Monthly Archives: Marzo 2020

ACCORDO PARTI SOCIALI GOVERNO SICUREZZA SUL LAVORO

DA IL SOLE 24 ore


Le parti sociali hanno raggiunto un accordo sulle misure di contenimento della diffusione del coronavirus in tutti i luoghi di lavoro. Un protocollo condiviso con indicazioni operative per le aziende, per attuare in modo uniforme su tutto il territorio nazionale le prescrizioni del legislatore e dell’Autorità sanitaria, è stato sottoscritto questa mattina da sindacati e associazioni datoriali, in videoconferenza con il Governo, dopo una giornata di trattative.

È stato lo stesso premier, Giuseppe Conte, a promuovere questo confronto a distanza, preoccupato per gli scioperi proclamati dai sindacati che denunciavano carenze sul versante della salute e sicurezza e le chiusure decise autonomamente da diverse aziende Conte ha così chiamato i vertici di Confindustria, Confapi, Confartigianato, Cgil,Cisl e Uil, per condividere una serie di regole comuni. «Dopo diciotto ore di un lungo e approfondito confronto è stato finalmente siglato tra sindacati e associazioni di categoria il protocollo di sicurezza nei luoghi di lavoro per la tutela della salute di lavoratrici e lavoratori. Il Paese non si ferma» ha twittato il premier che ha assicurato la distribuzione di gratuita di guanti e mascherine ai lavoratori.

Furlan: protocollo molto dettagliato
«È previsto il coinvolgimento dei lavoratori e delle loro rappresentanze a livello aziendale o territoriale – sottolineano Cgil, Cisl e Uil in una nota – per garantire una piena ed effettiva tutela della loro salute». Soddisfatta la leader della Cisl, Annamaria Furlan: «È un protocollo molto chiaro e dettagliato che ora va attuato in tutte le aziende ed in tutti i luoghi di lavoro – commenta -. Definisce con chiarezza tutto quello che le imprese sono obbligate a fare, coinvolgendo i rappresentanti sindacali, per contenere la diffusione del virus e tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori in questa fase di grave emergenza sanitaria, anche utilizzando un periodo di sospensione della produzione e delle attività».

Barbagallo: prevalso buon senso
Per il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo è «prevalso il buon senso, abbiamo fatto prevalere il principio della priorità della sicurezza sul profitto».

TUTTO SUL CORONAVIRUS COVID-19

 

Da il sole 24ore

La guerra è iniziata un giorno imprecisato dell’­autunno del 2019. Durante l’inverno del 2020 si ripeterà che il primo colpo è stato sparato in un mercato umido di Wuhan, metropoli di 11 milioni di persone nel cuore della Cina. Sembra che la munizione sia stato un pipistrello che lì viene usato per fare zuppe. Forse un po’ meno dopo l’epidemia perché il regime di Pechino si è mosso per mettere gli animali selvatici al bando.

Una malattia che viene dal pipistrello è ora la verità sull’origine del nuovo coronavirus, non la più esatta: l’Istituto superiore di Sanità si limita a scrivere sul sito che il virus è passato dall’animale all’uomo ma non specifica che è stato il pipistrello. Conferma però che il virus ha fatto il “salto di specie”, “Spillover” in inglese, titolo del profetico romanzo di David Quammen edito in Italia da Adelphi. Il 31 dicembre 2019 è stato per la prima volta intercettato, il 7 gennaio 2020 sequenziato dai ricercatori cinesi. Intorno al 20 gennaio, inizio delle feste per il capodanno lunare, Pechino lo ha comunicato al mondo.

Cos’è il coronavirus

Lo chiamano nuovo coronavirus perché fa parte di una famiglia già conosciuta di sette virus, un gruppo che include la normale influenza ma anche la Sars che nel 2003 provocò un’altra grave epidemia ma circostritta alla Cina, o la Mers diffusa dal 2012 nel Medio Oriente. Il gruppo coronavirus si chiama così per la sua forma che sembra essere una corona con le spine e comporta problemi respiratori ma non tutti della stessa gravità, la Sars era più grave del nuovo coronavirus e la Mers è più grave della Sars. Il coronavirus che ha colpito più di 90 Paesi in un mese e in particolare l’Italia è l’ultimo arrivato del gruppo, è nuovo perché non era mai stato tracciato prima ed è particolarmente contagioso, si stima che un infetto contagia almeno altre due persone. Questo è uno dei principali problemi.

Come si chiama davvero

Il nome ufficiale del nuovo coronavirus è Sars-CoV-2. La malattia che origina è la Covid-19, dove C sta per corona, V per virus, D per disease (malattia in inglese). 19 come 2019, anno in cui il virus è stato per la prima volta intercettato.

Quando è arrivato

Come ripetono ricercatori e medici, il coronavirus si conosce da pochi mesi, il primo grande focolaio è scoppiato in Cina  tra novembre e dicembre 2019, è stato tracciato per la prima volta il 31 dicembre 2019. Ragionevolmente da gennaio ha iniziato a propagarsi in tutto il mondo, sicuramente in Italia ma anche in Europa. Ufficialmente dal 21 febbraio affligge l’Italia, giorno della notizia del paziente 1 a Codogno, provincia di Lodi, Lombardia.

Con il paziente 1, il virus ha colpito l’ospedale del Lodigiano. Il paziente zero d’Europa è invece probabilmente un tedesco di 33 anni che il 24 gennaio ha manifestato febbre alta e problemi respiratori, una forma lieve che è durata fino al 27, giorno in cui è tornato al lavoro. La notizia è stata da un gruppo di medici tedeschi che ha inviato una lettera pubblicata sul New England Journal of Medicine. L’uomo era stato a contatto con una collega di Shangai che è tornata in Cina senza mai avere sintomi.

La mappa del coronavirus in Italia

I dati dei contagi sono aggregati per provincia e i morti per regione. Per gli altri Paesi europei il dato è nazionale.

Made with Flourish

 

Le differenze con l’influenza

Dopo settimane di domande e risposte, si può sintetizzare: il coronavirus sembra ma non è influenza. I sintomi sono simili ma per il nuovo coronavirus non esiste vaccino, provoca polmoniti per cui non esistono specifici antivirali, il virus penetra negli alveoli polmonari e può provocare crisi respiratorie che necessitano di ossigeno e terapia intensiva.

È questo quello che può mettere in crisi un sistema sanitario nazionale, anche quello italiano che viene ancora lodato nonostante i dolorosi progressivi tagli. Da qui la paura che si è fatta quotidianità a tre settimane dall’arrivo ufficiale dell’epidemia in Italia.

I sintomi

Gli ultimi dati Oms (sempre missione di febbraio) hanno fatto una gerarchia utile dei sintomi più comuni quando c’è infezione da coronavirus: febbre (88%), tosse secca (68%), spossatezza (38%), muco quando si tossisce (33%), respiro corto (18%), gola infiammata (14%), mal di testa (14%), dolori muscolari (14%), raffreddore (11%). Meno frequenti nausea e vomito (5%), naso chiuso (5%), e diarrea (4%). Il naso che cola non è sintomo di infezione da coronavirus.

Le persone più vulnerabili

Il tasso di letalità (cioè il rapporto tra contagiati e vittime) è del 3,4% a livello globale. Il rischio di non superare la malattia che l’80% delle persone supera senza cure ospedaliere, dipende dall’età dei pazienti e dalle patologie pregresse, anche dal sesso (il tasso di letalità tra i maschi è più o meno il doppio di quello delle femmine) ma cruciale è anche la risposta del sistema sanitario del paese colpito.

Questo è quello che comunica l’Oms ma è anche quello a cui si assiste in Italia: la maggior parte dei decessi riguarda ottantenni e persone con altre importanti malattie tra cui i diabetici e coloro che hanno problemi cardiovascolari e in generale gli immunodepressi. È però anche vero che la reazione a questo virus varia da persona e persona e a volte prescinde da età, sesso e malattie preesistenti: dipende molto da come l’organismo e il sistema immunitario reagiscono all’attacco del patogeno. Così si spiega il paziente 1 italiano, il trentottenne sano e sportivo di Codogno che ha combattuto in un letto di terapia intensiva per venti giorni. Così si spiega che il 30% degli intubati in Italia al 9 marzo ha tra i 50 e i 64 anni, quindi non anziani.

Cosa dice la ricerca più importante

Dopo nove giorni di lavoro della missione Oms sui dati cinesi, questi i risultati:
Trasmissione. Quando è scoppiato un focolaio in Cina, nella maggioranza dei casi (78-85%) è stato causato da un contagio all’interno di una famiglia attraverso le ormai famose gocce del respiro o altri vettori di trasmissione fra persone contagiate. Secondo questi dati, le piccole gocce che rimangono sospese nell’aria e ricadono a distanza da chi le emana non sono tra le principali cause di diffusione. Più di 2.055 operatori sanitari sono stati contagiati o a casa propria o nella prima fase del diffondersi dell’ epidemia quando non disponevano degli strumenti di protezione (camici, guanti, mascherine).

Cure e tempi. Il 5% dei pazienti affetti da coronavirus ha avuto bisogno della respirazione artificiale. Un altro 15% ha avuto bisogno di ossigeno per respirare, e non per pochi giorni. Dalla comparsa dei primi sintomi, la malattia dura in media tra le 3 e le 6 settimane. Decorso. La grande maggioranza degli infettati prima o poi sviluppa la malattia. Sono rari i casi di infettati senza sintomi che restano asintomatici.

picco dell’epidemia con e senza misure

Questo grafico spiega qual è a oggi la strategia nei confronti del virus: ovvero quella di dilatare nel tempo la sua diffusione. Con l’obiettivo di ridurre l’impatto sul sistema sanitario dei Paesi e ridurre la mortalità.

Il picco dell'epidemia di coronavirus con e senza misure

I primi 10 Paesi al mondo per contagio

La stragrande maggioranza dei contagi e delle vittime sono in Cina, ma il coronavirus cresce anche in altri paesi.

TEMPI DI INCUBAZIONE DEL CORONAVIRUS

I sintomi in media 5,1 giorni dopo l’esposizione al virus. “Ecco perché la quarantena è di 14 giorni”

Nuova analisi della Johns Hopkins University. La media dell’incubazione da coronavirus è 5 giorni e la maggior parte dei casi mostra i sintomi entro 11 giorni
I PRIMO sintomi del coronavirus, a fine incubazione, iniziano in media circa dopo 5,1 giorni dalla prima esposizione al virus. In pochissimi casi si sono manifestati oltre i due giorni dopo, nella maggior parte dei casi si manifestano entro undici giorni: il valore medio è dunque stimato intorno ai 5 giorni. E’ quanto affermano i ricercatori dell’Università americana Johns Hopkins in un articolo pubblicato oggi sulla rivista Annals of Internal Medicine.

Gli scienziati, che hanno studiato una serie di casi cinesi nel periodo di febbraio, hanno condotto una analisi sull’incubazione del Covid-19 e stabilito che il 97.5% delle persone che sviluppano sintomi di infezione da SARS-CoV-2 mostrerà questi sintomi entro 11,5 giorni dall’esposizione. In pratica, scrivono gli esperti, ogni 10 mila persone messe in quarantena per due settimane solo 101 in media potrebbero sviluppare qualche sintomo dopo essere rilasciate dalla quarantena.

Per questo gli scienziati della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health indicano che il periodo di 14 giorni di quarantena usato per esempio nei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie per individui potenzialmente esposti da coronavirus è un “periodo di tempo ragionevole per monitorare gli individui e lo sviluppo della malattia”. In sostanza due settimane sono quelle necessarie (anche se ci può essere qualche caso extra, che va dunque oltre questo lasso di tempo) per rendersi conto di un possibile contagio.

Per affermare ciò i ricercatori della Johns Hopkins, lo stesso istituto che da mesi ha diffuso e resa pubblica la mappa del contagio in tempo reale, hanno analizzato 181 casi provenienti soprattutto dalla Cina (zona Hubei) e rilevati prima del 24 febbraio. Per lo più si tratta di persone che potevano avere una idea del periodo del contagio, dato che avevano viaggiato da o verso Wuhan, città cinese considerata al centro dell’epidemia. Questi cittadini, secondo gli studi effettuati, mostravano in media un periodo di incubazione di 5,1 giorni.
Sono stati registrati il possibile periodo dell’esposizione, l’insorgenza dei primi sintomi, della tosse, della febbre, e grazie a ogni caso rilevato è stato creato un modello di distribuzione del periodo di incubazione. E’ emerso appunto che meno del 2,5% delle persone infette mostrava sintomi entro 2,2 giorni e più del 97% entro i 11,5 giorni.

Per Justin Lessler, professore di epidemiologia della Johns Hopkins, “in base alla nostra analisi dei dati disponibili  l’attuale raccomandazione di 14 giorni per il monitoraggio attivo o per la quarantena è un periodo ragionevole, anche se alcuni casi potrebbero andare oltre”. La stima accurata del periodo di incubazione potrebbe, chiosano gli scienziati, aiutare epidemiologi ed esperti a valutare meglio la dinamica e i meccanismi dell’epidemia e allo stesso tempo studiare, da parte dei funzionari di sanità pubblica, sistemi e misure efficace per la quarantena o l’isolamento, esattamente come sta avvenendo ora in Italia.

AGENTI CANCEROGENI :quali sono i passi in avanti della direttiva 2019/130?

Un intervento riporta l’attenzione sull’importanza delle recenti modifiche alla direttiva 2004/37/CE sui rischi derivanti da un’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni. Le novità nella lista dei cancerogeni e nei valori limite di esposizione.

Milano, 11 Feb – Nel 2016 la Commissione Europea ha segnalato che la prima causa di morte correlata al lavoro sono i tumori e che il numero di morti attribuibili ai tumori professionali nell’Unione Europea supera addirittura i centomila all’anno.

Di fronte a questi dati, e in relazione alla necessità di migliorare la prevenzione, il nostro giornale torna periodicamente a parlare delle novità normative in materia di agenti cancerogeni e mutageni.

Torniamo dunque a parlare della recente Direttiva (UE) 2019/130, che ha modifica la Direttiva 2004/37/CE sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro, con riferimento ad un intervento al workshop “La nuova Direttiva cancerogeni 2019/13” che, organizzato dalla Associazione Ambiente e Lavoro e dalla Consulta CIIP, si è tenuto a Milano il 6 giugno 2019.

 

Nell’articolo ci soffermiamo in particolare sui seguenti argomenti:

Le novità normative in materia di agenti cancerogeni o mutageni

Nell’intervento “Le novità introdotte dalla nuova Direttiva cancerogeni”, a cura dell’Ing. Gianandrea Gino (Studio SIRT Milano, membro del Consiglio direttivo AIDII), si ricorda che la Direttiva (UE) 2019/130 “modifica la 2004/37/CE sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni”.

Inoltre la direttiva:

  • “è destinata ad avere un importante impatto igienistico-occupazionale sotto diversi profili e in molteplici attività produttive
  • dovrà essere recepita entro il 2021, modificando il D.Lgs 81/2008 (Titolo IX Capo II)
  • da subito è raccomandabile l’adeguamento programmatico dei sistemi di gestione SSL e DVR”.

Prendiamo dall’intervento uno schema relativo alle variazioni apportate al previgente testo della direttiva 2004/37/CE e alle corrispondenze nel D.Lgs. 81/2008:

Si ricorda poi la presenza di 31 considerando, che hanno la funzione di motivare le norme dell’atto legislativo, e si sottolinea la formazione del supporto tecnico-scientifico:

  • “SCOEL – Comitato scientifico per i limiti d’esposizione professionale
  • CCSS – Comitato Consultivo per la Sicurezza e la Salute sul lavoro (tripartito Governi + Sindacati + Datoriali)
  • IARC – Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro”.

 

L’intervento si sofferma anche sul riconoscimento degli Accordi delle Parti Sociali:

  • “L’accordo sulla protezione della salute dei lavoratori attraverso la manipolazione e l’uso corretti della silice cristallina e dei suoi prodotti (NEPSI- European Network for Silica), e altri … costituiscono validi strumenti a complemento delle misure normative.
  • Anche se l’attuazione di detti accordi non dovrebbe costituire una presunzione di adempimento degli obblighi.
  • È opportuno che sul sito web dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) sia pubblicato un elenco degli accordi”.

 

Riprendiamo a questo proposito il contenuto dell’articolo 13 bis (Accordi delle parti sociali) aggiunto alla direttiva 2004/37/CE: ‘Gli accordi delle parti sociali eventualmente conclusi nell’ambito della presente direttiva sono elencati nel sito web dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA). L’elenco è aggiornato periodicamente’.

 

Le novità nella lista degli agenti cancerogeni

Veniamo poi alla modifica dell’Allegato I “Elenco di sostanze, miscele e procedimenti”.

 

Il relatore segnala che si allunga l’elenco dei cancerogeni.

Infatti “vi sono sufficienti elementi di prova della cancerogenicità degli oli minerali usati nei motori a combustione interna per lubrificare e raffreddare le parti mobili all’interno del motore:

  • Lo SCOEL ha individuato la possibilità che tali oli siano assorbiti in misura significativa attraverso la pelle e concluso che l’esposizione professionale avviene per via cutanea …
  • Il CCSS ha convenuto che gli oli motore minerali usati dovrebbero essere aggiunti alle sostanze, miscele e procedimenti cancerogeni …”.

Inoltre “vi sono sufficienti elementi di prova della cancerogenicità delle emissioni di gas di scarico dei motori diesel derivanti dalla combustione di gasolio nei motori ad accensione spontanea:

  • Il CCSS ha convenuto che le emissioni di gas di scarico dei motori diesel tradizionali dovrebbero essere aggiunte alle sostanze, miscele e procedimenti cancerogeni e ha richiesto ulteriori indagini sugli aspetti scientifici e tecnici dei nuovi tipi di motori.
  • Lo IARC ha classificato i gas di scarico dei motori diesel come cancerogeni per l’uomo e ha precisato che, se è vero che l’entità di particolato e sostanze chimiche è ridotta nei nuovi tipi di motori diesel, non è però ancora chiaro in che modo le modifiche quantitative e qualitative possano incidere sulla salute.
  • Lo IARC ha precisato che il carbonio elementare, che costituisce una quota significativa di tali emissioni, è comunemente utilizzato come marcatore di esposizione.
  • Tenuto conto … e del numero di lavoratori esposti … definire un valore limite per le emissioni di gas di scarico dei motori diesel calcolato in base al carbonio elementare”.

Si ricorda poi – continua la relazione – che “le voci degli allegati … dovrebbero riguardare … tutti i tipi di motori diesel”.

Dunque, come indica la Direttiva 2019/130 nel primo articolo, all’allegato I della direttiva 2004/37/CE sono aggiunti i punti seguenti:

  • 7. Lavori comportanti penetrazione cutanea degli oli minerali precedentemente usati nei motori a combustione interna per lubrificare e raffreddare le parti mobili all’interno del motore.
  • 8. Lavori comportanti esposizione alle emissioni di gas di scarico dei motori diesel.

I valori limite di esposizione professionale

Veniamo infine ai valori limite di esposizione professionale (VLE).

Si segnala che, con riferimento alla direttiva 2019/130:

  • per la maggior parte degli agenti cancerogeni e mutageni “non è scientificamente possibile individuare livelli al di sotto dei quali l’esposizione non produrrebbe effetti nocivi”;
  • nonostante la fissazione di VLE non elimini i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori (rischio residuo), contribuisce comunque ad una riduzione significativa dei rischi nell’ambito di un approccio graduale …
  • si introducono 2 tipologie di cancerogeni senza VLE inalatorio con il solo riferimento all’assorbimento cutaneo”.

Altre indicazioni relative ai valori limite di esposizione professionale:

  • “Individuati sulla base delle informazioni disponibili:
    • dati scientifici e tecnici
    • fattibilità economica,
    • valutazione approfondita dell’impatto socioeconomico
    • disponibilità di protocolli e tecniche di misurazione dell’esposizione
  • Principio di precauzione ove vi siano incertezze.
  • Gli Stati membri hanno facoltà di stabilire VLE vincolanti o altre misure di protezione più rigorosi”.

Nella relazione è ripreso integralmente il contenuto dell’articolo 235 del D.Lgs. 81/2008:

Articolo 235 – Sostituzione e riduzione

1. Il datore di lavoro evita o riduce l’utilizzazione di un agente cancerogeno o mutageno sul luogo di lavoro in particolare sostituendolo, se tecnicamente possibile, con una sostanza o una miscela132 o un procedimento che nelle condizioni in cui viene utilizzato non risulta nocivo o risulta meno nocivo per la salute e la sicurezza dei lavoratori.

2. Se non è tecnicamente possibile sostituire l’agente cancerogeno o mutageno il datore di lavoro provvede affinché la produzione o l’utilizzazione dell’agente cancerogeno o mutageno avvenga in un sistema chiuso purché tecnicamente possibile.

3. Se il ricorso ad un sistema chiuso non è tecnicamente possibile il datore di lavoro provvede affinché il livello di esposizione dei lavoratori sia ridotto al più basso valore tecnicamente possibile. L’esposizione non deve comunque superare il valore limite dell’agente stabilito nell’ALLEGATO XLIII.

 

E si sottolineano alcune parti degli articoli 236 e 237:

  • Art. 236/81 – … La valutazione del rischio deve tener conto di tutti i possibili modi di esposizione, compreso quello in cui vi è assorbimento cutaneo.
  • Art. 237/81 – Il DdL … d) provvede alla misurazione di agenti cancerogeni o mutageni per verificare l’efficacia delle misure di cui alla lettera … con metodi di campionatura e di misurazione conformi alle indicazioni …

Questo il futuro dei VLE:

  • “Riesame alla luce del REACH
  • Pareri dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA)
    • RAC Comitato per la valutazione dei rischi
    • SEAC Comitato per l’analisi socioeconomica
  • Tener conto … , ove disponibili, dei DNEL – Livelli derivati senza effetto”

Riprendiamo dalle slide una sintesi della Direttiva:

 

In definitiva, conclude la relazione, siamo di fronte ad una direttiva importante che:

  • “riporta al centro dell’attenzione i rischi CMR (e non solo) per una valutazione senza banalizzazioni” (i rischi CRM sono i rischi associati all’esposizione a sostanze cancerogene, mutagene o tossiche per la funzione riproduttiva, ndr)
  • “oltre ad un impatto quali-quantitativo importante quanto pragmatico, introduce un’interessante prospettiva evolutiva correlata con le conoscenze scientifiche
  • da queste premesse emerge, ad esempio, la necessità di trovare un’identificazione condivisa, fondata, trasparente, autorevole, del confine fra esposti, potenzialmente esposti e non esposti”.

RTM
Scarica il documento da cui è tratto l’articolo:

“ Le novità introdotte dalla nuova Direttiva cancerogeni”, a cura dell’Ing. Gianandrea Gino (Studio SIRT Milano, membro del Consiglio direttivo AIDII), intervento al convegno La nuova Direttiva cancerogeni 2019/13” (formato PDF, 637 kB).

Scarica la normativa di riferimento:

Direttiva (UE) 2019/130 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 gennaio 2019 che modifica la direttiva 2004/37/CE sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro

www.puntosicuro.it

FORMAZIONE IN REALTÀ VIRTUALE

Un’esperienza immersiva, che sfrutta le enormi potenzialità mutuate dalle simulazioni aerospaziali e militari. È la formazione in realtà virtuale proposta da SAEF, primo ente formativo in Italia ad applicare sistematicamente questa tipologia di erogazione ad un corso “obbligatorio”, ovvero la prova di evacuazione legata al corso antincendio previsto dal decreto 81/2008 in materia di sicurezza sul luogo di lavoro. Basata sull’utilizzo della realtà virtuale, fa leva su tecnologie che permettono soluzioni di simulazione e training, in passato riservate esclusivamente agli astronauti e ai piloti. Ora non più. Grazie a un semplice visore e alla costruzione di un background virtuale, c’è la possibilità di immergersi letteralmente in un ambiente a rischio e decidere cosa fare, come agire, che scelte intraprendere. E da un visore alla realtà il passo è breve.

Risultato immagini per realtà virtuale sui corsi di sicurezza

Come funziona la realtà aumentata? La tecnologia al servizio della formazione

La soluzione tecnologica adottata da SAEF per questa tipologia di corsi si basa sulle esperienze più moderne e innovative: lo strumento sono visori di realtà virtuale (Samsung GEAR VR) nei quali viene installata una applicazione di formazione immersiva. Non solo: per aumentare l’aderenza a una situazione reale di rischio, grazie all’utilizzo di semplici cuffie, viene ricreato anche l’ambiente sonoro di un incendio e di un accadimento di emergenza, perché proprio il grande disturbo legato alla confusione è spesso l’elemento che può condizionare la scelta di un’azione anziché un’altra. E per poter esplorare l’ambiente a 360 gradi gli utenti dei corsi vengono fatti sedere su seggiole girevoli a base fissa, così da potersi destreggiare, con pochi e semplici movimenti del corpo.

Come avviene una simulazione immersiva in realtà virtuale

Per simulazione immersiva si intende il modulo che compone il corso erogato in realtà virtuale. La realtà virtuale, quindi, rappresenta la tecnologia con la quale i moduli vengono realizzati, ovvero lo strumento di erogazione. Alla base di questa tecnologia ci sono video, fotografie a 360 gradi, modelli ed effetti in tre dimensioni. Ma la simulazione è composta non soltanto dalla proiezione in un mondo virtuale (molto vicino ad un incendio vero e proprio), ma anche dalla possibilità di interagire per mettere in atto azioni adeguate alla gestione della situazione. Si tratta di un elemento molto importante: non si subisce da spettatori come in un cinema, ma si ricopre un ruolo attivo, a scopo didattico, formativo e esercitativo. Tale interazione avviene grazie ad un’interfaccia a controllo oculare: basta fissare con lo sguardo sui punti attivi che appaiono nel visore per far scattare le relative azioni. Il tutto in forma molto semplice e intuitiva. Per approcciare il sistema e la tecnologia, all’utente è richiesto di svolgere un mini test di navigazione prima di avviare la simulazione vera e propria.

Risultato immagini per realtà virtuale sui corsi di sicurezza

Il valore della realtà virtuale applicata alla formazione dei lavoratori

Tutto ruota attorno ad un principio. Gli anglosassoni lo chiamano il “learning by doing” traduzione di “imparare facendo“. Soprattutto nel caso di situazioni limite come quelle di un’emergenza in un luogo (di lavoro o altro), di un incendio, di uno scoppio o di una esplosione, la teoria sul cosa fare potrebbe non essere sufficiente. Proprio perché nelle scelte della persona intervengono moltissime variabili legate alla confusione, all’emozione, alla paura, alla non famigliarità con una situazione di rischio. Ecco perché il provare materialmente con un simulatore che proietta in un ambiente molto simile a quello reale, può essere utile per imparare come agire in una simile situazione. E non è finita: la multi sensorialità dell’esperienza che permette di coinvolgere vista, udito, movimento corporeo fa in modo che l’esperienza vissuta dal fruitore rimanga fortemente e a lungo impressa, così da avere un’elevata efficacia dal punto di vista dell’apprendimento. La curva dell’attenzione viene sollecitata al punto di essere innalzata come nel caso di un gioco, anche se si tratta di un “gioco serio”.

La rosa di applicazione della realtà virtuale in ambito formativo

La simulazione di un incendio in realtà virtuale di SAEF, introdotta da maggio 2017, è il primo caso in assoluto in Italia di applicazione di questa tecnologia innovativa non solo a livello sperimentale o di comunicazione, ma sistematicamente all’interno di corsi strutturati. SAEF offre oggi questa modalità in realtà virtuale non solo ai partecipanti ai suoi corsi, ma anche su richiesta ad aziende ed enti di formazione, con forme di personalizzazione del format e, se necessario, del contenuto.

da www.saef.it

INTEGRATORI PER UN SISTEMA IMMUNITARIO A PROVA DI VIRUS

Luc Montagnier, Nobel per la medicina nel 2008 per la scoperta del virus Hiv, ne ha parlato a lungo nei giorni scorsi (clicca qui per la video intervista): riferendosi all’infezione da Covid 19 ha ribadito la necessità di rafforzare il sistema immunitario. “E’ un virus altamente trasmissibile ma non è pericoloso di per sé quanto per le conseguenze a livello polmonare”. Occorre, dunque, aiutare il nostro sistema immunitario utilizzando antiossidanti specifici che di fatto riducono lo stress ossidativo causato dai radicali liberi. Montagnier si riferisce in particolare al Glutatione, poco noto, ma molto attivo.

Ndr-il Glutathione oltre che venduto in formulazioni già pronte può essere assunto con il suo precursore l N acetil cisteina il comune fluimucil-.

Il Nobel per la Medicina Montagnier ne ha parlato a lungo i giorni scorsi in relazione alla diffusione del Covid-19. Tra gli antiossidanti il glutatione è il più potente del corpo umano. È un peptide composto da 3 aminoacidi quali la cisteina, l’acido glutammico e la glicina. La sua composizione chimica protegge le cellule dall’azione deleteria dei radicali liberi ai quali si attribuisce la comparsa di molte patologie.

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Il glutatione non ha specifici effetti curativi ma può aiutare e rinforzare le difese immunitarie per proteggere l’integrità cellulare da aggressioni di patogeni esterni come i virus.

Nel dettaglio che cosa fa il glutatione?

Patogeni come i virus si possono insinuare quando maggiore è lo stress ossidativo della cellula causato dai radicali liberi. Assumere antiossidanti vuol dire migliorare il metabolismo e la stabilità cellulare, supportare le difese immunitarie e disintossicare organi fondamentali come il fegato ed il sistema nervoso.(da Dottnet. It)

 

Altre molecole comportamenti potenzialmente utili)

Il Covid-19 penetra attraverso le vie respiratorie che possono essere deterse mediante lavaggi nasali, con soluzioni saline e gargarismi iodati mediante una decina di gocce di tintura di iodio in un bicchiere d’acqua. Essendo la superficie delle vie aerodigestive superiori, costituita da cellule epiteliali, è essenziale mantenerne al massimo livello trofismo, integrità e funzionalità mediante le vitamine epitelio protettrici per eccellenza: i retinoidi.

BetaCarotene, Axeroftolo, Acido Retinoico, singolarmente dotati di documentate e specifiche, peculiari, proprietà antinfettive,

i retinoidi, che realizzano le loro molteplici funzioni antinfettive, anche attraverso l’attivazione della “Clearance muco ciliare”. L’epitelio aerodigestivo è infatti dotato di microscopiche ciglia vibratili, immerse in un sottile strato di liquido ricco di molecole  germicide, che invischiano i germi veicolandoli nell’apparato digerente, dove sono distrutti dai succhi gastrici.

 

molecole biologiche, naturali  non tossiche, facilmente reperibili come Lisozima Vitamina C, Lettoferrina, Beta glucani, Resveratrolo.

Il Lisozima, molecola naturale, è indicato per tollerabilità, l’ampio spettro d’azione antivirale e antibatterico, l’attivazione immunitaria. Essendo una proteina fortemente basica lisa i virus costituiti da Acido Ribonucleico protetto da un’esile membrana. Attraverso la lisi di cellule batteriche e virali, può liberare molecole ad attività immunitaria, aumenta i livelli di glutatione nel siero e nei tessuti, e una maggiore proliferazione linfocitaria. Interviene, anche se con diversa efficaciasulle proprietà biochimiche e molecolari comuni a tanti virus, con particolare efficacia sulle virosi da Herpes, Simplex e Zoster, sui Papilloma virus (HPV) Epstein-Barr virus (EBV), Citomegalovirus (CMV), Adenovirus (ADV), Virus influenzali.

In assenza di studi sul Corona virus è altamente probabile che sia comunque indicato sia per un’azione diretta litica, che per il potenziamento immunitario. E consigliabile per la prevenzione sciogliere in bocca lentamente una compressa da 500 mg, 3-4 volte al dì, aumentabili  a 10 nel corso di infezioni, un dosaggio maggiore non sarebbe tossico, ma inutile. Il ruolo del Lisozima nell’immunità naturale è confermato da indagini elettroforetiche che evidenziano la sua influenza diretta sulle globuline plasmatiche, con un incremento della frazione gamma globulinica, nonché della properdina e dei tassi serici di agglutinine, migliora la fagocitosi leucocitaria.

Lattoferrina (LF): è una molecola  naturale, non tossica in stretto sinergismo antinfettivo, immunomodulante, antivirale, col Lisozima. Agiscono entrambi sulle membrane batteriche e virali mediante l’interazione delle loro cariche anioniche con quelle cationiche delle membrane e attraverso la scissione con meccanismi enzimatici dei legami β1-4 glicosidici del peptidoglicano, uccidendo così molti batteri e virus per citolisi. La diminuzione della carica batterica, virale e micotica rappresenta un meccanismo utile per le frequenti complicazione delle virosi da batteri e miceti.Le funzioni antinfettive, battericide, immunomodulanti, antiossidanti, an­tinfiammatorie e antitumorali della lattoferrina sono scientificamente docu­mentate. Recenti studi confermano  che la lattoferrina realizza  queste funzioni sinergicamente al Lisozima ad altre proteine del latte come l’alfa-latto albumina e la beta latto globulina. È stata documentata  anche un’attività antivirale della LF particolarmente efficace sui virus Herpetici, Citomegalovirus e HIV, di cui inibisce la penetrazione all’interno delle cellule..

La LF (Lattoferrina) riduce le  citochine infiam­matorie e promuove la differenziazione e la crescita dei linfociti T. È documentato anche un ruolo rilevante della LF nella regolazione del bilancio ossido-riduttivo per la sua elevata attività antiossidante e l’inibizione di specie ossidative altamente reattive in sinergismo col Resveratrolo

Resveratrolo: Le banche dati biomediche hanno recentemente pubblicato studi sull’efficacia del Resveratrolo nella prevenzione naturale non tossica dell’infezione da MERS- CoV (Coronavirus). Il resveratrolo glucoside (polidatina) sembra la formulazione più resistente all’ossidazione enzimatica.

 

Beta Glucani: E’ documentato il rilevante ruolo nell’immunità dei Beta Glucani, comunemente prodotti in concentrazioni utili dalle cellule del comune lievito di birra alimentare, i Saccharomyces Cerevisiae, che producono anche altri proteoglicani, attivanti l’immunità ed elevate quantità, particolarmente utili, di vitamine idrosolubili del gruppo B, soprattutto Aneurina, con spiccata attività metabolica. Il lievito è generalmente commercializzato in confezioni di 25 grammi, va conservato in frigo in ambiente umido, iniziando con una sottilissima fettina da aumentare molto gradualmente nell’arco di un mese fino a raggiungere  1/3 circa della confezione (otto-nove grammi), va diluito in ½ bicchiere con acqua e un cucchiaino di zucchero e ingerito almeno 15 minuti prima di un pasto una sola volta al dì.

Vitamina C

La  sua attività biologica vitale è il trasporto di idrogeno in varie fasi del metabolismo intermedio. Per la conosciuta e forte attivazione dell’immunità naturale, dei meccanismi di difesa, la vitamina C trova molteplici indicazioni nella prevenzione e cura delle infezioni. Essa non è tossica e non sono registrati casi di ipervitaminosi. Il fabbisogno giornaliero di un adulto si può aggirare in media dai 100 ai 200-300 milligrammi, aumentabili ad oltre 3 grammi, distribuiti nell’arco della giornata durante il pasto, per attivare meccanismi di prevenzione antinfettiva. L’elemento chiave resta comunque la reazione reversibile da Acido Ascorbico in Acido deidroascorbico, che ne fa un sistema ossido-riduttivo ubiquitario e primario per la vita, gli equilibri e i rapporti tra energia chimica e terreno biologico. In pratica la vitamina C è, per gli equilibri biologici, un fondamentale veicolo di Idrogeno ed elettroni negli organuli del citosol per i processi di respirazione cellulare.

*Dott. Giuseppe Di Bella, figlio del Prof. Luigi Di Bella e promotore dell’efficacia del Metodo Di Bella, nella prevenzione e cura tumorale e di altre patologie.

da Romait.it /dott G. Di Bella

NON È INFLUENZA IL COD-19


Il nuovo coronavirus non è letale come l’Ebola eppure sarebbe un grave errore abbassare la guardia considerandolo soltanto una sorta di influenza.

È vero, i due virus sono parenti strettissimi: il Covid-19, infatti, fa parte della famiglia dei coronavirus, la stessa della classica influenza stagionale. Eppure le differenze tra i due agenti patogeni sono enormi. Lo dimostra un grafico elaborato dall’Associazione nazionale biotecnologi italiani, che si basa sui dati dell’Iss e della Protezione civile.

Il confronto tra Covid-19 e influenza, riproposto anche dal Messaggero, appare impietoso fin da subito. Nell’elaborazione si nota come solo nella seconda settimana dalla comparsa dell’epidemia di nuovo coronavirus in Italia, la quota dei morti abbia già raggiunto quota 131 contro i soli 29 decessi fatti registrare dall’influenza del 2019 nel suo picco massimo.

Come se non bastasse, il Covid-19 è decisamente molto più contagioso dell’influenza che siamo abituati a conoscere e per la quale – altro aspetto non secondario – il nostro organismo ha già gli anticorpi. Scendendo nel dettaglio, il contagio del nuovo coronavirus va incontro a un aumento esponenziale mentre quello dell’ultima influenza del 2019 segue un decorso assai più graduale.

Un confronto impari

Il picco massimo dell’influenza, infatti, un anno fa è arrivato alla quinta settimanadalla sua comparsa. Nell’arco di quei giorni 29 furono i pazienti morti mentre 93 i casi in terapia intensiva. Il coronavirus, invece, ha già superato questi valori in appena due settimane. Le morti si attestano già intorno alle 131 unità mentre i pazienti in terapia intensiva sono 351. I numeri rischiano di aumentare sempre di più ogni giorno che passa.

Il governo, per porre un freno al contagio, ha lanciato al popolo italiano delle raccomandazioni da seguire, come evitare assembramenti e luoghi affollati, lavarsi le mani e restare in casa se abbiamo più di 75 anni o 65 con problemi pregressi. A quanto pare non è bastato visto che i casi continuano ad aumentare giorno dopo giorno. L’ultimo bollettino parla di oltre 1000 nuovi casi. E secondo alcuni esperti il picco del nuovo coronavirus deve ancora arrivare.

Le certezze sono poche. Di vaccini, per adesso, neanche l’ombra. Molti virologi consigliano di limitare le interazioni per questo periodo speciale e fare attenzione perfino nei gesti quotidiani più banali. Le scuole resteranno chiuse per due settimane ma non è detto che l’esecutivo non decida di prorogare lo stop. I prossimi giorni saranno cruciali per capire la direzione che prenderà questa epidemia.

da il giornale.it

DOSSIER SUL CORONAVIRUS COD-2 DE ” LE SCIENZE”

Risultato immagini per LE SCIENZE LOGO

In considerazione della situazione attuale, le Scienze mette  a disposizione gratuitamente fino alla fine di marzo il nuovo titolo della nostra collana digitale, dedicato ai virus. Come gli altri della collana, è una raccolta di alcuni dei migliori articoli italiani e internazionali pubblicati nelle nostre edizioni cartacee e online in formato pdf interattivo, scaricabile e stampabile

Potete scaricare il pdf anche a questo link

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Virus finale