Monthly Archives: Maggio 2020

SANIFICAZIONI ANCHE FAI DA TE IN ATTESA DEI DECRETI

Dai mobili ai filtri dell’aria condizionata, dalle tastiere dei computer a quelle dei Pos. La sanificazione (o pulizia: i provvedimenti citano entrambi i termini) non è solo il primo e indispensabile atto per la ripartenza delle attività – siano esse aziende, studi professionali o negozi – ma sarà una costante di questa fase 2 (e oltre): dovrà essere ripetuta anche più volte al giorno.

La procedura implica nuovi costi da mettere a budget, per cui il Governo ha previsto un bonus fiscale – un credito d’imposta incrementato al 60% dal Dl Rilancio-, ma le imprese possono anche affidare la sanificazione a personale interno e i titolari di attività possono eseguirla in prima persona. Perché, di fatto, non esiste una certificazione “univoca” della validità del trattamento. L’unica indicazione, contenuta già nella circolare del ministero della Salute 5443 del 22 febbraio 2020, è quella dei prodotti da usare: varechina allo 0,1% o etanolo al 70 per cento.

A confermare la possibilità della sanificazione fai da te sono alcuni tra i provvedimenti presi dalle Regioni: per esempio, la Toscana ha previsto che il datore di lavoro registri anche con autodichiarazione le operazioni effettuate e le trasmetta via web. E dove le Regioni non si sono ancora pronunciate in materia? «Non c’è scritto da nessuna parte che si debba ingaggiare un’impresa specializzata – spiega Dino Gramellini, vicepresidente dell’associazione delle imprese di disinfestazione professionali italiane – e quindi si può autocertificare la propria attività di pulizia, purché si utilizzino i detergenti prescritti dalla legge. Consiglio di tenere nota delle procedure effettuate e di tenere gli scontrini o le fatture dei prodotti impiegati, non solo per ragioni fiscali ma anche per eventuali controlli». Un’altra conferma al fatto che il titolare dell’attività possa eseguire la pulizia o affidarla a personale interno è nella circolare dei Consulenti del lavoro 12 del 6 maggio 2020 che, in risposta a una delle Faq, recita: «Si istruisce il lavoratore su come deve comportarsi nello specifico e si redige un verbale nel quale si dichiara ciò che è stato fatto».

Ad essere obbligatoria – ma anche in questo caso gestibile internamente – è la sanificazione degli impianti di aria condizionata. Nel Rapporto ISS Covid-19 n. 5/2020 è prevista l’accurata pulizia degli impianti che altrimenti dovranno essere spenti, garantendo la massima ventilazione dei locali. In particolare dovrebbe essere fatta (anche dai privati) la pulizia regolare delle prese e delle griglie di ventilazione dell’aria dei condizionatori con un panno inumidito con acqua e sapone oppure con alcol etilico al 75 per cento. Sarà inoltre necessario pulire i filtri almeno ogni quattro settimane.

CALCOLATORE DI RISCHIO SARS2-COV

Alcuni ricercatori cinesi hanno sviluppato e convalidato un punteggio di rischio Covid-19 che può aiutare a prevedere, al momento del ricovero, le possibilità che ha un paziente di progredire verso una forma grave dell’infezione. Il punteggio è stato tradotto in un calcolatore del rischio online che è disponibile gratuitamente. (quotidiano sanità)

INDICAZIONI INAIL DAL PARRUCCHIERE E NEI CENTRI ESTETICI

Da reporter.it

Taglio di capelli , ma a macchia di leopardo. Mentre si attende il nuovo decreto del premier Conte sul 18 maggio, anche la riapertura dei parrucchieri è appesa a un filo e sarà con tutta probabilità decisa autonomamente dalle singole Regioni, intanto però arrivano le linee guida dell’Inail per i saloni di acconciatura, per i barbieri e per i centri estetici, un documento in base al quale sarà stilato un protocollo di sicurezza. Gli esperti dell’Inail, insieme a quelli dell’Istituto Superiore di Sanità, hanno definito delle regole generali per la prevenzione del coronavirus in questi luoghi di lavoro, indicazioni di massima che ora dovranno essere tradotte in norme specifiche dagli enti competenti.

Non si tratta quindi di disposizioni vincolanti, ma soltanto di un punto di partenza su cui lavoreranno adesso i politici, insieme ai sindacati e alle associazioni di categoria, per definire un quadro preciso di regole, come sta succedendo per gli stabilimenti balneari e per i bar e i ristoranti. La strada per la riapertura dei parrucchieri sembra però tracciata, ecco le prime proposte dell’Inail, approvate dal Comitato tecnico scientifico sul coronavirus.

Fase 2: il taglio di capelli ai tempi del coronavirus

Aperti per più tempo, sale di attesa all’esterno, prenotazione obbligatoria, distanza di sicurezza tra le postazioni di almeno due metri: sono questi alcuni dei suggerimenti avanzati dall’Inail per il mondo dei parrucchieri e dei centri estetici. Per evitare affollamenti e diluire la clientela su più tempo, l’Inail propone deroghe ai giorni di chiusura e l’estensione degli orari di apertura, oltre alla possibilità di creare sale d’attesa open air con l’occupazione gratuita del suolo pubblico.

Dal coiffeur si andrà da soli e si resterà nel negozio solo il tempo necessario per la tinta, il taglio dei capelli o il trattamento. Essenziale poi, secondo gli esperti, la prenotazione dei vari servizi per ottimizzare i tempi ed evitare attese dei clienti. L’abitudine di fare due chiacchiere mentre si aspetta il proprio turno dal parrucchiere è destinata a tramontare, come anche quella di leggere riviste o consultare cataloghi per scegliere il taglio preferito: l’Inail suggerisce infatti di togliere questi supporti cartacei dai negozi, perché possibile veicolo di germi e quindi anche del coronavirus .

Le indicazioni dell’Inal per la riapertura dei parrucchieri: mascherina, asciugamani e sanificazione

All’interno dei saloni estetici e in quelli dei parrucchieri sarà obbligatoria la mascherina, come succede già negli altri negozi, ad eccezione – ovviamente  – dei trattamenti per cui è impossibile, come il taglio della barba o la pulizia del viso. In questi casi si potranno togliere i dispositivi di sicurezza, ma solo per il tempo strettamente necessario.

L’Inail consiglia ai parrucchieri di lavorare preferibilmente con le porte aperte per garantire il ricambio dell’aria, di stare per quanto possibile alle spalle dei clienti e di usare grembiuli e asciugamani monouso. Se invece si impiega biancheria riutilizzabile, questa va lavata almeno a 60 gradi per 30 minuti. E poi sanificazione della postazione e degli strumenti di lavoro come pettini e forbici dopo ogni trattamento, pulizia giornaliera degli spogliatoi, uso di prodotti disinfettanti sulle superfici più toccate come maniglie, banconi, porte e tastiera del bancomat.

Parrucchieri: linee guida dell’Inail (pdf)

Dal sito dell’Inail è possibile scaricare il pdf del “Documento tecnico su ipotesi di rimodulazione delle misure contenitive del contagio da SARS-CoV-2 nel settore della cura della persona: servizi dei parrucchieri e di altri trattamenti estetici”. Come detto si tratta di indicazioni di massima e non di disposizioni vincolanti.

“Spetterà alle autorità politiche e alle parti sociali trovare il giusto contemperamento tra gli interessi in gioco, con la flessibilità che le situazioni territoriali possono richiedere – ha spiegato il presidente dell’Inail, Franco Bettoni – se, sulla base del trend epidemiologico e dell’analisi dei dati di monitoraggio regionale, si dovesse verificare un miglioramento degli indici di contagio, il Comitato tecnico scientifico potrà richiedere la  revisione del quadro delle raccomandazioni”.

COME SANIFICARE UFFICI E OFFICINE

In tempi di emergenza sanitaria prevenire é meglio che curare. E se alla cura ci pensano medici e scienziati, per la prevenzione scende in campo un’altra categoria di professionisti, quelli che si occupano di disinfezione degli ambienti di vita e di lavoro.

In questo caso, affidarsi a operatori esperti è fondamentale perché, oltre a metterci l’esperienza, utilizzano prodotti di qualità, metodi efficaci e attrezzature sempre adeguate agli specifici problemi da trattare. I problemi in questione si chiamano virusbatterigermifunghialghemuffeacarilieviti… Tutti organismi poco piacevoli con cui convivere, eppure sono lì, tutt’intorno a noi. Li respiriamo, tocchiamo e ci entriamo in contatto quotidianamente senza neanche rendercene conto.

La disinfezione più radicale  mediante ozono, ad esempio, risulta 2.000 volte più potente dei sistemi di igienizzazione tradizionali. Questo perché l’ozono è un’ossidante naturale formidabile che, se utilizzato nel modo corretto, garantisce una percentuale d’inattivazione dei virus del 99,97%. Un totale abbattimento degli organismi indesiderati, dunque, grazie alla natura gassosa dell’elemento in questione che, una volta saturato un ambiente circoscritto, può raggiungere letteralmente ogni superficie, anche la più recondita. I tempi d’azione del trattamento oltretutto sono estremamente ridotti, tanto che bastano dai 30 ai 120 minuti, a seconda della grandezza dell’ambiente da trattare, per debellare virus, funghi, batteri e ossidare numerosi altri contaminanti organici e inorganici presenti nell’aria. Senza contare che la disinfezione mediante ozono, proprio perché naturale al 100%, se ben fatta, non ha alcuna controindicazione e ha l’ulteriore vantaggio di ridurre le emissioni di sostanze nocive per l’ambiente e di semplificare i sistemi HACCP e Tu 81/08 indispensabili per le aziende.

La disinfezione di spazi più ampi, sia interni che esterni, viene invece trattata con la nebulizzazione di prodotti a base di ipoclorito di sodio, ed etanolo al 70%, con concentrazione dello 0,1% su tutti i tipi di superficie. Questa infatti è la percentuale di cloro attivo in grado di eliminare virus e batteri senza provocare irritazioni dell’apparato respiratorio.

Per quanto riguarda, invece, il trattamento dei veicoli e la disinfezione delle tappezzerie, vengono utilizzati speciali pulitrici a vapore, in grado di portare l’acqua a una temperatura di 185°C e erogare il vapore direttamente sulle superfici da trattare, assicurando una disinfezione completa e profonda. Generando vapore secco dall’elevato potere pulente, infatti, si ottiene un’eliminazione totale di contaminazioni fungine e batteriche, mentre unendo alla potenza del vapore specifici prodotti detergenti (disinfettanti pronti all’uso con presidio medico sanitario), si è in grado di affiancare all’azione antivirale e antibatterica, anche una rimozione totale di tracce di grasso, oli, polveri e residui alimentari dalle superfici. Un servizio questo molto apprezzato dalle aziende del settore alimentare, della ristorazione e dei trasporti.

Come visto, l’esperienza e le competenze di personale specializzato risultano fondamentali per maneggiare prodotti e attrezzature tanto delicati e per trattare ogni singolo e specifico problema nel modo corretto e più efficace. daperugiatioday

OBBLIGO MISURA TEMPERATURA E MEDICO COMPETENTE

Milano, 13 maggio 2020 – Nuova ordinanza regionale, valida a partire da lunedì 18 maggio. In Lombardia il personale, prima dell’accesso al luogo di lavoro, dovrà essere sottoposto al controllo della temperatura corporea da parte del datore di lavoro o di un suo delegato. Se la temperatura risulterà superiore a 37,5 non sarà consentito l’accesso o la permanenza sul luogo di lavoro: il lavoratore sarà momentaneamente isolato e il datore di lavoro, tramite il medico competente, dovrà comunicare la circostanza all’Ats. La nuova ordinanza è stata firmata dal presidente della Regione Attilio Fontana ed è valida da lunedì 18 maggio. Raccomandata “fortemente” la misurazione della temperatura ai clienti o agli utenti.  L’ordinanza ha effetto fino al 31 maggio, salvo proroghe.

La misurazione della temperatura al personale dovrà essere effettuata prima dell’accesso sul posto di lavoro ma anche qualora durante l’attività il lavoratore dovesse manifestare i primi sintomi di infezione da Covid-19 (ad esempio tosse, raffreddore e congiuntivite). In caso di febbre superiore a 37,5, il lavoratore non dovrà comunque recarsi al Pronto Soccorso o nelle infermerie di sede. Sarà l’ufficio del personale all’Ats territorialmente competente, dopo aver ricevuto la comunicazione, a fornire le opportune indicazioni alle quali la persona interessata dovrà attenersi.

Quanto ai clienti o utenti, la misurazione della temperatura è “fortemente” raccomandata prima dell’accesso. Se dovesse risultare superiore a 37,5 non sarà consentito l’accesso alla sede e l’interessato sarà informato della necessità di contattare il proprio medico curante. È fortemente raccomandato, infine, l’utilizzo della app «AllertaLom» da parte del datore di lavoro e di tutto il personale compilando quotidianamente il questionario ‘CercaCovid.

Da il giorno.it

SERVIZI DI SANIFICAZIONE, DISINFEZIONE, IGIENIZZAZIONI IN AMBIENTI DI VITA E DI LAVORO

Da qualche giorno a questa parte Teco Milano offre i seguenti servizi di sanificazione:

FASE 1: PULIZIA 

  • insieme di operazioni che occorre praticare per rimuovere lo “sporco visibile” di qualsiasi natura (polvere, grasso, liquidi, materiale organico…) da qualsiasi tipo di ambiente, superficie, macchinario ecc. 
  • La pulizia si ottiene con la rimozione manuale o meccanica dello sporco anche – eventualmente – con acqua e/o sostanze detergenti (detersione). La pulizia è un’operazione preliminare ed è indispensabile ai fini delle successive fasi di sanificazione e disinfezione. 

FASE 2: SANIFICAZIONE 

  • è un intervento mirato ad eliminare alla base qualsiasi batterio ed agente contaminante che con le comuni pulizie non si riescono a rimuovere. 
  • La sanificazione si attua per riportare il carico microbico entro standard di igiene accettabili ed ottimali che dipendono dalla destinazione d’uso degli ambienti interessati. La sanificazione deve comunque essere preceduta dalla pulizia. 

FASE 3: DISINFEZIONE 

  • Consiste nell’applicazione di agenti disinfettanti, quasi sempre di natura chimica o fisica (calore), che sono in grado di ridurre, tramite la distruzione o l’inattivazione, il carico microbiologico presente su oggetti e superfici da trattare. 
  • La disinfezione deve essere preceduta dalla pulizia per evitare che residui di sporco possano comprometterne l’efficacia. La disinfezione consente di distruggere i microrganismi patogeni. 
  1. PROCEDURA DI STERILIZZAZIONE CON IMPIEGO DI MACCHINE AD OZONO
     Il costo della sanificazione con ozono - Padova24Ore
  2. PROCEDURA DI STERILIZZAZIONE CON NEBULIZZAZIONE 
    Coronavirus. LpR al sindaco De Pascale: "Nebulizzare con perossido ...

TIPOLOGIA DI SANIFICAZIONE OFFERTA 

PROCEDURA DI STERILIZZAZIONE CON IMPIEGO DI MACCHINE AD OZONO 

Il Ministero della Salute, con il protocollo n. 24482 del 31.07.1996 ha riconosciuto il sistema di sanificazione con l’ ozono come presidio naturale per la sterilizzazione di ambienti contaminati da batteri, virus, spore e parassiti. 

L’ozono è un gas naturale composto da tre molecole di ossigeno (O3) che si forma naturalmente nella stratosfera per azione dei raggi UV e delle scariche elettriche generate dai fulmini. 

L’ozono igienizza, ossigena e rigenera l’ aria che respiriamo e disinfetta l’ acqua che utilizziamo. Oltre ad essere un repellente naturale per gli insetti infestanti , elimina i cattivi odori neutralizzando completamente le particelle che ne sono causa. 

COS’È L’OZONO ?

 

Ma soprattutto l’ ozono ELIMINA oltre il 99% di patogeni come batteri, muffe, funghi, spore, lieviti e virus disgregando la loro struttura molecolare, causandone la morte (BATTERI) o l’ inattivazione (VIRUS) ed eliminandone così OGNI POSSIBILE EFFETTO. 

ECOLOGICO: l’ozono disinfetta senza additivi e detergenti chimici, sfruttando la sua naturale forza ossidante. Terminato il trattamento, l’ozono si riconverte in ossigeno senza rilasciare alcun residuo tossico o chimico. 

EFFICACE: l’ozono è il disinfettante più efficace contro 

allergeni e agenti patogeni presenti nell’aria e nell’acqua. È un gas più pesante dell’aria e si diffonde negli ambienti in maniera capillare, penetra nei tessuti in profondità e raggiunge anche i punti più nascosti, là dove si annidano batteri e allergeni 

SICURO: l’ozono non è infiammabile, abrasivo o esplosivo. Non danneggia tessuti, pareti, arredi, attrezzature e oggetti ne’ in natura arreca danni a persone, animali e ambiente. 

E’ un sistema riconosciuto come disinfettante di aria e acqua: per il Ministero della Salute è un presidio naturale per la sterilizzazione di ambienti contaminati da batteri, virus, spore, (prot. n. 24482 del 31 luglio 1996) e agente disinfettante e disinfestante nel trattamento dell’aria e dell’acqua (CNSA del 27 ottobre 2010). Via Pompeo Neri n. 13 20146 Milano CF,PIVA 12466110157 

QUALI SONO I VANTAGGI DELLA SANIFICAZIONE CON OZONO? 

Sanificazione e disinfezione con ozono - Clean Service

È un trattamento assolutamente ecologico e naturale, utilizza nel processo di formazione dell’ozono soltanto l’ossigeno 

presente nell’ ambiente. 

Non essendo necessario l’impiego di additivi o di detergenti chimici non rilascia inquinanti. 

L’ozono è un gas che satura completamente l’ambiente non tralasciando nessun punto del locale interessato come può involontariamente avvenire con le sanificazioni manuali. 

EFFETTI PRATICI DELLA SANIFICAZIONE CON OZONO 

Non appena trascorso il tempo di esposizione (cioè la permanenza dell’ozono) il locale potrà essere arieggiato per consentire nuovamente l’accesso alle persone. L’ozono ha un ciclo di vita limitato in quanto entro un breve periodo si ritrasforma in ossigeno: in un ambiente chiuso con temperatura 20 °C, la concentrazione di ozono si dimezza in modo naturale in circa 40 minuti. 

Questa tabella fornisce i tempi di esposizione all’ozono necessari alla eliminazione di vari organismi presenti in ambiente dopo la saturazione (con concentrazione 6 ppm) del locale a fine ciclo di lavoro del generatore. 

ORGANISMO CONCENTRAZIONE MINIMA RICHIESTA 

TEMPO DI ESPOSIZIONE PRIMA DI ARIEGGIARE 

TEMPO DI ESPOSIZIONE PRIMA DI ARIEGGIARE 

Muffe Aspergillus Niger, vari ceppi di Penicillum, Cladosporium 

2 ppm 60 minuti 

2 ppm 60 minuti 

Funghi Candida Parapsilosis, Candida Tropicalis 

0,02 ppm – 0,26 ppm < 2 minuti 

0,02 ppm – 0,26 ppm < 2 minuti 

Batteri E. Coli, Legionella, Mycobacterium, Fecal Streptococcus 

0,23 ppm – 2,2 ppm < 20 minuti 

0,23 ppm – 2,2 ppm < 20 minuti 

Virus Poliovirus type-1, Human Rotavirus, Enteric virus 

0,2 ppm – 4,1 ppm < 20 minuti 

PROCEDURA DI STERILIZZAZIONE CON IMPIEGO DI MACCHINE NEBULIZZANTI 

Sanificazione auto a ozono, ecco le soluzioni anti contagio - Il ...

Procedura con attrezzature per la nebulizzazione e prodotti PMC disinfettanti germicidi. Un sistema semplice ed economico ma molto efficace per una veloce sanificazione delle piccole e medie superfici produttive. 

GENSOL base elevato ottime l’attuazione di capacità SALI spettro V, dei QUATERNARI detergente/disinfettante piani di detergenti. attività di controllo contro Può DI AMMONIO essere batteri, HACCP concentrato utilizzato virus, (10%). muffe anche Ha germicida e un alghe per a e RIFRAX Destinato Gram-), azione l’attuazione autoasciugante. funghi SAN, all’impiego dei e piani detergente/disinfettante virus. di per Il Può controllo prodotto il essere controllo HACCP. presenta utilizzato dei batteri a base inoltre anche di (Gram+ per alcool. una forte e Viene presenza mascherina, risciacquo effettuata di con persone. occhiali, nebulizzante la nebulizzazione Il guanti personale e se tuta. non tecnico in Non in ambiente ambito è sarà necessario alimentare. dotato senza un di la Via Pompeo Neri n. 13 

Vengono effettuati due trattamenti separati, uno manuale tramite panno con il Rifrax San, ed un altro tramite un elettropompa a zaino con pompa a membrana (Springer 16) con il GensolV. 

La diversificazione dei trattamenti permette di essere più efficaci e nello stesso tempo è garanzia della maggior cura possibile per i beni presenti nell’ambiente. 

EFFETTI PRATICI DELLA SANIFICAZIONE CON NEBULIZZAZIONE 

La nebulizzazione con impiego di prodotti disinfettanti PMC garantisce un ottimo risultato di sanificazione che può essere facilmente programmato e ripetuto. 

Via Pompeo Neri n. 13 20146 Milano
CF,PIVA 12466110157 
+39.02.48958304
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UN PO’ DI PEPE SUI TESTS SIEROLOGICI RAPIDI

Da le Iene

Costano un decimo dei test sierologici a prelievo e in 12 minuti ci dicono se abbiamo il virus. Perché la Regione Lombardia, contrariamente al resto d’Italia, non usa i test “pungidito” preferendo quelli a prelievo? Ci racconta tutto Gaetano Pecoraro

Da qualche giorno siamo entrati nella Fase 2 e ciò che conta adesso è acquisire più dati possibili, per isolare i positivi, trovare gli asintomatici, insomma tracciare l’andamento del virus. Lo si potrebbe fare per esempio con il test sierologico rapido, o pungidito, che si basa su una sola goccia di sangue prelevata con l’aiuto di un aghetto.

Gaetano Pecoraro si sottopone  a questo test, che in quindici minuti rivela la sua negatività. E se molte regioni italiane sono partite con l’effettuare questi test a tappeto, la regione d’Europa più infettata, la Lombardia, ha scelto di non farlo. “La Lombardia ha bloccato fin dall’inizio questo tipo di attività”, sostiene Salvatore De Rosa, dirigente di Technogenetics, l’azienda che li propone e presso la quale effettuiamo il test rapido pungidito.

La Regione lo ha fatto a fine marzo, scrivendo a tutte le Ats del territorio che i test per la ricerca di anticorpi non potevano essere utilizzati nella diagnostica, rimandando qualsiasi decisione in merito ai virologi del San Matteo di Pavia, coordinati dal prof .Fausto Baldanti. Una posizione che ufficialmente sarebbe dettata dai dubbi che ancora permarrebbero sull’efficacia dei test sierologici, nonostante a garantirne l’affidabilità siano anche virologi di fama, come l’epidemiologo Massimo Galli, che dice: “L’attendibilità, sulle persone con l’infezione, è decisamente sopra il 93-94-95%. Questi test servono per scremare chi ancora butta fuori virus e chi non lo butta fuori più, s scusate se è poco… Tra i 10 e i 12 minuti si ha la risposta e questo è l’altro grande punto di forza. E poi il costo di un test pungidito è dieci volte inferiore a quello di un test con la puntura del braccio”.

Quando gli chiediamo perché la Lombardia, a differenza di altre regioni, non si stia muovendo in questa direzione, il prof Galli risponde così: “No comment. Ci vogliamo rendere conto che un atteggiamento ostile e preconcetto, in tempo di guerra, per l’utilizzazione dei test rapidi, è assurdo al limite dell’ingiustificabile?”. La spiegazione sembrerebbe darla uno studio del San Matteo di Pavia, che ha analizzato i test pungidito fatti ai pazienti giunti in pronto soccorso. Lo studio, che parla di una sensibilità del test inferiore al 20%, è stato firmato dal dottor Fausto Baldanti, membro del comitato che decide come si fanno le diagnosi in Lombardia.

De Rosa, che abbiamo già sentito, spiega: “Lo studio partiva da un presupposto non corretto, perché andava a valutare i pazienti non al decimo, al 12esimo, al 14esimo giorno, ma lo faceva immediatamente, all’arrivo in pronto soccorso. La scienza insegna che per fare avere validità a un test sierologico devono essere passati almeno 7-8 giorni dal contagio. È una cosa che sanno tutti”. La Regione punta adesso, in collaborazione con l’Università di Pavia, a un nuovo test sierologico, che però si deve avvalere di un prelievo di sangue vero e proprio. E che quindi costa decisamente di più.

A capo dell’équipe che sta sviluppando questo test alternativo è sempre il professor Fausto Baldanti, virologo del San Matteo di Pavia. “Se l’obiettivo è sapere in pochi minuti se una persona ha avuto o no contato con l’infezione, il test rapido è decisamente superiore”, ribadisce il prof. Galli. “Noi stiamo riaprendo la Lombardia senza avere uno screening epidemiologico ampio”, sostiene ancora De Rosa di Technogenetics. E questo, farebbe capire, perché i test del San Matteo, richiedendo il prelievo di sangue, richiedono anche molto più tempo a disposizione e comprensibilmente se ne sono fatti molti meno rispetto a quelli rapidi. “Se non ci accorgiamo immediatamente di un focolaio che riparte ci ritroveremo in grandissimo imbarazzo”, spiega ancora Massimo Galli.

Sul contratto che regola il rapporto tra il San Matteo e la Diasorin, l’azienda farmaceutica che è titolare del test a prelievo, è scritto che la Diasorin corrisponderà alla fondazione dell’Ospedale, a partire dalla prima vendita e per i successivi 10 anni, una rojalty al tasso dell’1% sul prezzo netto di ciascun kit venduto. “No comment”, è di nuovo la risposta del Prof. Galli. Poco dopo la validazione di quel test i titoli della Diasorin hanno guadagnato in borsa molto e Regione Lombardia ne ha comprati 500mila kit, per un valore di 2 milioni di euro. Dopo che quell’accordo è stato reso pubblico, Baldanti si è dimesso dal comitato scientifico della Lombardia.

Sul fatto che Regione Lombardia abbia comprato quei kit con affidamento diretto, senza gara, abbiamo sentito Renato Bonaita, presidente di confindustria Assodiagnostici: “Ho rilasciato un’intervista, dopo la quale io mi sono dimesso dal mio ruolo. Diciamo che se il 99% delle aziende erano contente del fatto che ci fosse qualcuno che diceva come stavano le cose, un 1% si è incazzato molto. E ha minacciato molte cose… Io però non contestavo un’azienda ma il metodo”.

Nel frattempo la Technogenetics, ha fatto ricordo al Tar della Lombardia, che ha fissato un’udienza per questo mercoledì. Gaetano Pecoraro prova a chiamare il prof Baldanti, che però non vuole rilasciare nessuna intervista. “È una storia nella quale io non c’entro niente”, dice e riattacca il telefono.

LOMBARDIA :LA DELIBERA SUI TEST SIEROLOGICI PRIVATI

Da quotidiano sanità
In particolare si sottolinea che, in questo secondo caso, “l’esecuzione di test sierologici, al di fuori di percorsi organizzati di verifica dei risultati
ottenuti, riveste scarso significato e può contribuire a creare false aspettative e comportamenti a potenziale rischio nei cittadini interessati”.L’utilizzo dei test sierologici al di fuori del SSR comporta in ogni caso il rispetto di quanto segue:

A. Come indicato nella circolare ministeriale 0016106-09/05/2020-DGPRE-DGPRE-P, i test per la ricerca di immunoglubuline non essendo autodiagnostici, non devono essere venduti o messi a disposizione di “profani”, come definiti dall’articolo 1, comma 1, lettera d) del Decreto legislativo 8 settembre 2000, n. 332 recante “Attuazione della Direttiva 98/79/CE relativa ai dispositivi medico-diagnostici in vitro”: pertanto esiti derivanti esclusivamente da tali modalità erogative non saranno presi in considerazione (vedi punto c);

b. E’ necessario l’uso di test marcati CE ai sensi del D. Lgs. 332/00, prevedendone la refertazione solo da parte di personale di laboratorio.

c. I test sierologici sia rapidi che con metodica CLIA o ELISA o equivalenti devono essere effettuati esclusivamente in laboratori di microbiologia e virologia o con sezione specializzata in microbiologia e virologia autorizzati e/o accreditati e/o a contratto con il SSR.

d. Qualora all’interno di una offerta extra SSR vengano utilizzati i test rapidi basati sull’identificazione di anticorpi IgM e IgG specifici per la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2, l’eventuale positività riscontrata deve essere accertata e refertata dal laboratorio e ad essa deve seguire la verifica mediante sierologia con metodica CLIA o ELISA o equivalenti.

e. La positività a test sierologico con metodica CLIA o ELISA o equivalenti comporta la verifica della
contagiosità mediante ricerca dell’RNA virale (tampone).

PER APPROFONDIRE 

https://www.lombardianotizie.online/test-sierologici-privati/

APPROVATE LE LINEE GUIDA PER I TESTS SIEROLOGICI IN LOMBARDI

Potranno essere effettuati in laboratori pubblici e privati, a pagamento per aziende

Test sierologici
Test sierologici

Milano, 12 maggio 2020 – Via libera dalla giunta regionale alla delibera che detta le linee guida per i test sierologici che potranno essere eseguiti in Lombardia, compresi quelli rapidi e a pagamento. Gli esami sierologici per anticorpi Sars-Cov-2 potranno essere erogati dai laboratori pubblici e privati specializzati in microbiologia e virologia o con sezioni specializzate in microbiologia e virologia.

Nel caso in cui lo screening si voglia effettuare in uno  specifico ambito collettivo, ad esempio sull‘ambiente di lavoro, va data comunicazione all’Ats e i costi non saranno a carico del Servizio sanitario regionale. Le aziende potranno chiedere i test anche a laboratori esterni alla rete lombarda, purché riconosciuti dal Ministero della Salute. I laboratori accreditati ed autorizzati inseriti nella rete lombarda per Covid 19, invece, dovranno processare in via prioritaria i test secondo le indicazioni regionali e per quantitativi non inferiori a quelli che verranno definiti con un’apposita delibera.

In base ai test disponibili “è fortemente raccomandato – si legge nel testo – l’utilizzo di test del tipo CLIA e/o ELISA che abbiano una specificità non inferiore al 95% e una sensibilità non inferiore al 90%, al fine di ridurre il numero di risultati falsi positivi e falsi negativi” mentre “i test rapidi (test  eseguiti su sangue capillare), essendo di natura puramente qualitativa, possono solo indicare la presenza o assenza di anticorpi”.

La delibera ribadisce comunque “che l’esecuzione di test sierologici, al di fuori di percorsi organizzati di verifica dei risultati ottenuti, riveste scarso significato e può contribuire a creare false aspettative e comportamenti a potenziale rischio nei cittadini interessati”.

da www.ilgiorno.it/

PROPOSTA DI STRATIFICAZIONE DEI SOGGETTI FRAGILI NELLA SARS2-COV19

Da puntosicuro.it.

Questo documento di lavoro va considerato una base di riflessione per sviluppare un approccio strutturato alla delicata questione dei lavoratori “fragili”. Esso nasce dal confronto tra due medici del lavoro, le cui opinioni qui espresse non impegnano in alcun modo le istituzioni o organizzazioni di appartenenza, che operano nei differenti ambiti del Dipartimento di Prevenzione e del territorio. La nostra convinzione, condivisa da tantissimi altri colleghi, è che la medicina del lavoro sia una sola, che possono essere certo differenti gli ambiti in cui la si esercita, ma che proprio i vincoli che ogni contesto pone, devono essere lo stimolo affinché si sviluppi lo scambio più ampio possibile di informazioni e di buone prassi.

 

Il documento verrà rivisto in base alle acquisizioni scientifiche e cliniche che ancora emergeranno. Chiediamo a chiunque voglia contribuire a svilupparlo di segnalare alla mail info@asmeco.it, eventuali errori di impostazione, ulteriori elementi utili a meglio stratificare il rischio o aspetti di dettaglio che fossero da integrare.

 

Data la incessante modificazione del quadro normativo preferiamo al momento non addentrarci nella disamina delle problematiche poste dall’ultima circolare del Ministero della Salute del 29/04/2020 sulle attività del Medico Competente nel contesto emergenziale Covid-19.

È ovvio che le considerazioni qui contenute potranno essere utili anche alla formulazione di un giudizio di idoneità per le visite ai sensi dell’art. 41 del D. Lgs. 81/08 s.m.i. Va anche ribadito che i medici competenti svolgono la loro attività coniugando le evidenze scientifiche disponibili con il quadro normativo esistente. In questo caso l’elenco (che non si può pretendere possa mai considerarsi esaustivo) delle condizioni che possono far rientrare un soggetto nella condizione di fragilità, deriva dai Report dell’Istituto Superiore di Sanità che contengono le caratteristiche individuali e di salute riscontrate nei soggetti deceduti durante dell’infezione da Sars-CoV-2. Riguardo la definizione del termine “ fragili” riportiamo in calce una nota ripresa da altro documento

In nessun modo vogliamo suggerire una applicazione acritica delle informazioni contenute in questo documento, né che si possano individuare soglie numeriche in funzione delle quali una persona possa essere considerata o meno fragile. Non solo ogni situazione ed ogni lavoratore vanno considerati nella loro singolarità e complessità, ma soprattutto rimarrà sempre centrale ed insostituibile in queste valutazioni, la competenza clinico-diagnostica del medico e la sua libertà di maturare un intimo convincimento in scienza e coscienza. Esprimiamo anche dei dubbi in merito all’ipotesi che si possa, tramite questionari autosomministrati, valutare la condizione di salute dei lavoratori.

Il numero potenzialmente molto elevato di soggetti fragili e la incerta collocazione durante il periodo di astensione cautelativa impongono una attenta stratificazione della loro condizione. Questo al fine di evitare sia un non giustificabile eccesso di cautela, sia un ancor meno accettabile rischio di escludere persone per le quali invece essa fosse stata necessaria.

Per la maggior parte dei lavoratori tale valutazione non presenta particolari difficoltà, una volta verificate l’assenza di specifiche patologie d’organo, di condizioni oncologiche o di meiopragia immunitaria.

Qualche dubbio può ancora persistere, ferma restando la necessità di evitare ogni forma di inopportuna sovratutela, nel soggetto che abbia oltre ad una età maggiore di 55 anni almeno due delle seguenti condizioni (che definiremo provvisoriamente “fattori accessori”): sesso maschile, forte e/o inveterato fumatore, obeso, iperteso ancorché compensato.

A proposito dell’età si riporta per comodità una sintesi del contenuto del Report dell’Istituto Superiore di Sanità del 29 aprile, sulle caratteristiche dei pazienti deceduti e positivi. Ne risulta che la loro età media è di 79 anni e che l’età mediana è più alta di oltre 15 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno solo contratto l’infezione. Le donne in generale sono il 38,0%, mentre quelle decedute dopo aver contratto infezione hanno in media 5 anni in più rispetto agli uomini. La figura sotto mostra in maniera evidente l’importante aumento di mortalità nel passaggio oltre i 60 anni.

La presenza di problematiche connesse ad una patologia oncologica in terapia o ad un deficit immunitario franco, invece, lasciano pochi margini al medico competente e potrebbero comportare l’impossibilità di adibire la persona a qualsiasi mansione anche quando fosse possibile ottenerne il completo isolamento pure durante il tragitto casa-lavoro. Una situazione simile pare comunque prospettarsi anche quando nel soggetto siano presenti più di una patologia. Come si evince dai dati estratti sempre dal Report ISS citato, infatti, solo il 3,8% dei deceduti non presentavano patologie ed il 14,5% ne presentavano una. Il 21,4%, invece, ne presentavano due ed addirittura il 60,3% ne presentavano tre o più.

Più complessa appare la valutazione, invece, di quelle patologie la cui semplice presenza, senza nessuna altra informazione in merito a compenso e gravità, non permetterebbe di arrivare ad una conclusione riguardo l’inclusione della persona nella categoria dei fragili. In qualche considerazione, innanzitutto, potrà essere tenuto il dato che vede l’insufficienza respiratoria come la complicanza più comunemente osservata (97,1%), seguita dal danno renale acuto (23,3%), dalla sovrainfezione batterica (12,6%) ed infine dal danno miocardico acuto (10,9%). Nella figura sotto si vede quali sono le patologie preesistenti più frequentemente osservate nei pazienti deceduti e positivi.

Al solo scopo di rendere più agevole la loro stratificazione se ne riportano di seguito i più comuni criteri di inquadramento ed alcune liste di controllo. Il livello di dettaglio ed il numero di items risulterà nella stragrande maggioranza dei casi eccessivo; lo strumento è però pensato come un ausilio al lavoro che permetta di poter arrivare agevolmente al livello di approfondimento necessario in quei rari casi che lo richiedano.

Terminato questo percorso potrebbero ancora essere presenti dei margini di incertezza e potranno divenire allora dirimenti la considerazione dei fattori di rischio specifici e delle modalità di svolgimento dell’attività lavorativa. Si pensi, ad esempio, alla situazione in cui un soggetto di età superiore ai 55 anni affetto da una condizione di immunodepressione lieve o incerta, presenti anche due dei “fattori accessori” ed operi in condizioni di rischio medio secondo la metodologia Osha. O ancora ad un portatore di una broncopatia in fase iniziale ma forte fumatore, che svolga l’attività in condizioni di rischio basso secondo Osha ma sia al contempo un saldatore o un verniciatore. Rifuggendo da ogni schematismo, appare chiaro che in tali situazioni potrebbe essere giustificato assumere la cautela più ampia per questi soggetti.

Gennaro Bilancio, Cristiano Mirisola – Strumenti di lavoro per individuare i lavoratori fragili (pdf)

Gennaro Bilancio, Cristiano Mirisola

Medici del lavoro

BIBLIOGRAFIA

Task Force per la Diagnosi ed il Trattamento dell’Ipertensione Arteriosa della Società Europea dell’Ipertensione Arteriosa (ESH) e della Società Europea di Cardiologia (ESC): Linee guida 2013 ESH/ESC per la diagnosi ed il trattamento dell’ipertensione arteriosa; Iper Prev Cardiovasc; aprile-settembre 2 0 13; volume 20 n. 2-3 supp.

– Global Obstructive Lung Disease (GOLD): Strategia globale per diagnosi, il trattamento e la prevenzione della BPCO; Report 2019

– Global initiative for Asthma (GINA): Strategia globale per la gestione e la prevenzione dell’asma; 2019

– Società italiana di Medicina del Lavoro (SIML): Ruolo del medico competente (Mc) e malattia Covid-19 Ambito non sanitario; 27/04/2020

– Associazione Nazionale Medici d’Azienda e Competenti (ANMA): COVID-19 Fase 2. Accompagnare il lavoratore al rientro al lavoro. Vademecum del Medico Competente. Rev. 0 Versione 28/04/2020

– Istituto Superiore di Sanità (ISS): Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all’infezione da SARS-CoV-2 in Italia Aggiornamento del 29/04/2020

– Ministero della Salute: Circolare 14915. Indicazioni operative relative alle attività del medico competente nel contesto delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus SARS-CoV-2 negli ambienti di lavoro e nella collettività; 29/04/2020

– Di Pasquale G: Coronavirus COVID-19: quali implicazioni per la Cardiologia?; G Ital Cardiol 2020;21(4):243-245