Dal quotidiano ” l ‘Arena.it ”

È possibile che entro la fine dell’anno si possa essere pronti per iniziare la produzione di un vaccino contro il Covid-19. A dirlo è Silvio Garattini, presidente dell’Istituto Mario Negri di Milano. «È probabile che il vaccino possa essere pronto entro la fine dell’anno, cioè che tra dicembre e febbraio prossimi si concluda tutto il processo di sperimentazioni necessario a poter iniziare la produzione», spiega. In particolare, continua, «stando a quello che si legge, sembra che Israele e l’Olanda siano già avanti da questo punto di vista, e abbiano iniziato le sperimentazioni sull’uomo». I due paesi avevano iniziato a lavorare ad un vaccino sui coronavirus, «di cui Sars e Mers sono un esempio, prima dell’inizio di quest’epidemia – conclude Garattini – quindi avevano un po’ di vantaggio».

Intanto in Giappone si va avanti con la sperimentazione dell’Avigan, pur non scevro da polemiche e in Emilia Romagna è partito un trial con l’eparina.

Il vaccino-cerotto è una promettente possibilità sviluppata da Andrea Gambotto, della University of Pittsburgh e testata preliminarmente su topi in un lavoro su EBiomedicine. Chiamato ’PittCoVacc’, è un cerotto con 400 microaghi, che in 2-3 minuti si sciolgono», rilasciando l’antigene che scatena la risposta immunitaria, la subunità “S1” della proteina virale «spike». «La possibilità che questo vaccino protegga dal virus SARS-CoV-2 è alta«, sostiene Gambotto; non appena ricevuta l’autorizzazione dall’FDA, spiega, sarà avviata la prima sperimentazione su pazienti. «Speriamo di fare la fase I della sperimentazione in brevissimo tempo, anche il mese prossimo – auspica -: in 6-8 settimane puoi avere indicazioni di efficacia, quando si tratta di un vaccino già pochi volontari bastano per vedere se c’è una risposta immunitaria».

Made in Italy invece è il trial con eparina, che ha dato i primi riscontri nei casi di polmonite interstiziale nell’ospedale Castel San Giovanni (Piacenza). La terapia sfrutta da un lato il potere antiinfiammatorio dell’eparina e dall’altro la sua capacità anticoagulante che previene una delle maggiori complicanze osservate nei pazienti covid: la trombosi diffusa (formazione di coaguli nel circolo sanguigno). Intanto in Giappone il protagonista è l’Avigan: la casa farmaceutica Fujifilm Toyama Chemical tratterà con il farmaco 100 pazienti. L’Avigan nasce come farmaco anti-influenzale e può essere utilizzato solo previa approvazione del Governo a causa degli effetti collaterali ancora poco chiari.

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