SANITA’

VIOLENZA DOMESTICA E LAVORO

da osha.europa.eu

La violenza domestica ha un impatto sull’occupazione, sulla produttività, sulla sicurezza e sulla salute in una miriade di modi. Ciò ha costretto i governi, le organizzazioni internazionali e le istituzioni del mercato del lavoro a riconoscere e rispondere progressivamente alla violenza domestica come problema sul posto di lavoro.

Riconoscendo l’interconnessione tra lavoro e vita privata, i datori di lavoro aprono la porta ad ampliare la portata del rapporto di lavoro e offrono aiuto alle vittime di violenza domestica, con misure che vanno da congedi prolungati all’assistenza nello sviluppo di un piano di supporto personale e di sicurezza sul lavoro a fornire formazione ed educazione sulla violenza domestica e sulle procedure di prevenzione.

Scopri di più su ciò che l’UE sta facendo per proteggere i suoi cittadini dalla violenza domestica e sul posto di lavoro, in questo  articolo OSHwiki e nel documento di discussione  Costruire spazi sicuri: violenza domestica e luogo di lavoro

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RASSEGNA SCIENTIFICA INAIL : IL NUMERO UNO

Il primo numero di “Rassegna scientifica della ricerca” raccoglie gli articoli scientifici pubblicati dai ricercatori INAIL su riviste internazionali nel corso del 2023. Il volume ha lo scopo di dare visibilità ai risultati delle attività di ricerca anche al di fuori della comunità scientifica.

La rassegna degli articoli scientifici pubblicati dai ricercatori dell’Inail su riviste internazionali, peer-reviewed e indicizzate, ha lo scopo di dare visibilità ai risultati delle attività di ricerca anche al di fuori della comunità scientifica. 
Il primo numero raccoglie la produzione scientifica realizzata nel corso dell’intero anno 2023, per un totale di 136 articoli su tematiche multidisciplinari, una caratteristica peculiare dei Dipartimenti scientifici dell’Inail. A partire dal 2024 la rassegna verrà pubblicata con periodicità trimestrale.
 L’indice degli articoli in ordine alfabetico contiene i collegamenti ipertestuali alle schede riassuntive che riportano, oltre al titolo e ai nomi degli autori, l’abstract in inglese, un breve riassunto in italiano e il link al full text nel caso di riviste open access.

.PRIMO NUMERO – ANNO 2023Questo primo numero raccoglie la produzione scientifica realizzata nel corso dell’intero anno 2023, per un totale di 136 articoli su tematiche multidisciplinari.

https://www.inail.it/cs/internet/comunicazione/pubblicazioni/rassegna-scientifica-della-ricerca.html

MEDICINA , AI E LAVORO .

da dottnet.it

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Grazie all’innovazione legata all’AI, la realtà aumentata o la robotica si sta disegnando quella che sarà la sanità del futuro

Intelligenza artificiale, robotica, nanotecnologie, stampanti 3D, robotica e realtà aumentata. Sono alcuni dei progressi tecnologici degli ultimi anni che, in modo sempre più deciso, stanno entrando anche nell’ambito della medicina e della salute che, proprio grazie all’innovazione, potrebbe diventare sempre più efficiente.  

“Dobbiamo – precisa Silvia Movio, Director di Hunters, brand di Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale altamente qualificato – fare una prima premessa che è molto importante: la tecnologia, in qualunque sua forma, non sostituirà mai il preziosissimo e fondamentale lavoro di medici, infermieri e operatori sanitari, ma l’automazione e la possibilità di elaborare e interpretare una grande quantità di dati potranno sicuramente migliorare la diagnosi e il trattamento di numerosissime patologie. Questa rivoluzione si traduce, ovviamente, nella necessità per le strutture pubbliche e private di trovare competenze sempre più specifiche. Nei prossimi mesi, infatti, cresceranno dell’8% le opportunità per Medici Radiologi – Oftalmologi e Medici impiegati nella telemedicina”. 

L’impatto della tecnologia sulla medicina: le opportunità di lavoro. Gli algoritmi stanno cambiando radicalmente anche il modo di fare diagnosi, sono fondamentali nella fase di interpretazione delle immagini e aiutano ad analizzare enormi quantità di dati per fornire una visione completa e sempre più accurata del quadro clinico dei pazienti, portando a diagnosi sempre più accurate, tempestive e precise. L’IA non solo identifica i rischi di malattie, ma aiuta anche a personalizzare le strategie preventive. Basandosi su variabili come l’età, il genere, la storia clinica e lo stile di vita di un individuo, l’IA può suggerire piani di intervento preventivo su misura. Questo approccio personalizzato è fondamentale, poiché ciò che funziona per una persona potrebbe non essere efficace per un’altra.

“Nei prossimi anni – aggiunge Silvia Movio – le competenze, anche in ambito tecnologico, per medici, infermieri e operatori sanitari saranno sempre più centrali. I medici del futuro saranno chiamati ad interagire sempre di più anche con le macchine per fornire ai pazienti un supporto sempre più accurato e preciso”. Non parliamo quindi di nuove professionalità, ma di reinvenzione del mestiere del medico. Ad esempio, tecnologie basate sull’AI controllano già oggi le grandi apparecchiature di diagnostica per immagini (Tomografia Computerizzata, TC o Risonanza Magnetica, RM), standardizzando i protocolli di acquisizione e riducendo drasticamente i tempi di acquisizione degli esami, al fine di migliorare la compliance e il comfort dei pazienti. Differenti specializzazioni mediche si distinguono già per un alto impatto dell’AI nei processi di indagine ed analisi.  La maggior parte di queste applicazioni infatti riguarda la radiologia: molto avanzate sono le applicazioni dell’IA alla mammografia, per lo screening oncologico, ma ce ne sono anche in medicina interna, oftalmologia e in ambito gastro-enterologico a supporto degli esami endoscopici. Interessanti anche le prospettive per i medici impiegati nella Telemedicina, sempre più centrale nella sanità del futuro.

Il PNRR 2024 sottolinea il suo potenziale innovativo per un sistema sanitario italiano più efficiente, equo e accessibile a tutti i cittadini e sempre nel 2024 è previsto il lancio del Portale nazionale che non erogherà servizi di telemedicina, ma monitorerà la diffusione della telemedicina nelle attività di assistenza sanitaria erogate su tutto il territorio nazionale.

RISCHI PSICOSOCIALI NEL LAVORO AGILE : UN SAGGIO DELL ‘ UNIVERSITÀ DI URBINO.

Il saggio si propone di descrivere il fenomeno dei rischi psicosociali correlati al lavoro agile nell’ambito delle pubbliche amministrazioni. Se, da un lato, il processo di transizione digitale tende a valorizzare il ricorso al lavoro da remoto, dall’altro, il lavoro agile comporta notevoli conseguenze sulla salute, anche mentale, dei lavoratori. Si è, perciò, dato conto di questi “nuovi” rischi e delle misure necessarie a prevenirli in un’ottica di sicurezza partia

Versioni

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Autrice

Alice Biagiotti Università degli studi di Urbino

LA PROMOZIONE DELLA SALUTE NEI LUOGHI DI LAVORO : VADEMECUM REGIONE LAZIO.

La promozione della salute si attua negli ambiti regionali mediante azioni volte a impegnare istituzioni e parti sociali, attuando così quanto previsto dal Piano nazionale della prevenzione 2020-2025 e dai rispettivi Piani regionali. La Regione Lazio ha approvato il 12 gennaio scorso, mediante una propria Delibera, il vademecum “Indicazioni per la gestione della promozione della salute nei luoghi di lavoro” in attuazione del Programma Predefinito PP3 “Luoghi di lavoro che promuovono salute”.
Il vademecum nasce dall’attività svolta dal Tavolo di lavoro tecnico intersettoriale coordinato dall’Ufficio Sicurezza nei luoghi di lavoro della Regione.

PIANO NAZIONALE DELLA PREVENZIONE 2020-2025
PROGRAMMA PREDEFINITO PP3
“Luoghi di lavoro che promuovono salute”

VADEMECUM
“INDICAZIONI PER LA LA GESTIONE DELLA PROMOZIONE DELLA SALUTE NEI LUOGHI DI LAVORO”

Fonte: Repertorio Salute

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Vai al vademecum “Indicazioni per la gestione della promozione della salute nei luoghi di lavoro”…

FOCUS SU MIOPIA E DISTACCO RETINICO

da insalautenews.it

Dal 2009 l’incidenza di distacco di retina, per il quale la miopia elevata è un grosso fattore di rischio, è cresciuta del 44% anziché del 3% come sarebbe stato atteso in base all’incremento della popolazione. In chi ha perso oltre 6/8 diottrie, il pericolo è 39 volte più elevato rispetto alla norma; in chi ha un grado di miopia inferiore, il rischio triplica. Neanche giovani e giovanissimi sono al sicuro: fino al 6% dei distacchi di retina riguarda la popolazione pediatrica e, sebbene nella maggior parte dei casi siano causati da traumi, nel 15% la responsabilità è di un’elevata miopia, che è un fattore di pericolo anche e soprattutto negli under 50

Roma, 1 dicembre 2023 – C’è una “relazione pericolosa” fra la miopia, un problema in aumento esponenziale soprattutto fra i giovani, e il distacco di retina, un evento grave che è una delle cause più frequenti di perdita della vista. La miopia, specialmente se elevata e quindi superiore a 6/8 diottrie, indebolisce l’occhio e fa salire il rischio di distacco retinico, che nel nostro Paese si stima riguardi 50mila casi l’anno.

L’epidemiopia, ovvero l’epidemia di miopia che sta dilagando nel mondo con 2,6 miliardi di persone colpite, più del doppio dell’obesità, rischia di portare anche a un’epidemia di distacchi di retina. Dal 2009 al 2016, stando a recenti dati raccolti in Olanda e pubblicati su Jama Ophthalmology, il numero di casi è cresciuto del 44% e ciò non si può spiegare solo con l’incremento della popolazione, pari al 3%, ma proprio con la crescita continua dei casi di miopia.

Il 30% della popolazione globale è costretto già oggi a portare gli occhiali per vedere da lontano, ma le previsioni degli OMS stimano che entro il 2050 si arriverà al 50%. Tutto questo preoccupa gli esperti che, in occasione dell’11esimo congresso internazionale Floretina ICOOR, a Roma con il patrocinio di Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli IRCCS, hanno lanciato l’allarme: occorre prevenire la miopia e soprattutto far sì che le persone con questo difetto della vista si sottopongano a controlli regolari e siano informate dei sintomi del distacco di retina a cui prestare attenzione, così da rivolgersi subito allo specialista.

L’incremento dell’incidenza dei distacchi di retina del 44% osservato fra il 2009 e il 2016 dal Dutch Rhegmatogenous Retinal Detachment Study, non spiegabile attraverso l’aumento della popolazione o anche del numero di interventi chirurgici oftalmologici come la cataratta, porta a temere che l’epidemia di miopia possa provocare anche un’epidemia di distacchi di retina nel prossimo futuro – osserva Stanislao Rizzo, presidente di Floretina ICOOR, direttore del dipartimento di oculistica del Policlinico A. Gemelli IRCCS e Ordinario di oculistica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – Uno studio statunitense pubblicato di recente su Scientific Reports ha confermato i timori: analizzando i dati di oltre 85 milioni di persone si è verificato che in chi ha una miopia elevata il rischio di distacco retinico cresce di ben 39 volte, nei miopi più lievi è comunque triplo rispetto alla norma. L’occhio miope è infatti più fragile perché molto allungato, le trazioni interne che si creano possono contribuire ad aumentare il pericolo di distacco retinico”.

Il distacco di retina si ha quando uno strato di questo tessuto si solleva da quello sottostante, che fornisce nutrimento e ossigeno alle cellule retiniche: queste in breve tempo iniziano a morire, comportando una grave perdita di capacità visiva. La retina non ha recettori per il dolore, ma subito prima del distacco retinico si hanno sintomi evidenti fra cui, come spiega Francesco Faraldi, Direttore della Divisione di Oculistica dell’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano – Umberto I di Torino , “le miodesopsie, ovvero corpi fluttuanti come macchie, punti neri, ‘mosche’ che offuscano la visione. Si possono poi avere lampi di luce improvvisi nella zona periferica del campo visivo o la visione di un’ombra scura. In questi casi è fondamentale rivolgersi prima possibile a un’oculista; è inoltre opportuno che chi è miope, per valutare lo stato di salute della propria retina, si sottoponga annualmente a una visita di controllo. Questo vale fin da giovanissimi: il distacco di retina non è appannaggio esclusivo degli adulti e fino al 6% dei casi riguarda la popolazione pediatrica con meno di 12 anni. Nella maggior parte dei casi si tratta di eventi successivi a traumi, ma nel 15% la colpa è di una miopia elevata, come indicano recenti dati dell’American Academy of Ophthalmology. Anzi, come ha dimostrato un recente studio su Clinical Ophthalmology, è proprio la presenza di una miopia elevata ad associarsi a distacchi retinici in età più giovane: la maggioranza dei casi avviene fra i 45 e i 60 anni, ma prima accade l’evento, più è probabile la concomitanza di una miopia elevata, presente nel 40% dei distacchi di retina under 50 e soltanto nel 13% degli over 50. Con l’andare degli anni, quindi, il ‘peso’ della miopia sulla fragilità della retina si riduce ed è perciò importante fare controlli regolari e prestare attenzione ai segnali d’allarme”, conclude Faraldi.

Le nuove terapie per la miopia

“La miopia è la difficoltà di vedere da lontano. I miopi hanno il bulbo oculare “a palla da rugby”, più lungo della norma: ciò fa sì che gli oggetti distanti non vengano messi a fuoco esattamente sulla retina – spiega Rizzo – L’allungamento del bulbo oculare è dovuto in parte a cause genetiche e in parte, prevalente, all’eccessiva visione da vicino, che costringe l’occhio a spostare la messa a fuoco”.

Questa condizione, spesso sottovalutata, può portare ad alterazioni gravi come il distacco di retina, ma anche all’aumento del rischio di glaucoma e maculopatie. Per 500 milioni di persone colpite da miopia elevata, questa sarà causa secondo l’Oms di cecità irreversibile. Eppure, mai come oggi, nei casi che non dipendono da ereditarietà, è possibile prevenirla o rallentarne l’evoluzione per evitare pericolose conseguenze.

In aumento esponenziale tra bambini e giovani, la miopia, a differenza che in passato, insorge ormai intorno ai 10 anni anziché a 13-15 e si stabilizza a 30 anni e non più a 18 – aggiunge Rizzo – Per prevenirla è dunque necessario ridurre l’uso eccessivo di tablet e smartphone, più dannosi della tv, e trascorrere un paio di ore al giorno all’aria aperta”.

Se in passato le uniche armi per la miopia erano le lenti correttive e l’intervento di chirurgia refrattiva di rimodellamento della cornea, adesso ci sono rimedi che permettono di rallentarne la progressione. “Tra i più efficaci, un collirio a base di atropina estremamente diluita, che agisce su alcuni recettori dei tessuti dell’occhio. Sebbene il meccanismo esatto dell’atropina nel controllo della miopia non sia noto, si ritiene che l’atropina agisca direttamente o indirettamente sulla retina o sulla parete oculare, contrastando quindi la crescita dell’occhio”.

“Da qualche anno, poi – aggiunge l’esperto – sono arrivate delle lenti a defocalizzazione periferica, cioè una messa a fuoco perfetta al centro, come le lenti tradizionali, e l’inserimento nella parte esterna di una serie di microlenti di circa 1 millimetro che hanno un fuoco spostato in avanti. In questo modo creano meno stimolo e meno allungamento del bulbo oculare, con un’efficacia del 50% nel rallentamento della velocità di progressione della miopia”, conclude Rizzo.

UN CHATBOT PIU’ PRECISO DEI MEDICI : UNO STUDIO.

da doctor33.it

Un chatbot avrebbe dimostrato una precisione superiore nelle diagnosi e più empatia rispetto a un medico di base.

L’algoritmo di intelligenza artificiale, denominato Articulate Medical Intelligence Explorer (AMIE), è basato su un grande modello linguistico (LLM) sviluppato da Google ed è addestrato per condurre e valutate conversazioni mediche. Nei test con attori addestrati ad avere patologie ha eguagliato o addirittura superato le performance dei medici umani.

Il chatbot ha dimostrato un’accuratezza superiore nella diagnosi di problemi respiratori, condizioni cardiovascolari e varie patologie rispetto a un medico generico. Inoltre, confrontato con i medici umani, l’algoritmo ha estratto una quantità simile di informazioni dai dialoghi, mostrando un livello più elevato di empatia. come riportato in uno studio preliminare di Tao Tu e colleghi di Google Research e Google DeepMind.

Il software si è basato su cartelle cliniche e anamnesi vocali reali trascritte da medici e pazienti. Per ulteriormente addestrare il modello, i ricercatori hanno incaricato il sistema LLM di interpretare il ruolo di una persona con una specifica malattia o di un medico. Inoltre, il loro algoritmo ha assunto il ruolo di un collega critico, valutando l’interazione del medico con il paziente e fornendo feedback per il miglioramento.

Passando alla fase di test, i ricercatori hanno arruolato 20 partecipanti in uno studio: non pazienti reali ma attori addestrati a simulare sintomi specifici.

Basandosi su un testo preconfezionato i partecipanti hanno simulato, in cieco – quindi senza sapere se stavano interagendo con il sistema AMIE o con un medico vero – un consulto medico con il sistema AI e con 20 medici veri simulando 149 scenari clinici.

Il sistema AMIE ha eguagliato o superato l’accuratezza delle diagnosi dei medici in tutte e sei le specialità mediche esaminate. Su 26 criteri di qualità della conversazione analizzati, il sistema ha superato i medici veri in 24 casi, tra cui cortesia, spiegazione dei sintomi, trattamento, onestà, completezza e coinvolgimento, AMIE ha superato i medici umani.

Uno dei motivi che potrebbe spiegare il fenomeno è che i medici di medicina generale potrebbero non essere abituati a interagire con i pazienti attraverso chat basate su testo, potenzialmente influenzando le loro prestazioni, ma hanno anche notato come i medici si stancano più rapidamente di un robot nel fornire risposte lunghe e strutturate, liquidando più velocemente i pazienti.

Pur riconoscendo che il chatbot è lontano dall’essere impiegato nell’assistenza clinica, gli autori hanno sostenuto che potrebbe alla fine svolgere un ruolo nella democratizzazione dell’assistenza sanitaria. Adam Rodman, professore di medicina presso la Harvard Medical School di Boston, ha sottolineato che nonostante la sua utilità, lo strumento non dovrebbe sostituire l’interazione con i medici, poiché la medicina riguarda molto più che raccogliere informazioni: ruota intorno alle relazioni umane.

I ricercatori stanno progettando ora studi più dettagliati e approfonditi per scoprire fin dove può spingersi il software, eventuali limiti e superare i requisiti etici e di privacy per coinvolgere pazienti reali e applicare il sistema nella pratica clinica quotidiana.

INQUINAMENTO DA ARSENICO INORGANICO

da amblav.it

In base alle conclusioni dell’ultima valutazione del rischio da arsenico inorganico effettuata dall’EFSA, l’esposizione dei consumatori attraverso il cibo a questo contaminante desta preoccupazioni per la salute. I riscontri confermano l’esito della precedente valutazione, risalente al 2009, circa i rischi connessi alla presenza di arsenico inorganico negli alimenti.

La Commissione europea ha chiesto all’EFSA di aggiornare la sua valutazione sull’arsenico inorganico tenendo conto di nuovi studi sui suoi effetti tossici. L’EFSA ha consultato i portatori di interesse esterni in merito al proprio progetto di parere e nella redazione conclusiva del parere ha tenuto conto delle numerose osservazioni pervenute.
L’arsenico è un contaminante largamente diffuso, sia in natura che come risultato di attività dell’uomo, e si presenta in varie forme a seconda della sua struttura chimica. Il parere dell’EFSA verte unicamente sull’arsenico inorganico.

Sono i cibi la principale fonte di esposizione per la popolazione europea in genere. I principali alimenti all’origine dell’esposizione sono il riso e i prodotti a base di esso, i cereali e i prodotti a base di essi. Anche l’acqua potabile contribuisce all’esposizione, benché i tenori in arsenico siano generalmente bassi in Europa.
L’assunzione prolungata di arsenico inorganico è stata associata a una serie di effetti nocivi sulla salute, tra cui alcune forme di cancro. Per la valutazione l’EFSA ha ritenuto l’aumento dell’incidenza di tumori della pelle associati all’esposizione all’arsenico inorganico quale effetto nocivo più rilevante. Gli esperti sono giunti alla conclusione che proteggersi dal cancro della pelle può prevenire anche altri effetti potenzialmente nocivi.

Per valutare sostanze genotossiche e cancerogene presenti accidentalmente nella filiera alimentare, l’EFSA applica il calcolo del cosiddetto margine di esposizione (MOE) per i consumatori ossia il rapporto tra due fattori: il quantitativo al quale si osserva un effetto nocivo di piccola entità ma comunque misurabile e il livello di esposizione di una data popolazione alla sostanza in esame. Un MOE basso corrisponde a un rischio maggiore rispetto a un MOE alto.
Sulla base di dati tratti da studi sull’uomo, un MOE pari o inferiore a 1 corrisponderebbe a un livello di esposizione all’arsenico inorganico collegabile a un aumento del rischio di cancro della pelle.
Negli adulti i MOE si attestano su valori bassi: essi variano tra 2 e 0,4 per i consumatori medi e tra 0,9 e 0,2 per i forti consumatori. Gli esperti hanno perciò concluso che ciò prospetta un problema per la salute.

L’EFSA sta anche valutando i rischi potenziali legati all’esposizione ad arsenico organico negli alimenti. Al termine di questa valutazione procederà a valutare i possibili rischi derivanti dall’esposizione congiunta sia all’arsenico organico che a quello inorganico presenti negli alimenti.

Fonte: ESFA

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INTELLIGENZA ARTIFICIALE E RICERCA SCIENTIFICA

da Cnr.it

L’OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha appena pubblicato un libro che interessa molto da vicino il mondo della ricerca. Il titolo è “Artificial Intelligence in Science: Challenges, Opportunities and the Future of Science”. L’opera può essere scaricata come PDF o letta online in webbook format dal sito: https://www.oecd-ilibrary.org/sites/a8d820bd-en/index.html?itemId=/content/publication/a8d820bd-en&_csp_=be7a6e5e377bf806fc0a37f89d460d76&itemIGO=oecd&itemContentType=book, sia interamente sia per capitoli.

Il libro si concentra sul ruolo che l’intelligenza artificiale (IA) può avere sull’attività di ricerca e, in particolare, su come potrebbe aumentarne la produttività scientifica. Discute di come, applicando l’IA alla ricerca, si possa migliorare la capacità di scoprire nuove conoscenze scientifiche, e di farlo in maniera più efficiente e più rapida. Il libro raccoglie i contributi di eminenti scienziati e professionisti, ma è scritto in un linguaggio non tecnico accessibile a tutti, decisori politici e stakeholder del mondo della ricerca.

Alla prima parte dell’opera, che affronta il tema della sostenibilità del progresso tecnico-scientifico, ha contribuito anche Giovanni Abramo dell’Istituto di analisi dei sistemi ed informatica “Antonio Ruberti” (Cnr-Iasi), con un saggio sul ruolo della bibliometria nella misurazione della produttività scientifica. Dopo aver dimostrato perché i più popolari indicatori di performance (numero di pubblicazioni, citazioni medie, h index) non sono validi, Abramo propone un indicatore di produttività, FSS (valore dell’output per unità di spesa in ricerca), fondato sulla teoria microeconomica della produzione, e mostra con la sua applicazione che la produttività dei ricercatori italiani è in continua ascesa, anche grazie a sistemi incentivanti quali la VQR e l’ASN, introdotti dal governo nei primi anni dello scorso decennio.

Per informazioni:
Giovanni Abramo
Cnr – Iasi
giovanni.abramo@iasi.cnr.it

CHATGPT E SANITÀ AMERICANA

Molte persone stanno utilizzando ChatGpt per approfondimenti sanitari, diagnosi e aiuto nel comprendere referti medici. Lo afferma uno studio che ha coinvolto 2 mila americani, condotto da OnePoll per conto di UserTesting. Secondo il report, il 52% degli intervistati ha utilizzato il chatbot per finalità mediche e nell’84% dei casi, l’IA ha risposto correttamente ad una domanda fatta prima di avere un parere ufficiale da un professionista. Cifre che potrebbero, per gli autori, dar vita ad un eccessivo affidamento degli utenti a strumenti come ChatGpt per quesiti delicati e non privi di ‘allucinazioni’, ossia indicazioni errate da parte dell’IA.

Ad ogni modo, il 53% degli americani che ha chiesto almeno una volta a ChatGpt qualcosa sulla salute lo ha fatto per avere informazioni su cure e trattamenti; il 52% per individuare i migliori esperti di una materia; il 47% per capire meglio le prescrizioni mediche. Stando ai fautori della ricerca, gli americani sono più propensi di altri a sfruttare l’intelligenza artificiale per pareri medici. I motivi sono vari, dai 26 milioni di cittadini che non hanno un’assicurazione a coloro che abitano nelle aree rurali, lontani dai centri diagnostici e di primo soccorso. L’indagine ha disegnato uno spaccato anche di altri due paesi, l’Australia e il Regno Unito.

Per il primo, il 27% degli intervistati si dichiara non favorevole all’uso dell’IA per domande legate al loro stato di salute. Una percentuale che, nel caso del Regno Unito, arriva al 44%. Per confronto, solo il 6% degli americani ha dimostrato un atteggiamento sfavorevole all’IA in campo medico.  ( fonte Ansa)