Piemonte: Un manutentore impegnato in lavori di manutenzione e riparazione ,stava sostituendo la lampadina di un lampione quando fu punto da una vespa dietro l’orecchio.
L’operaio ricordandosi di essere allergico cerca di raggiungere il furgone ma muore poco dopo per choc anafilattico . Era il giugno di 4 anni fa.
Il legale rappresentante della ditta è finito sotto processo ed è stato condannato a un anno per omicidio colposo dal giudice del tribunale di Ivrea. Il pm aveva chiesto di considerare la morte dell’operaio come un incidente sul lavoro di cui il titolare dell’azienda doveva essere ritenuto responsabile e aveva chiesto due anni.
Di fronte a queste situazioni giudiziare sorgono spontanee diverse domande :
Il lavoro riguardava dei lampioni: era stata prevista in questo caso un’attrezzatura idonea a evitare punture di insetti come le vespe?
Il lavoratore era stato formato e addestrato ?
L’area di lavoro era stata visionata ed eventualmente bonificata?
L’attività era necessariamente svolta in solitario o si poteva pensare la necessità della presenza di un collega?
VADEMECUM PER VALUTARE IL LAVORO IN SOLITARIO
Il lavoro (in) solitario si definisce come ogni lavoro che debba essere svolto da un addetto in totale autonomia, , isolato da altri lavoratori . Si può verificare sia all’esterno del sito dell’azienda che piu’ raramente all’interno.
Il lavoro solitario ricordiamo è però vietato dalla legge nelle situazioni nelle quali esporrebbe il lavoratore a un rischio grave (lavoro su scale – obbligo di assistente a terra – lavoro in spazi confinati – soggetto a normativa specifica.
La solitudine è quindi un situazione particolare, che deve essere considerata come potenziale fattore di rischio, e pertanto i rischi associati che fossero individuati devono essere valutati e gestiti alla pari di ogni altro rischio lavorativo
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
1. La VdR “solitudine” deve essere eseguita dopo aver valutato tutti gli altri rischi lavorativi i propri della mansione (o del lavoro) in esame;
2. Valutare i rischi ambientali propri dei luoghi e del contesto nei quali il lavoratore solitario deve operare;
3. Tenere presente che lo stato di solitudine (in particolare in assenza di luce) può aggravare la percezione del rischio;
4. Verificare che le strutture e le attrezzature di detti luoghi siano a norma (eventuali manuali di uso e manutenzione devono essere disponibili in loco o fare parte del corredo del lavoratore solitario);
5. Verificare che in loco esista almeno un pacchetto di medicazione (o che faccia parte della dotazione personale del lavoratore);
6. Acquisire il parere del medico competente sull’idoneità del lavoratore al lavoro in solitudine (giudizio fondato sulla salute e sulla emotività);
7. Il lavoratore deve essere affidabile sotto il profilo della sicurezza (cioè formato e conscio sul fatto che le procedure operative debbano essere sempre rispettate, anche in assenza di un controllo diretto). In particolare che abbia ed usi i DPI necessari.
8. Fornire al lavoratore informazione e formazione specifica (documentata!).
E’ inotre consigliabile stabilire una procedura che preveda:
• cellulare in dotazione, programmato sul numero di emergenza aziendale (per richiesta di soccorso a voce);
• GPS (per lavoratori operanti su vaste aree esterne, specialmente se poco praticabili);
• chiamata telefonica o invio di segnale convenzionale a intervalli stabiliti dal lavoratore alla sede (una telefonata dalla sede potrebbe costringere il lavoratore a rispondere mentre è in posizione critica);
• dispositivi di uomo presente o analoghi dispositivi di allarme automatico, in dotazione personale al lavoratore, qualora questi non fosse in grado di provvedere personalmente;
• richiesta di intervento del 118 competente per territorio, che probabilmente è anche in grado di raggiungere il luogo prima dell’ambulanza aziendale, supposto che questa esista;
• una formazione “personale” alla gestione di un’emergenza.
Il lavoro in solitudine altre criticità:
– “in primo luogo espone alla possibilità di non essere soccorsi in caso di malore o in caso di infortunio;
– in secondo luogo mette il lavoratore in condizione di affrontare da solo situazioni che richiedono una consapevolezza della situazione e una presa di decisione, a fronte di eventi più o meno anomali legati al processo lavorativo e alla sua sicurezza;
– la terza criticità è collegata ad aspetti di natura psicologica e sociale che possono avere importanti ripercussioni sullo stato di benessere del lavoratore: ed è il tema dello stress legato alla specifica condizione del sentirsi da solo” sia per “la mancanza di contatto con i colleghi ” sia per la percezione di mancanza di aiuto in caso d’infortunio o di situazione critica:
Requisiti relativi alle persone tenute a lavorare da sole
Non sono idonee o lo sono solo a determinate condizioni le persone che:
– “sono insicure nei lavori di gruppo;
– hanno paura in posti di lavoro in cui devono lavorare da sole;
– soffrono di disturbi psichici o malattie mentali;
– presentano disturbi della concentrazione;
– sono soggette a capogiri, svenimento, crisi epilettiche, paralisi, dispnea, asma, ecc;
– sono affette da malattie dell’apparato circolatorio o metaboliche (malattie cardiache, ipertensione, diabete);
– hanno una dipendenza patologica da alcool farmaci, droghe;
– sono sotto l’effetto di farmaci sedativi o stimolanti;
– soffrono di determinate allergie (ad es. alle punture di insetti)”.
SEGNALIAMO QUI UNA INTERESSANTE GUIDA DELLA SUVA SUL LAVORO IN SOLITARIO
LA GUIDA SUVA ” LAVORARE DA SOLI PUO’ ESSERE PERICOLOSO “
liberamente tratto da edilone.
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