VIDEOTERMINALI

ALTE RESISTENZE AGLI ANTIBIOTICI NELLE INFEZIONI CORNEALI.

da dottnet.it

Fino al 90% delle infezioni della cornea è causata da batteri che non rispondono al trattamento antibiotico. Ciò avviene soprattutto a causa di un uso inappropriato dei farmaci antimicrobici; il fenomeno è inoltre aggravato dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici. È l’allarme lanciato in vista della Giornata europea degli antibiotici, che ricorre il prossimo 18 novembre, dalla Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (Siso).    Il fenomeno dell’antibiotico-resistenza nelle infezioni oculari è in aumento anche in ambito oculistico. Stafilococco, Streptococco e Pseudomonas Aeruginosa sono tra i super-batteri con livelli più alti di resistenza individuati in campo oftalmologico. “Questi patogeni interessano per la grande maggioranza infezioni corneali, che registrano le più alte resistenze agli antibiotici con 9 casi su 10 insensibili alle terapie”, spiega Vincenzo Sarnicola, membro del consiglio direttivo Sito.   Sul banco degli imputati soprattutto l’uso eccessivo di colliri antibiotici contro le congiuntiviti. “L’uso fai da te degli antibiotici è un grave errore”, avverte Scipione Rossi, direttore dell’Oftalmologia dell’ospedale San Carlo di Nancy di Roma e segretario tesoriere di Siso. “La maggior parte delle congiuntiviti infatti è di origine virale e gli antibiotici risultato inefficaci. Ma l’antibiotico-resistenza nelle infezioni oculari è anche il conto che si paga per le troppe prescrizioni degli antibiotici da parte del medico di base o del farmacista e per l’uso profilattico pre e post operatorio”, aggiunge Rossi. Ad aggravare la situazione il cambiamento climatico e l’inquinamento: “a causa dell’erosione del buco dell’ozono si rischia un’eccessiva esposizione alle radiazioni ultraviolette”, spiega Vincenzo Sarnicola. In particolare “le onde più lunghe indeboliscono la superficie oculare che è la sua maggiore difesa contro i microbi, rendendola più vulnerabile alle aggressioni dei patogeni esterni”. Inoltre, “il biossido di zolfo contenuto nelle polveri sottili rende più acido il film lacrimale rendendola più suscettibile alle infezioni batteriche”, conclude l’esperto.

LA SINDROME DELL’OCCHIO SECCO E LE NUOVE CURE.

da dottnet.it

Tra gli altri fattori che contribuiscono all’evoluzione dell’occhio secco ci sono anche problemi ambientali, patologie sistemiche e locali o farmaci.

Tra le cause più comuni dell’occhio secco (o ‘dry-eye’) ci sono l’invecchiamento e le variazioni ormonali. È per questo che le donne in gravidanza o in menopausa rappresentano il gruppo più numeroso tra i pazienti che soffrono di questa sindrome”. A farlo sapere il dottor Luigi Marino, referente di AIMO per la Regione Lombardia, in occasione di un incontro sul tema che si è svolto nell’ambito del 13esimo Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Medici Oculisti, il primo organizzato congiuntamente con la Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (SISO). L’evento, che si è aperto oggi nella Capitale, è in programma fino a sabato 12 novembre presso le aule del Centro Congressi Europa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Largo Francesco Vito, 1). Tra gli altri fattori che contribuiscono all’evoluzione dell’occhio secco, intanto, ci sono anche fattori ambientali, patologie sistemiche e locali o farmaci. Ma cosa si intende esattamente con il termine ‘dry-eye’? “Una serie di condizioni patologiche che causano la formazione di aree corneali o congiuntivali secche, asciutte (‘dry spots’), conseguenti ad una insufficiente lubrificazione della superficie oculare- ha spiegato Marino- Spesso il ‘dry eye‘ viene confuso con una congiuntivite, è quindi molto importante che sia formulata una diagnosi corretta e per una perfetta diagnosi ci vuole il medico oculista”.

Ma partendo dal fattore età, man mano che questa avanza, tutto l’organismo ha delle trasformazioni, così anche la composizione delle lacrime varia. “Di fatto con l’invecchiamento si riduce il bisogno di bere, ha proseguito l’esperto- la pelle diventa rugosa e le palpebre lasse modificano la regolare forma ed architettura palpebrale. Inoltre, con il tempo, le patologie palpebrali modificano i dotti e alterano la produzione ghiandolare di Meibomio. Si avranno così lacrime con un ridotto contenuto di lipidi, che porteranno ad una rapida e precoce evaporazione della parte acquosa del film lacrimale, creando una condizione di squilibrio nelle lacrime e la sindrome da disfunzione del film lacrimale, appunto l’occhio secco”. Quanto alle variazioni ormonali, invece, alcuni ormoni (gli androgeni) stimolano la produzione di lacrime. “Per questo variazioni di livelli ormonali possono ridurre la normale produzione di lacrime. Stati fisiologici come la gravidanza e il ciclo mestruale- ha fatto sapere ancora Marino- influiscono sulla produzione di lacrime; infatti, in menopausa, si hanno quadri clinici oculari davvero drammatici”. È dunque abbastanza intuitivo capire perché l’occhio secco e tutte le patologie connesse siano “così comuni dopo i 50 anni, soprattutto se si è donna”.



Tra le cause dell’occhio secco, inoltre, c’è anche l’utilizzo di lenti a contatto, che si collocano sulla cornea sul film lacrimale assorbendo una grande quantità di film lacrimale. “L’uso (ma soprattutto l’abuso) di lenti a contatto concorre al provocare una sindrome da disfunzione del film lacrimale– ha aggiunto il dottor Marino- Questo succede specialmente quando non si impiegano lenti a contatto ‘usa e getta’ o giornaliere e per la corretta e necessaria igiene si impiegano soluzioni conservanti ricche di sostanze a lungo andare dannose”. Farmaci sistemici che hanno come effetto collaterale un ‘occhio secco’ sono invece gli ansiolitici, i sedativi, gli antidepressivi, gli antistaminici, i decongestionanti nasali, i contraccettivi orali o i diuretici. Diversi studi internazionali, infine, confermano che l’uso prolungato di un monitor, ma anche di un semplice smartphone o tablet, provoca la manifestazione di disturbi oculari come bruciore, arrossamento, lacrimazione, sensazione di secchezza oculare, fastidio alla luce, senso di affaticamento e annebbiamenti visivi transitori.

A prendere parte al Congresso, anche alcuni dei principali opinion leader internazionali nell’ambito del ‘dry-eye’, riuniti in una tavola rotonda con l’obiettivo di provare a costruire tutti insieme delle “semplici ma precise” Linee guida su questa sindrome: “L’occhio secco è una patologia multifattoriale piuttosto complessa, perché può avere molte sfaccettature e spesso non è facile impostare la giusta terapia- ha detto la dottoressa Romina Fasciani, Dirigente medico presso il Policlinico ‘A. Gemelli’ UCSC di Roma e membro del consiglio direttivo di AIMO- Molti oculisti pensano che sia sufficiente gestire questa sindrome con le lacrime artificiali, ma non è così scontato e il tema è in realtà molto più complesso. Per questo sarebbero necessarie delle indicazioni chiare su come orientarsi in un panorama complicato come quello dell’occhio secco. L’obiettivo della nostra tavola rotonda, allora, è proprio quello di riuscire ad elaborare delle Linee guida sul ‘dry eye’, cioè un documento condiviso che abbia un consenso il più largo possibile e sia naturalmente aperto, oltre che ai soci di AIMO e SISO, anche a tutta la popolazione oftalmologica italiana”.


Per il trattamento dell’occhio secco, intanto, sono a disposizione due nuove tecnologie. Ne ha parlato in occasione del Congresso il dottor Carlo Orione, socio fondatore di AIMO e referente dell’Associazione per la Regione Piemonte: “La prima è il Jett plasma, una nuovissima tecnologia che con un elettrodo d’oro decheratinizza il bordo palpebrale riaprendo le ghiandole- ha detto- e con quello d’argento le svuota dal Meibum solido e ripolarizza le cellule ghiandolari riattivandole. Utilizzando un elettrodo d’argento si agisce invece sulle ghiandole di Meibomio con tre risultati: il primo, si porta la temperatura a 45 gradi sciogliendo il Meibum; il secondo, si induce cambiamenti di polarità della membrana cellulare ionizzandole e migliorando così l’interscambio metabolico; il terzo è che solitamente le cellule hanno una carica negativa all’interno della loro membrana, per cui l’invecchiamento causa una distribuzione irregolare delle cariche elettriche con perdita del potenziale di membrana e altera i canali del sodio e del potassio, perdendo la sua capacità di assimilare sostanze nutritive. Stimolando quindi la depolarizzazione di membrana si ha una successiva ripolarizzazione con un aumento di perfusione sanguigna delle ghiandole che riprendono a produrre un Meibum oleoso”.

La seconda tecnologia è la ‘Dry Eye Dual System’, che secondo l’esperto è “l’unico strumento che permette di utilizzare contemporaneamente due tecnologie – ha aggiunto- e la novità è quella di usarla direttamente. La luce pulsata si utilizza anche per l’epilazione, ed è proprio per quello che si è iniziato ad utilizzarla indirettamente per evitare il contatto sulle ciglia; ma se noi utilizziamo i filtri a 530 micron siamo sicuri di non danneggiare il bulbo pilifero che si trova a 640 micron di profondità. Importantissima in questo senso è la protezione dell’occhio con appositi gusci colorati o meglio ancora neri”. La IPL causa dunque la “riduzione dei vasi sanguigni teleangectasici, che rilasciano fattori infiammatori all’occhio (citochine e chemochine): se chiudiamo le teleangectasie il ciclo infiammatorio si riduce. La IPL inibisce quindi le citochine, che vengono rilasciate dai neovasi ed infiammano le GHM, e opprime l’attività delle metalloproteinasi, una famiglia di enzimi la cui funzione principale è la degradazione delle proteine della matrice extracellulare”. È stato dimostrato, tramite biopsia, che l’IPL riduce “drasticamente” il Demodex e “sembra che l’IPL agisca danneggiandone la membrana citoplasmatica. Nel 2019, infine, è stato pubblicato un lavoro su ‘The Ocular Surface‘, che dimostra come i neuroattivatori possano stimolare la ghiandola lacrimale e le ghiandole del Meibomio”. Ed è per questo motivo che “abbinando la radiofrequenza alla luce pulsata il risultato è migliore”, ha concluso infine l’esperto

LO SPORT COMBATTE L’ OCCHIO SECCO.

da iapb.it

L’occhio secco è una sindrome purtroppo molto diffusa che si aggrava con l’età e con l’uso di videoterminali. È stato confermato da uno studio dell’Università di Waterloo che l’attività fisica, grazie all’incremento della produzione lacrimale, può essere considerata come un rimedio per l’occhio secco.I nostri occhi sono coperti da un film lacrimale composto da tre strati che lavorano sinergicamente per idratare la superficie oculare e proteggere l’occhio da agenti esterni che potrebbero provocare irritazione, come la polvere o lo sporco.Quando il film lacrimale si secca, l’occhio avverte una sensazione di prurito o di bruciore causando, appunto, l’insorgenza della patologia dell’occhio secco (DED).“La maggior parte delle attività della nostra vita sono correlate all’utilizzo degli schermi digitali e, per tale motivo, i sintomi dell’occhio secco stanno diventando sempre più comuni”, ha affermato Heinz Otchere, dottorando in scienze della vista presso l’Università di Waterloo “Invece di utilizzare colliri o altri trattamenti lubrificanti, il nostro studio voleva comprendere se l’esercizio fisico fosse in grado di sostituire la somministrazione di medicinali”.

La ricerca ha preso in esame 52 soggetti che sono stati suddivisi in due gruppi: atleti e non sportivi.Durante il periodo di studio, gli atleti si sono allenati almeno cinque volte a settimana mentre i non sportivi non più di una volta. I ricercatori, che includevano esperti dell’Università di Cape Coast in Ghana, hanno eseguito visite oculistiche prima e cinque minuti dopo ogni sessione di esercizi prendendo in esame la funzione lacrimale e riscontrando un cospicuo aumento del flusso lacrimale dopo ogni sessione di esercizio, riportando così una maggiore stabilità del film lacrimale.“I nostri risultati mostrano come l’attività fisica possa essere davvero importante non solo per il nostro benessere generale, ma anche per la nostra salute oculare” conclude Otchere.

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LE AZIENDE ALLA RICERCA DI TALENTI E SOFT SKILL

da Avvenire.it articolo di Maurizio Carucci mercoledì 5 ottobre 2022Tante le aziende a caccia di talenti

Tante le aziende a caccia di talenti Secondo una ricerca internazionale ripresa dal World Economic Forum, tre aziende su quattro non riescono a trovare i profili ricercati: una percentuale in netta crescita negli ultimi anni se teniamo conto che si tratta del +120% rispetto a un decennio fa quando, nel 2012, le aziende faticavano a trovare “solo” il 34% dei lavoratori e +8,7% sul 2021. Un fenomeno che coinvolge anche l’Italia, dove la percentuale complessiva è di poco inferiore alla media globale ed è una minaccia che può mettere un freno alla crescita economica, visto che secondo il recente rapporto Upwork’s Future Workforceil 70% delle organizzazioni ha previsto un aumento del personale entro i prossimi sei mesi a patto che si riescano a trovare i profili specializzati. In questo senso, gli ambiti di lavoro dove è più difficile scovare i talenti sono Information Technology, sales & marketing, manufatturiero e front office. Il Talent Shortage non è l’unica sfida che stanno affrontando i dipartimenti delle risorse umane: si parla anche di skill shortage quando a un candidato vengono a mancare le competenze tecniche e personali adatte a ricoprire una nuova posizione lavorativa. La ricerca The skillful corporation redatta dalla società di consulenza internazionale McKinsey ha messo in evidenza come allo stato attuale il 43% delle aziende afferma di avere carenze di competenze all’interno della propria forza lavoropercentuale che sale all’87% se dilatiamo l’arco temporale fino ai prossimi cinque anni. Non sorprende che per il 53% delle organizzazioni l’azione più utile da intraprendere per colmare queste lacune sia quella di aggiornare i propri dipendenti, seguito dall’assunzione di nuove risorse (20%) e dalla ridistribuzione della forza lavoro con nuovi incarichi e posizioni (sempre al 20%). Vediamo quindi secondo gli esperti di ricerca e selezione del personale di Zeta Service quali sono attualmente le cinque competenze più ricercate:

  • Smart Teamworker – Con l’avvento dei nuovi modelli di lavoro ibridi è importante che il team riesca a mantenere una collaborazione attiva sui progetti avviati nonostante i dipendenti non si trovino fisicamente in ufficio. La capacità e il desiderio di collaborare per portare a termine un progetto anche da remoto sarà una soft skills che farà la differenza nel mondo del lavoro dei prossimi anni.
  • Time Management – Definizione delle priorità, planning, organizzazione interna: tutte queste azioni hanno in comune una corretta gestione del tempo. In molti ambienti di lavoro si passa da un’urgenza all’altra perdendo di vista il quadro generale: riuscire a definire in anticipo gli obiettivi focalizzando il lavoro verso attività definite e in grado di portare risultati aiuterà la risorsa ad ottimizzare il lavoro.
  • Adaptability – Il sapersi adattare a contesti lavorativi mutevoli è una soft skills sempre più apprezzata dai selezionatori soprattutto nello scenario attuale. Essere aperti alle novità, a nuovi incarichi ed essere disponibili a collaborare con persone con punti di vista anche diversi dal proprio è una capacità molto ricercata nelle aziende.
  • Critical Thinking – Riuscire ad analizzare in modo oggettivo esperienze e informazioni è sempre stata una soft skills di rilievo: riuscire a trasmettere tutte le criticità attuali in modo chiaro, accurato e preciso è di sicuro un valore aggiunto. Se a questo si aggiunge anche la capacità di trovare una soluzione alle criticità che si stanno incontrando, la risorsa sarà in grado di offrire un importante valore aggiunto al team.
  • Knowledge Management –L’abilità nell’acquisire, organizzare e riadattare dati e informazioni provenienti da fonti diversi è sempre più rilevante per le aziende. I lavoratori che hanno queste soft skills sanno analizzare le problematiche per poter ricercare le informazioni necessarie a risolvere le necessità, organizzarle e condividerle in base alle priorità.

Le buone pratiche: dalle Junior Enterprise a Samsung, dalla Lean Factory School a WeDo e OverIT

La storia delle Junior Enterprise italiane parte dal 1992, quando è nata la Confederazione che fa capo a tutte le Junior Enterprise dei singoli Atenei in Italia. Una storia che conta oltre 1.300 ragazzi che, divisi in 35 università italiane, ogni giorno lavorano per supportare le imprese con le loro attività e apprendere, allo stesso tempo, le basi che li porteranno a creare una carriera che possa avere un impatto sulle future generazioni. Un lavoro che ha visto la fiducia di aziende come PwC Italia, Sponsor del trentennale, Banca Mediolanum, Casavo, Amplifon, Nexid, GoStudent, Startup Geeks e auxiell che hanno visto il potenziale della Confederazione e hanno creato partnership strategiche al fine di supportare gli studenti nella loro crescita professionale. Gli studenti sviluppano così competenze fondamentali per il mondo del lavoro e infatti i numeri sul tasso di occupazione sono molto positivi: il 99% dei membri trova lavoro entro sei mesi dal conseguimento della laurea, con una media di 27 giorni contro 306 giorni della media italiana.Al via in sei Atenei la nuova edizione di Innovation Campus, programma di alta formazione sviluppato da Samsung Electronics Italia con l’obiettivo di offrire agli studenti competenze digitali avanzate, necessarie per essere competitivi in un mercato del lavoro in continua evoluzione, facendo leva su intelligenza artificiale, big data, cybersecurity e Internet of things. Il progetto nato nel 2020 ha coinvolto finora studenti su tutto il territorio nazionale, con l’obiettivo di accompagnare i giovani in un percorso formativo sull’innovazione, per trasformare il futuro in presente e aprire nuovi scenari professionali in ambito digitale. La nuova edizione, al via nelle prossime settimane, vede coinvolti sei atenei distribuiti in tutto il Paese, sei eccellenze italiane nella formazione in ambito Stem: Università degli Studi di Bari, Cagliari, Genova, l’Università del Salento, Pavia e Pisa. L’iniziativa consiste in un vero e proprio corso di alta formazione, focalizzato sui temi del digitale, che andrà a integrarsi ai percorsi universitari già avviati e per cui potranno essere riconosciuti crediti formativi: oltre alla partecipazione a lezioni teoriche tradizionali, i ragazzi saranno chiamati anche a sviluppare un progetto di gruppo, per mettere in pratica quanto appreso e immergersi sin da subito in un’esperienza concreta e avvicinarsi così al mondo del lavoro. Il project work dovrà essere un’idea strutturata in grado di promuovere una crescita sostenibile e una società più inclusiva attraverso l’innovazione digitale, con un focus in primis sull’Intelligenza artificiale. Il corso è rivolto ai migliori studenti dei diversi Atenei, provenienti dai corsi di laurea in materie tecnico-scientifiche, selezionati attraverso un test di ammissione scritto e un colloquio motivazionale. Samsung, in collaborazione con i diversi Atenei, metterà a disposizione l’esperienza e le competenze dei propri ingegneri che affiancheranno i docenti universitari per aiutare gli studenti ad acquisire competenze digitali avanzate su temi come Intelligenza Artificiale e Internet of Things applicate al mercato dei prodotti Consumer Electronics, Machine Learning e Cybersecurity, potenziando al contempo le capacità di ideazione, gestione progettuale e problem solving, le cosiddette soft skill, ovvero quelle capacità altrettanto rilevanti per diventare professionisti preparati ad affrontare le sfide future. Una commissione composta dai docenti dell’Ateneo e dagli esperti Samsung premierà poi con una borsa di studio del valore di circa 1.800 euro gli studenti che avranno raggiunto il punteggio più alto, risultato dalla somma del test finale e dalla valutazione del project work. Per ulteriori informazioni sulle modalità di partecipazione accedi a questo link. Sempre Samsung Electronics Italia ha annunciato La voce della tua generazione, un nuovo progetto di formazione e inclusione sociale e digitale che vedrà coinvolti dieci giovani dai 15 ai 18 anni nello sviluppo e realizzazione di un podcast che, attraverso la condivisione di storie ed esperienze, dia voce alla GenZ. Fino al 2 ottobre, Samsung è alla ricerca dei dieci ragazzi che, dopo una serie di training e formazione ad-hoc, svilupperanno e realizzeranno gli episodi del podcast. Tutti i dettagli per partecipare sono online sul sito di Samsung a questo link: https://www.samsung.com/it/campaign/solve-for-tomorrow/.
Oltre 800 aziende, 3.500 partecipanti per più di 16mila ore di formazione erogate (2mila giornate formative). Sono i numeri dei primi dieci anni di attività della Lean Factory School fondata nel 2012 con il patrocinio di Confindustria Emilia Area Centro da Bonfiglioli Consulting, società italiana di consulenza con quasi 50 anni di storia al servizio dello sviluppo e dell’internazionalizzazione delle aziende italiane. Con la Lean Factory School, Bonfiglioli Consulting ha creato uno spazio in cui manager, imprenditori, responsabili di servizio e di processo possono mettersi in gioco, sperimentare sul campo e imparare facendo. È qui che la conoscenza diventa competenza. A Crespellano, a pochi chilometri da Bologna, la Lean Factory School® è una scuola di formazione innovativa, un luogo in cui trasformare la teoria in azioni concrete, all’interno di un ambiente che riproduce fedelmente un’azienda in miniatura. Promuovendo la cultura d’impresa e la formazione continua, rappresenta un vero e proprio polo d’innovazione in cui testare sul campo le tecnologie di Industria 4.0, toccare con mano la Digital Transformation e sviluppare nuove applicazioni a sostegno dei processi aziendali. La fabbrica in miniatura riproduce la realtà aziendale, con linee produttive, area uffici e soluzioni di digitalizzazione, che permettono di testare insieme i vantaggi del Lean Thinking e del Lean World Class® e toccare con mano il miglioramento, insieme alle opportunità di Industry 4.0, con risultati visibili e misurabili. L’approccio è fortemente pragmaticoanche i percorsi di formazione destinati a profili executive prevedono una forte componente pratica (la teoria assorbe meno del 20% del tempo e viene consolidata dalla pratica). Grazie allo scambio continuo con prestigiosi centri universitari ed istituti di ricerca, la scuola è in grado di fornire un confronto costante con le best practice nazionali ed internazionali. Ed “entra anche in azienda”, con sessioni itineranti presso le sedi delle aziende o a distanza su piattaforma digitale, con percorsi ad hoc per affrontare e risolvere problematiche specifiche e implementare soluzioni in grado di valorizzare le eccellenze e potenziare la competitività, con metodo e coinvolgimento. Per maggiori informazioni: https://www.leanfactoryschool.it/.WeDo, la holding veneta nata nel 2019 che controlla otto aziende attive nei settori della casa, dell’ufficio e dell’healthcare, sta accelerando nel percorso di crescita, rafforzandosi anche grazie a un’intensa azione di riorganizzazione e potenziamento dei servizi e delle professionalità interne. Per governare al meglio la crescita del gruppo e l’ampliamento e la specializzazione del business e ritenendo la valorizzazione del capitale umano un vantaggio competitivo imprescindibile nella propria strategia di sviluppo, WeDo si è dotata del programma di formazione We.Share, ideato per integrare al meglio i processi tra le diverse aziende anche di settori diversi e ridefinire strategicamente gli organigrammi, i ruoli e le funzioni interne. Il progetto di formazione pluriennale, coordinato internamente da Silvia Quaglia e Giuseppe Bincoletto, rispettivamente referente per le Risorse Umane e Chief Marketing Officer del Gruppo WeDo, è finalizzato ad accrescere le conoscenze e le metodologie di gestione delle dinamiche interne e di quelle del mercato di riferimento, in un costante upgrade teso a favorire l’accelerazione del processo di managerializzazione delle aziende controllate. L’investimento pianificato ammonta a 500mila euro nell’arco del biennio 2022-2023, per la realizzazione di una vera e propria Academy trasversale per la formazione delle diverse figure aziendali (top manager, middle management e professionals) finalizzata all’allargamento delle loro competenze, al perfezionamento nella gestione dei processi aziendali, all’accrescimento professionale, al miglioramento della comunicazione interpersonale e alla più proficua gestione dei team di lavoro. A ideare, coordinare e realizzare ciascuno per le proprie competenze, target e finalità i piani formativi per un totale (solo nel 2022) di 600 ore di formazione, saranno due partner istituzionali d’eccellenza come la School of Management SDA Bocconi e il Cuoa, la business school vicentina attiva a Nord Est, entrambe autrici di due percorsi e processi didattici taylor made per i 260 manager e collaboratori partecipanti, su un totale di 524 addetti del gruppo. Considerati i grandi numeri e fattori di crescita della holding padovana, l’opportunità di sviluppo professionale è stata progettata da WeDo in vista del nuovo piano di assunzioni biennale 2023/2024, dove verranno ricercate sul mercato un totale di 100 nuovi collaboratori, in diversi ruoli e mansioni.OverIT, multinazionale con oltre 20 anni di esperienza nel software per il Field Service Management, intensifica gli investimenti volti a offrire le migliori condizioni di lavoro possibili alle proprie risorse e diventare un polo attrattivo per talenti da tutto il mondo. Tra i numerosi interventi attuati e in controtendenza rispetto alla maggior parte delle aziende italiane, OverIT scommette sul luogo di lavoro flessibile, una strategia estremamente moderna e in linea con i trend delle nuove generazioni. Di grande rilievo è la sigla di un accordo che offre a tutto il personale – attualmente 600 persone, ma con un piano già avviato di assunzioni di ulteriori 100 figure – l’opportunità di lavorare da casa o da qualunque luogo all’interno dei confini nazionali. Inoltre, sono da sottolineare la possibilità di fruire di un’offerta formativa on demand, attraverso le migliori piattaforme di learning sul mercato, focalizzata anche sullo sviluppo del middle-management e la gestione dei Team in questo contesto hybrid.A Battipaglia (Salerno) nasce l’Opificio delle abilitàDall’intuizione diAntonio Cerra, già amministratore di Edafos, ente datoriale per la formazione e la sicurezza, nasce a Battipaglia (Salerno) l’Opificio delle abilità – scuola di arti grafiche, edili e metalmeccaniche – per rispondere alle nuove esigenze del mercato del lavoro e della Fabbrica 4.0. Una realtà che risponde anche alle esigenze dei giovani e meno giovani interessati a un percorso di formazione che ha come focus la nascita di “artigiani professionisti 4.0”. Un percorso lungo e non semplice, risultato di un attento lavoro di network territoriale, di legami maturati negli anni con le aziende specializzate nei settori produttivi, con le Agenzie del lavoro ed enti di formazione, per permettere ai nuovi artigiani di inserirsi immediatamente nel mondo del lavoro. La scuola di formazione verte sui campi della metalmeccanica (programmazione Plc nelle operazioni di tornitura e fresatura mediante l’utilizzo di macchine a controllo numerico Cnc, taglio laser Cnc, taglio mediante macchine al plasma, saldatura multi processo controllate a microprocessore, oltre ai processi di saldatura a basso apporto termico e saldature specifiche per alluminio e saldo-brasatura), dell’edilizia (posatore di cappotti termici, serramenti e piastrelle, impermeabilizzatore, pittore edile eccetera) e della grafica nelle sue svariate sfaccettature e declinazioni, per meglio adattarsi alle richieste di mercato.

Etjca, a ottobre opportunità per oltre 1.800 figure professionaliL’Agenzia per il lavoroEtjcapropone nel mese di ottobre oltre 1.800 posizioni lavorative su tutto il territorio nazionale. In Lombardia posizioni come addetti alla mensa scolastica, periti meccanici ed elettrici per controllo qualità al ricevimento e un construction project manager impianti elettrici. In Piemonte si ricercano addetti alla preparazione e farcitura croissant, un elettricista industriale e un impiegato/a back office per la divisione cosmetica.In Veneto si seleziona un addetto alla gestione ordini, un collaudatore di schede elettroniche. In Liguria è richiesto un magazziniere notturno per il settore ittico, e un senior buyer ufficio acquisti per una prestigiosa azienda operante nel settore abbigliamento sportswear. In Emilia-Romagna sono richiesti operai addetti alla finitura per il settore metalmeccanico, inoltre si selezionano un carpentiere metallico, un oss e un operaio addetto al confezionamento. In Umbria si selezionano elettricisti idraulici, un fresatore e un manutentore elettromeccanico. Nel Lazio ci sono opportunità come addetti all’assemblaggio e al magazzino, inoltre si segnala una ricerca per un apprendista calzolaio, la risorsa supporterà il personale senior e sarà formato sulla mansione.In Abruzzo sono attive diverse ricerche per addetti alle vendite, inoltre si segnala una posizione come autista per scuolabus. In Toscana si ricercano addetti alla logistica, controllo accessi, tecnici e facchini per il festival internazionale Lucca Comics & Games in programma dal 28 ottobre al 1 novembreInoltre si segnalano ricerche come operaio elettromeccanico, impiegato amministrativo settore pubblico e un addetto allo spruzzo e alla gemata con precedente esperienza nel settore conciario. In Sardegna si ricercano un impiegato amministrativo contabile, un ingegnere ufficio tecnico e un impiegato amministrativo contabile; in Sicilia si segnalano posizioni aperte per un addetto ufficio acquisti nel settore delle costruzioni, un contabile senior e un addetto all’ufficio gare. In Puglia si ricercano un consulente commerciale assicurativo e creditizio, un pasticcere e un coordinatore vendite. In Calabria vengono assunti un programmatore Pl/Sql, un operatore service desk in lingua francese e addetti al customer care telefonico. I potenziali candidati possono consultare il database di offerte di lavorooppure inviare la candidatura spontanea attraverso il sito.www.etjca.it.

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SANITÀ PUBBLICA: PROROGATO LO SMART WORKING KO

da dottnet.it

Dal 1 settembre viene ripristinato l’accordo individuale tra lavoratore e azienda ma, come avviene già adesso, le aziende non dovranno allegare centinaia di accordi.

L’Amministrazione pubblica, in attesa di ulteriori disposizioni legislative, proroga fino al 30 settembre le misure di agevolazione all’utilizzo dello smart working per i dipendenti riconosciuti in condizioni di fragilità nell’ambito della sorveglianza sanitaria eccezionale. Pertanto, si dispone che, fino al prossimo 30 settembre, continuino a fruire dell’esonero totale dai rientri i dipendenti riconosciuti in condizione di fragilità nell’ambito della sorveglianza sanitaria eccezionale, ivi compresi quelli affetti dalle patologie e condizioni individuate dal decreto del Ministro della salute adottato ai sensi dell’articolo 17, comma 2, del decreto-legge 24 dicembre 2021, n. 221, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2022, n. 11, per i quali il medico competente abbia già acquisito le certificazioni sanitarie prodotte 

Inoltre dal 1 settembre viene ripristinato l’accordo individuale tra lavoratore e azienda ma, come avviene già adesso, le aziende non dovranno allegare centinaia di accordi:  Come nel caso della proroga per i soggetti fragili e per i genitori con figli minori di 14 anni, però, la misura non è ancora definitiva: si attende infatti il via libera del Senato.  Attualmente, ricorda ancora il Sole24Ore, l’opzione dello smart working al 100% è riservata ai lavoratori dipendenti del settore privato, genitori di almeno un figlio/a under 14.  Per avervi accesso, però, è necessario che anche l’altro genitore lavori o che non sia “beneficiario di strumenti di sostegno al reddito in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa”  Lo smart working al 100% è riconosciuto, previa valutazione medica, anche ai lavoratori maggiormente esposti a rischio di contagio per via dell’età o delle condizioni di salute. n questo caso l’unica condizione per avervi accesso è che lo smart working al 100% sia compatibile con il tipo di lavoro che viene svolto.

NORMA UNI EN 12464 SULLA ILLUMINAZIONE NEI LUOGHI DI LAVORO

La commissione UNI “Luce e illuminazione” ha pubblicato la norma UNI EN 12464-1:2021 (che sostituisce la UNI EN 12461:2011) dal titolo: “Luce e illuminazione – Illuminazione dei posti di lavoro – Parte 1: Posti di lavoro in interni” che indica i requisiti minimi per l’illuminazione dei luoghi di lavoro in modo da soddisfare le esigenze di sicurezza.

Una corretta illuminazione, all’interno dei luoghi di lavoro, garantisce un benessere visivo dei lavoratori tra l ‘altro normato dall’allegato IV “requisiti dei luoghi di lavoro” del TU 81/08, l’allegato XXXIV “videoterminali” del tu 81/2008 e la norma UNI EN 12464 “luce e illuminazione – illuminazione dei posti di lavoro”.

La UNI EN 12464-1

La norma UNI EN 126464-1 specifica i requisiti di illuminazione per persone, in posti di lavoro in interni. Sono considerati tutti i compiti visivi abituali, incluso l’utilizzo di attrezzature munite di videoterminali.

Sì devono soddisfare tre requisiti fondamentali:

  • confort visivo, con una buona illuminazione i lavoratori hanno una sensazione di benessere e in modo indiretto ciò contribuisce anche a generare un livello di produttività più elevato e una qualità del lavoro migliore;
  • prestazioni visive, in cui i lavoratori sono in grado di svolgere i loro compiti visivi, anche in condizioni di difficili circostanze e per periodi più lunghi;
  • sicurezza, i punti luce devono essere installati in sicurezza.

Per soddisfare tali requisiti è necessario considerare i parametri fondamentali che caratterizzano l’ambiente luminoso :

  • distribuzione delle luminanze, bisogna evitare elevati contrasti di luminanze eccessivamente elevati o troppo bassi ai fini di aumentare il comfort visivo; esistono veri e propri fattori di riflessione per il calcolo adatto alle luminanze:
    • per il soffitto da 0.6 a 0.9;
    • per le pareti da 0.3 a 0.8;
    • per i piani di lavoro da 0.2 a 0.6 e per il pavimento da 0.1 a 0.5;
  • illuminamento medio, ossia devono essere mantenuti degli illuminamenti medi per garantire il comfort visivo ai lavoratori e riguardano le superfici indicate nella zona del compito visivo;
  • illuminamento delle zone circostanti al compito che può essere più basso di quello del compito ma non deve essere minore a determinati valori;
  • abbagliamento molesto che impedisce una visione corretta del compito visivo;
  • apparenza del colore che si riferisce al colore apparente della luce emessa ed è definita dalla temperatura di colore correlata;
  • resa del colore che definisce la capacità effettiva della lampada a restituire in modo adeguato i colori;
  • fattore di manutenzione che deve essere stabilito dal progettista in base alle conoscenze dell’impianto.

VISIONE , ASTENOPIA , DIFETTI REFRATTIVI E BUON USO DEI VIDEOTERMINALI.

L’evoluzione della tecnologia ci facilita la vita, ma rappresenta una vera e propria minaccia per la salute dei nostri occhi. Passiamo ormai molte ore della giornata non solo davanti al pc per motivi di lavoro, ma anche con gli occhi fissi sui nostri nuovi “giocattoli” tecnologici, smartphone e tablet in primis, e su vecchie fiamme come la TV.
Uno studio dell’Università Keio di Tokyo pubblicato su Jama Ophthalmology, ha studiato gli effetti di un’esposizione prolungata agli schermi dei computer sui nostri occhi, segnalando in particolare il fatto che gli occhi dei lavoratori mostrano poco film lacrimale, necessario alla loro protezione. Inoltre, c’è anche una carenza della proteina che è la base del film lacrimale.


Gli scienziati giapponesi hanno analizzato quasi 100 persone che lavoravano in ufficio, esaminando la composizione del film lacrimale e ponendo loro delle domande sul numero domande sul numero di ore trascorse davanti al pc e sulla salute dei loro occhi.
Dai dati è emerso che il 7 per cento degli uomini e il 14 per cento delle donne aveva la cosiddetta sindrome dell’occhio secco. Inoltre, molti si lamentavano per le irritazioni, il bruciore e la vista appannata.
In questi casi, ovviamente, non bisogna perdere tempo e rivolgersi immediatamente a un oculista.
Nel caso in cui avvertissimo soltanto stanchezza oculare o secchezza, qualche piccolo suggerimento può migliorare la situazione:
fai un break ogni tanto. Dai ai tuoi occhi un riposo di qualche minuto, semplicemente rilassandoti. Togli gli occhiali se li indossi, chiudi gli occhi, fai un bel respiro profondo e stai per qualche minuto lontano dallo schermo.
Una volta a casa, non continuare a lavorare. Lascia perdere le mail e il telefono. Aspetta almeno un’ora prima di leggere un libro.


Cambia le luci. La luce dev’essere diffusa, ma non eccessiva, e deve illuminare l’ambiente in maniera corretta. Fai delle prove per capire il livello di illuminazione giusta per i tuoi occhi, che non sia né troppo bassa né troppo potente.
Batti le ciglia. Può sembrare uno strano consiglio, ma in realtà quando lavoriamo davanti a uno schermo tendiamo a ridurre il numero dei battiti di ciglia, il che provoca secchezza oculare e conseguente affaticamento che potremmo anche non cogliere al momento. Se necessario, utilizza le lacrime artificiali per bilanciare la situazione.
Concediti un massaggio. Quando lavoriamo davanti al computer i muscoli frontali tendono ad irrigidirsi, e se passiamo qualche minuto a massaggiarci la testa, la fronte e il collo, ci rilasseremo abbassando lo stress.
Da tenere in considerazione anche la regolazione della luminosità dello schermo. Dovrebbe essere abbastanza luminoso da consentire la lettura in maniera confortevole, ma non troppo illuminato rispetto a ciò che lo circonda, perché in questo caso il contrasto costringerebbe la retina a lavorare di più per compensare la differenza.


Francesco Loperfido, responsabile del Servizio di Oftalmologia generale dell’Irccs San Raffaele di Milano e consulente della Commissione Difesa Vista, ricorda: “il Tu 81, regola a livello europeo e italiano le problematiche per i lavoratori che fanno uso di terminali dalle tre alle 8 ore al giorno. La normativa impone una visita oculistica il cui referto viene valutato dal medico competente, ovvero il medico del lavoro, che darà l’idoneità in base anche ad altre valutazioni eseguite”.
L’obiettivo di questi screening non è solo stabilire se il lavoratore soffre di un difetto visivo, ma anche capire se l’eventuale problema è stato gestito nel modo più opportuno. Un’azione correttiva ‘doc’ non si limita infatti all’utilizzo di lenti specifiche, ma coinvolge tutto l’ambiente dell’ufficio: il monitor del computer, la scrivania, la sedia e le fonti di luce della stanza.
Qualche esempio. Una persona miope che non impiega le correzioni adeguate, evidenzia Loperfido, “modifica la sua postura in avanti sovraccaricando il collo. E il tutto causa maggiori bruciori agli occhi per la vicinanza allo schermo, e fastidi causati dalla contemporanea necessità di scrivere sulla tastiera e guardare il monitor”. L’ipermetrope, invece, “ha il problema opposto: dopo un po’ i caratteri si sdoppiano” e il lavoratore “tende ad allontanarsi dallo schermo, problema che si accentua con la presbiopia”. Gli astigmatici, infine, “tendono ad avere posture lateralizzate per compensare difetti elevati”. Tutte “queste ‘accomodazioni’ possono provocare una serie di disturbi che prendono il nome di astenopia accomodativa”: una vera e propria sindrome clinica che si manifesta con “fotofobia, riduzione dell’acuità visiva, visione sfuocata o doppia, lacrimazione, prurito, irritazione, cefalea, nausea, vertigine e tensione generale”, sottolinea lo specialista. Se poi si indossano gli occhiali da vista, gli schermi producono riflessi sulle superfici esterna e interna degli occhiali stessi. Riflessi che si sovrappongono sulla retina alle immagini visive, creando aloni che stancano l’occhio. Per questo “è buona norma utilizzare lenti trattate con filtri antiriflesso”, consiglia il medico.
Per chi ha invece più di un difetto visivo, fra cui la presbiopia, “la soluzione è quella delle lenti progressive” che “consentono una visione nitida a tutte le distanze.

Anche alcune lenti colorate possono essere utili a ridurre la luce dello sfondo e migliorare il contrasto”. Attenzione poi con le lenti a contatto, ammonisce Loperfido, perché “davanti allo schermo del computer diminuisce la frequenza degli ammiccamenti oculari, si riduce il film lacrimale e l’occhio è visibilmente più asciutto” e più vulnerabile. Per proteggere gli occhi dei ‘forzati del pc’ è inoltre fondamentale la scelta del monitor. I più sicuri sono quelli “piatti di ultima generazione”, dice l’oculista: ottimizzano contrasto e risoluzione, riducono i campi elettrostatici (tra le cause dell’occhio asciutto) e “favoriscono una maggiore distanza tra occhio e video. Soprattutto in quelle postazioni di lavoro (tipo le reception) dove spazi esigui facilitano posture sbagliate incrementando l’astenopia”.
Per quanto riguarda le fonti di luce, gli esperti affermano che è necessario evitare riflessi sullo schermo: la luce deve essere presente, ma contenuta, e il contrasto tra schermo e ambiente appropriato. È infine fondamentale che le fonti luminose siano perpendicolari allo schermo (né di fronte né alle spalle dell’operatore), e la postazione pc deve essere distante almeno un metro dalle finestre (schermate con tende regolabili). E ancora.

La sedia ‘sana’ deve essere ben bilanciata, deve muoversi su rotelle autofrenanti, deve avere un sedile regolabile in altezza e uno schienale posizionato in modo da sostenere la zona lombare. La scrivania, invece, deve avere una superficie opaca, preferibilmente di colori tenui o neutri. Le dimensioni devono permettere una certa libertà nel posizionare gli elementi sulla scrivania, e la distanza tra bordo e tastiera deve essere di almeno di 15 centimetri per poter appoggiare gli avambracci.
Per finire, le pause. Qualche datore di lavoro storcerà il naso, ma per salvaguardare la salute oculare è importante ‘staccare la spina’ per 15 minuti ogni due ore di lavoro. Le pause benefiche sono un diritto previsto dalle legge e durante lo ‘stop’ è consigliabile sgranchirsi braccia e schiena, senza tuttavia impegnare gli occhi. Da italiasalute.it

AMBIENTI DI LAVORO BASATI SUI RISULTATI

Sul sito “punto sicuro” è stato recentemente pubblicato un interessante articolo sul concetto di ambiente di lavoro basato sui risultati.

Un Ambiente di lavoro basato sui risultati è fonte di malessere o benessere per chi vi lavora? Questa è la domanda alla quale cerca di rispondere una tesi di Laurea Magistrale in Sociologia .
Cosa si intende esattamente per Ambiente di lavoro basato sui risultati? Si tratta della traduzione italiana dell’acronimo ROWE (Results-Only Work Environment), strategia di gestione del lavoro sviluppata intorno al 2001 da Cali Ressler e Jody Thompson che ha come fine ultimo quello di lavorare senza orari e luoghi stabiliti dal management, in un ambiente collaborativo dove i colleghi e la dirigenza non controllano le attività o i tempi dedicati ad esse, ma i risultati raggiunti.

– Il framework delle quattro azioni applicato all’Ambiente di lavoro basato sui risultati (ROWE).

Scarica la tesi di laurea:

“ Ambienti di lavoro basati sui risultati come fattore di malessere e benessere”, Università degli Studi di Torino – Dipartimento Culture, Politica e Società – Laurea Magistrale in Sociologia – Tesi di laurea: “Ambienti di lavoro basati sui risultati come fattore di malessere e benessere” – Relatore Prof. Luca Storti – Laureando Massimo Piovano – Anno accademico 2019 – 2020 (formato PDF, 4.99 MB)

LINK:

https://www.puntosicuro.it/rischio-psicosociale-stress-C-35/ambienti-di-lavoro-basati-sui-risultati-come-fattore-di-malessere-benessere-AR-22341/

PRIME SCADENZE PER LE TUTELE DEI FRAGILI NELLO SMART WORKING

da edotto.com

Nel calendario più volte aggiornato e prorogato dello Smart working si approssima una prima scadenza per datori di lavoro e lavoratori.

Si tratta del 30 giugno 2022, una data che segna uno spartiacque tra i lavoratori. Le tutele in tema di smart working apprestate dal legislatore scadranno infatti a fine giugno per i lavoratori disabili e i genitori di figli con disabilità grave mentre proseguiranno fino al 31 luglio 2022 per i lavoratori maggiormente esposti a rischio di contagio e per i genitori lavoratori con almeno un figlio minore di anni 14.

Tralasciando la ratio che sottende il diverso trattamento di categorie di lavoratori ugualmente meritevoli di tutele, riepiloghiamo di seguito le misure in scadenza il 30 giugno 2022 secondo le previsioni di cui al decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24 convertito con modificazioni dalla L. 19 maggio 2022, n. 52.

Smart working: lavoratori fragili

La prima scadenza coinvolge i dipendenti lavoratori fragili di cui all’articolo 26, comma 2-bis, del Cura Italia (decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27).

Si tratta di lavoratori con riconoscimento di disabilità grave (articolo 3, comma 3, L. n. 104 del 1992) o in possesso di certificazione attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita.

Per questi lavoratori scade il 30 giugno 2022 (articolo 10, comma 1-ter del decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24) la possibilità di svolgere di norma la prestazione lavorativa in modalità agile, anche attraverso l’adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento, come definite dai contratti collettivi vigenti, o lo svolgimento di specifiche attività di formazione professionale anche da remoto.

Lavoratori ad elevata fragilità: tutele previdenziali

E sempre il 30 giugno 2022 è l’ultimo giorno utile entro il quale i lavoratori fragili che non possono ricorrere allo smart working secondo le modalità su indicate possono assentarsi dal lavoro e la loro assenza viene equiparata a ricovero ospedaliero.

Tale tutela previdenziale è riconosciuta esclusivamente ai lavoratori dipendenti affetti dalle patologie e nelle condizioni tassativamente individuate dal decreto D.M. 4 febbraio 2022.

Questi lavoratori ad elevata fragilità, se assicurati per la malattia presso l’INPS, hanno diritto all’erogazione dell’indennità direttamente dall’Istituto fino al 30 giugno 2022.

Per i lavoratori non assicurati per la malattia presso l’INPS, l’erogazione della prestazione (riconosciuta fino al 30 giugno 2022) è invece a carico del datore di lavoro che ha diritto ad un rimborso forfettario per gli oneri sostenuti per ciascun lavoratore pari ad un importo annuo di 600 euro, da riparametrare in base al numero di mesi interessati. Sono esclusi i datori di lavoro domestico e i datori di lavoro non assoggettati a contribuzioni previdenziali presso l’INPS (articolo 26, commi 2 e 7-bis, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, la cui validità è stata prorogata dall’articolo 10, comma 1-bis del decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24).

Smart working: genitori di figli con disabilità

Dal 1° luglio 2022 (articolo 10, comma 5-quinquies del decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24) verrà meno infine il diritto a svolgere la prestazione di lavoro in modalità agile per i genitori lavoratori dipendenti privati che hanno almeno un figlio con disabilità grave  (legge n. 104/1992), o almeno un figlio con bisogni educativi speciali.

Tale diritto, previsto dall’articolo 5-ter del decreto-legge 7 gennaio 2022, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 marzo 2022, n. 18, è riconosciuto anche in assenza degli accordi individuali, fermo restando il rispetto degli obblighi informativi previsti dagli articoli da 18 a 23 della legge 22 maggio 2017, n. 81 e a condizione che nel nucleo familiare non vi sia altro genitore non lavoratore e che l’attività lavorativa non richieda necessariamente la presenza fisica.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E ROBOTICA: IMPATTO SUI LAVORATORI.

L’automazione sul luogo di lavoro è in crescita. Benché i progressi tecnologici schiudano nuove opportunità, presentano anche nuove sfide per il futuro della sicurezza e della salute sul lavoro (SSL).

Nell’ambito del programma quadriennale di ricerca sulla digitalizzazione, l’EU-OSHA ha pubblicato una relazione iniziale per affrontare tipi e definizioni dell’intelligenza artificiale (IA) e della robotica avanzata per l’automazione delle attività sul lavoro. La relazione passa in rassegna gli usi attuali e potenziali in tutti i settori e i compiti, dai robot industriali e di magazzino ai software di IA nel settore sanitario e fornisce una panoramica delle politiche e delle strategie a livello nazionale e dell’UE.

Per approfondire, leggi la relazione e la sintesi Robotica avanzata, intelligenza artificiale e automazione delle attività: definizioni, usi, politiche e strategie e sicurezza e salute sul lavoro

Un documento programmatico presenta una tassonomia della robotica avanzata e dei sistemi basati sull’IA che possono essere impiegati sui luoghi di lavoro, seguendo un approccio basato sui compiti, per strutturare e valutare le opportunità e le sfide in materia di SSL.

da osha.eu

Per una panoramica del progetto, rimandiamo alla presentazione PowerPoint

Maggiori informazioni su questi risultati e su quelli a venire sono disponibili nella sezione tematica del sito Digitalizzazione del lavoro