Monthly Archives: Settembre 2020

RISCHI NELLA INDUSTRIA ESTRATTIVA E PETROLIFERA

Da oshonline.com

Il settore estrattivo del petrolio e del gas è sempre stato un settore ad alto rischio . Anche se grazie alla tecnologia tale rischio sia stato ridotto é difficile  ipotizzare  una riduzione assoluta dei pericoli. Qualsiasi attività che utilizzi macchinari pesanti come avrà  comunque sempre un rischio elevato.

Fortunatamente negli ultimi anni il settore ha compiuto enormi passi avanti per proteggere meglio i lavoratori di questo comparto, cosa che si riflette molto nel numero decrescente di decessi nel settore, anno dopo anno. Secondo il rapporto annuale 2019 di UK Oil & Gas, tra il 1996 e il 2007, ci sono stati 21 morti nel settore petrolifero britannico. Tra il 2007 e il 2018 sono stati solo cinque.

Le principali società  del settore sono costantemente alla ricerca di nuovi modi di incrementare gli standard di sicurezza..

. Un minor numero di incidenti si traduce invariabilmente anche in un minor numero di incidenti ambientali. L’industria petrolifera, tradizionalmente percepita dai massmedia  come uno dei settori che impattano maggiormente sull’inquinamento ambientale, sta cercando disperatamente di diventare più sostenibile dal punto di vista ambientale , e una riduzione degli incidenti certamente aiuta in tal senso.

Quali sono esattamente i rischi all’interno del settore?

Innanzitutto vale la pena esaminare più in dettaglio alcuni dei pericoli e dei rischi più comuni associati al settore.  La maggior parte delle persone penserà che la trivellazione petrolifera è l ‘attività piú pericolosa. Tuttavia, a un’analisi più approfondita, emergono rischi differenti:

La forma più comune di incidenti che si verificano in loco (sia a terra che in mare aperto) é costituita da:

Incidenti da segregazione. . Si verificano quando qualcuno rimane intrappolato o bloccato da parti in movimento dalle quali non possono districarsi facilmente. Uno degli esempi più comuni di pericoli coinvolti è l’abbigliamento di un perforatore che rimane intrappolato in parti rotanti / rotanti come l’albero motore di un rig.

Incidenti e collisioni  di veicoli. Le collisioni tra veicoli rappresentano il pericolo con maggiore frequenza statistica di  casi mortali del settore. Tuttavia questo rischio é sottostimato è nonpercepito nella sua gravità. . La fatica e la scarsa pianificazione preliminare sono tra le principali cause di questi incidenti stradali.

Esplosioni / incendi. Gas e sostanze chimiche infiammabili vengono manipolati e trattati ogni giorno in un sito petrolifero. Questi composti volatili presentano un enorme rischio di incendio. Anche la minima perdita, ad esempio, ha conseguenze potenzialmente catastrofiche.

Fortunatamente, almeno nel Regno Unito, dal disastro del Piper Alpha nel 1988 in cui sono morti tragicamente 167 uomini, una legislazione più proattiva ha fatto sì che gli incidenti con incendi ed esplosioni siano effettivamente diminuiti.

Cadute . L’industria della perforazione spesso richiede che i lavoratori accedano a macchinari e piattaforme  elevate da terra, esponendoli a un maggiore rischio di caduta.

Rischi indiretti (problemi di salute legati al lavoro, sia fisici che mentali). . Altrettanto pericoloso per i lavoratori dell’industria è il rischio di sviluppare problemi di salute fisica e mentale a causa dell ‘intenso sforzo psicofisico sul posto di lavoro. Le condizioni cardiache e gli alti tassi di suicidio sono emblematici del settore.

Come preservare la sicurezza e la salute dei lavoratori 

Riduzione degli incidenti e collisioni tra veicoli. Il più delle volte, gli incidenti di veicoli in collisione derivano dalla stanchezza del conducente. L’industria petrolifera necessita un numero enorme di componenti e di materiali di logistica diversi, di cui il trasporto a lunga distanza è uno dei principali. La posizione remota di molti siti di perforazione significa che guidare per lunghe distanze è semplicemente parte integrante del lavoro.

Per quanto semplice possa sembrare, uno dei modi migliori  di ridurre il rischio è attraverso una migliore istruzione e pianificazione del viaggio. Rendere il tuo personale consapevole dei vantaggi di un sonno adeguato  (e, al contrario, dei pericoli che derivano da una sua mancanza) e pianificare i viaggi che tengono conto delle potenziali soste di riposo sono fondamentali per ridurre il numero di incidenti sulla strada.

Tecnologie GPS. Recentemente, sono stati notevolmente aumentati gli sforzi per migliorare la comunicazione in loco. Molte aziende stanno fornendo ai propri lavoratori la tecnologia GPS , in modo da rendere più tempestivo il soccorso.

Tecnologia dei droni. Prevenire è meglio che curare, come dice un vecchio proverbio. La soluzione ideale per ogni compagnia petrolifera è prevenire in primo luogo gli incidenti. I droni aiutano a offrire una visione completa a volo d’uccello di un sito, identificando potenziali pericoli in tempo reale. Ad esempio, i droni vengono ora utilizzati nell’ispezione degli oleodotti, individuando le perdite e offrendo alle compagnie petrolifere una visione più precisa ed evitando di dover inviare dipendenti per ispezionare una situazione potenzialmente rischiosa.

Stress e rischi associati. I disturbi cardiaci sono frequenti nei lavoratori del settore  dell’industria petrolifera e del gas. Tra le cause principali di tali  problemi cardiaci  sicuramente gioca un ruolo importante lo stress psicofisico Molte compagnie petrolifere hanno adottato per questo motivo  defibrillatori  per le emergenze cardiache a tutti i livelli produttivi.

Salute mentale. Tradizionalmente la salute viene intesa più sul piano fisico che mentale. , i disturbi psichiatrici sono però attualmente sempre più attentamente presi in considerazione.

Lunghi periodi lontano da casa, sentimenti di isolamento e un lavoro molto stressante possono portare a una seri problemi psicologici per i lavoratori dell’industria petrolifera. È imperativo che le compagnie petrolifere  implementino il supporto e le procedure  per la salute mentale esattamente nello stesso modo in cui lo fanno fisico. È anche importante che le aziende siano proactive nel ricercare i segnali di disagio  sapendo che i lavoratori potrebbero essere meno inclini a farlo di propria volontà.

Intelligenza artificiale robotica. Una delle aree industriali più avanzate tecnologicamente  è il campo della robotica e le  sue potenziali applicazioni. Sono già in fase di sviluppo (e in uso, ma solo su piccola scala) robot in grado di svolgere lavori di manutenzione potenzialmente pericolosi, come il monitoraggio dei gas nocivi. Il deep learning e i sistemi di intelligenza artificiale incorporati dalle grandi compagnie petrolifere forniranno anche un quadro più completo e olistico dei dati che vengono forniti. Queste tecnologie potrebbero fare emergere  precocemente i rischi potenziali.

Conclusione

Le prospettive generali di safety del settore  sono positive . Secondo il rapporto sulla sicurezza 2019 dell’International Association of Oil & Gas Producers, i decessi nel settore in tutto il mondo sono diminuiti da 30 nel 2017 a 27 nel 2018. Ció a monte di un aumento del numero medio di ore lavorate oltre . Finché gli organi di governo del settore continueranno a spingere  per standard sempre più elevati, non c’è motivo per cui questa cifra non debba continuare a diminuire con il passare degli anni. L’obiettivo é naturalmente una diminuzione generale degli infortuni e delle malattie ogni anno.

la chiave per migliorare gli standard di sicurezza del settore è  comunque essere proattivi, anziché reattivi. Una migliore ispezione delle attrezzature, pianificazione del viaggio, comunicazione e istruzione sono tutti modi in cui è possibile identificare i potenziali pericoli prima che si trasformino in minacce tangibili per la sicurezza personale.

Circa l’autore

Henry Berry è un direttore di Tristone Holdings, esperto di safety  nell’industria petrolifera .

Liberamente tradotto ed adattato da Dott. Alessandro Guerri specialista in medicina del lavoro

LA VACCINAZIONE ANTINFLUENZALE RIDUCE IL RISCHIO COVID 19

Da ilsole24ore

Proteggersi dall’influenza. Sembra essere questa la parola d’ordine per la sanità pubblica mentre circola il virus Sars-CoV-2. E non solo per ridurre il rischio di co-circolazione di più virus assieme, con conseguente impatto sulla sanità pubblica e minor rischio di “misunderstanding” diagnostici in caso di sintomi comuni alle due infezione, oltre che sulla salute del singolo.

Indicazioni positive dagli studi

Le prime evidenze scientifiche, quantunque non definitive, sembrano indicare che la protezione dal virus stagionale e più in generale la prevenzione attraverso i vaccini, pur non agendo direttamente sul virus responsabile di Covid-19, possano avere un impatto positivo sui rischi correlati alla malattia.

Il problema è ancora controverso, ma i dati fino ad ora disponibili sembrano indirizzare in questo senso – spiega Giuseppe Remuzzi, direttore scientifico dell’Istituto Mario Negri -. Per l’Italia, stiamo ancora valutando i risultati dello studio del nostro Istituto e del Policlinico di Milano su quanto avvenuto nei mesi scorsi tra persone vaccinate per l’influenza e non, in termini di possibilità di ammalarsi di Covid-19 e di gravità della malattia. Ma ci sono prove che dimostrano come non solo il vaccino anti-influenzale ma anche altri, ad esempio quello per lo pneumococco, per la poliomielite e per la tubercolosi, potrebbero avere un ruolo protettivo nello sviluppo di Covid-19. Si tratta di ricerche pubblicate sulla piattaforma medRxiv, quindi non ancora sottoposte a rivalutazioni di terzi. Ma si tratta comunque di dati incoraggianti».

In termini generali, tra le evidenze più significative occorre sicuramente citare quanto emerge da una ricerca condotta alla Mayo Clinic su oltre 137.000 persone sottoposte ad esami per sospetta infezione da Sars-CoV-2 e valutate anche sotto il profilo della prevenzione vaccinale generale.

Vaccini: vaccino influenzale

Si riduce il tasso di infezione

«Le vaccinazioni contro poliomelite, batterio Haemophilus influenzae di tipo B, morbillo-parotite-rosolia, varicella, pneumococco, epatite A e B, oltre ovviamente a quella per l’influenza nella popolazione anziana, somministrate negli ultimi uno, due e cinque anni sono risultate associate a una riduzione dei tassi di infezione da Sars-CoV-2, anche dopo aggiustamento delle analisi per incidenza di infezione da Sars-CoV-2 nell’area geografica considerata e incidenza di tamponi effettuati, parametri demografici, presenza di altre malattie e numero di altre vaccinazioni effettuate – segnala Remuzzi -. Ovviamente questi dati vanno confermati e soprattutto occorre comprendere i meccanismi immunologici che possono spiegare queste situazioni, ma si tratta di informazioni di grande interesse, considerando che, parlando di chi è si è vaccinato negli ultimi due anni rispetto ai non vaccinati, il rischio d’infezione da Sars-CoV-2 sarebbe ridotto del 43% dopo vaccinazione anti-polio del 47% in chi è protetto dall’Haemophilus influenzae, del 28% dopo vaccino anti-pneumococco. Il trend di riduzione del rischio, peraltro, si mantiene anche per chi si è vaccinato nei confronti di queste infezioni negli ultimi cinque anni».

I vaccini, insomma, potrebbero avere un ruolo significativo nei rischi di ammalarsi di Covid-19 e anche sul percorso della malattia. In questo senso, proprio le informazioni sull’influenza appaiono estremamente interessanti. Partendo dalla stessa analisi, infatti, si vede che la riduzione percentuale del rischio d’infezione da Sars-CoV-2 in chi si è sottoposto a vaccinazione nell’ultimo anno è del 26% negli over-65 e si attesta al 15% considerando ogni età, per scendere rispettivamente al 19 e 8% in chi si è protetto durante gli ultimi due anni.

Migliore risposta al Covid-19

«Inoltre, essere vaccinati per l’influenza potrebbe favorire una miglior risposta a Covid-19: lo fa pensare uno studio condotto in Brasile su più di 92.000 persone con infezione confermata da Sars-CoV-2 – riprende Remuzzi -. Chi si era vaccinato recentemente aveva un rischio ridotto dell’8% di finire in terapie intensiva e del 18% di necessitare di trattamento di assistenza respiratoria invasiva, rispetto ai non vaccinati. Non si possono trarre conclusioni definitive, ma comunque questi dati sono di grande interesse». Tra le ipotesi che potrebbero spiegare la situazione c’è uno studio di laboratorio dell’Università di Hong Kong pubblicato su The Lancet che dimostra come i virus influenzali potrebbero facilitare l’ingresso di Sars-CoV-2 nell’apparato respiratorio, attraverso una maggior “espressione” dei recettori Ace-2, punto d’aggancio per le “spikes” (ovvero le punte d’attacco) di Sars-CoV-2. Ma siamo solo all’inizio dei processi di conoscenza. Il tempo dirà quanto e come gli “altri” vaccini ci aiuteranno contro Covid-19.