo dalla Germania. La risposta dei giovani è molto positiva; i ragazzi si stanno vaccinando in massa e questo lascia ben sperare. Sono state distribuire, fono a questo momento, 42 milioni di dosi tra Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Janssen e l’88% degli antidoti è stato già somministrato. In altre nazioni si è molto indietro e questo preoccupa Luca Pani, farmacologo dell’Università di Modena e Reggio Emilia. “Solo immunizzando la popolazione a livello globale – ha detto – usciremo dall’assillo delle varianti”. Gli scienziati, intanto, sono al lavoro sul cosiddetto vaccino universale, che oltre a colpire la proteina Spike punta a inceppare regioni virali meno soggette a cambiamenti repentini. Solo allora potremo essere certi di essere a buon punto nella lotta al Covid-19.

Immunità naturale contro Sars-CoV 2

Due trial evidenziano che l’immunità sviluppata dopo l’infezione è robusta. Se rinforzata da una (sola) vaccinazione, sembra diventare anche definitiva

L’immunità naturale contro Sars-CoV 2 è di lunga durata, a differenza di quella contro i 4 coronavirus che causano solo un raffreddore, ed evolve nel tempo adattandosi, almeno in parte, alle varianti. Inoltre, se rinforzata da una (sola) vaccinazione, potrebbe essere virtualmente definitiva.

Due studi sull’immunità post infezione

Sono molto promettenti le notizie che giungono da due studi pubblicati quasi in contemporanea su un tema al centro dell’attenzione da mesi. Ci si chiede infatti da tempo se l’immunizzazione naturale e quella vaccinale siano più simili a quella che si ottiene con il vaccino antinfluenzale, da rinnovare e stimolare ogni anno, oppure a quella data da vaccini come quello contro il morbillo, da fare una volta nella vita. E ora sembrano giungere le prime risposte: quella sviluppata dopo un’infezione da Sars-CoV2 sembra essere un’immunità particolarmente robusta e duratura e, quando amplificata da una sola dose di vaccino, addirittura una superimmunità.

Il ruolo delle cellule B

I Linfociti B sono cellule del sistema immunitario con un ruolo importante

Che sia così lo si è visto analizzando le cellule B, ovvero le progenitrici degli anticorpi che mantengono la memoria immunitaria anche una volta che questi ultimi sono scomparsi. Queste cellule, infatti, maturano e si trasformano costantemente, restando però sempre pronte a innescare la formazione di nuovi anticorpi, qualora l’organismo entri in contatto con il virus.

Lo studio della Washington University

Nel primo studio, pubblicato su Nature, gli immunologi della Washington University di Saint Louis hanno verificato che cosa era successo agli anticorpi di 77 persone che avevano avuto un Covid 4 mesi prima, e hanno constatato un loro lento declino. Ma hanno anche visto che, dopo 11 mesi, era comunque presente una piccola quantità di questi anticorpi, che rimaneva stabile nel tempo.

Si sono chiesti da dove venissero, gli anticorpi rimasti, e per rispondere hanno analizzato il midollo osseo di alcuni pazienti, ovvero il bioreattore naturale in cui nascono le cellule B. E hanno trovato, in 15 dei 19 campioni studiati, piccole ma stabili quantità di cellule B pronte a diventare anticorpi anti Sars-CoV 2.

Ciò significa che Sars-CoV 2 lascia tracce importanti nel sistema immunitario. Le stesse cellule, del resto, anche se in quantità minori, si vedono anche in chi non ha avuto la malattia, ma è stato vaccinato. I dati hanno poi mostrato anche che una percentuale minoritaria di malati non ha una risposta che possa durare. Sarebbe quindi teoricamente necessario verificare la risposta di ciascuno, per avere certezze sulla durata dell’immunità del singolo, ma sembra evidente che la stragrande maggioranza degli ex malati è protetta.

Lo studio della Rockfeller University

Il secondo studio, condotto dai ricercatori della Rockfeller University di New York, e per ora pubblicato sul sito BioRXiv in attesa di revisione, ha controllato la maturazione, nel tempo, delle stesse cellule B di 63 ex malati, 26 dei quali vaccinati con una dose di vaccino a mRna. In questi ultimi gli anticorpi neutralizzanti sono rimasti stabili per 6-12 mesi, a riprova di una risposta che gli autori hanno definito impressionante, 50 volte più elevata rispetto a quella di chi non è stato vaccinato (ma ha comunque contratto la malattia).

Tutto ciò autorizza a ritenere che, per chi è stato malato, una vaccinazione sia più che sufficiente probabilmente a garantire un’immunità permanente. Chi invece ha solo l’immunità indotta dal vaccino potrebbe aver bisogno di un richiamo sia per stimolare le cellule B ulteriormente, sia contro le varianti, perché le cellule B prodotte in risposta alla vaccinazione reagiscono solo contro la proteina S e non contro molte e diverse proteine, come accade in chi incontra l’intero virus.

da ilsole24ore.com