LAVORARE TROPPO FA MALE AL CUORE E NON SOLO.

14 Giugno 2021

E se a dirlo sono l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l’Organizzazione internazionale del Lavoro (Ilo), non è un monito da prendere alla leggera. Ma qual è il limite da tenere d’occhio? Lavorare 55 ore o più a settimana – si legge in una meta-analisi pubblicata oggi su ‘Environment International’ – aumenta il rischio ictus del 35% e di morire d’infarto del 17% rispetto a chi si limita a 35-40 ore di lavoro a settimana.

In quella che è la prima analisi globale della perdita di vita e salute associata al lavoro, gli esperti stimano che nel 2016 ben 398 mila persone siano morte per ictus e 347 mila per una cardiopatia dopo aver accumulato almeno 55 ore a settimana di lavoro. Tra il 2000 e il 2016 il numero di morti per malattie cardiache legate a orari di lavoro prolungati è aumentato del 42%, e quello di ictus del 19%.

Un rischio particolarmente insidioso per gli uomini (72% dei decessi riguarda i maschi), le persone che vivono nell’area del Pacifico occidentale e nel Sud-Est asiatico e i lavoratori di mezza età o anziani. La maggior parte dei decessi registrati dai ricercatori riguardavano infatti persone tra i 60 e i 79 anni che avevano lavorato almeno 55 ore a settimana tra i 45 e i 74 anni.

Non solo: gli orari prolungati di lavoro sono responsabili di un terzo delle malattie collegate al lavoro. E oggi? Il fenomeno di quanti lavorano in modo eccessivo è in aumento e riguarda circa il 9% del totale della popolazione mondiale.

Inoltre la pandemia del Covid-19 ha acceso i riflettori sulla gestione del tempo di lavoro e ha accelerato una serie di processi che potrebbero ulteriormente prolungare la giornata lavorativa.

“La pandemia ha considerevolmente cambiato il modo in cui molte persone lavorano – ha sottolineato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus – Il telelavoro è diventato la norma in numerosi settori di attività, facendo spesso ‘scomparire’ i confini tra casa e lavoro. D’altronde numerose aziende sono state costrette a ridurre o interrompere le loro attività per risparmiare soldi e le persone che continuano a lavorare finiscono per avere un orario di lavoro prolungato”.

Però attenzione: “Nessun lavoro vale un rischio di ictus o di malattia cardiaca. I Governi, i datori di lavoro e i lavoratori devono collaborare per mettere a punto dei limiti che proteggano la salute dei lavoratori” stessi, ha detto il Dg dell’Oms.

Da fortunehealth

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