Monthly Archives: Gennaio 2020

CELLULARI E TUMORI : PER LA CORTE D ‘APPELLO ESISTE UN NESSO

Da la Stampa

TORINO. «Nuoce gravemente alla salute. A meno che non venga utilizzato correttamente». È questa l’etichetta che Roberto Romeo vorrebbe apporre sulle scatole dei cellulari.  Dipendente di Telecom Italia, ha passato la sua vita con il telefonino appiccicato all’orecchio. Anche per 4 o 5 ore al giorno. Poi si è ammalato. Ha scoperto di avere un neurinoma dell’acustico, tumore benigno, ma invalidante.

Il nesso
Tra le giornate passate al cellulare e il tumore al cervello c’è un nesso. Ad affermarlo è la Corte d’Appello di Torino che ha confermato la sentenza di primo grado del Tribunale di Ivrea con cui, nell’aprile 2017, i giudici avevano condannato l’Inail a corrispondere a Romeo una rendita vitalizia da malattia professionale. «Una sentenza storica, come lo era stata quella di Ivrea, la prima al mondo a confermare il nesso causa-effetto tra il tumore al cervello e l’uso del cellulare – spiegano gli avvocati Stefano Bertone e Renato Ambrosio dello studio Ambrosio&Commodo di Torino, che hanno seguito la vicenda – La nostra è una battaglia di sensibilizzazione sul tema. Manca informazione, eppure è una questione che interessa la salute dei cittadini».

Il rischio
Basta usare il cellulare 30 minuti al giorno per otto anni per essere a rischio. «Le persone – aggiungono gli avvocati – devono conoscere le possibili conseguenze di un utilizzo prolungato del telefonino, così da poter analizzare con consapevolezza il loro rapporto, e quello dei loro figli, con i cellulari e altri strumenti dannosi per la salute».

La Codacons, che commenta la sentenza della Corte d’Appello, chiede di inserire sulle confezioni dei telefoni cellulari indicazioni sulla pericolosità per la salute umana, come viene fatto sui pacchetti di sigarette. «Ancora una volta – afferma il presidente Carlo Rienzi – viene confermata la pericolosità dei cellulari per la salute umana. Dallo Iarc all’Oms, passando per i recenti studi condotti dal National Toxicology Program degli Stati Uniti (NTP) e dall’Istituto Ramazzini, tutti gli enti di ricerca affermano senza ombra di dubbio come l’esposizione alle onde elettromagnetiche prodotte dai telefonini sia potenzialmente cancerogena». «I cittadini – conclude Rienzi – hanno ora il diritto di essere informati riguardo i rischi che corrono, e per tale motivo non basta avviare campagne informative: serve apporre sulle confezioni dei telefonini avvisi circa i rischi per la salute, al di pari di quanto già avviene con i pacchetti di sigarette».

Il parere dell’Istituto Superiore della Sanità
L’uso prolungato dei telefoni cellulari, su un arco di 10 anni, non è associato all’incremento del rischio di tumori maligni (glioma) o benigni (meningioma, neuroma acustico, tumori delle ghiandole salivari). E’ quanto è emerso dall’ultimo Rapporto Istisan “Esposizione a radiofrequenze e tumori” curato da Istituto superiore di sanità, Arpa Piemonte, Enea e Cnr-Irea, pubblicato lo scorso agosto che arriva ad una conclusione differente rispetto a quello della Corte d’Appello di Torino secondo cui l’uso prolungato del telefono cellulare può causare tumori alla testa.

I dati attuali, tuttavia, si precisa nello studio, «non consentono valutazioni accurate del rischio dei tumori intracranici e mancano dati sugli effetti a lungo termine dell’uso del cellulare iniziato durante l’infanzia». Si tratta del più recente studio pubblicato sul tema, ma le ricerche in merito all’eventuale nesso tra telefonini e tumori sono in corso da oltre 20 anni.

TROPPE ORE DI LAVORO FAVORISCONO L’IPERTENSIONE ARTERIOSA

un recente studio dell’American Heart Association ha misurato i valori pressori  di dipendenti che  lavorano più di 49 ore settimanali confrontandolo con quelli che  lavorano  meno di 35 ore settimanali. I risultati suggeriscono un problema di ipertensione più grande del previsto.

09 gennaio 2020
L’ipertensione è incredibilmente comune e potrebbero esserci più fattori misconosciuti e legati al lavoro  più di quanto previsto dai medici. Gli impiegati che trascorrono lunghe ore di lavoro hanno maggiori probabilità di avere la pressione alta,

Circa la metà degli americani di età superiore ai 18 anni soffre di ipertensione   Si stima che la pressione alta sia la causa primaria  di 82.000 morti all’anno. Circa il 15-30 percento degli adulti americani presenta  poi una  ipertensione “mascherata” difficile da diagnosticare perché con valori normali durante le visite sanitarie ma elevate in altre condizioni di stress.

Un recente studio pubblicato sulla rivista Hypertension dell’American Heart Association ha analizzato i dati di oltre 3.5000 impiegati in tre istituzioni pubbliche in Quebec, in Canada, secondo Science Daily. Lo studio ha confrontato la pressione sanguigna dei dipendenti che lavoravano 49 o più ore alla settimana con quelli che lavoravano 35 ore o meno.

I ricercatori hanno trovato i seguenti risultati:

Lavorare 49 o più ore era correlato al 70 percento di probabilità in più di avere una ipertensione mascherata e al 66 percento di ipertensione clinica
Lavorare tra le 41 e le 48 ore settimanali era correlato  invece a minor rischio ( 54% ipertensione mascherata e 42% ipertensione clinica )
I risultati hanno tenuto conto di variabili quali stress lavorativo, età, sesso, livello di istruzione, occupazione, stato di fumo, indice di massa corporea e altri fattori di rischio
L’elevata pressione sanguigna è notoriamente legata a maggior rischio di malattie cardiovascolari. Come i rischi associati all’ipertensione, lo studio dimostra che ci sono anche molti fattori che contribuiscono all’ipertensione, come il fumo, il sovrappeso, la mancanza di attività fisica, troppo sale o alcool nella dieta, stress, età avanzata e cause genetiche  . I ricercatori ammettono che ci sono probabilmente altri fattori al di fuori delle lunghe ore di lavoro che contribuiscono alle letture dei partecipanti.

“Le associazioni osservate [nello studio] hanno spiegato la tensione del lavoro, un fattore di stress del lavoro definito come una combinazione di elevate esigenze di lavoro e bassa autorità decisionale. Tuttavia, altri fattori di stress correlati potrebbero avere un impatto “, ha dichiarato l’autore principale dello studio principale Xavier Trudel. “La ricerca futura potrebbe esaminare se le responsabilità familiari – come il numero di figli di un lavoratore, i doveri familiari e il ruolo di assistenza all’infanzia – potrebbero interagire con le circostanze di lavoro per spiegare la pressione alta.”

Inoltre, studiare la pressione sanguigna richiede tempo. Nel caso di questo studio quinquennale, i ricercatori hanno condotto tre cicli di test – nel primo anno nel terzo e nel quinto. Lo studio ha richiesto ai partecipanti di utilizzare monitor indossabili per controllare la pressione sanguigna a riposo  più volte al giorno: tre volte in una mattina, quindi per il resto della giornata ogni 15 minuti. Ogni monitor ha raccolto un minimo di 20 misure aggiuntive per un giorno. Le letture medie a riposo pari o superiori a 140/90 mmHg e le letture medie di lavoro pari o superiori a 135/85 mmHg sono state considerate elevate.

Complessivamente, circa il 19% dei partecipanti ha sofferto di ipertensione, tra cui quelli che stavano già assumendo farmaci per pressione alta. Oltre il 13 percento dei lavoratori aveva l’ipertensione mascherata e non riceve cure per l’ipertensione. Inoltre, la correlazione tra lunghe ore lavorative e ipertensione arteriosa sembrava essere la stessa per gli uomini che per le donne.

I ricercatori riconoscono i limiti dello studio, in particolare il fatto che i dati non tengono conto delle letture della pressione sanguigna degli operai, dei turni di lavoro o delle posizioni con esigenze fisiche più elevate. Altre limitazioni includono la misurazione dello studio della pressione arteriosa solo durante le ore diurne e l’omissione di ore lavorate al di fuori del lavoro principale dei partecipanti.

Miss Ma mentre ci sono molti fattori che possono contribuire all’ipertensione, lo studio serve a sensibilizzare le persone sugli effetti del lavoro per lunghe ore e sulle conseguenze sulla salute che ne derivano. Non solo lavorare per lunghe ore può comportare un rischio maggiore di ipertensione, ma può anche significare una ipertensione mascherata difficile da rilevare clinicamente

“Le persone dovrebbero essere consapevoli del fatto che lunghe ore di lavoro potrebbero influenzare la loro salute del cuore e, se stanno lavorando per lunghe ore, dovrebbero chiedere ai loro medici di controllare la loro pressione sanguigna nel tempo con un   Holter pressorio, ha detto Trudel. “

da Oshonline.com liberamente tradotto e adattato da dott Alessandro Guerri medico specialista in medicina del lavoro

GDPR workshop

Ancora imprese ed enti pubblici sono impreparati ad accogliere le novità del maggio 2018, con il nuovo regolamento sulla protezione dei dati personali. Questo articolo contiene tutte le informazioni e i link alle risorse utili per potersi destreggiare nella rivoluzione.

partire dal 25 maggio 2018 è direttamente applicabile in tutti gli Stati membri il Regolamento Ue 2016/679, noto come GDPR (General Data Protection Regulation)  relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento e alla libera circolazione dei dati personali.

Il GDPR nasce da precise esigenze, come indicato dalla stessa Commissione Ue, di certezza giuridica, armonizzazione e maggiore semplicità delle norme riguardanti il trasferimento di dati personali dall’Ue verso altre parti del mondo.Si tratta poi di una risposta, necessarie e urgente, alle sfide poste dagli sviluppi tecnologici (a inizio ottobre il WP29 ha adottato tre fondamentali provvedimenti che avranno importanti ricadute su punti essenziali del GDPR proprio sul tema dell’innovazione tecnologica) e dai nuovi modelli di crescita economica, tenendo conto delle esigenze di tutela dei dati personali sempre più avvertite dai cittadini Ue. A preoccupare sono, però, le disposizioni di ratio sostanzialmente opposte che hanno attribuito agli Stati membri la possibilità di legiferare in autonomia al fine di “precisare” le norme contenute nel GDPR. In qualche modo si è “tradita” l’iniziale visione dell’Ue e potrebbero sorgere contrasti tra il Regolamento e le leggi nazionali adottate per allinearsi alle nuove indicazioni.

TECO MILANO dedica un incontro di approfondimento, e confronto ad uno dei temi che ancora oggi le organizzazioni non conoscono nel dettaglio e del quale troppo poco ne percepiscono l’importanza: IL GDPR.

Il regolamento generale sulla protezione dei dati, noto anche come GDPR è diventato operativo il 25 maggio 2018, ha richiesto alle aziende un cambiamento nell’approccio alla gestione dei dati, nella sicurezza dei software e nella formazione del personale.

E’ necessario attuare misure tecniche e procedurali per proteggere le componenti dei sistemi informatici e per garantire la riservatezza delle informazioni, evitandone gli usi illeciti, la divulgazione, la modifica e la distruzione.

Parliamo insieme, GDPR dalla teoria alla pratica, il 13 Febbraio 2020 presso la nostra sede di Via Pompeo Neri 13, a Milano dalle 16.00 alle 18.00, il work shop è gratuito, al temine sarà servito un aperitivo, tutti i dettagli nella locandina allegata.

Per informazioni e prenotazioni contattate Teco Milano:   

tel. 02 4895 8304 – mail info@tecomilano.it , entro il 10 Febbraio 2020.

GDPR : FOCUS IN TECO MILANO IL 13 FEBBRAIO 2020

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E’ necessario attuare misure tecniche e procedurali per proteggere le componenti dei sistemi informatici e per garantire la riservatezza delle informazioni, evitandone gli usi illeciti, la divulgazione, la modifica e la distruzione.

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(altro…)

CONCENTRARSI SUL LAVORO E RIDURRE LO STRESS CON LE ONDE A BASSA FREQUENZA

Centro nevralgico del corpo umano in tutti i sensi, il cervello e le relative onde cerebrali sono un’ottima fonte di studio per la tecnologia applicata alla salute.

Attività alla quale si dedica con risultati interessanti Omnipemf sotto forma di NeoRythm, fascia smart solo all’apparenza simile a tante altre proposte in questi anni.

In condivisione resta infatti lo spunto iniziale di studio, realizzare uno strumento in grado di stimolare l’attività cerebrale attraverso l’emissione di onde a bassa intensità,capaci di interagire con quelle umane.

La ricerca orientata a sfruttare le capacità di reazione del cervello a fronte di frequenze esterne, ha prodotto NeoRythm, con una serie di potenziali benefici.

L’idea è indurre il cervello a lavorare su determinate frequenze, quelle individuate dalla ricerca NeoRythm come fonte di benessere in senso lato. Combinate con la posizione con cui la fascia smart viene indossata, si ottengono diversi benefici.

Cinque strade NeoRythm verso il benessere

Dalle sembianze simili all’arco di un paio di cuffie senza padiglioni, il dispositivo Omnipemf si indossa direttamente sulla fronte, sulla testa, sulla nuca o sul collo a seconda dell’obiettivo desiderato. Una volta attivato via tap e impostato il programma desiderato via app, non resta altro da fare se non rilassarsi e aspettare i benefici.

Prima di tutto, per una seduta all’insegna del relax guidata delle onde Alfa. Tipicamente, dopo una giornata impegnativa e ritrovare di conseguenza serenità ed energie per sfruttare a dovere il resto della giornata.

Per agevolare il sonno invece, sono più utili onde cerebrali Theta e Delta, esattamente quelle prodotte dal cervello quando si dorme. In pratica, l’emissione esterna induce l’organo ad allinearsi e assopirsi in modo naturale.

NeoRythm però vuole essere d’aiuto anche nel corso della giornata. Grazie alle onde Beta, si può contare su uno stimolo all’attività mentale. Utile per migliorare l’efficienza sul lavoro, come alternativa a farmaci o altri stimolanti per via orale.

Le onde Theta da sole sono invece protagoniste della meditazione. Nel caso specifico, con due programmi dedicati, a seconda del livello di sintonia con il proprio corpo e il proprio spirito che si vuole raggiungere.

L’ultima funzione riguarda il supporto al dolore. Importante precisare, non si tratta di una potenziale cura. Le sensazioni però, dipendono in parte proprio dal cervello e qui NeoRythm può rivelarsi prezioso alleato a sopportare la situazione di disagio.

Il progetto Omnipemf è fondato su basi scientifiche. A sostegno della propria tesi, l’azienda mostra infatti i risultati dei relativi studi. Dal punto di vista ingegneristico, tutto ruota intorno alla giusta energia dosata a cinque bobine in grado di generare e gestire il relativo campo magnetico e risonanza.

da 01health.it

ANALISI BIOLOGICA A PORTATA DI SMARTPHONE

È stata progettata in Italia, nei laboratori del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa, una lente per telefono cellulare che si può attaccare alla fotocamera dello smartphone e trasformarla in un microscopio, al costo di solo un centesimo.

Si tratta di una piccola lente adesiva in materiale siliconico che, se fatta aderire alla fotocamera di uno smartphone, può funzionare come un microscopio e ingrandire fino a 100 volte. Lo straordinario risultato è stato pubblicato in uno studio apparso su Advanced Functional Materials ed è frutto della collaborazione degli scienziati dell’Università di Pisa con l’Università della California S. Diego.

microscopio lente cellulare

Nei microscopi tradizionali, hanno spiegato i ricercatori del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, le lenti servono principalmente come elemento di raccolta della luce, che poi viene manipolata grazie a filtri ottici. Questo richiede una progettazione e una lavorazione piuttosto complesse, che si traducono in costi elevati dei dispositivi.

Lo studio degli scienziati dell’Università di Pisa introduce invece un deciso cambio di paradigma: i ricercatori hanno sfruttato le proprietà di cristalli fotonici in silicio nanostrutturato, che fungono da filtri ottici, per costruire un dispositivo in cui lente e filtro diventano una cosa sola.

La lente così ottenuta è autoadesiva e può trasformare in modo molto semplice un comune smartphone in un microscopio a fluorescenzaaltamente affidabile. Le applicazioni in campo medico, sottolineano ancora i ricercatori, sono estremamente rilevanti, sia per la medicina ospedaliera che per quella praticata in Paesi dove il trasporto di apparecchiature è difficile.

Giuseppe Barillaro, docente di elettronica al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, nel presentare lo studio ha dichiarato: “Nella nostra società c’è una crescente richiesta di strumenti analitici semplici, rapidi e affidabili, per esempio per valutare rapidamente la presenza di batteri in cibi o su ferite. Non sempre è possibile farlo in laboratorio con un microscopio, che ha costi elevati ed è difficile da trasportare. Il nostro sistema permette di compiere la stessa operazione ovunque, e al costo di un centesimo. Questo grazie a un cambiamento radicale nel modo di pensare e progettare dispositivi ottici”.

Ha spiegato ancora Giuseppe Barillaro: “Il materiale siliconico che compone la lente viene deposto in forma di goccia sul filtro ottico, che ha una particolare nanostrutturazione che ricorda le ‘ali di una farfalla’. Il filtro, semi-poroso, si integra con il materiale siliconico deposto sopra, e la sua struttura fa in modo che questo assuma spontaneamente forma e funzione di una lente, evitando lavorazioni complesse e semplificando tutto il dispositivo, dal momento che raccolta, filtraggio della luce e ingrandimento avvengono nel medesimo sistema ottico.

D’ora in poi per le analisi di campioni biologici che necessitano di microscopia cellulare sarà sufficiente una lente e un semplice apparecchio di lettura, come può essere uno smartphone, rendendole più facili e meno costose. Il sistema è di particolare interesse specie in quei campi in cui la velocità di analisi, e quindi di azione, diventa cruciale, come il rilevamento della presenza di batteri nelle ferite, un tipo di analisi che con  i metodi tradizionali richiede circa 24 ore, con conseguenti ritardi nel trattamento, che si traducono in tempi e costi maggiori. Con il nostro sistema, applicando allo smartphone una lente apposita, è possibile determinare la presenza di batteri direttamente sul posto”.

da 01health.it

POLVERI SOTTILI E OSTEOPOROSI

Da dottnet.it

L’inquinamento indebolisce le ossa e aumenta il rischio di osteoporosi. Lo rivela uno studio condotto da epidemiologi del Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal) su oltre 3700 persone in India.   La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Jama Network Open: gli epidemiologi hanno confrontato la qualità di massa e densità ossea dei partecipanti con i livelli di inquinamento medi delle rispettive aree di residenza, in particolare i livelli di polveri sottili (il particolato fine di diametro di 2,4 nanometri o minore). E’ emerso un collegamento tra livelli di inquinamento e massa ossea, che appariva ridotta al crescere delle concentrazioni di polveri sottili nell’area di residenza dei partecipanti.

“Questo studio contribuisce a colmare un vuoto della ricerca su inquinamento e salute delle ossa – sostiene Otavio Ranzani, primo autore del lavoro – L’inalazione delle particelle inquinanti potrebbe portare alla perdita di massa ossea per stress ossidativo e infiammazione causati dallo smog”. 

“I nostri risultati indicano che le polveri sottili sono rilevanti per la salute delle ossa a diversi livelli di inquinamento, incluse le concentrazioni che si trovano normalmente nei paesi occidentali”, ha aggiunto Cathryn Tonne, coordinatore dello studio.

MEDICI COMPETENTI ED AUTOCERTIFICAZIONE TRIENNIO ECM

La comunicazione del possesso dei titoli e requisiti richiesti dalla legge per lo svolgimento dell’attività di “medico competente” ai fini dell’iscrizione nell’Elenco Nazionale dei Medici Competenti rappresenta un obbligo sancito dalla legge (art. 38 del D.Lgs. 81/2008, D.M. 04.03.2009, D.M. 26.11.2015, note esplicative e circolari ministeriali e della FNOMCeO) e, sebbene l’elenco abbia funzione riepilogativa e non abilitativa come chiarito dal Ministero, l’eventuale motivata esclusione impedisce il legittimo svolgimento delle funzioni di medico competente.

Come disposto dall’art. 38 del citato D.Lgs. 81/08, per i medici competenti i crediti ECM vanno acquisiti per almeno il 70% nella disciplina “Medicina del Lavoro e Sicurezza negli ambienti di lavoro” per un totale indicativo di 105 crediti, in relazione al debito formativo standard di 150 crediti. Tale valore può, però, essere inferiore in relazione a esoneri, esenzioni e altre riduzioni. In particolare, la Commissione Nazionale per la Formazione Continua in Medicina (CNFC) ha stabilito per il triennio 2017-2019 per tutti i medici una detrazione di 15 crediti se si erano conseguiti fino a 120 crediti nel triennio precedente e di 30 crediti nel caso del conseguimento dei 150 crediti programmati; in altri termini, chi aveva raggiunto nel triennio 2014-2016 il totale di 150 crediti partiva già da un debito formativo di soli 120 crediti, pari a 150 meno 30 di riduzione. Inoltre, per l’attuale triennio, è stata riconosciuta a medici e odontoiatri iscritti alla FNOMCeO una ulteriore riduzione di 30 crediti, che scaturisce dal dossier formativo di gruppo della stessa Federazione. Per il controllo e la verifica della propria situazione personale si consiglia di accedere alla sezione “Partecipazioni ECM” del sito web Co.Ge.A.P.S., ente preposto alla certificazione ECM (www.cogeaps.it). Allo stesso portale possono essere comunicate eventuali inesattezze nel computo dei crediti, con le modalità indicate nel sito, tenendo conto che comunque i crediti ECM regolarmente acquisiti nel triennio, anche se non correttamente riportati nella banca dati, rimangono del tutto validi e quindi si può procedere serenamente alla comunicazione ministeriale prevista.

Per il triennio formativo ECM 2017-2019, in conseguenza della recente delibera della Commissione Nazionale per la Formazione Continua (CNFC) del 18/12/2019 che consente il conseguimento dei crediti del triennio ancora per tutto l’anno 2020 per eventi con “data fine evento” al 31/12/2020, l’autocertificazione può essere inviata a mezzo PEC dal 1° gennaio 2020 fino al 31 gennaio 2021. Si allega, al riguardo, un modello in formato Ms-Word, utilizzabile per la comunicazione all’ufficio II del Ministero della Salute, che si suggerisce inviare in copia p.c. anche al proprio Ordine provinciale di appartenenza. Si consiglia che il testo del modulo venga trascritto su carta intestata del professionista, con timbro e firma autografa o apponendo al file la propria firma digitale.

Si confida che la maggioranza dei medici competenti abbia conseguito e addirittura, in molti casi, superato il numero minimo di crediti ECM previsto dalla normativa in relazione al debito formativo di ciascuno per cui, anche al fine di evitare possibili confusioni ed errori nel relativo computo, si invita a inviare l’autocertificazione per il triennio formativo 2017-2019 all’inizio dell’anno 2020. Chi dovesse ancora acquisire qualche credito residuo potrà inviare la comunicazione nel corso dell’anno, preferibilmente a conseguimento avvenuto e senza attendere la data ultima. Resta inteso che i crediti conseguiti nell’anno 2020 e “riportati” per il triennio formativo precedente non saranno validi per il nuovo triennio 2020-2022, per il quale la CNFC ha già deliberato l’identico obbligo formativo standard complessivodi 150 crediti, fatte salve eventuali esenzioni, esoneri e altre riduzioni come già richiamato in precedenza.

in allegato il modello di autocertificazione

SICUREZZA SUL LAVORO -BANDO ISI : ATTENZIONE ALLE PROCEDURE

 

Da il Sole 24ore di Mauro Pizzin

Stavolta i soldi sul tavolo ammontano a 251 milioni, meno dei 370 dello scorso anno, ma più che sufficienti per fare ancora una volta del Bando Isi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, varato dall’Inail e giunto alla decima edizione, un importante canale di finanziamento alle imprese. A ingolosire sono i contributi in conto capitale fino a 130mila euro che possono coprire fino al 65% delle spese sostenute per ogni progetto ammesso, ma grande attenzione va messa nel rispettare le procedure di accesso al Bando, caratterizzate da più step.

Gli Assi di finanziamento
Anche per il Bando Isi 2019 sono cinque gli assi di finanziamento: l’Asse 1 (Isi Generalista) con poco più di 96 milioni, di cui 94 per i progetti di investimento e 2 per i progetti di adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale; l’Asse 2 (Isi Tematica), con 45 milioni per la riduzione del rischio da movimentazione manuale dei carichi; l’Asse 3 (Isi Amianto) da 60 milioni per bonifica da materiali contenenti amianto; l’Asse 4 (Isi Micro e Piccole Imprese) con 10 milioni per micro e piccole imprese operanti nella fabbricazione mobili e nella pesca; l’Asse 5 (Isi Agricoltura) da 40 milioni per le micro e piccole imprese agricole, di cui 7 per gli agricoltori under 40 organizzati anche in forma societaria.

I soggetti interessati
Destinatari degli incentivi sono le imprese, anche individuali, iscritte alla Camera di commercio, nonché gli enti del terzo settore, anche non iscritti al registro delle imprese ma censiti negli albi e registri nazionali, regionali e delle Province autonome per i progetti di riduzione del rischio da movimentazione dei carichi.

L’iter procedurale
Nel caso del Bando Isi si applica la procedura valutativa a sportello, articolata in tre fasi, le cui date saranno pubblicate sul portale Inail entro il 31 gennaio 2020 . Le domande vengono registrate e valutate sulla base dell’ordine cronologico di presentazione, con risorse erogate fino all’esaurimento dei fondi disponibili. Perché la domanda sia valutabile va preliminarmente superata una soglia minima di ammissibilità, pari a 120 punti, definiti sulla base di una serie di elementi – fra cui le dimensioni aziendali, la lavorazione svolta, la tipologia d’intervento e la condivisione con le parti sociali – da evidenziare in un modulo informativo a cui il richiedente accederà via web e in cui saranno inseriti dati relativi all’azienda e al progetto.

Punteggio minimo e caricamento
Le imprese che abbiano raggiunto o superato la soglia minima di ammissibilità e abbiano salvato la propria domanda potranno effettuare il download del codice identificato rilasciato tramite una specifica procedura informatica e che andrà utilizzato il giorno dell’invio telematico. L’utilizzo del codice, limitando l’inoltro solo agli elementi identificativi della domanda, secondo l’Inail riduce significativamente l’utilizzo delle risorse elaborative e il rischio di sovraccarico dei sistemi.

Il Click day e la «domanda sfida»
Il momento topico e che in passato è stato più volte oggetto di critiche è quello del cosiddetto Click day, solitamente programmato per la seconda metà di giugno. Il giorno dell’operazione ogni azienda dovrà inserire il proprio codice, caratterizzato da una lunga stringa di caratteri, e cliccare la conferma in un sito web che verrà aperto solo all’orario prestabilito.
L’ordine cronologico di inserimento del codice deciderà la graduatoria quindi sarà fondamentale essere più veloci degli altri altrimenti si perderà ogni accesso ai finanziamenti: un’eventualità particolarmente probabile soprattutto per l’Isi generalista (Asse 1) e l’Isi agricoltura (Asse 5), in cui il rapporto tra domande presentate e risorse a disposizione è più sbilanciato.

Attacchi informatici e robot
Come detto, l’Inail per questa operazione non si serve del suo portale, ma di una piattaforma esterna, e condiziona l’inserimento della stringa al superamento di uno o più semplici quesiti, della medesima difficoltà per tutti i concorrenti, con l’obiettivo è prevenire attacchi informatici e bloccare l’uso di strumenti automatizzati per l’invio multiplo del codice identificativo. Una cautela necessaria, considerato che la posta in gioco ha portato anche alla creazioni di siti a pagamento per formare “cliccatori” in grado di chiudere l’operazione a tempo record.

I controlli successivi
Le imprese che avranno superato il Click day dovranno stare attente a rispettare le tempistiche previste per gli adempimenti successivi, fra cui l’invio della documentazione a completamento della domanda online entro e non oltre 30 giorni dal quello successivo alla pubblicazione degli elenchi provvisori, pena la decadenza della domanda stessa, con subentro di altra impresa prima non ammessa per mancanza di risorse disponibili. Questi controlli portano mediamente alla bocciatura di circa un decimo dei progetti presentati, con la creazione di residui reimmessi nel circuito del Bando interessato o in quelli successivi.

I tempi di realizzazione del progetto
Una volta pubblicati gli elenchi definitivi, infine, in caso di accoglimento della domanda l’intervento finanziato andrà realizzato e rendicontato entro 12 mesi dalla data di ricezione della comunicazione di esito positivo della verifica, ma è possibile chiedere uno spostamento motivato del termine fino a un massimo di 6 mesi