STRESS LAVORO CORRELATO

TELELAVORO : IL METODO OIRA PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO

Da osha.eu

Poiché dopo la pandemia il telelavoro è molto diffuso, ora un nuovo strumento per la valutazione interattiva dei rischi online (OiRA) può aiutare sia i datori di lavoro sia i telelavoratori a creare spazi di lavoro più sicuri e più sani a domicilio. 

Lo strumento OiRA sul telelavoro non è specifico per settore. Indipendentemente dalla tua attività, puoi usarlo facilmente. Tale strumento aiuta i datori di lavoro generando dichiarazioni di rischio basate sulle politiche e i telelavoratori offrendo consigli in materia di sicurezza e salute, che vanno dall’organizzazione del luogo di lavoro all’ambiente di lavoro e alla postazione di lavoro fino ai rischi psicosociali che il telelavoro può comportare.

È possibile integrarlo negli strumenti OiRA settoriali dell’UE esistenti o i partner OiRA nazionali possono adattarlo per soddisfare le esigenze dei diversi paesi e settori. 

Gestisci una forza lavoro a distanza? O stai lavorando da casa? 

Utilizza e aiutaci a promuovere lo strumento OiRA sul telelavoro.

Scopri tutto su come OiRA aiuta le imprese a prevenire i rischi per la sicurezza e la salute sul lavoro

BENESSERE PSICOFISICO DEI LAVORATORI DEL COMPARTO ASSISTENZIALE .

da Inail.it

La ricerca dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (Eu-Osha), disponibile sul portale istituzionale, analizza le caratteristiche del settore assistenziale e i fattori che incidono sul benessere psicofisico dei lavoratori

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BILBAO – Il settore dell’assistenza sanitaria e sociale è occupato da circa l’11% del totale dei lavoratori dell’Unione europea e, come emerge dai dati 2020 della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound), ha registrato una crescita nell’ultimo decennio, soprattutto per effetto dell’invecchiamento della popolazione. Sul tema Eu-Osha ha condotto una ricerca, che analizza i rischi per la salute mentale e fisica dei lavoratori dediti alle attività assistenziali.

Le caratteristiche del comparto assistenziale e della forza lavoro. Secondo la classificazione statistica delle attività economiche nella Comunità europea (Eurostat, 2008), il settore si divide in assistenza sanitaria umana (ad esempio attività ospedaliere), residenziale e sociale (ad esempio assistenza sociale senza alloggio per anziani e disabili, attività di asilo nido). Come segnalato da Eu-Osha e da Eurofound, più di tre quarti delle figure professionali impiegate nell’assistenza sono donne. Dallo studio dell’Agenzia europea emerge che la maggior parte degli operatori assistenziali svolge il proprio lavoro in strutture ospedaliere, ma esistono anche altri luoghi di lavoro, come le case di cura, gli asili nido, gli studi medici e le case dei pazienti. Le occupazioni in questo settore coinvolgono figure professionali molto diverse, dai medici altamente istruiti agli assistenti infermieristici a basso salario.

I rischi connessi all’attività di assistenza sociale e sanitaria.  Lo studio di Eu-Osha riporta il dato di Eurostat, secondo cui nel 2020 oltre il 58% dei lavoratori del comparto ha riferito di essere esposto a fattori che influiscono negativamente sul proprio benessere mentale. In campo assistenziale, il carico di lavoro risulta essere in costante aumento anche a causa delle esigenze crescenti di una popolazione che invecchia e della carenza di professionisti sociosanitari. La pressione temporale, dovuta al sovraccarico da lavoro, costituisce per gli operatori un forte fattore di stress. A questo si unisce un carico emotivo pesante da gestire quando si entra in contatto con malattie gravi e terminali, con il dolore e l’ansia dei pazienti o con le richieste dei loro parenti.

L’impatto della digitalizzazione e del covid-19 sul benessere mentale dei lavoratori sociosanitari. Lo studio, citando i dati di un sondaggio dell’Agenzia, riporta che il 59% degli operatori sociosanitari con registra un aumento significativo dello stress lavoro correlato durante la pandemia. Il covid-19, infatti, a causa soprattutto della paura di infettarsi e di la gestione dei rischi psicosociali. Inoltre, evidenziando le interconnessioni che esistono tra la salute della forza lavoro e la necessità di garantire un’assistenza sicura e di qualità ai pazienti, lo studio suggerisce un approccio integrato, che tenga conto del benessere dei lavoratori, delle pratiche organizzative e della qualità dei servizi assistenziali.

Le conseguenze dei rischi psicosociali per il benessere dei lavoratori. Lo studio riporta che l’esposizione a fattori di rischio psicosociali può portare a stress lavorativo e causare una serie di gravi problemi di salute mentale e fisica come affaticamento cronico, depressione e malattie cardiovascolari. Dalle indagini riportate risulta che il 30% degli intervistati ha riferito di aver sperimentato negli ultimi 12 mesi stress, depressione e ansia legati al lavoro. Questi sintomi, se non gestiti con successo, possono favorire lo sviluppo di fenomeni di burnout. Inoltre, fornendo assistenza ai pazienti, è probabile che gli operatori siano esposti a traumi, che potenzialmente rischiano di portare a un disturbo da stress post-traumatico.

La gestione dei rischi psicosociali: la necessità di un approccio integrato. A partire dal 1989, con l’introduzione della Direttiva 89/391/CEE sulla sicurezza e la salute dei lavoratori, sono nate molte iniziative a livello internazionale, nazionale, regionale, settoriale e/o aziendale per la gestione dei rischi psicosociali. Inoltre, evidenziando le interconnessioni che esistono tra la salute della forza lavoro e la necessità di garantire un’assistenza sicura e di qualità ai pazienti, lo studio suggerisce un approccio integrato, che tenga conto del benessere dei lavoratori, delle pratiche organizzative e della qualità dei servizi assistenziali. 

QUALITA’ DEL SONNO E RENDIMENTO LAVORATIVO.

da Agi

Una buona qualità del sonno genera un maggior rendimento lavorativo. A dirlo, è una ricerca finanziata dall’INAIL, svolta dal Dipartimento di Medicina del Lavoro del Policlinico di Milano, con le università di Milano e Torino, il CNR e la Fondazione IGEA Onlus, che studia l’abilità lavorativa nell’invecchiamento dei lavoratori e i riflessi sulla sicurezza nell’ambiente di lavoro.

I primi risultati sono stati presentati al Lingotto di Torino in occasione del congresso SIML (Società Italiana di Medicina del Lavoro). Lo studio, di natura osservazionale e prospettico coinvolge i lavoratori con età maggiore di 50 anni sottoposti a ‘sorveglianza sanitaria.

Per ogni soggetto si rilevano: capacità lavorativa, alterazioni della qualità del sonno, performance cognitive (per valutare attenzione e flessibilità mentale; memoria visuo-spaziale a breve termine; memoria verbale a breve termine) e tecnostress, oltre a età biologica, fattori di rischio psicosociali e benessere psicologico.

Cosa dicono i dati

Tra ottobre 2021 e marzo 2022 – spiega il professor Matteo Bonzini, coordinatore dello studio e direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina del Lavoro Università degli Studi di Milano – sono stati arruolati 468 soggetti, di cui 290 (62%) white collars e 178 (38%) blue collars; di questi ultimi la maggior parte svolge (103, 58%) o ha svolto (45, 25%) un lavoro con turni anche notturni. 232 lavoratori (49%) provengono dal settore bancario, 134 (29%) dal settore chimico e 102 (22%) dal settore metalmeccanico. Capacità lavorativa, qualità del sonno e capacità cognitive presentano punteggi medi significativamente diversi tra white collars e blue collars”.

“Una peggiore qualità del sonno – afferma – è risultata associata a una minore capacità lavorativa e tale relazione è significativamente diversa tra white collars e blue collars (più marcata dei blue collars).

Dall’altro lato, una migliore performance cognitiva è risultata significativamente associata a una migliore capacità lavorativa, in particolare considerando il Memory Span Corsi nei blue collars. Infine, un alto tecnostress si è mostrato associato a una peggiore capacità lavorativa e a una minore performance cognitiva”.

“Lo studio in corso – prosegue – mostra una associazione tra ridotta capacità abilità lavorativa, performance cognitive (riduzione della memoria a breve termine) e qualità del sonno soprattutto negli operai e nei turnisti (di età superiore a 50 anni). Questi dati, da integrare con misure biologiche relative all’età biologica, sembrano indicare una suscettibilità maggiore nei lavoratori a maggior impegno fisico e che lavorano a turni.

Se confermati al termine dello studio, i risultati finora raccolti saranno importanti per le possibili ricadute sia in termini di sicurezza sul lavoro, visto il dato sulla memoria, sia per focalizzare la valutazione del rischio e le misure preventive sulle specificità dei lavoratori di età superiore ai 50 anni”. 

RETENTION E MOTIVAZIONE: IL MODELLO VIRTUOSO DEL SETTORE BIODARMACEUTICO

da mark-up.it

Questo quanto emerge dall’analisi Great Place to Work Italia, che ha stilato la classifica dei 10 “Best Workplaces in Pharma & Biotechnology” 2023

Settore biofarmaceutico tra i più virtuosi per quanto riguarda il benessere delle persone sul luogo di lavoro, un tema sempre più centrale (e polarizzante) nel dibattito collettivo a seguito della cosiddetta great resignation ascesa post pandemia . Ad offrire questo quadro è l’analisi di Great Place to Work Italia, dalla quale è scaturito anche il ranking dei 10 “Best Workplaces in Pharma & Biotechnology” nel 2023, ovvero le 10 migliori aziende farmaceutiche italiane per cui i dipendenti sono più felici di lavorare. L’indagine ha infatti coinvolto direttamente oltre 16mila collaboratori appartenenti alle imprese di quest’ambito, suddivise in due categorie dimensionali in base al numero di dipendenti.

Le persone che lavorano per aziende del settore pharma & biotechnology mostrano un trust index medio pari all’87%. “Dai dati analizzati abbiamo visto che la motivazione professionale e la missione sociale che i collaboratori del settore biofarmaceutico percepiscono hanno registrato un aumento davvero incredibile – dichiara Beniamino Bedusa, presidente di Great Place to Work Italia – Altro risultato eccellente di questa edizione del ranking è un ulteriore aumento del livello di retention del personale delle aziende premiate in classifica”. Un risultato che a livello di percepito generale probabilmente non stupisce, dato che il settore è noto per stipendi e benefit superiori alla media. Si tratta di una reputazione attrattiva e che sensatamente si punta a preservare, ancor più in quanto coerente con la più ampia mission di salute, che non può certo prescindere da un’attenzione alla salute interna dei collaboratori. A seguito dell’emergenza Covid, peraltro, è plausibile ipotizzare che la percezione del valore del comparto e della sua centralità per la vita quotidiana sia aumentato per la maggioranza dei cittadini.

QUESTIONARI PER LA VALUTAZIONE DELLO STRESS LAVORO CORRELATO.

Il protocollo sviluppato dall’INAIL per la Valutazione dello Stress Lavoro Correlato fornisce linee guida e strumenti per individuare le possibili fonti di stress sul posto di lavoro in ogni fase.

Per quanto riguarda gli strumenti, l’INAIL indica questionari, focus group e interviste semi-strutturate per la valutazione approfondita, che riguarda la percezione soggettiva dei lavoratori, utili per rilevare i fattori di contesto e di contenuto del lavoro che possono causare stress.

L’INAIL ha predisposto un “Questionario-Strumento Indicatore” basato sul modello inglese dell’HSE, facilmente utilizzabile e garantendo l’anonimato.

Tuttavia, il datore di lavoro può utilizzare anche altri strumenti alternativi per valutare la percezione del rischio, in relazione alle specificità .

Proprio per questo motivo qui forniamo una breve descrizione dei principali questionari che possono essere utilizzati in una valutazione più approfondita .

Questionari che indagano le FONTI DI STRESS:

  • JCQ – JOB CONTENT QUESTIONNAIRE di KARASECK (Karasek 1998): è lo strumento maggiormente utilizzato in medicina del lavoro per la valutazione dello stress lavoro correlato. È composto da 49 item che valutano l’incongruenza fra impegno richiesto e la libertà ed autonomia nello svolgimento del proprio lavoro.
  • INAIL HSE (Health and Safety Executive): composto da 35 item che corrispondono a sei fattori:
  1. Carico di lavoro, strutturazione del lavoro e ambiente di lavoro.
  2. Controllo: autonomia decisionale.
  3. Supporto: incoraggiamento da parte della dirigenza e dai colleghi.
  4. Relazioni: promozione di un modo di lavorare positivo e l’evitamento di conflitti.
  5. Ruolo: chiarezza del proprio ruolo all’interno dell’organizzazione.
  6. Cambiamento: gestione dei cambiamenti organizzativi.
  • ERI (Siegrest, 1966): questo questionario nasce dal modello sullo stress sviluppato da Siegrist (1996), in base al quale il livello di stress è dato dalla discrepanza tra l’impegno messo nel lavoro dal lavoratore e le ricompense ottenute. Il questionario è composto da 23 domande, 6 relative all’impegno lavorativo, 11 alle ricompense (scala R, reward) e 6 all’eccessivo impegno (overcommitment).

Esistono diversi questionari per indagare gli effetti dello stress, tra cui:

  • STAI – STATE TRAIT ANXIETY INVENTORY (Spielberger, 1983; Adattamento italiano a cura di Pedrabissi e Santinello, 1989): un questionario autosomministrato composto da 20 item che valuta l’ansia di stato, ovvero uno stato emotivo transitorio di un individuo in una particolare situazione. Alti punteggi corrispondono ad alti livelli di ansia.
  • JOB SATISFACTION SCALE (Warr, 1979): la dimensione viene misurata da un’unica scala, come espressione della soddisfazione tratta dal lavoro.

Per valutare le variabili individuali di risposta allo stress, si possono utilizzare questi questionari:

  • SES – Self Efficacy Scale (Judge, Erez, & Bono, 1998): misura la percezione che i soggetti hanno rispetto alla propria abilità di rendimento in diverse attività, nella tendenza a considerare se stessi capaci o incapaci di fronteggiare le richieste dell’ambiente.
  • RESILENCE SCALE (Connor-Davidson Resilience Scale, 2003): nasce con l’obiettivo di valutare la resilienza individuale, ovvero le risorse dell’individuo di rispondere alle pressioni ed allo stress.

Per indagare le fonti ed effetti dello stress, si possono utilizzare questi questionari:

  • MOHQ – Questionario Multidimensionale sulla salute organizzativa (Avallone, Paplomatas): un questionario molto vasto che descrive diverse aree, tra cui comfort degli ambienti di lavoro, chiarezza degli obiettivi, riconoscimento delle competenze, supporto da parte del management e dei colleghi, comunicazione, sicurezza, relazioni, fattori di stress e conflittualità.
  • OCS – Occupational Check up System (Leiter e Maslach, 2005): un questionario di 68 item su scala Likert che consente all’organizzazione di misurare, per tutto il personale, l’impegno e il burnout, la vita lavorativa, la percezione che il personale ha del cambiamento e i processi di management.
  • OPRA – Organizational and Psychosocial Risk Assessment (Giunti OS): è composto da 3 sezioni, ognuna delle quali indaga aree diverse, come il risk index, l’inventario delle fonti di rischio e la salute psicofisica.
  • OSI – Occupational Stress Indicator: un test per la rilevazione ad ampio spettro dello stress psicosociale in organizzazione. È composto da sei sezioni articolate in 167 item con scala Likert che riguardano il questionario biografico, il questionario sulle fonti di stress, le caratteristiche dell’individuo che possono provocare l’esperienza di stress, le strategie di coping e gli effetti dello stress a livello individuale e organizzativo.
  • M-DOQ (Majer D’Amato, 2005): si compone di 120 item che valutano diverse aree, come la comunicazione, l’autonomia, il team, la coerenza, la job description, il job involvement, le reward, il leadership, l’innovatività, il dinamismo/sviluppo, la libertà e l’incentivazione.
  • Q-BO (De Carlo, 2008): il modello è finalizzato a valutare principalmente il rischio di stress fisiologico, psicologico e comportamentale, considerando il carico lavorativo sia quantitativo che cognitivo, il controllo/autonomia, le ricompense, la crescita professionale, il conflitto e la non chiara definizione delle responsabilità.

TOSSICITA’ PSICOLOGICA SUI LUOGHI DI LAVORO

ALESSANDRO GUERRI medico specialista in Medicina del Lavoro.

La salute mentale rappresenta un’importante elemento per il benessere dei lavoratori. Nuovi studi dell’American Psychological Association (APA) analizzano il ruolo che gli ambienti di lavoro” tossici” dal punto di vista psicologico possano avere sulla salute mentale dei lavoratori.

Il 13 luglio, l’APA ha pubblicato i risultati e le conclusioni di un sondaggio su lavoratori americani svoltosi nel 2023. Nella valutazione dei vari ambienti di lavoro, l’organizzazione ha utilizzato il Framework per la salute mentale e il benessere sul posto di lavoro del Surgeon General degli Stati Uniti.

Il sondaggio, condotto da The Harris Poll tra il 17 aprile e il 27 aprile 2023, ha inoltre fornito raccomandazioni per migliorare la salute mentale dei lavoratori, basate su 5 criteri essenziali “Five Essentials” ovvero la protezione da traumi fisici/ psichici , la connessione con i colleghi e la comunità, l’equilibrio tra lavoro e vita privata, l’importanza del lavoro e le opportunità di crescita.

Dei 2.515 adulti occupati intervistati negli Stati Uniti, il 19% ha dichiarato che il proprio posto di lavoro è molto o in qualche modo ” tossico” dal punto di vista psicologico. Inoltre, il 22% ha subito danni alla propria salute mentale sul lavoro, mentre la stessa percentuale ha affermato di aver subito molestie nei 12 mesi precedenti, rispetto al 14% dell’anno precedente.

L’impatto della ” tossicità psicologica” del posto di lavoro sulla salute mentale è ancora più evidente nei risultati del sondaggio. Gli intervistati che hanno lavorato in un ambiente tossico hanno avuto più di tre volte la probabilità di riportare un declino della loro salute mentale generale rispetto a coloro che non hanno sperimentato questa condizione, rispettivamente dal 52% al 15%.

La grande maggioranza degli intervistati, il 92%, ha dichiarato che è molto o piuttosto importante che i loro datori di lavoro valorizzino il benessere emotivo e psicologico, e lo stesso vale per il supporto della salute mentale dei dipendenti. Infatti, il 77% dei lavoratori intervistati ha dichiarato di essere molto o abbastanza soddisfatto del sostegno dei propri datori di lavoro, mentre il 59% ha concordato che i loro datori di lavoro forniscono regolarmente risorse per la salute mentale.

“I dati del nostro sondaggio confermano che i dipendenti danno la priorità al supporto sia fisico che psicologico sul lavoro e che le pratiche che i datori di lavoro stanno mettendo in atto stanno andando nella giusta direzione”, ha affermato Arthur C. Evans Jr., PhD, amministratore delegato di APA nel comunicato stampa. Tuttavia, l’importanza di migliorare la situazione è evidente, poiché il numero di lavoratori che sperimentano non solo un ambiente di lavoro tossico, ma anche un aumento dello stress e una mancanza di rispetto nei confronti del loro tempo personale, è allarmante”.

APPROFONDIMENTI:

https://www.davidealgeri.com/lavoro-tossico-quando-le-richieste-superano-le-risorse/

https://it.yestherapyhelps.com/toxic-works-11-signs-that-indicate-you-have-a-garbage-job-12888

PROMOZIONE DELLA SALUTE PER I LAVORATORI ANZIANI

La promozione della salute mentale sui luoghi di lavoro è fondamentale per garantire a tutti una vita i sana e attiva anche nelle età più avanzate. Può inoltre ridurre la necessità di cure , prevenire il pensionamento anticipato e problematiche di l’invalidità. Il documento qui di seguito è tratto dal sito eurohealth.net ed offre alcuni consigli e strategie per ridurre i rischi psicosociali che riguardano la salute di quella parte della popolazione lavorativa anziana.

da Eurohealth.net

I lavoratori più anziani tendono a sperimentare più rischi psicosociali rispetto ad altri gruppi di età. Le loro competenze possono diventare obsolete più rapidamente di quanto non siano in grado di riqualificare e migliorare le competenze e contratti di lavoro precari possono minare la loro capacità di costruire risorse sociali ed economiche. I lavoratori più anziani segnalano più spesso rischi per la salute legati al lavoro e hanno tassi più elevati di assenze per malattia. Ma non deve essere così. Se adeguatamente supportati e protetti, i lavoratori anziani sono una risorsa per l’organizzazione, l’economia e la società. 

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Le prove crescenti lo dimostrano la salute dei lavoratori è influenzata da rischi psicosociali, come obblighi conflittuali tra lavoro e vita familiare, precarietà del lavoro e stress correlato al lavoro. Coloro che soffrono di problemi psicosociali sul lavoro hanno tassi più elevati di problemi cardiaci e cardiovascolari e soffrono di una maggiore privazione del sonno e depressione.

 Leggi la nostra policy brief per la protezione dei lavoratori anziani sul posto di lavoro

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Migliorare la salute e la sicurezza sul lavoro è a obiettivo chiave della politica sociale dell’UE. Il pilastro europeo dei diritti sociali specifica i diritti a modalità di lavoro che facilitino le responsabilità assistenziali (Principio 9) e a un ambiente di lavoro adeguato alle esigenze professionali e che protegga la salute e la sicurezza (Principio 10). Mentre la Commissione Europea sta lanciando il suo Strategia assistenziale europea e fare progetti per a approccio globale alla salute mentale a livello europeo, la nostra policy brief offre percorsi per il progresso.

Il brief fa sei raccomandazioni per la mitigazione dei rischi psicosociali sul lavoro che devono essere adottate dai datori di lavoro e portate avanti dai responsabili politici. Ciò andrà a vantaggio di tutti i lavoratori, ma soprattutto dei lavoratori più anziani.

  • Incoraggiare l’apprendimento permanente e lo sviluppo di competenze diverse  
  • Offri opzioni per un lavoro flessibile 
  • Sfruttare processi di tutoraggio “bidirezionali”.  
  • Offrire strutture pensionistiche flessibili 
  • Stabilire politiche di supporto e rafforzare le capacità organizzative per i benefici per la salute  
  • Identificare (mentali) “promotori della salute” e programmi promettenti 

Risorse correlate

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Affrontare i rischi psicosociali e sostenere la salute mentale dei lavoratori anziani: politica e pratica in azione – KO ki:

Banner seminario annuale 2022

Seminario annuale EuroHealthNet sull’investimento nel benessere e nell’equità sanitaria per giovani e meno giovani’
– Rapporto disponibile

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Ridurre le disuguaglianze investendo in assistenza sanitaria

INTERVENTI MIRATI E STRESS LAVORO CORRELATO : UNO STUDIO.

da doctor33.it

Gli interventi mirati a ridurre lo stress correlato al lavoro per gli operatori sanitari possono portare a miglioramenti nel modo in cui le persone affrontano situazioni stressanti fino a un anno dopo, secondo una revisione Cochrane delle più recenti prove disponibili sull’argomento, che aggiorna una precedente ricerca del 2015.
«Gli operatori sanitari spesso affrontano situazioni stressanti ed emotive nella cura dei pazienti, sofferenza umana e pressione dalle relazioni con pazienti, familiari e datori di lavoro, nonché lunghi orari di lavoro. Abbiamo scoperto che questi professionisti potrebbero essere in grado di ridurre il loro stress mediante interventi a livello individuale come la terapia cognitivo comportamentale, l’esercizio fisico o l’ascolto di musica. Ciò può essere vantaggioso per gli stessi operatori sanitari e può ripercuotersi sui pazienti di cui si prendono cura e sulle organizzazioni per cui lavorano» spiega Sietske Tamminga, dell’Amsterdam University Medical Centre, nei Paesi Bassi, che ha guidato il gruppo di lavoro.
I ricercatori hanno valutato i dati di 117 studi riguardanti gli effetti di vari approcci per la riduzione dello stress, che hanno coinvolto 11.119 operatori sanitari in tutto il mondo randomizzati a diversi interventi. Lo stress è stato valutato mediante questionari che misuravano i sintomi a breve termine (fino a tre mesi dopo la fine di un intervento), a medio a lungo termine (da tre a 12 mesi), e a lungo termine (fino a dopo più di un anno).
La revisione ha esaminato gli interventi a livello del singolo operatore sanitario che focalizzavano l’attenzione sull’esperienza dello stress o che allontanavano dall’esperienza dello stress.
Le strategie per focalizzare l’attenzione sullo stress includevano la terapia cognitivo comportamentale (CBT) e la formazione sull’assertività, le capacità di coping e di comunicazione. Gli interventi che focalizzavano l’attenzione lontano dallo stress includevano rilassamento, meditazione consapevole, esercizi come yoga e tai chi, massaggi, agopuntura e ascolto di musica.
Gli operatori sanitari coinvolti negli studi stavano sperimentando livelli di stress e burnout da bassi a moderati, con sintomi fisici come mal di testa, tensione muscolare o dolore, ma anche sintomi mentali, come depressione, ansia, difficoltà di concentrazione e problemi emotivi e relazionali.
Gli esperti sottolineano che saranno necessari studi più ampi e di migliore qualità per esaminare gli effetti sia a breve che a lungo termine degli interventi a livello individuale, e che potrebbe essere ancora più vantaggioso migliorare direttamente le condizioni di lavoro, invece di aiutare le persone ad affrontare meglio gli oneri psicosociali. Ad esempio, i datori di lavoro dovrebbero affrontare problemi di carenza di personale, eccesso di lavoro e schemi di turni.
I ricercatori avvertono inoltre che le stime degli effetti degli interventi di gestione dello stress a livello individuale potrebbero essere state distorte a causa delle caratteristiche di alcuni studi inclusi, e del fatto che ci fossero troppo pochi studi incentrati su fattori specifici che possono causare stress sul posto di lavoro. «Attualmente siamo di fronte a una carenza di operatori sanitari a causa degli alti tassi di turnover, e un’efficace prevenzione dello stress e del burnout può aiutare a ridurla» concludono gli autori.

Cochrane 2023. Doi: 10.1002/14651858.CD002892.pub6
http://doi.org/10.1002/14651858.CD002892.pub6

PIATTAFORME DIGITALI E LAVORO .

Le piattaforme di lavoro digitali hanno trasformato il mondo del lavoro e rappresentano una nuova sfida nella gestione della sicurezza sul lavoro . Attualmente sono presenti nella comunità Europea oltre 500 piattaforme . Questa nuova modalità di lavoro permette diverse opportunità occupazionali ma pone anche interrogativi per la presenza inevitabile di nuovi rischi professionali quali l’incremento del ritmo lavoro, l’applicazione parziale delle norme vigenti in materia di SSL e la precarietà del tipo di lavoro. Allo stesso tempo, lavorare per una piattaforma di lavoro digitale , rappresenta un’opportunità eccezionale per alcuni particolari gruppi di lavoratori (in genere svantaggiati ), come i lavoratori disabili o i migranti, di entrare o rientrare nel mercato del lavoro.

( Dott Alessandro Guerri)

Su queste problematiche è possibile consultare la documentazione prodotta dall Agenzia Europea sulla sicurezza :

 progetto di ricerca sulla SSL sulla digitalizzazione ,

Prevenire e gestire i rischi per la salute e la sicurezza nel lavoro su piattaforme digitali 

Diversità della forza lavoro e piattaforme di lavoro digitali: implicazioni per la sicurezza e la salute sul

“Lavoro sano e sicuro nell’era digitale” 2023-25

RUMORE AMBIENTALE E QUALITÀ DEL SONNO

Diversi recenti studi hanno evidenziato come il rumore ambientale possa incidere notevolmente sulla durata e sulla qualità del sonno.

Il sonno notoriamente svolge un ruolo molto importante nella salute e nel benessere generale del nostro corpo e della nostra mente :

  1. Migliora la memoria e la capacità di apprendimento: durante il sonno il cervello elabora le informazioni acquisite durante la giornata, consolidando le memorie e migliorando la capacità di apprendimento.
  2. Riduce lo stress: il sonno aiuta a ridurre i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, nel corpo.
  3. Migliora l’umore: le persone che dormono bene tendono ad essere più felici e positive.
  4. Rinforza il sistema immunitario: durante il sonno il corpo produce proteine che aiutano a combattere le infezioni, rafforzando il sistema immunitario.
  5. Aiuta a mantenere un peso sano: il sonno regolare aiuta a mantenere un peso sano, poiché influisce sui livelli di ormoni che regolano l’appetito.
  6. Favorisce la salute del cuore: il sonno aiuta a ridurre la pressione sanguigna e il rischio di malattie cardiovascolari.
  7. Il rumore ambientale è invece una fonte di disturbo comune nella vita quotidiana, che può influire sulla salute e sul benessere delle persone. In particolare, il rumore aereoportuale in particolare è un tipo di rumore ambientale che può avere un impatto significativo sulla qualità del sonno delle persone che vivono vicino agli aeroporti.

Gli effetti del rumore aereoportuale sulla qualità del sonno sono stati ampiamente studiati negli ultimi decenni. Le ricerche hanno dimostrato che il rumore aereoportuale può interrompere il sonno, causando un sonno meno profondo e meno riposante. Questo può portare ad una diminuzione della qualità del sonno, con conseguente affaticamento, sonnolenza durante il giorno e una maggiore probabilità di problemi di salute a lungo termine.

Uno dei modi principali in cui il rumore aereoportuale può influire sulla qualità del sonno è attraverso la sua capacità di interrompere il sonno durante le fasi più leggere. Il rumore può causare un aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, così come un aumento del tono muscolare, che può portare ad un risveglio o ad una diminuzione della qualità del sonno. Inoltre, il rumore aereoportuale può anche causare un aumento del rischio di apnee notturne, disturbi respiratori durante il sonno che possono portare a problemi di salute a lungo termine.

Alcuni studi hanno anche evidenziato una maggiore suscettibilità degli anziani, delle donne in gravidanza e dei bambini agli effetti del rumore aereoportuale sulla qualità del sonno. In particolare, i bambini possono essere più vulnerabili ai disturbi del sonno causati dal rumore aereoportuale a causa della loro maggiore sensibilità uditiva.

Esistono diverse tecniche per ridurre l’impatto del rumore aereoportuale sulla qualità del sonno. Ad esempio, la riduzione del rumore attraverso l’uso di materiali fonoassorbenti o l’installazione di finestre insonorizzate può aiutare a ridurre la quantità di rumore che penetra in una casa. Inoltre, l’uso di dispositivi di mascheramento del rumore, come ventilatori o apparecchi acustici, può anche aiutare a mascherare il rumore aereoportuale e a migliorare la qualità del sonno.

Il rumore aereoportuale ed ambientale può avere un impatto significativo sulla qualità del sonno delle persone che vivono vicino agli aeroporti. Tuttavia, esistono diverse tecniche per ridurre l’impatto del rumore sulla qualità del sonno, che possono aiutare le persone a dormire meglio e ad evitare i problemi di salute a lungo termine associati al sonno disturbato.

link :

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35857401/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29538344/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36981810/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27529260/

dott Alessandro Guerri medico Specialista in Medicina del Lavoro