Monthly Archives: Aprile 2020

DISTANZA MASCHERINE E MEDICO: LE ULTIME INDICAZIONI NELLA PROPOSTA DELL’INAIL

File:Il Giornale Logo.svg - Wikipedia

Distanziamento, mascherine, anche nei mezzi pubblici, barriere di plexiglass nei locali, disinfettante in quantità. L’Inail ha tracciato le sue linee guida per la fase due e le ha consegnate al comitato tecnico scientifico che con la task force guidata da Vittorio Colao sta mettendo a punto la relazione finale sulla ripartenza.

Sul «come», più che sul «quando». Il documento contiene i settori e relative classi di rischio del contagio, con le raccomandazioni per le riaperture. L’Inail osserva che i più a rischio restano parrucchieri ed estetisti, ma anche molti settori che non sono stati sospesi perché ritenuti essenziali come farmacie, agenzie funebri, forze dell’ordine, personale sanitario, trasporto aereo.

Obbligo di mascherina e guanti per i passeggeri dei mezzi pubblici ...

Per riaprire «gradualmente», le aziende dovranno garantire una «adeguata sicurezza». Tra le meno rischiose ci sono le imprese manifatturiere e di costruzioni, che potrebbero avere la «priorità nella riapertura» secondo l’istituto. Classificate a basso rischio anche commercio all’ingrosso e al dettaglio, agricoltura, silvicoltura e pesca, attività finanziarie e assicurative e pubblica amministrazione. Evidenziati in rosso i trasporti. Altamente rischiosi. Vanno trovate soluzioni per non vanificare le precauzioni prese dalle aziende: è «essenziale evitare aggregazioni sociali anche in relazione agli spostamenti». Il trasporto pubblico continua a essere uno dei nodi più difficili da sciogliere per gli esperti. Servono «piani di mobilità adeguati», incentivando «forme di trasporto sul luogo di lavoro differenti, anche con il mezzo privato». Si studia come potenziare le corse ed evitare orari di punta. In ogni caso, dice l’Inail, sarà obbligatorio seguire le regole del distanziamento e «indossare mascherine».

Il rischio di aggregazione è medio alto per bar e ristoranti, per cui nella prima fase di partenza si privilegerà il «cibo da asporto», come già adesso sta accadendo, poi si concederà la riapertura ma solo con dispositivi di protezione per il personale, mentre i tavoli dovranno essere distanziati sempre prevedendo «soluzioni innovative come il riposizionamento delle postazioni, l’introduzione di barriere separatorie per gli ambienti comuni».

Nelle aziende vanno organizzati gli orari per «l’entrata e l’uscita dei lavoratori», con scaglionamenti dei turni. Va incentivato lo smart working e disincentivate le trasferte così come ridotto il movimento all’interno dei reparti. Sarà «opportuno, soprattutto nelle aree geografiche a maggiore endemia, prevedere, alla riapertura, una sanificazione degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni».

In ogni caso va garantita la pulizia giornaliera dei locali, nonché «la sanificazione periodica». Andrà indossata la mascherina chirurgica dai lavoratori che condividono gli spazi. Regole che erano già state stabilite nell’accordo raggiunto tra aziende e sindacati.

La Fase 2 del Covid-19 secondo le linee guida Inail sulle ...

Le aziende che non hanno già un medico competente, dovranno rivolgersi alla Asl per individuarne uno. E nella fase di transizione, «va considerato il rischio di una riattivazione di focolai nei luoghi di lavoro»: serviranno termoscanner all’ingresso per la temperatura «e se risulterà superiore ai 37,5° C, non sarà consentito l’accesso». Nel caso in cui un lavoratore abbia febbre e sintomi di infezione respiratoria quali la tosse, «lo deve dichiarare all’ufficio del personale e si dovrà procedere al suo isolamento».

IL DOCUMENTO INAIL FASE 2 E’ SCARICABILE QUI :

Inail-fase2

VIA LIBERA DEL MINISTERO DELLA SALUTE PER 150.000 TEST SIEROLOGICI

da ministero della salute salute.gov.it

immagine laboratorio

Il Commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus, Domenico Arcuri, ha indetto la gara “in procedura semplificata e di massima urgenza” per l’acquisto di Kit, reagenti e consumabili destinati all’effettuazione di 150mila test sierologici che serviranno per l’indagine campione sulla diffusione dell’infezione da SarsCoV2 nella popolazione italiana.

La gara – pubblicata sui siti istituzionali del Ministero della Salute e della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Commissario Straordinario e del Dipartimento della protezione civile – sarà conclusa in tempi strettissimi: entro il 22 aprile dovrà infatti avvenire la presentazione delle offerte, ed entro il 29 aprile ci sarà la sottoscrizione del contratto di fornitura.

Per garantire la massima attendibilità dei test, la valutazione delle proposte sarà fondata su un insieme di requisiti essenziali di qualità puntualmente elencati nel bando, che saranno “verificati nella coerenza delle offerte rispetto all’oggetto della gara” da una Commissione esaminatrice, all’interno della quale ci saranno, tra gli altri, due componenti “designati dal Comitato Tecnico Scientifico”, istituito a supporto delle decisioni per il contrasto all’emergenza, di cui anche il Commissario si avvale.

L’obiettivo fondamentale è quello di determinare l’estensione dell’infezione nella popolazione italiana, utile a una riduzione graduale delle misure di contenimento del contagio.

50° COMPLEANNO PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA TERRA

da il sole24ore.it

Take Action | Earth Day

Oggi, 22 aprile, si celebra la giornata mondiale della Terra, ricorrenza arrivata ormai a festeggiare il cinquantesimo anno da che, nel 1970 appunto (per la precisione il 18 gennaio), il New York Times pubblicò a tutta pagina un annuncio per sottolineare come fosse giunto il momento di dedicare un giorno del calendario al nostro pianeta.

Nata prevalentemente come lotta contro l’inquinamento (nell’annuncio sul NY Times si faceva infatti riferimento allo smog arrivato allo Yosemite Park ed ai rifiuti scaricati nelle acque del fiume Hudson), l’iniziativa ebbe una risonanza piuttosto elevata che riuscì a coinvolgere oltre venti milioni di persone e che portò alla seguente emanazioni di diversi leggi per l’ambiente come il Clean Water Act per la qualità dell’acqua e l’Endangered Species Act, volta a preservare le specie in pericolo di estinzione.

A distanza di cinquant’anni, e con una situazione decisamente peggiorata rispetto ad allora, vale la pena ricordare di avere maggiore consapevolezza del pianeta su cui tutti siamo ospiti di passaggio, visto che, molto spesso, sembriamo dimenticarcene con troppa facilità.

Earth Day 2020 | Earth day facts, World earth day

Per contribuire, anche noi di Infodata abbiamo pensato di rendere omaggio alla Terra a nostro modo, ovvero avvalendoci dei dati, sia riproponendo un paio di spunti di riflessione pubblicati in passato sia con alcuni contenuti inediti dedicati appunto all’ambiente.

Considerando che il tema centrale di quest’anno per l’Earth Day sarà il clima, abbiamo deciso di proporvi un esempio di come si possono utilizzare i numeri per monitorare i rischi collegati al cambiamento climatico e a tutte le conseguenze ad esso associate.

Nello specifico, abbiamo graficato una delle passate edizioni del Cimate Risk Index – sviluppato annualmente da GermanWatch – e per il quale, relativamente alla pubblicazione del 2017, su Data World sono stati resi disponibili nella loro versione integrale.

 L’indice in questione è infatti uno strumento che serve a stimare il livello di rischio a cui un paese è sottoposto in virtù dei cambiamenti climatici, declinato secondo quattro fattori che, combinati e pesati opportunamente, contribuiscono ad un valore con cui è possibile osservare quali siano le nazioni maggiormente esposte..( )

articolo originale di Fabio Fantoni

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L’UNIVERSITA’ DI OXFORD TESTA IL VACCINO COVID19 ANGLO-ITALIANO

L'Università di Oxford è stata fondata prima dell'impero azteco ...

Il Regno Unito si lancia a testa bassa sullo sviluppo di un vaccino contro il nuovo coronavirus. I ricercatori dell’Università di Oxford inizieranno a testare un vaccino per il Covid-19 negli esseri umani già giovedì: le prime dosi saranno date a volontari. “In tempi normali, raggiungere questo stadio avrebbe richiesto anni”, ha sottolineato il ministro della Sanità, Matt Hancock.
Il vaccino è frutto di una partnership anglo-italiana nato dalla collaborazione tra la Advent-IRBM, una piccola azienda di bioingegneria, situata a Pomezia, alle porte di Roma e il Jenner Institute dell’università di Oxford. Il team ha accelerato le ricerche nelle ultime settimane sull’onda del crescente numero di morti e contagi da nuovo coronavirus. L’obiettivo del governo britannico è avere un vaccino pronto per l’autunno, per poter vaccinare con milioni di dosi il personale sanitario e le forze dell’ordine già a settembre. Nei giorni scorsi, la responsabile del team, la virologa Sarah Gilbert, si è detta ottimista sul risultato degli studi e sul fatto che funzionerà: “Personalmente sono molto fiduciosa. Penso, con un buon grado di ottimismo, che ci sono ottime possibilità che funzioni”.

Vaccino Covid-19, sprint di azienda italiana: a fine aprile i test ...
Sarebbero anche in corso trattative con diversi governi per un investimento rilevante che accelererebbe ulteriormente la sua produzione industriale.
Il ministro della sanità britannica ha comunque annunciato di aver messo a disposizione 20 milioni di sterline (22,60 milioni di euro) per il team di Oxford e altri 22 milioni di sterline (24,90 milioni di euro) per un altro progetto di vaccino sviluppato all’Imperial College di Londra. “Daremo loro tutte le risorse di cui hanno bisogno per massimizzare le loro possibilità di successo al più presto”, ha sottolineato Hancock. Pur ricordando che il processo di sviluppo di un vaccino è fatto “tentativi ed errori”, nonostante le incertezze, “i vantaggi di essere il primo Paese al mondo a sviluppare un vaccino -ha spiegato- sono così enormi che ci mettiamo tutte le risorse possibili”. In questo modo, “se uno di questi due vaccini funziona ed è sicuro, possiamo renderlo disponibile ai britannici non appena umanamente possibile”.

DA huffpost.it

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VADEMECUM DELLA SANIFICAZIONE AI TEMPI DEL COVID-19

Da asarva.org

Nel Decreto Legge “Cura Italia” pubblicato in Gazzetta Ufficiale, è stato inserito anche un credito di imposta per le spese di sanificazione degli ambienti di lavoro come misura di contenimento del contagio del virus Covid-19. In particolare, ai soggetti esercenti attività d’impresa, arte o professione è riconosciuto, per il periodo d’imposta 2020, un credito d’imposta, nella misura del 50% delle spese di sanificazione degli ambienti e degli strumenti di lavoro, fino ad un massimo di 20mila euro. Il credito d’imposta è riconosciuto fino all’esaurimento dell’importo massimo di 50 milioni di euro per l’anno 2020. Le disposizioni applicative della misura, saranno definite in un prossimo decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del Decreto “Cura Italia”. Entriamo però nel merito di cosa è e di cosa si intende con il termine di “sanificazione”, per offrire alle imprese un’informazione dettagliata.

La “sanificazione” è l’attuazione simultanea o, meglio, i due momenti distinti della pulizia e della disinfezione di qualunque superficie.

Il classico processo di sanificazione è costituito da 4 fasi:
 – la pulizia o detersione (il prodotto detergente)
– il risciacquo
– la disinfezione (il prodotto disinfettante)
– il risciacquo

Una superficie si considera sanificata quando:
 – non c’è presenza visiva di sporco;
– non è unta al tatto;
– non emana odori sgradevoli;
– l’acqua versata sulla superficie lavata cola uniformemente (se si formano goccioline, la superficie non è completamente sgrassata);
– un fazzoletto di carta passato sulla superficie lavata non deve risultare annerito o alterato nel suo colore originale;
– non c’è presenza di germi patogeni;
– c’è una ridotta presenza di altri germi.


FASE 1 – La pulizia o detersione

Lo sporco si può suddividere in 2 grandi categorie:

  1. di tipo organico, rappresentato da residui di carne, grassi pesce, residui amidacei, zuccheri, latte e da colonie di lieviti, batteri e muffe;
  2. di tipo inorganico, rappresentato soprattutto da residui di calcare e dalla pietra di latte.

La scelta del detergente deve essere funzionale al tipo di sporco che si incontra. Le caratteristiche di un buon detergente, sia esso alcalino, neutro, o acido, dovrebbe essere:

  • grande effetto detergente;
  • elevato potere bagnante, penetrante ed inibente;
  • potere emulsionante e disperdente;
  • capacità di operare con acque di diversa durezza;
  • facilità di risciacquo.

FASE 2 – Il risciacquo
Un accurato risciacquo dopo la fase di detersione, consente di:

  • eliminare eventuali residui di sporco;
  • eliminare residui di detergente;
  • preparare al meglio le superfici per la fase di disinfezione.


FASE 3 – La disinfezione

Disinfettare significa ridurre la quantità di microrganismi presenti eliminando completamente i germi patogeni. I fattori che possono influenzare il risultato finale dell’operazione sono:

  • efficacia dell’azione di detersione;
  • completezza dell’azione di risciacquo;
  • tipo di disinfettante;
  • la concentrazione del disinfettante;
  • il tempo di contatto.

I prodotti che vengono utilizzati per la disinfezione sono molteplici, con caratteristiche ed efficacia diverse. Un buon disinfettante dovrebbe:

  • distruggere i microrganismi patogeni;
  • non macchiare le superfici trattate;
  • avere uno spettro d’azione il più ampio possibile;
  • non essere corrosivo verso i materiali a contatto;
  • agire anche in presenza di acque dure;
  • essere attivato a basse temperature.


FASE 4 – il risciacquo finale

Un altrettanto, attento risciacquo finale (dopo la fase di disinfezione), consente l’eliminazione di eventuali residui di soluzione disinfettante evitando la possibilità di contatto diretto fra prodotto chimico ed alimentare.

Esempi di periodicità per attività non soggette ad HACCP (ovviamente sono legati al tipo di attività svolta):

  • Sanificazione pavimento: frequenza giornaliera o più volte al giorno;
  • Sanificazione pareti e porte reparto: frequenza settimanale;
  • Sanificazione piani di lavoro: frequenza giornaliera;
  • Sanificazione macchinari e attrezzature: frequenza giornaliera;
  • Sanificazione armadi e ripiani reparto: frequenza mensile;
  • Sanificazione servizi igienici reparto: frequenza giornaliera o, se necessario, più volte al giorno;
  • Sanificazione contenitori per rifiuti reparto: frequenza giornaliera.
  • Piano di disinfestazione per insetti più comuni quali scarafaggi, formiche, mosche, punteruoli, ragni, zanzare, vespe, farfalline e insetti dei magazzini: frequenza degli interventi ogni 3 mesi;
  • Piano di derattizzazione per specie più comuni quali topolino e ratto. Frequenza degli interventi: controllare e reintegrare le esche ogni settimana, all’inizio del trattamento; successivamente ogni 3 mesi.
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PROTOCOLLO CONDIVISO FEDERCALCIO AL VAGLIO DEI MINISTERI

Il protocollo contenente tutte le disposizioni per la ripresa in sicurezza degli allenamenti delle squadre di calcio, studiato dalla commissione medico scientifica della Federcalcio con l’aiuto di esperti del settore, è stato inviato nel primo pomeriggio dal presidente federale, Gabriele Gravina, ai ministri dello Sport e della Salute, Vincenzo Spadafora e Roberto Speranza. Il documento, frutto del gruppo di lavoro presieduto dal prof. Paolo Zeppilli, sarà adesso valutato dai due ministeri. Al momento la ripresa degli allenamenti è prevista per il 4 maggio. Le linee guida tracciate dal protocollo sanitario di garanzia prevedono che le squadre potranno tornare al lavoro ma con rigidi criteri di sicurezza: i giocatori verranno costantemente monitorati e i contatti con l’esterno dovranno di fatto essere azzerati. Alcune squadre risolveranno la questione isolamento nel proprio centro sportivo, altre avranno invece bisogno di appoggiarsi a una struttura esterna sanificata.

Da ansa. It

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SIML: TEST SIEROLOGICI E MEDICO COMPETENTE

Ruolo dei test sierologici per la diagnosi di SARS-CoV-2 nell’attuale scenario COVID-19 in Italia: indicazioni operative per il Medico del Lavoro/Medico Competente

A cura del Comitato scientifico della Società Italiana di Medicina del Lavoro (SIML)

La Società Italiana di Medicina del Lavoro (SIML) ritiene necessario fornire ai professionisti del settore un aggiornamento sui test sierologici disponibili per SARS-CoV-2 allo scopo di garantirne un appropriato utilizzo e una corretta interpretazione dei risultati a tutela della salute dei lavoratori e più in generale della sicurezza negli ambienti e nei luoghi di lavoro.

Si precisa, peraltro, che, a fare data dal 20 marzo 2020, sul sito web societario il Comitato Scientifico della SIML, in pieno accordo con le direttive del Ministero, aveva ritenuto opportuno ribadire l’assoluta necessità di attenersi alle raccomandazioni ministeriali, ulteriormente aggiornate con la Circolare “OGGETTO: Pandemia di COVID-19 – Aggiornamento delle indicazioni sui test diagnostici e sui criteri da adottare nella determinazione delle priorità. Aggiornamento delle indicazioni relative alla diagnosi di laboratorio”del 03-04-2020 (http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?anno=2020&codLeg=73799&parte=1%20&serie=null), specificando che ulteriori aggiornamenti in merito ai test utilizzabili per la diagnosi di SARS-CoV- 2 sarebbero stati forniti in base a eventuali nuove indicazioni del Ministero e a significative emergenti evidenze scientifiche non appena disponibili.

Risulta oggi necessario, soprattutto nell’attuale contesto emergenziale COVID-19 in Italia ed in funzione della graduale ripresa del mondo del lavoro dopo il lockdown disposto dal Governo, fornire indicazioni operative basate sui principi di appropriatezza e di precauzione, di seguito sintetizzati per punti:

–       nell’attuale contesto emergenziale, l’identificazione precoce di soggetti affetti da COVID-19 risulta fondamentale per il controllo dell’infezione, nonché per l’assistenza e la cura dei casi confermati;

–       lo sviluppo di test sierologici per SARS-CoV-2 costituisce una priorità per la Sanità pubblica: nei contesti occupazionali, il medico del lavoro/medico competente deve svolgere un ruolo centrale, per garantire la corretta interpretazione dei risultati dei test resi disponibili dalle Istituzioni e dai datori di lavoro in ambito sia pubblico sia privato e, in particolare, per contribuire alla validazione di tali test, anche collaborando all’implementazione sul campo di studi ad hoc;

–       le attuali evidenze scientifiche circa l’utilizzo di test sierologici con finalità di diagnosi per SARS-CoV-2 sono ancora scarse e di bassa qualità. Le ipotesi formulate a oggi circa la cinetica anticorpale per SARS-CoV-2 sono, peraltro, basate sulle evidenze scientifiche disponibili ottenute da studi condotti su altri coronavirus;

–       i test sierologici attualmente disponibili per la diagnosi d’infezione da SARS-CoV-2 presentano alta eterogeneità sia in termini di tecnica utilizzata sia in termini di accuratezza, presentando una sensibilità non ancora soddisfacente. Questi aspetti non consentono di fornire indicazioni all’utilizzo per finalità sia diagnostiche sia prognostiche nei contesti occupazionali, particolarmente in quelli ad aumentato rischio d’esposizione del lavoratore a SARS-CoV-2. La maggior parte dei test sierologici in uso indaga la presenza di anticorpi neutralizzanti nei confronti della proteina N (nucleocapside) di SARS-CoV-2. Dai pochi dati disponibili in letteratura risulta che la principale proteina coinvolta nella produzione di anticorpi neutralizzanti da parte dell’ospite sia invece la proteina spike (S), anche in considerazione della sua ubicazione superficiale e del suo coinvolgimento nel meccanismo d’ingresso nella cellula infettata;

–       rimane, peraltro, ancora incerto il ruolo della siero-protezione da parte dell’immunità umorale nei confronti di SARS-CoV-2: non sono ancora disponibili sufficienti evidenze circa il ruolo protettivo delle IgG neutralizzanti specifiche nei confronti del virus né circa una sua possibile durata nel tempo (longterm protection). Studi di siero-prevalenza condotti per SARS hanno mostrato una permanenza della memoria immunologica (IgG) limitata nel tempo (2-3 anni): questo aspetto non consente di escludere la possibilità di re-infezioni;

–       i test sierologici rapidi per SARS-CoV-2 presentano sensibilità e specificità inferiore ai test sierologici indaganti la risposta umorale con tecnica ELISA. Pertanto, sulla base delle evidenze a oggi disponibili e in base al principio di appropriatezza tali test non sono indicati per finalità diagnostiche e prognostiche ed epidemiologiche nell’attuale contesto emergenziale COVID-19;

–       va ricordato che il valore diagnostico o predittivo di qualunque test, più che dalle sue caratteristiche di sensibilità e specificità, è fortemente influenzato dalla prevalenza della condizione nella popolazione in esame;

–       allo stato attuale, l’uso di test sierologici a scopo diagnostico a livello individuale è fortemente sconsigliato: l’impiego di tali test va quindi limitato ad indagini epidemiologiche ad hoc, finalizzate a conoscere la diffusione del contagio ed il grado di immunizzazione della popolazione;

–       preoccupa, e va assolutamente evitato, l’uso di test sierologici per il rilascio di certificati di riammissione al lavoro a seguito della sieropositività per anticorpi anti-SARS-CoV-2, sia per i rischi connessi con false sicurezze di immunità che, peggio, di non contagiosità;

–       un approccio basato sull’utilizzo combinato dei test molecolari e sierologici non trova attualmente indicazione per migliorare la performance diagnostica nei confronti dell’infezione da SARS-CoV-2, mentre risulta utile in fase di validazione dei test anticorpali disponibili nell’attuale contesto epidemiologico nazionale;

–       la raccolta di campioni biologici per test analitici indaganti l’immunità umorale per SARS-CoV-2 è raccomandata, anche ai fini di consentire in un prossimo futuro studi di siero-prevalenza in contesti a documentata trasmissione del virus, particolarmente in settings dove siano stati riportati outbreaks di COVID-19 (es: strutture residenziali sociosanitarie);

–       in considerazione delle evidenze scientifiche disponibili, i test molecolari raccomandati dal Ministero della Salute secondo protocolli specifici di Real Time PCR per SARS-CoV-2, come indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, continuano a rappresentare lo strumento d’elezione per la diagnosi di SARS-CoV-2.

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PROTOCOLLO CONDIVISO SETTORE MODA

protocolloCOvid_moda

Con il Protocollo, Confindustria Moda, le Associazioni di categoria in essa federate e le organizzazioni sindacali nazionali di categoria Femca-Cisl, Filctem-Cgil e Uiltec-Uil intendono offrire alle imprese ed ai lavoratori del settore Moda un complesso di misure da implementare in un adeguato contesto organizzativo, per perseguire in un clima di collaborazione e di condivisione l’obiettivo di coniugare il valore primario della salute e della sicurezza del lavoro con la ripresa dell’attività produttiva e di tutte le attività economiche connesse, dopo il blocco previsto dal DPCM 10 aprile 2020.

In allegato trasmettiamo il comunicato stampa ed il Protocollo del 15 aprile 2020.

Da confindustria.vicenza.it

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AUMENTO RISCHIO CANCRO NEGLI ASSISTENTI DI VOLO

Le persone che lavorano a bordo di un aereo hanno più probabilità di sviluppare un tumore.

Pericolo di cancro per tutti gli individui che di professione fanno le hostess o gli steward. Secondo una ricerca condotta presso l’università Harvard T.H. Chan School of Public Health, infatti, il rischio di sviluppare una qualsiasi forma di tumore aumenta a causa di vari fattori tra cui le radiazioni dovute all’altitudine e l’irregolarità dell’orologio biologico per via dei turni di lavoro.

«Il nostro studio è tra i più vasti che siano mai stati effettuati in relazione agli assistenti di volo ed una vasta gamma di tumori», ha dichiarato la dottoressa Irina Mordukhovich. «I nostri risultati confermano ciò che già sapevamo da ricerche passate, ovvero che la prevalenza di tumori al seno e della pelle tra le hostess e gli steward è maggiore rispetto a quella della popolazione generale. Sono risultati molto sorprendenti, dato il basso tasso di sovrappeso e di fumatori in questa categoria professionale».

Per lo studio sono stati presi in esame oltre 5mila assistenti di volo impiegati in America: ad uno su 7 è stato diagnosticato un tumore.

Il rischio per loro è del 3.4% per il cancro al seno, rispetto al 2.3% per la popolazione generale; lo 0.15% contro lo 0.13% per un carcinoma dell’utero, l’1% contro lo 0.7% per i carcinomi della cervice; lo 0.47% contro lo 0.27% per i tumori all’intestino, e alla tiroide lo 0.67% contro lo 0.56%.

Tra gli altri fattori presi in considerazione, la cattiva qualità dell’aria all’interno della cabina, le radiazioni ad elevata altitudine, lo squilibrio dell’orologio biologico, i pattern di lavoro irregolari e anti-sociali.

La ricerca è stata pubblicata nella rivista scientifica Environmental Health.

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REGIONI: COUNTDOWN AI TEST SIEROLOGICI

Da Dottnet. It

Potrebbe essere pronta entro 2-3 settimane. Pressing delle Regioni sul ministero della salute perchè fornisca linee guida chiare. Ma la curva non scende