COVID 19 E TRASMISSIONE INFEZIONE IN AEREO

31 Agosto 2020

Da il corriere della sera

Una giovane sudcoreana si è infettata in aereo con il virus Sars-Cov-2 «molto probabilmente» dopo aver utilizzato lo stesso bagno di un altro passeggero positivo. A raccontarlo sono gli esperti del Soonchunhyang University College of Medicine di Seoul in un articolo pubblicato sulla rivista Emerging Infectious Diseases, a cura dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie degli Stati Uniti. La 28enne era tra i 299 sudcoreani evacuati da Milano Malpensa il 30 marzo scorso, nel bel mezzo della pandemia.

Coronavirus, così una donna è stata infettata nel bagno dell'aereo partito da Milano durante il lockdown

Un Boeing 747 di Korean Air a Seul (foto di Leonard Berberi / Corriere)

La mascherina

I risultati fanno sostenere come la ragazza — che racconta di aver sempre indossato la mascherina per tutta la durata del volo, tranne che durante i pasti e l’utilizzo dei servizi igienici — potrebbe essere stata infettata proprio nella toilette. A rafforzare la tesi dei ricercatori, che comunque mantengono un margine d’incertezza, è il fatto che la 28enne ha raccontato di essere rimasta chiusa in casa in Italia (da sola) nelle tre settimane precedenti il volo e di non aver utilizzato i mezzi di trasporto pubblici per raggiungere l’aeroporto.

Il volo

Gli studiosi hanno preso in esame il volo di rimpatrio organizzato dal governo sudcoreano operato con un Boeing 747. Una tratta — viene scritto nella ricerca — dove i funzionari dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie del Paese asiatico hanno «seguito le procedure rigide di controllo delle infezioni»: al loro arrivo al Terminal 2 di Malpensa i 310 passeggeri prenotati sono stati controllati e intervistati. Quindi è stata misurata la loro temperatura corporea prima dell’imbarco: 11 dei viaggiatori sono stati tenuti a terra perché presentavano i sintomi del coronavirus. Gli altri 299 — la maggior parte con mascherine filtranti N95 — sono stati fatti salire in aereo rispettando la distanza sociale di 2 metri al pre-imbarco. Dopo 11 ore di volo i viaggiatori sono stati sbarcati e mandati in una struttura governativa dove hanno trascorso la quarantena «separati gli uni dagli altri».

La quarantena

Durante le due settimane lo staff medico ha controllato i viaggiatori (età mediana 30 anni, il 44,1% di sesso maschile) due volte al giorno rilevando la temperatura corporea ed eventuali sintomi tipici del coronavirus. Tutti i passeggeri — spiega lo studio — «sono stati testati con la tecnica della reazione a catena della polimerasi inversa» il primo giorno della quarantena (2 aprile) e l’ultimo (15 aprile): già nel primo esame 6 di loro sono risultati positivi. Nel secondo, alla fine delle due settimane, aveva il Covid-19 soltanto la 28enne. La donna aveva usato lo stesso bagno di un viaggiatore (uno dei sei positivi al primo giorno della quarantena) asintomatico seduto tre file davanti ma con in mezzo i servizi igienici. Non avendo avuto contatti in Italia secondo gli esperti «è altamente probabile che l’infezione sia avvenuta in volo, in contatto indiretto con il soggetto».

L’analisi

«Questo studio rappresenterebbe la prima potenziale prova della possibilità che Sars-Cov-2 possa essere trasmesso in aereo». Gli autori aggiungono che «saranno necessari ulteriori studi per comprendere questo tipo di meccaniche epidemiologiche, ma in ogni caso consigliamo di mantenere sempre l’uso della mascherina in ambienti chiusi e una corretta igiene delle mani». In realtà i ricercatori non considerano altri fattori che potrebbero aver contribuito al contagio. Il soggetto asintomatico, per esempio, potrebbe aver toccato le superfici del sedile della 28enne durante la camminata per distendere le gambe: il contagio, insomma, potrebbe non essere avvenuto in bagno. E ancora: dal momento che altri 4 soggetti — tra i 6 positivi — sedevano alcune file dietro la giovane non si può escludere che sia stato uno di loro a rilasciare goccioline passeggiando in corridoio.

Pericolo basso

Il rischio di contagio per via aerea resta bassissimo in volo, come già scritto più volte dal Corriere (leggi qui). In una ricerca del Massachusetts Institute of Technology il professore di statistica Arnold Barnett ha calcolato che la probabilità di contrarre il coronavirus a bordo è una su 4.300, cioè 0,023%. A ridurre il pericolo è in particolare l’aria — dall’alto verso il basso, ricambiata ogni 2-3 minuti e purificata con filtri Hepa che catturano il 99,97% delle particelle in circolazione —. Mantenendo poi il posto centrale vuoto in una fila di tre poltrone il rischio scende a una probabilità su 7.700, lo 0,013%, nei voli di durata breve e media e a patto che tutti indossino la mascherina.

lberberi@corriere.it

Leave a comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.